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🤍CAPITOLO TRE

Gli ultimi giorni sono letteralmente volati tra valigie, abiti, documenti, libri ma soprattutto milioni e milioni di raccomandazioni. "Stai attenta", "Non ti distrarre troppo", "Comportati bene", "Fatti delle amiche", "Non essere scorbutica" : questi sono solo alcune frasi più gettonate dai miei genitori.

Domani, infatti, è il grande giorno.

Sono venuta a salutare uno dei miei luoghi preferiti a pari merito insieme al Castello: è un piccolo spiazzo che costeggia il fiume Ness. Il terreno è instabile a causa dei sassi irregolari che caratterizzano le sponde e gli alberi offrono riparo a molti tipi di uccelli. L'acqua in questo punto scorre lenta, formando l'ambiente ideale per molti pesci. Mi piace osservare la natura intorno a me e provare a immaginare quale possa essere il suono di ogni minimo essere vivente o semplicemente il rumore dell'acqua.

Questa zona, per fortuna, è molto poco frequentata dai turisti, i quali preferiscono senza dubbio andare poco più avanti al famoso Lago di Loch Ness. I miei genitori mi ci hanno portato spesso quando ero piccola e ogni volta speravo veramente che "qualcosa" uscisse fuori da quelle acque per spaventare tutti quei turisti. Non so perché mi diano così eccessivamente fastidio, ma ogni volta che mi trovo davanti comitive di persone, mi viene voglia di mandarle via. Si comportano come se ogni cosa fosse loro, quando in realtà niente lo è. Forse è per questo che di riflesso vengo allontanata dalle persone. Come se fosse una specie di equilibrio naturale.

C'è un legame particolare però che mi lega a questo preciso punto: è il luogo dove mia mamma mi ha trovata e in questo momento sono appoggiata proprio allo stesso albero.

Quando sono qui il mio umore oscilla pericolosamente.

Ci sono delle volte in cui la mia mente si sforza così tanto di cercare di ricordare qualcosa, che torno a casa talmente arrabbiata e frustrata che mi maledico per esserci andata. Altre volte, invece, venire qui mi aiuta a pensare e a focalizzarmi su chi sono e chi voglio essere, allontanando i problemi.

Oggi, però, non è un giorno di questi. Me ne sto qui a lisciarmi i lunghissimi capelli color notte come se fossero un tesoro mentre la mia mente non riesce a pensare ad altro se andare o non andare a quel maledettissimo Club Change. Molti di quelli che sono stati i miei compagni stasera si ritrovano al locale per salutarsi. Non sono l'unica infatti che nelle prossime settimane lascerà Inverness per frequentare l'Università. Molti rimarranno in Scozia e altri andranno nei College Londinesi.

Quando, due giorni fa, ho letto il messaggio sul cellulare, all'inizio pensavo fosse uno scherzo. Era molto tempo che non venivo invitata da loro e sono rimasta a fissare quello schermo per diversi minuti. Ho scritto tante possibili risposte provando a mentire inventando moltitudini di scuse, ma alla fine ho semplicemente inviato un "ok", pentendomene subito.

Perchè? Perché ho premuto quel fottutissimo tasto?

Non ci voglio andare, ma allo stesso tempo mi sento in colpa. Non sono mai stati miei veri amici, perché dovrei salutarli? Forse perché molti di loro non li rivedrò mai più? Forse.

Esasperata faccio un urlo. Come so che ho emesso un suono dalla mia voce? Perché gli uccelli si sono alzati in volo contemporaneamente al mio gesto. Vengo qui anche per questo. Non sento la mia voce, ma so che c'è. E questo mi rassicura, ogni tanto.

***

Mia mamma mi ha obbligato letteralmente. Indecentemente ridotta a dire di sì, ecco come è finita. Non ho fatto nemmeno in tempo a mentire.

Appena sono rientrata, mi stava aspettando con le chiavi della macchina in mano, pronta ad accompagnarmi in centro. Non ha voluto "sentire" storie. «Cambiati e stampati un sorriso in faccia», mi ha gesticolato, «non permetterò che ti perda l'ultima festa con i tuoi compagni. Amici o non amici, chi più e chi meno, siete cresciuti insieme ed è giusto che tu li saluti come si deve. Non provare a ribattere perché adesso ti accompagno lì, provi a divertirti, vi salutate in pace e domani comincerai una nuova vita. Quindi, vai. Subito. A. Prepararti.»

Era rossa in viso e respirava affannata, perciò non me la sono sentita di controbattere niente. Avevo visto mia mamma arrabbiata così solo un'altra volta molti anni fa e non so nemmeno il perchè.

Quindi, ho fatto come mi ha detto ed eccomi qui davanti a questo fottutissimo locale. Nonostante io abbia la patente, ha voluto accompagnarmi lei perché sospettava che, se avessi preso io la macchina, non ci sarei mai venuta. E aveva ragione. Col cazzo che sarei venuta qui di mia spontanea volontà.

Senza mezzo di trasporto e senza uno straccio di voglia di vivere. Perfetto direi.

Mi liscio i capelli cercando di darmi un briciolo di contegno ed entro in quello che non è più un pub, ma una specie di festa, con tanto di intrattenimento musicale. Ma quante cazzo di persone ci sono in questo posto? Dubito che siano tutti studenti di fine Liceo. Alcuni sono molto più grandi, o almeno credo, dato che con queste luci accecanti è quasi impossibile distinguere i volti.

Qualcuno mi spinge facendosi spazio, mentre altri mi sorpassano borbottando qualcosa come "muoviti", "facci passare", "bel culo".

Devo sembrare una deficiente totale lì in mezzo, perché dopo il ventesimo "ehi mora, beviamo insieme?", i miei occhi si rifiutano di leggere altri labiali.

Sto per tornare indietro quando Susan mi viene incontro abbracciandomi.

Si mette di fronte a me e capisco che vuole parlarmi. Lei sa che sono capace di capirla senza bisogno di usare la lingua dei segni. D'altronde non l'ha mai voluta imparare. Sa anche però che io non posso risponderle se lei non conosce la LIS. O così crede.

«Ellie! Grazie che sei venuta. Credevo che saresti partita senza salutarmi ma invece eccoti qui! Riesci a crederci? Nei prossimi giorni molti di noi se ne andranno e chissà se ci rivedremo ancora. Non è fantastico? Un attimo sei bambina e poi, puff, ti ritrovi adulta.»

Mi stringe le spalle e mi accompagna dal lato opposto del locale. E' ubriaca. Non c'è altra spiegazione. La conferma me la dà quando ruba dal bancone un bicchiere colmo di liquido trasparente che sicuramente non é acqua. Me ne offre un pò, ma dopo il mio rifiuto, lo trangugia in un secondo mentre arriviamo a quello che dovrebbe essere il "tavolo riservato" agli studenti dell'ultimo anno.

Susan mi spinge verso il basso, facendomi sedere quasi in braccio a Mike. Contro la mia volontà, provo a mimare con le labbra un finto "scusa", sperando che lui riesca a capirlo. E' un ragazzo tarchiato, con la pelle butterata e l'alito decisamente sempre troppo pesante. Me lo sono ritrovato in classe praticamente dalla prima elementare, ma non ci siamo mai piaciuti. Non sicuramente dopo che, in terza, gli ho mollato il mio primo pugno.

Se ci ripenso mi viene ancora da sorridere: lui stravolto con un livido in faccia e io che, nonostante il dolore alla mano, sorridevo facendogli il dito medio. Non finì bene per nessuno dei due quella volta; abbiamo subìto diverse punizioni sia a scuola che a casa. La colpa, naturalmente, era sua. Aveva cominciato a offendermi non sapendo che capivo perfettamente gli insulti che mi stava rivolgendo e io gli ho semplicemente chiuso la bocca. Tutto qui.

Appena si rende conto che sono proprio io quella seduta accanto a lui, si sposta nervoso sul piccolo divanetto nell'angolo opposto a quello dove sono capitata io. Sorrido e gli faccio di nuovo il mio terzo dito, mimando con le labbra un gentile vaffanculo.

Qualcuno mi saluta, mentre molti mi ignorano semplicemente.

Susan, invece, ha intenzione di recuperare l'amicizia proprio stasera a quanto pare, perché nuovamente si avvicina a me.

«Eccoci qui a parlare, ehm... cioè volevo dire, eccoci qui di nuovo insieme!», biascica mentre si accomoda accanto a me lisciandosi la minigonna argentata, «come stai amica mia? Ho una notizia bomba! Sei pronta? Non mi hai mai chiesto che Università avessi scelto alla fine e tadà! Anche io sono stata accettata alla St Andrews! Capisci Ellie? Saremo insieme, I-N-S-I-E-M-E. Ho già pensato a tutto! Camera, corsi possibili e attività extra scolastiche! Non sei contenta?».

Altro che bomba. Questa è una catastrofe. Non faccio in tempo neanche a battere gli occhi, che lei si alza barcollando verso un ragazzo che non conosco.

Ma che cazzo. NO. Assolutamente NO.

Non ho intenzione di passare i prossimi quattro anni con Susan tra i piedi.

Improvvisamente mi manca l'aria, sento di aver bisogno di aria fresca. Faccio per dirigermi verso l'uscita ma mi rendo conto che, da dove mi trovo, impiegherò almeno quindici minuti affinché riesca a raggiungerla dalla calca che si è creata tra la porta e il palco musicale.

Con uno scatto agile mi volto verso quella che sembra l'unica soluzione, la porta del bagno. Sono talmente infastidita e arrabbiata che potrei spaccare la faccia del primo che osi solo sfiorarmi per passare.

Spalanco la porta del bagno che mi capita a tiro, non curante né se è quello giusto, né tantomeno se è libero.

Sono troppo arrabbiata, troppo... Qualcosa, o meglio, qualcuno, mi afferra per le spalle impedendomi di andare a sbattergli addosso. Nell'attimo in cui due mani mi sorreggono, mi libero dalla presa spingendole con forza contro la porta.

Non mi preoccupo nemmeno di leggergli le labbra, tanto sicuramente starà maledicendomi per i miei modi poco gentili.

Devo averlo preso alla sprovvista, perché dal petto che ho intravisto in quella frazione di secondo non sembrava proprio esile di corporatura.

Vado al lavandino e accendo l'acqua fredda per cercare di calmarmi e recuperare quel minimo di lucidità che mi eviti il pestaggio a sangue di Susan.

Chiudo gli occhi e comincio a contare dentro di me, mentre le mie dita rimangono sotto l'acqua gelida. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette.

Ancora due mani che mi afferrano per le spalle. Perchè stasera non mi lasciano in pace? Chiunque sia, se ne pentirà.

Apro gli occhi contro la mia volontà, pronta a reagire con rabbia verso la fonte del disturbo, ma quello, o meglio, chi ho di fronte mi lascia spiazzata.




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Nota dell'autrice

Il caratteraccio di Ellie sta sempre più venendo fuori (e questo e' niente) 🫣

E' comparsa Susan, perciò, come promesso, vi mostro il suo presta volto.
Eccola ⬇️

Sara' una presenza quasi costante (nel bene E nel male) e Ellie non sempre sapra' gestire la cosa.

Ma cosa più importante di tutte: con chi si sarà scontrata Ellie?
Vi lascio una foto delle mani che hanno osato toccare Ellie mentre cercava di calmarsi ☠️

Eccole ⬇️⬇️⬇️


Ahia. Questo non ci voleva.

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⭐️Fatemi sapere cosa ne pensate, per me e' importante.⭐️

Un abbraccio.
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