Bleding
Il criminale si fermò qualche istante a guardarla,trovava che quel pallore innaturale e che i capelli candidi si adattassero di più a quel suo magnetico sguardo ipnotico che lui disprezzava,lo disprezzava perché lo spaventava,aveva paura che sarebbe potuto rimanere intrappolato in quello sguardo.
-Sembra che tu possa controllare la tua pazzia, non è così?- lei batté le mani sorridendo
-Risposta esatta,sei l'unico che è riuscito a scoprirlo, ti faccio i miei complimenti,ma non basta- disse mentre lo guardava con il suo sguardo illuminato dalla follis,sapeva che il suo sguardo penetrava il criminale perché lei era capace di comprenderelo.
Lei aveva scelto di tuffarsi in quell'abbisso,in fin dei conti, solo perché le piaceva,le piaceva da morire come le piaceva stuzzicare quel ragazzo,però lo sapeva che era pericoloso anche per lei,quello sguardo smeraldo sarebbe potuto arrivare a leggere tutto di lei se non fosse stata attenta.
Il ragazzo tornò serio,mortalmente serio,mentre si appoggiava al mobile in ferro che conteneva i suoi strumenti,il suo sguardo era pieno di rabbia,gli occhi di quella ragazza lo facevano sentire esposto,vulnerabile e la cosa non gli piaceva affatto,mai nessuno gli aveva fatto quell'effetto.
Come avrebbe voluto strapparle via gli occhi -È giunto il momento di fare la tua scelta- -Allora facciamo un bel disegno,ma concentrati-
Selene si stese sul lettino con un sorriso soddisfatto, stava facendo progressi,molti più di quanto il criminale credesse perché lei era riuscita a vedere nel suo sguardo qualcosa che li accomunava,la solitudine.
Sentì che i suoi polsi e le sue caviglie venivano stretti saldamente da delle cinghie di cuoio,poi sentì qualcosa di freddo accarezzare la pelle facendole venire la pelle d'oca,Eren sorrise ed iniziò a fare pressione con il bisturi tracciando delle linee ben definite che creavano una fantasia che aveva già chiara in mente come sarebbe stato il risultato finale nella sua mente distorta,era come se avesse davanti una tela bianca.
Quando finì su un avambraccio della ragazza incise due parole
"My dolly E.J." seguite dalle sue iniziali ben note a molte persone per poi poggiare l'oggetto insanguinato sul mobiletto lì accanto e fece due passi indietro mentre ammirava il suo capolavoro: lei era ricoperta dal suo stesso sangue e ansimava a causa dell'eccessiva perdita di quel liquido viscoso,lui sorrise ancora di più pensando che lei stava diventando la sua bambola senza neppure saperlo.
L'uno stava lentamente sprofondando nella trappola dell'altra,l'uno stava diventando inesorabilmente la vittima della pazzia dell'altra,entrambi convinti di star avendo una lenta e totale vittoria sull'altro.
Il criminale disinfettò le ferite della sua prigioniera,dopotutto,sarebbe stato un problema se avesse sviluppato un'infezione,per lui non sarebbe stato così divertente in fin dei conti se il suo corpo fosse stato confinato e reso debole.
Se la caricò in spalla senza prestare troppa attenzione e la portò in una piccola stanza totalmente bianca, era la replica di una stanza d'ospedale totalmente accessoriata.
La adagiò sul lettino anch'esso bianco e inserì attentamente un ago nella sua vena facendole molto velocemente una flebo, si era ricordato infatti che erano svariati giorni che non mangiava oppure beveva nulla e senza le sostanze di cui il suo corpo necessitava sarebbe probabilmente morta.
Si lavò le mani sporche del liquido scarlatto nel lavandino presente nella stanza, poi,prima di uscire,si mise ad osservare inconsciamente la ragazza priva di sensi ricoperta di sangue che iniziava a coagularsi lento.
I suoi capelli biancastri rovinati sulle punte le ricadevano accanto al volto diafano dell'espressione rilassata,le sue labbra carnose erano di un innaturale color ciano e quel suo aspetto indifeso attirò l'attenzione di Eren,il quale, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso,era bella anzi bellissima e non poteva negarlo.
Egli parve,per un istante, di aver catturato un angelo impazzito a cui sarebbe stato facile strappare le ali,ma voleva essere lui a farlo,non lo avrebbe permesso a nessun altro.
Si voltò sorridendo senza motivo -A dopo my dolly- sussurrò piano per non disturbare il riposo di cui lei aveva fisicamente bisogno per poi uscire fischiettando soddisfatto dell'opera finale.
Tutto d'un tratto,si immobilizzò nel bel mezzo del corridoio a causa delle voci che sentiva nella testa che gli dicevano di ucciderla, di non ascoltarla,di non parlarle perché poteva essere pericolosa e che lei era la persona che poteva mettere a rischio il suo equilibrio mentale precario,più di tutti gli altri che gli stavano attorno.
Ma Eren decise di non ascoltare, non quella volta fu perché lei aveva acceso in lui interesse e curiosità, cosa che non gli succedeva,a suo malgrado,da molti anni e ciò aveva reso,in un certo senso, la sua vita monotona.
Si diresse nella stanza del suo amico ancora in convalescenza ed entrò senza bussare -Come va il braccio, Jean?- chiese innocentemente quasi non fosse stato lui a sparargli -Bene- si limitò a rispondere l'altro mentre si infilava una maglietta nera senza spostare il suo sguardo dalla figura del castano che se ne stava fermo tutto sorridente sulla soglia della porta,sembrava stranamente di buon umore e la cosa lo incuriosì.
-È successo qualcosa in particolare,Eren?- il ragazzo scioccò le dita quasi a chiedere un rullo di tamburi e poi si decise a parlare
-Sono di buon umore Jean,ho trovato un giocattolo interessante!- disse sedendosi sul letto del ragazzo mentre lo guardava di sottecchi con gli occhi che brillavano.
Guardando il suo capo,felice come un bambino con delle caramelle, Jean non sapeva se doveva essere preoccupato o grato che finalmente il castano fosse di buon umore.
-Comunque volevo chiederti scusa per il braccio- disse l'altro come se nulla fosse -Ho parlato troppo- -Si, lo hai fatto,ma ti perdono comunque- esordì il pazzo mentre scattava in piedi e usciva dalla stanza dell'amico.
-Eren,dobbiamo parlare- -Parla- -In privato- lui si limitò a sospirare e decise di seguire la Mikasa,sua sorella,nella stanza affianco alla cella della prigioniera.
Eren si sedette comodamente invitando la donna a fare la stessa cosa,ma elle rimase in piedi davanti a lui.
-Dio Mikasa siediti o mi fai salire l'ansia al posto del buon umore-
-Eren dobbiamo parlare di una cosa molto seria,ci sono dei tizi di uno dei criminali che cerca di ucciderti e fa concorrenza ad Erwin appostati qua fuori,hanno quasi sparato ad Armin- -Abbiamo ospiti dunque,ma io so cosa vogliono- -È lei,non è vero,tutto ciò è a causa sua e tu non hai intenzione di fare nulla?!-
-Proprio così- -Se succede qualcosa a qualcuno di loro non credere che lascerò le cose andare lisce come sempre per te- -Era una minaccia?-
-Si,lo era- disse lei digrignando i denti per poi uscire sbattendo rumorosamente la porta.
Sul volto del criminale comparve un sorriso psicopatico,le cose si facevano ogni minuto più interessanti e movimentate,la sua vita aveva subito una bella svolta da quando aveva deciso di rapire la figlia del mafioso Erwin Smith,l'uomo che si era preso il dirotto di amazzare uno dei suoi giochini più ostinati.
Prese una sigaretta e la inserì fra le sue labbra carnose e poi la accese,inspirò il fumo lasciando che raggiungesse i suoi polmoni poi lo butto fuori sotto forma di piccola nuvola mentre lasciava la sua mente libera di elaborare i vari scenari.
Quando finì la sigaretta uscì dalla stanza perché voleva controllare che non mancasse nulla oppure che nulla fosse stato manomesso.
Andò nella stanza dove teneva il suo arsenale e non c'era nulla che non andasse,poi passò nuovamente nella stanza nella quale la prigioniera dormiva beatamente,vide che qualcuno stava entrando,così decise di rimanere a spiare.
Era Christa,si era rimessa,ma il suo volto restava irriconoscibile,aveva lo sguardo allucinato,quegli occhi un tempo innocenti e limpidi come il cielo sembravano scuri come la notte e privi di vita- Perché sei ancora viva,tu hai ucciso la mia famiglia innocente- disse con voce flebile e praticamente inudibile mentre stringeva sempre più forte le mani attorno al suo collo fine.
Eren stava per intervenire quando vide di nuovo quello sguardo per lui pericoloso,Selene si era svegliata,con una sola mano aveva stretto il collo della bionda talmente forte da farle mollare la presa -Io non uccido persone innocenti,che tra l'altro non sono neppure in affari con quell'uomo dalle sopracciglia ridicole- disse lei con un accenno di rabbia ben visibile nella sua espressione per nulla gentile in quel momento.
Lentamente mollò la presa quando la a ragazza perse conoscenza e si mise a sedere sul lettino,la testa le pulsava e sapeva che non era un buon segno,infatti,presto dal suo naso iniziò ad uscire del sangue,non importa quanto ci provasse non riusciva a fermarlo.
Si era accorta del castano e lo stava maledicendo per aver permesso a quella nanerottola di disturbare il suo riposo ristoratore,era costretta a respirare con la bocca mentre aspettava che il sangue finisse d'uscire, probabilmente aveva subito qualche danno,ma nulla che non sarebbe tornato al suo posto dopo una buona dormita.
Il ragazzo fece parlare ma lei si limitò a guardarlo male per poi tornare a riposare con espressione imbronciata che fece sussultare il criminale,era strano per lui,ma non gli piaceva vedere tutta quella rabbia in quello sguardo ipnotico,bello quanto pericoloso.
Eren,ancora confuso,si diresse poi dal suo migliore amico,Armin.
-Cos'è successo?- -Ho notato questi tipi sospetti e mi sono avvicinato senza farlo notare e un tipo mi ha quasi sparato,sembrava quasi stessero aspettando qualcosa ed è quello il motivo per il quale non mi hanno sparato- -Capisco,attento d'ora in avanti,Armin,più del solito- disse preoccupato facendosi improvvisamente pensieroso.
Si chiedeva cosa stessero aspettando e se era effettivamente lei il loro obbiettivo,le cose si stavano complicando quasi troppo per i suoi gusti.
Eren si diresse nella sua stanza iniziando a fare avanti e indietro,doveva elaborare vari piani ma in quel momento gli mancava l'invintiva e di nuovo le voci che sentiva tornarono a tentarlo.
Lasciala perdere, allontanala da te,uccidila,era quello che continuavano a ripetere senza sosta e lui stava perdendo la calma.
-ZITTI!- urlò mentre buttava tutto a terra con una rabbia improvvisa che si era manifestata in lui come un tifone.
In breve tempo era tutto in pezzi sul pavimento ricoperto dalla moquette rossa e lui era lì, fermo al centro di quel gran caos che rideva con i suoi occhi che sembravano risplendere al buio mentre rideva, una risata che non premetteva nulla di buono,anzi era il segno che il suo equilibrio era stato rotto e anche se forse per poco era qualcosa di molto pericoloso,per tutti.
Ymir,Jean,Mikasa e Armin erano corsi nella sua stanza impauriti dal tremendo frastuono che proveniva e appena lo videro e non appena capirono le condizioni nelle quali la mente del ragazzo era si fu possibili leggere una sola cosa nei loro volti.
Una sola emozione.
Paura.
Erano spaventati,lo erano da morire perché sapevano come lui diventava quando perdeva il controllo iniziava a non importargli più di chi aveva davanti, uccidere diventava la sua priorità.
Potevano essere salvati,si potevano,ma da chi?
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