Il Diario di Vittoria - #3
Catania, 11 Marzo 2019
Non lo so, oggi sembra una di quelle giornate in cui vorresti fare tutto, con una voglia di spaccare il mondo e urlare al cielo la tua gioia.
Beh, fino a qualche mese fa, non mi sarei mai sognata di dirlo, né di scriverlo.
Venerdì ho avuto la seduta con Rapisarda e mi ha fatto i complimenti: secondo lui, sto migliorando tantissimo...
... e credo di saperne anche il perché.
All'inizio dell'anno accademico, avrei sicuramente pensato che, se le cose non fossero cambiate, mi sarei ben guardata dal proseguire il percorso terapeutico, ma mi sono convinta del fatto che sarebbe stato peggio.
Rapisarda è un buon ascoltatore, mi piace.
E io, generalmente, ci metto anni per farmi piacere una persona, anche per il minimo dettaglio.
Sì, spesso odio tutti.
Spesso?
No.
Sempre.
Non mi piace doverlo ammettere, ma... Ehi! Qui nessuno potrà mai scoprirmi e sticazzi, scrivo ciò che minchia mi pare e piace!
Ancora ho impressa una domanda che mi ha fatto durante la seduta, mentre io ero seduta sulla sua chaise-long nera.
«Ti vedo molto più serena, ultimamente.»
Aveva iniziato così, alla larga, senza destare nessun sospetto.
Il suo viso contratto in un'espressione calma e allo stesso tempo... curiosa.
Di sapere che cosa?
Ah beh, è ovvio.
I suoi occhi scuri che mi guardavano tranquilli, i suoi capelli con tanto di ciuffo ben spazzolato e stirato un po' all'insù con il phon, la barbetta ben curata dello stesso colore dei suoi capelli, dai toni ramati.
«Hai conosciuto qualcuno, di recente?»
Eccallà, la sentenza.
Non mi sono mai trattenuta in sua presenza, sapendo del segreto professionale. So benissimo anch'io cosa significa...
Il peso che incombe addosso non è indifferente, ma è cento volte peggio da sopportare per i miei colleghi del Policlinico: i medici di medicina generale, i chirurghi, gli specialisti, gli infermieri.
Ah, ringrazio sempre la mia testolina per non aver scelto una branca differente dall'odontoiatria. Altrimenti, avrei pianto fiumi di lacrime, a furia di dare brutte notizie.
O peggio, a tenerle dentro senza poter fare chissà che cosa.
Qui, al massimo, come brutta notizia abbiamo quella di una rigenerativa ossea, di una devitalizzazione, di un posizionamento d'impianti.
Valla a chiamare brutta... non lo è di certo per me, ma per chi sta seduto sulla poltrona, sì!
Non sono sadica, semplicemente riporto i fatti.
A me piace il mio lavoro, l'ho sempre amato.
Così come lo ama Edoardo.
Ecco, ogni volta, i pensieri cadono su di lui.
"Tutte le strade portano a Roma".
Mai frase fu più vera.
Solo che stavolta la mia Caput Mundi è lui.
Per una volta, devo ringraziare la mia vita, che di stronzate me ne ha fatte e sta facendo passare tante, ma questa è stata una piacevole scoperta.
No, che dico?
La piacevole scoperta.
Eppure, ultimamente, mi capita di sognarlo. Da soli oppure in compagni di altri.
«Parlamene, Vittoria.»
Con il dottore, ormai, sono un libro aperto. Gliel'ho raccontato per filo e per segno.
Uno dei sogni che più mi ha colpita mi ha vista protagonista assieme a Edoardo. Stavamo camminando per la Clinica quando, all'improvviso, c'imbattiamo in una scena abbastanza surreale...
Due bambini che giocano sulla sabbia, mentre stanno costruendo un castello.
Sembravano così affiatati, così complici.
Lui, con i capelli cortissimi e il ciuffetto all'insù.
Lei, con una chioma liscia fino alle spalle.
Poi, la bambina viene portata via senza nessuna spiegazione... come trascinata via da qualcuno.
Che fosse arrivato il momento di tornare a casa?
Né io né Edoardo eravamo riusciti a dare una risposta.
O meglio, non sapevo neanche se fosse avvenuto davvero, perché mi ero ritrovata scaraventata sul muro e poi a terra, lontano.
Poi, avevo sentito come se...
Come se una voce mi avesse chiamata...
«Vittoria! Non andartene, per favore!»
Era Edoardo, stava piangendo come un disperato.
Dove sarei dovuta andare?
Dove dovrei mai andare?
All'inferno? Beh, quello lo so già.
Invece, una risposta sensata ce l'ho.
Forse... e credo di sapere quando...
Catania, Maggio 2019
È da un po' di tempo che non metto la data esatta sul diario.
Non so se per pigrizia o che altro.
So solo che questi ultimi mesi sono stati difficili. Sto ancora male, la mia amica non accenna ad andarsene.
Rapisarda mi tranquillizza, dicendomi che è sotto controllo e che sta a me virare verso una strada migliore.
Ma con quale forza?
Da sola, oltretutto?
No, Edoardo non potrebbe...
... per colpa mia.
L'ho scacciato via come un cane bastonato e non se lo meritava.
Lo so, il mio carattere da stronza ha prevalso sulla parte buona.
Il mio scudo è ritornato in azione e questo è grave. Con lui, avevo abbattuto ogni insicurezza e qualsiasi difesa...
... per colpa delle circostanze, sono stata costretta a rialzare tutto.
Ma adesso basta, sono stufa di nascondermi dietro la figura del Primario autoritario.
E a quanto pare, anche raccomandatario, adesso.
Che si fottano, che pensino quello che vogliono.
La raccomandazione è solo un pretesto per fomentare il sentimento marcio che nutrono le alte istituzioni: non solo quelle italiane, ma di tutto il mondo.
Se la mettano su per il culo, non ho intenzione di sfruttare la mia carica per favorire qualcuno.
E mai lo farò.
Per quanto io sarei disposta a dare la vita per il mio laureando, Edoardo deve conquistarsi le sue vette da solo, così come ho fatto io.
Io posso solo guidarlo nel percorso, dare dei consigli...
... o almeno, potevo.
Chissà se mi perdonerà mai per ciò che ho fatto, per essermene andata, dopo quella giornata sotto la pioggia.
Dopo quel bacio che...
Ah, diamine, vorrei solo ridarglielo, ma con più forza, fino a togliergli il respiro, così come lui l'ha tolto a me quando ci siamo incontrati.
Mi manca troppo, che testa di cazzo che sono stata.
So che ho preso decisioni troppo affrettate, come quella di averlo mandato via come tesista...
Merda, ora devo risolvere anche questo.
Devo solo prendermi il tempo necessario per metabolizzare la cosa e trovare il modo adatto per farmi perdonare.
Sarà difficile, anzi... difficilissimo.
Ma ci proverò, continuerò a provarci, fino alla fine dei tempi, come diceva Freddie Mercury in Innuendo.
Ah, i Queen.
Dove lo trovo un ragazzo con dei gusti musicali così belli?
Anche a me piacciono, anche se preferisco molto di più Queen Bey.
Lei, donna che io adoro e che ringrazio per avermi salvato la vita più volte, donandomi il coraggio strappato via dalle mie insicurezze e la lucidità per affrontare le infinite sfide della cara Signora Vita che, mannaggia a lei, non vuole proprio saperne di lasciarmi in pace.
Sì, io ci proverò, costi quel che costi.
Che il buon Dio mi assista e che Edoardo possa ritornare da me al più presto.
Questa volta, non lo lascerò andare mai più.
"L' inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
Italo Calvino, Le citta invisibili
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