🤍CAPITOLO QUINDICI
Stavolta devo riuscirci.
Pensa Ellie. Pensa a qualcosa che ti rilassa.
Non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando Nate era qui con me che mi accarezzava il braccio per farmi dormire.
Cazzo, sento persino il suo profumo sul cuscino.
Sto per lanciarlo contro l'armadio ma poi ci ripenso. Forse, se lo annuso un pochino riesco a calmarmi.
Le mie braccia devono essersi staccate dal cervello per muoversi in autonomia, perchè senza il mio comando mi ritrovo il cuscino stretto a me anziché sotto la mia testa.
Il suo profumo mi arriva direttamente allo stomaco e credo di star sorridendo mentre sento le forze abbandonarmi.
«Complimenti.»
Nate è già di fronte a me che batte le mani a mò di applauso sorridendo e ammiccando verso le mie mani, «vedo con piacere che hai trovato il modo di rilassarti.»
Io sgrano gli occhi e mi rendo conto di avere il cuscino con me.
«Complimenti a te per la tua simpatia invece!» Ribatto subito lanciandogli il cuscino in faccia.
Lui lo raccoglie, lo scuote e lo appoggia al tronco del grosso albero. Solo adesso mi rendo conto di essere nuovamente nello stesso punto di ieri.
«Che c'è? Ti metti a fare un pisolino adesso? Muoviti, ho un sacco di domande da farti.» Gli sbraito addosso.
«Pensavo di rispondere al terzo grado stando comodamente seduti, ma se vuoi camminare» mi indica il sentiero, «ti seguo, principessa!»
«Veramente simpatico, complimenti.» Lo sorpasso stando attenta a non sfiorarlo, ma i miei occhi invece sono consapevoli di quello che hanno già visto e memorizzato. Jeans neri attillati quel tanto che basta a far esaltare le forme delle cosce e a far intravedere una porzione di tatuaggi che la attraversa; camicia nera completamente aperta che mette in bella mostra tutto: pettorali, addominali, tatuaggi e collane. All Star nere, ovviamente. Capelli ordinatamente spettinati. Pelle del viso liscia e attraente. Orecchio destro con un piccolo cerchietto nero.
Cazzo Ellie, sul serio?
«E agganciati la camicia, esibizionista» borbotto tra me e me.
«Ti distraggo piccola Ellie? Sia mai che non ti faccio concentrare sul tuo dovere.» Ribatte sorridendo ma agganciandosi metà camicia.
«Sia mai che ti ammali.» Gli rispondo senza voltarmi, continuando a camminare e facendogli il dito medio.
«Che ragazza educata!» Ribatte Nate raggiungendomi e camminando al mio fianco.
«Possiamo passare al momento che io chiedo e tu rispondi adesso, mister Simpatia?»
Lui sorride un'altra volta facendo spuntare due fossette ai lati della bocca e ancora una volta sento il mio stomaco contorcersi.
«Spara la prima domanda, rottura.» Scherza. Alzo gli occhi al cielo.
Ok, sparo la prima della lista che ho imparato a memoria.
«Chi sono io? Perchè sono stata adottata sul mio mondo? Dove sono i miei genitori?»
«Ehi, ehi, fermati! Questa è una serie di domande, non una!» mi interrompe Nate. «Vieni con me», dice mentre mi prende la mano e si siede ai piedi di un enorme albero.
«Non possiamo camminare e parlare nello stesso momento. Ho bisogno che tu non sia distratta da quello che vedi intorno a te per parlare di queste cose.»
Il primo che mi distrae è proprio lui, ma non lo do di certo a vedere.
«Chi sei...» ripete tra sé e sé. Prende fiato, alla ricerca delle parole giuste. «Non c'è un modo meno dolce di dirti la verità, perciò...Cara Ellie, tu in realtà sei Eylin.
Eylin Groow per l'esattezza.
Eylin Groow di Baddlotync per essere ancora più precisi.» Mi guarda negli occhi aspettando una mia reazione.
«Quindi Ellie non è nemmeno il mio nome. Fantastico. Un'altra menzogna da aggiungere alla mia vita» sospiro.
Nate continua. «Ti rammenta qualcosa il tuo nome?»
Faccio cenno di no con la testa. «Avevo solo due anni quando mi hanno adottata, cosa cazzo dovrei ricordarmi, me lo spieghi?»
Ok, mi sa che mi sto arrabbiando.
«Ehi guarda, che non devi prendertela con me. Io ti sto dicendo la verità. Ma se reagisci così per questa cosa, non sarai in grado di reggere altro. Credimi, il tuo vero nome non è niente in confronto al resto.»
Di risposta mi stropiccio il viso con le mani facendo un profondo respiro.
«Vai. Continua.» Sentenzio senza guardarlo.
«Ok, continuo. Dicevamo... il tuo nome è Eylin Groow. Non so se ti sto dicendo tutto nel corretto ordine prefissato ma cercherò di andare per gradi facendoti avere un quadro abbastanza chiaro.
Ti ho già detto più volte che sei nata qui ma quello che non sai è perché non sei rimasta qui. Devi cercare di capire che qui la vita è diversa da quando è successa la Rottura. Sì, lo so che ti starai chiedendo cosa cavolo è la Rottura e adesso te lo provo a spiegare.
I tuoi genitori erano molto, molto, potenti.
Ho girato per molti mondi e se c'è una cosa che li accomuna tutti è la sete di potere. In ogni fottuto angolo di ogni fottuto universo c'è sempre chi vuole comandare gli altri. E' un dato di fatto.
Anche qui, naturalmente. In origine tutto era in equilibrio e bla, bla, bla. Non sto adesso a dirti che col tempo c'è stato qualcuno che voleva il comando, sempre le solite storie. Comunque i tuoi genitori hanno fatto in modo che questo potere non andasse nelle mani sbagliate ed è per questo che sono stati costretti a esiliarti. Hanno dato la vita per salvare te perchè tu, proprio tu, piccola Ellie, riuscirai a riportare l'equilibrio.»
Si ferma per un attimo, forse per controllare che non dia di matto da un momento all'altro. La mia mente per la prima volta è bloccata, non riesce a formulare nessuna domanda, nessuna supposizione, nessuna congettura. Perciò gli faccio cenno di continuare.
«I tuoi genitori si chiamavano Alek e Sayre. Erano molto potenti come ti ho già detto e non volevano che il comando di questo mondo andasse nelle mani sbagliate. Tu eri la piccolina di Baddlotync, l'erede più importante di Eoxid.
Gli usurpatori avevano bisogno di te, anzi del tuo sangue, per ottenere il potere supremo. Per questo i tuoi genitori hanno scelto di mandarti via. Hanno fatto una delle magie più potenti mai realizzate, facendoti trasmutare in qualche angolo remoto di un universo a caso facendo perdere completamente le tue tracce. Quel momento è stato chiamato la Rottura, perché da allora il nostro mondo è come se si fosse rotto. Avevi circa due anni e mezzo quando è successo. Tra poco compirai venti anni e il tempo per riparare il danno sta per scadere.
Ho fatto, diciamo, un riassunto veloce degli avvenimenti piu importanti.
Sono molte ancora le cose che devo spiegarti ma per stasera credo basti così, altrimenti rischio di confonderti le idee ancora di più.»
«Tranquillo» gli rispondo ironica, «più confusa di così non credo di poterlo essere.»
Nate mi prende la mano stringendola. Lo guardo negli occhi e percepisco il peso del suo compito.
«Perchè hanno affidato a te il compito di cercarmi e dovermi dire tutte queste cose?» Sussurro.
Nate mi guarda di traverso, togliendo la mano dalla mia per tormentarsi i capelli.
«Io c'ero. Quando sei nata, io ero lì. Quando hai detto la prima parola, io l'ho ascoltata.
Quando hai camminato per la prima volta, io ero davanti a te che tendevo le braccia.
Quando i tuoi genitori ti stavano facendo l'incantesimo, io c'ero. Ti ho vista sparire e non sapevo nemmeno se eri viva o morta.
Sono più grande di te di cinque anni e ricordo benissimo tutto. I miei genitori erano al servizio dei tuoi, ma mi trattavano come uno di famiglia. Penso che un pò fossero diventati amici, per questo mi permettevano di giocare con te. Nell'attimo stesso che sei scomparsa ho giurato a me stesso che ti avrei ritrovata e riportata qui a sistemare la Rottura.
Tutto, tutto, è cambiato da allora.
Ho vissuto i primi anni incolpandoti dell'accaduto, poi crescendo ho capito che in fondo tu non eri che una bambina, non avevi colpe. Così, mi sono offerto volontario per l'addestramento. Ho passato molti anni a prepararmi e una volta pronto, sono diventato il Cercatore.»
La sua voce è un bisbiglio e anche se noto lo sforzo che ci sta mettendo per non farmelo notare, è palesemente emozionato.
«Io, io non mi ricordo... perchè non mi ricordo di te?» gli chiedo.
Lui alza le spalle distogliendo lo sguardo e innalzando un muro alle sue emozioni. Prende la sua collana, quella piccola e nera, e la sua chitarra appare tra le mani.
Sta per iniziare a suonare, ma io lo precedo.
«Non puoi interrompere il nostro discorso. Non abbiamo finito.»
«Scusa principessa della rottura, ma qui quella che non può interrompermi sei tu. Non mi conosci, anzi non mi riconosci. Non osare mai e poi mai fermarmi mentre sto suonando, chiaro? Ho bisogno di calmarmi e questo è l'unico modo.
Quindi zitta, per favore.»
Il signorino si è impermalosito vedo.
«No. Non dirmi mai più di stare zitta. E' tutta la vita che lo sono e adesso dopo tutto quello che mi hai appena spiattellato dovrei starmene qui buona buona a sentirti strimpellare due note del cazzo? Scusa ma no, non ci sto. Voglio sapere dove sono i miei genitori. Anche i tuoi, dove sono?»
Sento che a questo giro trattenere le lacrime sarà più dura del solito.
Nate si volta davanti a sé e mentre inizia a suonare risponde con voce monodica.
«Sono morti. Morti per te.»
Mi resta una cosa da fare per non farmi vedere piangere.
Mi tolgo la collana senza nemmeno salutarlo.
જ⁀➴spazio autrice
Capitolo importante... iniziano le rivelazioni👀
Ma ricordate che questo ancora non è niente... ☠️
I vostri commenti sono importantissimi per me, perciò vi leggo tutti super volentieri ⭐️
Se vi fa piacere, aiutatemi a far conoscere Inreverse ⭐️
A presto, con le prossime rivelazioni
જ⁀➴la vostra creatrice di lacrime
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