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Capitolo 8.


Jacopo mi guardó con sguardo minaccioso, prima di chiudere definitivamente la porta.
Dopo pochi secondi, rientrai anch'io nel locale e tornai a sedermi vicino ad Andrea.

<<Allora, com'è andata?>> domandò subito, poggiando il cellulare sul tavolo.

<<Benone, mi ha dato il suo numero!>> risposi fiero, mostrandoglielo.

<<Grande!>> esclamò dandomi il cinque.

<<Un giorno dovrai spiegarmi le tue tecniche di seduzione. Io non riesco mai ad ottenere un numero di una ragazza così velocemente.>> aggiunse, quasi alterato.

<<Non esistono tecniche, devi solo essere bello, simpatico, sexy...Come me insomma.>> affermai, vantandomi.

<<È normale che tu abbia difficoltà...>> continuai, indicandolo e ridendo.

<<Narcisista...>> si limitò a rispondere, scuotendo il capo sconsolato.

Scoppiai a ridere, contagiando anche lui.

<<Parlando di  cose serie... si puó sapere chi era quel tizio che è venuto a rovinare tutto?>> chiese subito dopo Andrea.

<<Bho, un certo Jacopo...>> risposi, tornando serio.

<<Meglio starne alla larga, non sembra un tipo per bene.>> disse, storcendo il naso.

<<Grazie Sherlock, lo avevo notato!>> esclamai io, sfottendolo ancora.

<<Sei proprio un rompipalle! Era solo un consiglio!>> sbottò innervosendosi e fingendo di essersi arrabbiato.

Scoppiammo entrambi a ridere.

Finito di mangiare, tornammo a sciare. Trascorremmo il resto del pomeriggio sulle piste e, quando cominciammo a sentire la stanchezza, decidemmo di andare in albergo per riposare.

Ci togliemmo gli scii e ci incamminammo verso la nostra auto. Notai che Andrea si guardava intorno,  quasi come se cercasse qualcosa.

<<Cos'hai perso?>> domandai, ridendo.

Lui non rispose, non mi sentì.

Quando mi accorsi che la maggior parte delle volte rivolgeva lo sguardo alle piste o alle seggiovie, capii che sicuramente cercava la ragazza che aveva incontrato durante la mattinata.

Dopo un po' rinunciò, sconsolato. Mi dispiaceva per lui.

Tornammo in hotel e appena misi piede nella stanza squilló il mio cellulare. Avendo ancora le mani impegnate a reggere tutte le attrezzature, non lessi neanche chi fosse, rispondendo subito.

<<Pronto?>>

<<Ciao Giovanni, sono Nicole.>> disse la voce all'altro capo del telefono.

<<Ciao Nicole!>> esclamai, entusiasta.

Poggiai la mia roba accanto alla porta.

Andrea entró nella camera e mi guardo incuriosito. Gli mimai un "è lei" con la bocca. Capì subito a chi mi riferivo e, sorridendo, continuò ciò che stava facendo.

<<Ti va di uscire verso le otto? Cosí mangiamo qualcosa insieme.>> domandò la ragazza.

Inizialmente rimasi sorpreso dalla proposta. Ero davvero riuscito a fare subito colpo su di lei?

<<Si, volentieri!>> risposi, accettando.

<<Incontriamoci nella pizzeria in cui lavoro, cosí ceniamo lí. Oggi è il mio giorno libero.>> propose.

<<D'accordo, ci vediamo li.>>

<<Perfetto. Fai venire anche quel tuo amico, cosí gli presento una ragazza.>> aggiunse, ridacchiando.

<<Ok. Alle otto davanti alla pizzeria. Ci saremo!>>

<<Bene, a dopo! E, mi raccomando, non perdetevi.>>

Concludemmo la telefonata ridendo.

Appena riagganciai, poggiai il telefono sul comodino con un enorme sorriso stampato sul volto.

<<Era Nicole vero?>> chiese Andrea, notando la mia allegria.

<<Si, sta sera ci vediamo in pizzeria.>> esclamai, per poi esultare.

Andrea scoppiò a ridere, vedendomi così emozionato.

<<Bene, buon per voi>> rispose, tra le risate.

<<Non hai sentito la telefonata? Vieni anche tu.>> Lo informai, sorridendo.

<<No, vi rovinerei l'appuntamento! Sarei il terzo in comodo.>> affermò ridendo.

<<Dai! Magari incontrerai quella ragazza di oggi. Quella pizzeria è la più famosa del paese.>>

<<Ok, mi hai convinto!>> esclamò sorridendo.

Rimanemmo in camera a prepararci, finchè non fù ora di andare.
Arrivammo davanti alla pizzeria e vedemmo Nicole e la sua amica in lontananza. Notai che Andrea si fermò a guardare l'altra ragazza, sorridendo. Quando mi accorsi di chi si trattasse, sorrisi.

Sembrava impossibile, ma era davvero la ragazza che aveva "incontrato" oggi sulle piste.

Cominciammo a parlare sottovoce mentre ci avvicinavamo all'entrata.

<<Vedi? Bisogna sempre fidarsi di Giovanni.>> dissi, sorridendo.

<<Tu non puoi capire quanto ti stia adorando in questo momento.>> rispose, ricambiando il sorriso e
accellerando il passo.

Arrivati davanti a loro, le salutami sorridendo. Io presentai Andrea e Nicole presentò Claudia, la sua amica.

La cena andó alla perfezione. Io parlai molto con Nicole, entrando in confidenza con lei, mentre Andrea riuscí a conquistare Claudia quasi immediatamente.

Passammo una serata fantastica e, usciti dalla pizzeria entrammo in un parco poco lontano.

Mentre Andrea e Claudia continuarono a camminare e parlare, Nicole mi prese per un braccio e mi tiró verso una panchina.
Ci sedemmo li a parlare delle nostre vite e lei mi racconto di Jacopo. Disse che era il suo ex fidanzato e che lo aveva lasciato perchè era troppo geloso e violento. Mi disse anche che non si voleva convincere del fatto che non fossero piu fidanzati.
Raccontó il tutto con gli occhi lucidi e lo sguardo basso. Era cosí bella e la voglia di baciarla era immensa.
Le accarezzai il viso e lei mi guardó con i suoi grandi occhi verdi, stupendi. Vidi le lacrime scorrere lungo le sue guance e le sorrisi, sistemandole i ciuffi che le coprivano gli occhi dietro le orecchie.

Poggiai una mano sulla sua guancia e, non riuscendo più a resistere, mi avvicinai a lei, baciandola.

Entrambi ci staccammo imbarazzati.
Forse non avrei dovuto farlo, non potevo sapere se le fosse piaciuto oppure no. Dalla sua espressione non si intuiva granché, era solo molto sorpresa.

<<Nicole, perdonami. Io...>> iniziai, provando a scusarmi.

Lei mi interruppe, sorridendomi e baciandomi di nuovo.

Quella volta fu un bacio serio, di quelli che ti tolgono il fiato.

Rimanemmo li su quella panchina tutta la serata.

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