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🤍CAPITOLO NOVE

Non avrei mai pensato che un sorriso potesse cancellare l'intera mia esistenza.

Emette un rumoroso sospiro di soddisfazione prima di ricominciare a parlare e i suoi occhi brillano di emozioni contrastanti.

«Piacere. Sono Nate.»

La sua mano rimane sospesa in aria aspettando una mia mossa e non appena la sfioro con dita tremanti, vengo attraversata da quel formicolio ormai familiare. Sembra accorgersene anche lui, perché subito interrompe quel lieve contatto.

«Devo parlarti. Subito.» Si schiarisce la voce.

Devo essere impazzita. Adesso mi sveglio e mi ritrovo nel mio letto. Per forza. Non c'è altra spiegazione a tutto ciò. E' un sogno dei miei, nei quali riesco a sentire tutto e da un momento all'altro svanirà come sempre.

Convinta di ciò, il mio respiro riprende normalmente e in un attimo di lucidità mi prendo qualche secondo per memorizzare bene questo sogno.

La sua espressione è decisamente seria e la bocca ha smesso di sorridere. Indossa una camicia nera aperta fino a metà addome che mi permette di notare le diverse collane che ha appese al collo. Una di esse mi ricorda un disegno che ho già visto e non appena lo penso i miei occhi volano alle braccia, lasciate scoperte dalle mezze maniche. Dalla spalla destra fino alla punta delle dita della mano si alternano linee e disegni che riprendono infatti il motivo di quella collana. Questi tatuaggi sono gli stessi che mi stanno perseguitando da diversi giorni ormai e vederli nuovamente mi fa girare la testa.

L'apertura della camicia ne lascia intravedere altri che sembra continuino sulla spalla per arrivare all'altro braccio, anche se quest'ultimo non sembra tatuato in maniera eccessiva.

Le mani sono proprio come le ricordavo invece, piene di anelli.

Scuoto la testa cercando di mandare via la sensazione di star per svenire, o forse, di svegliarmi.

«Tutto bene? Stai per svenire di nuovo?» Mi guarda serio e, mentre cerco di trovare una luce nel nero dei suoi occhi, capisco quello che sta nuovamente per accadere.

«Cazzo, di nuovo.»

Questa volta però la mia testa non sbatte in terra perchè le sue braccia mi stanno già sollevando e il formicolio dentro di me esplode.

***

La prima cosa di cui mi rendo conto è di non essere in nessun letto stavolta.

Un forte odore di terra mi entra di prepotenza nelle narici e istintivamente mi fa aprire gli occhi scattando a sedere, ovunque io sia.

Il buio mi circonda e, ad un primo colpo d'occhio, non riesco a vedere niente.

Poi accade.

Improvvisi suoni e rumori inondano la mia testa e il buio di prima va piano piano rischiarandosi mostrando dove io sia.

E' il mio posto preferito tra tutti i sogni. L'unica differenza è che stavolta non mi vedo riflessa in terza persona come di solito accade, ma è come se vivessi io stessa il mio sogno, non so se mi spiego.

Nonostante gli alberi siano mastodontici, riesco a scorgere il cielo costellato di infinite e piccole luci tremolanti, molte, molte di più di quelle che sono abituata a vedere. Il terreno è sorprendentemente soffice e intorno a me centinaia di tipi di vegetazione fanno capolino. Tra le loro foglie si muovono tanti puntini luminosi di una luce calda e molto rassicurante. E poi loro, questi suoni meravigliosi di canti e versi di animali che mi fanno rabbrividire di gioia.

Mi sento a casa, finalmente.

Mi erano mancati così tanto questi sogni che avrei rischiato di impazzire.

«Sei sveglia.» Quella voce.

Non ho mai sentito questa voce nei miei sogni.

«Vieni, ti do una mano a rialzarti se stai meglio», insiste ancora.

Mi volto e lui è qui davanti a me che mi guarda perplesso con uno strano sorriso su quelle maledette labbra: «Guarda che non mordo.»

Il mio sguardo deve averlo fatto riprendere un attimo coscienza del mio stato d'animo perché subito cambia atteggiamento.

«Okay, direi che è il momento di parlare di tutto questo», sospira allargando le braccia e indicando il bosco intorno a noi, «anzi, di parlare di te.»

Stando bene attenti a non sfiorarci, mi fa cenno di seguirlo finchè non si ferma vicino ad un grosso tronco e si siede appoggiato ad esso, facendomi cenno di imitarlo. Mi siedo distante da lui, perché ho bisogno di mantenere la lucidità necessaria a capire qualcosa di questo bizzarro sogno e averlo troppo vicino fa aumentare quello strano formicolio che sento tutt'ora.

Per non parlare di quelle labbra e quelle mani.

Cristo Santo cosa vado a pensare? Ellie riprenditi, è solo un sogno come un altro.

Sospira, si tormenta i capelli, mi guarda e, seppur con difficoltà, inizia a parlare mentre io trattengo il respiro.

«Credimi, non è facile per me. Sono tanti anni che mi preparo a questo e adesso che sono davanti a te non sono pronto e non so nemmeno da dove cominciare.»

Si passa più volte una mano tra i capelli in cerca delle parole giuste.

Che cazzo di sogno è questo? Devo svegliarmi, devo svegliarmi, devo svegliarmi.

Mi alzo di scatto pensando che forse potrebbe essermi d'aiuto trovare un po' d'acqua per bagnarmi la faccia e provare così a uscire da questo dannato sogno, fin troppo reale. Non appena faccio per voltarmi, lui è già davanti a me con una velocità impressionante.

«Dove cazzo pensi di andare» , la sua voce è seria e controllata, «davvero, devi ascoltarmi. Non è un sogno, se è questo che ti stai chiedendo. Sei perfettamente sveglia e tu, proprio tu, qui sei a casa. Non vuoi sapere perché puoi sentire la mia voce? Non vuoi sapere dove siamo? Ah, e un'altra cosa: qui tu puoi parlare.»

Credo di sentirmi male. Ma cosa sta blaterando?

Sono quasi sull'orlo di una crisi isterica perché tutto ciò non può essere reale.

Nate, o come si chiama, appoggia entrambe le mani sulle mie spalle, avvicinandosi pericolosamente alla mia faccia.

«Ho la tua attenzione adesso?», soffia sulle mie labbra, «lo senti questo formicolio che scorre tra noi? E' il motivo per cui siamo qui quando sei svenuta. E, davvero, non era previsto adesso, o almeno non prima di averti spiegato tutto. Non è un fottuto sogno. Siamo qui, a casa. Devo raccontarti un centinaio di cose, perciò tu adesso mi ascolterai senza provare a scappare perché non sapresti nemmeno dove andare. Non siamo dove sei cresciuta, ma dove dovresti essere sempre stata.»

I suoi occhi sono fissi nei miei da quando ha iniziato a parlare e sento davvero quel formicolio di cui parlava. I nostri sguardi cadono entrambi sulle rispettive labbra e il respiro si fa pericolosamente irregolare. Nate si allontana di scatto interrompendo quel contatto fisico e visivo.

«Cazzo», borbottiamo all'unisono.

Subito dopo mi rendo conto di quello che ho detto a voce alta ma che, soprattutto, ho sentito. Sono stata proprio io.

Aveva ragione.

«Beh, come prima parola uscita dalle tue labbra non è male», sorride beffardo mentre torna seduto dove era prima.

«Hai tutta la mia attenzione adesso» gli dico sorridendo come una deficiente mentre anche io torno al mio posto.

જ⁀➴spazio autrice

Finalmente stiamo per entrare nella parte fantasy della storia 👀
Attenzione ⚠️
Niente e' come sembra☠️

Detto questo... fatemi sapere cosa ne pensate, vi leggo volentieri ✨️

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જ⁀➴Un abbraccio dalla vostra creatrice di lacrime

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