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🤍CAPITOLO DICIANNOVE


Apro giusto un occhio per sbirciare la sveglia: mezzogiorno e mezzo e la testa che mi scoppia. L'unica nota positiva è che oggi è domenica, quindi niente lezioni, altrimenti avrei già saltato quelle della mattina.

Senza voltarmi prendo l'altro cuscino e me lo spiaccico sulla faccia.
Nel farlo però qualcosa mi cade sulla fronte. Riconosco immediatamente cosa è ancora prima di aprire gli occhi e un sorriso consapevole mi affiora sul viso.

Un fiore.

Spalanco gli occhi: una rosa completamente nera. La mia testa si volta per afferrare quella sul comodino e confrontarle. Sono perfettamente identiche se non fosse per il fatto che, una è bianca e nera, e l'altra è tutta nera.

Immagini confuse della notte appena trascorsa mi appaiono davanti agli occhi.

Il battesimo-tequila, gli shottini davanti a me, io che vomito dietro un cespuglio e Nate.

Cazzo, Nate.

Mi alzo di scatto a sedere sul letto e un sapore amaro mi affiora tra le labbra come se fossi consapevole di aver detto qualcosa che mai avrei dovuto.

Una morsa allo stomaco mi avvisa di essermi comportata in una maniera poco seria.

Perchè la rosa poi? Che sia stato lui a portarmi qui? E se questa rosa è molto simile all'altra, vuol dire che anche la rosa bianca e nera è sua.

Cazzo, Nate.

Ho la sensazione che mi stia sfuggendo un dettaglio importante ma la mia testa è ancora poco collaborativa.

Appoggio entrambi i fiori sul comodino di fianco a me.

Tiro giù le coperte e un biglietto svolazza ai miei piedi:

Addirittura. Anche gli ordini adesso? Perchè mai dovrei riposarmi oltre?
Lascio cadere il biglietto sulle gambe e la mano vola a cercare la collana.
Non c'è.

Sei un uomo morto caro Nate.

***

Dopo aver passato una mezz'ora abbondante sotto il getto della doccia, mangiato qualcosa e preso una pastiglia per il mal di testa, Susan sbuca dalla sua camera con l'aria di chi sta peggio di me.

Angy e Taylor invece, perennemente in coppia, rientrano in casa in tenuta da jogging fresche come una rosa.

«Ciao ragazze! Come va la testa? Ci avete dato giù pesante ieri sera!» esclama Taylor.

Io rispondo con un grugnito e un vaffanculo mimato.
Susan invece inizia a blaterare qualcosa che non sono in grado di capire perché i miei occhi sono fermi sulla figura che si è appena sporta dalla porta della sua camera.

Un conato di vomito mi costringe a correre in bagno e chiudermi dentro.

Devo aver visto male. Per forza. Non è possibile.

Mi sciacquo velocemente la faccia e appoggio l'orecchio sulla porta.
Se i miei occhi non mi hanno ingannato, sentirò la sua voce. Altrimenti vorrà dire che sto peggio del previsto e che la sbronza non mi è ancora passata.

Niente. Nessun suono e soprattutto nessuna voce.
Quindi NON era Nate quello che ho visto sbucare dalla camera di Susan.

Tiro un sospiro di sollievo e ritorno nella cucina intenta a scoprire con chi abbia passato la notte Susan, immaginando il tizio che ci riempiva i bicchieri.

Non c'è nessuno. Le ragazze devono essere andate via e tornate ognuno nelle proprie camere.

Tiro un altro sospiro di sollievo mentre sono intenta a prepararmi un tè.

Calmati Ellie, ti tremano le mani.

Ma non è tremore. Questo è il segnale della vicinanza di Nate.

Mi cade la tazza di mano, facendo sicuramente un rumore assurdo.
Mi scanso al volo facendo un passo indietro per non scottarmi con l'acqua calda ma la mia schiena sbatte contro il petto caldo di qualcuno.

E so benissimo di chi è. Cazzo.

Le mie mani si stringono in un pugno con l'intenzione di non voltarmi per non rischiare di prenderlo a pugni.

«Non è come pensi» mi bisbiglia all'orecchio mentre le sue braccia mi chiudono la via d'uscita appoggiandosi al piano della cucina.

Commetto l'errore di voltarmi trovando i suoi occhi neri pronti a incatenarmi sul posto.
Il mio respiro diventa un affanno mentre la mente mi porta lampi di immagini della sera precedente dove mi vedo in braccio a lui che gli sfioro i tatuaggi e sussurro «sono bellissime».

Nate.
Ali.
Nere.
Chitarra.
Tatuaggi.
Parole che non avrei dovuto dire.

«Spero che i tuoi ricordi siano piacevoli come i miei» continua a bisbigliare al mio orecchio.

Il profumo dei suoi capelli e la troppa vicinanza mi riportano alla mente ancora altre sensazioni. Che mi abbia sfiorato la fronte con un bacio prima di riportarmi qui?

Devo andarmene da questa situazione prima che commetta uno sbaglio: un pestaggio a sangue o un assaggio di quelle labbra del cazzo.

Mentre Nate si volta di scatto verso Susan che è appena entrata in cucina, ne approfitto per allontanarmi dalle sue braccia e correre giù per le scale.

Le gambe mi fanno male e il respiro brucia nei polmoni una quantità esagerata di ossigeno. Non mi fermo finchè non arrivo al riparo da occhi indiscreti, dietro la finestra in rovina del Castello.

Anche se Nate dovesse venire a cercarmi, qui dietro non mi troverà.

Aspetta Ellie, perchè mai dovrebbe venire a cercarti?

Mi faccio ancora più piccola rannicchiandomi con la testa sulle ginocchia, pregando che mi dia una tregua smettendo di martellare e soprattutto smettendo di tormentarmi come il Grillo Parlante.

Pensa Ellie, pensa. Cosa sei sicura di aver visto ieri notte? Cosa hai blaterato a Nate? Perché ti ha preso la collana? Ma perché ti dà fastidio averlo visto in camera di Susan?

Sul cellulare appare l'arrivo di un messaggio di mia mamma, scrivendomi di chiamarla appena posso.

Ne arriva uno subito a ruota di Angy, la quale mi informa che stanno andando a prendere Peter per andare a fare un giro sulle scogliere. Come risposta spengo il telefono.

Un brivido mi percorre la schiena e so che Nate è qui da qualche parte.

«So che mi hai percepito anche tu, lo sento. Sono seduto in terra dietro il muro alle tue spalle per la cronaca.»

Sa benissimo che qui non posso rispondere a voce e mi rassegno a imprecare dentro di me.

Rimaniamo così per un bel pò di tempo, in silenzio, spalle contro spalle con un muro a dividerci sotto una finestra diroccata.

Accompagna questo tempo con la sua chitarra, intonando una nuova melodia che permette di calmarmi e riacquistare un briciolo di dignità.

E' lui a interrompere l'empasse. «Stai meglio, piccola Ellie?»

Silenzio.

«Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare» continua, «una di queste è quello che ti ricordi della notte scorsa.»

Silenzio.

Nate scavalca il muro che ci separa e si siede agilmente accanto a me. Adesso le nostre spalle non sono separate da un muro, ma si stanno sfiorando.

«Non posso parlare con te se tu non puoi rispondermi. Quindi, avanti, usa le tue manine e dimmi quello che ti ricordi.»

Sbuffo senza guardarlo e inizio a segnare. «Allora andiamo a Eoxid. Ho davvero molte cose da urlarti.»

«No. Il tuo fisico non regge troppe trasmutazioni ancora. Non è stata solo la tequila a ridurti in quello stato ma entrambe le cose. Hai bisogno di riprendere le forze. Punto.»

Lancio contro un cespuglio il primo sasso che mi capita a tiro.

«Dimmi cosa ti ricordi. Dillo.» Una mano piena di anelli afferra la mia.

Scuoto la testa. Non voglio dirlo. Se non fosse vero mi prenderà ancora di più per pazza e non mi renderà la collana per ancora più tempo.

«So che lo ricordi. L'ho letto nei tuoi occhi poco fa. Dillo.» La presa si fa ancora più forte.

Vuole parlare di poco fa? Bene, così sia.

Mi libero la mano. «Ok. Ricordo benissimo che poco fa eri in camera di Susan».

Silenzio.

«E io ti ho detto poco fa che non è come pensi.» Sorride.

Cazzo sorride?

«E io non penso niente tranquillo. Non vedo perchè dovresti giustificarti con me.»

«Ok, hai ragione.» Ci voltiamo nello stesso istante trovandoci faccia a faccia.

«Non devo giustificarmi con te, ma voglio farlo. Ti ho portata in camera e messa a dormire.

Avrei dovuto trasmutarmi subito, invece sono uscito dalla porta proprio mentre rientrava Susan. Appena mi ha visto mi ha riconosciuto e mi ha chiesto cosa ci facessi in camera tua. Non ho fatto in tempo nemmeno a risponderle che è svenuta. Era messa molto peggio di te. L'ho semplicemente aiutata e messa a dormire. Mi sono appoggiato un attimo anche io sulla poltrona per riprendermi e mi sono addormentato. Capita anche a noi esseri di Eoxid di dover riposare, sai? Quando si è svegliata non mi ha nemmeno visto, è venuta direttamente alla porta e io sono sgattaiolato via. Mi hai visto solo tu.

E poi, credimi, non mi era mai capitato di mettere semplicemente a letto due ragazze nella stessa sera», conclude facendo spuntare un sorriso ammiccante.

Il mio Grillo Parlante tira un sospiro di sollievo, ma non ho nessuna intenzione di credergli.
Gli concederò solamente il beneficio del dubbio.

«Guarda che puoi fare quello che vuoi», gli comunico.

«Lo so.»

Rimaniamo in silenzio per un altro pò di tempo, finché Nate allunga una mano e mi invita ad alzarmi.

«Non c'è niente che devi chiedermi riguardo a stanotte?» chiede con voce roca.

Faccio cenno di no con la testa e lo vedo rassegnarsi.

«Peccato» sospira, «comunque quando sarai abbastanza riposata tornerò a portarti la collana e ne parleremo a Eoxid. Ci sono ancora troppe cose che devi sapere e il tempo stringe. Ho bisogno che ti riprenda velocemente per poter procedere con il tuo addestramento. Se non hai altro da dirmi, ci vediamo, piccola Ellie.»

Rimaniamo per alcuni secondi a sfidarci, occhi negli occhi, finché non lo vedo scomparire.



જ⁀➴spazio autrice

E voi cosa ne pensate del fatto che Nate era con Susan?

Lo so che viene voglia di strozzare Ellie, ma abbiate pieta'😇

Questo è un capitolo di passaggio necessario allo svolgimento delle dinamiche successive.

Spero di leggervi nei commenti!
Ricordatevi le stelline ⭐️

A presto

જ⁀➴la vostra creatrice di lacrime

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