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Destino

Non sapevo perché stessi tornando a casa, tanto non avrei trovato nessuno ad aspettarmi. Mio padre era un diplomatico e mia madre una traduttrice e in quel periodo erano stanziati a Nuova Delhi in India. Non seguirli era stata una mia scelta. Avevo già viaggiato molto e questo mi aveva permesso di parlare diverse lingue fluentemente. Lì con loro avevo trascorso l'ultimo anno della scuola elementare, però volevo mantenere la promessa fatta ai ragazzi di frequentare insieme la Raimon e perciò ero tornata. Ad essere sincera amavo l'India e mi sarebbe piaciuto viverci di più, ma giocare a calcio qui era sempre stato il mio sogno. Riflettevo su tutto questo quando Thomas, il maggiordomo di casa, mi avvisò di avere una visita.

-Di chi si tratta?

-Dice di essere il signorino Simeon Ayp, un suo compagno di squadra.- Come, lui era davvero venuto qui?

-Digli pure di raggiungermi qui.

-Come desiderate.- Non avrei mai immaginato una situazione del genere, lui nel presente, che bussa alla mia porta e chiede d'incontrarmi. Sembrava tutto così surreale, dopo il nostro ultimo incontro. Lasciai sul letto il libro che stavo leggendo e mi diressi a sedermi su una delle due poltroncine della stanza. Inizialmente una parte di me voleva sistemarsi i capelli e indossare qualcosa di più femminile, poi, però, quella razionale mi ricordò che lui fosse abituato a vedermi in disordine, ma soprattutto in tuta. Dovevo solo stare calma, era su quello che dovevo focalizzarmi. Quando sentii bussare il cuore incominciò a battermi all'impazzata.

-Avanti.- Per la seconda volta in una singola giornata l'albino vece la sua comparsa davanti ai miei occhi. Indossava la divisa della Earth esattamente come me, era così strano vederlo senza i suoi abiti normali. L'unica cosa che permaneva in entrambi, erano i suoi occhialetti da aviatore che di recente sembrava intenzionato a tenere sempre come accessorio sopra la testa. Notai con piacere che anche lui aveva deciso di personalizzare un po' il suo modo di portare l'uniforme, anche se di poco. Aveva infatti lasciato il colletto della felpa leggermente più aperto.

-Come va?

-Bene, tu?

-Ora che ho fatto il vaccino per annullare il gene che abbreviava la nostra vita molto meglio grazie.

-Non restare lì impalato, siediti pure.- Senza dire una parola si sedette di fronte a me. Solo dopo qualche minuto fece un affermazione divertito.

-Sai casa tua è grande come tutta la New Gen, solo che noi siamo quattro squadre da calcio da sedici giocatori ciascuna.

-Effettivamente.- Scoppiammo entrambi in una risata, che risultò perfetta per rompere quel momento d'imbarazzo. –Sono contenta che parteciperete anche voi a quest'avventura.

-Già, non hai idea quant'è stato divertente prepararci per raggiungervi. Mehr non la smetteva di tartassarci leggendo la lista con tutte le cose da prendere. Ad un certo punto è arrivata persino a dire a Fey di non scordarsi prendere i boxer di ricambio, il ragazzo voleva sprofondare, perché la domanda è arrivata mentre era in mensa.

-Povero, lo capisco perfettamente.

-Qui invece come sono andati questi mesi?

-Inizialmente abbiamo rischiato che Riccardo commettesse un omicidio, però poi le cose sono migliorate quando i ragazzi hanno imparato a giocare a calcio.

-In effetti sono bravi, nonostante non siano riusciti a toglierci la palla oggi sono stati incredibili in campo.

-Sapete già per quanto vi tratterrete nel presente?

-Sicuramente tutta la durata del torneo, ma stavamo pensando di fermarci qui anche per l'anno prossimo. Sappiamo che la Raimon dall'anno prossimo avrà anche una sezione del liceo, oltre alle medie. Perciò potremmo giocare nella stessa squadra ancora per un po'.- Non ci avevo mai pensato, ma Simeon aveva un anno più di me. Ad essere sincera non credevo avesse mai frequentato le scuole come noi nel presente, però sicuramente sarebbe stato interessante vederlo girare dalle nostre parti.

-È vero, tu hai quindici anni. Sai, forse è per il tuo passato, ma sembri più grande, o almeno di mentalità.

-Davvero perché?

-Diciamo che, esclusi molti dei miei amici, sei decisamente più maturo rispetto ai miei compagni di classe.

-Be' possiamo dire che io, a differenza loro, mi sono fatto da solo e so cosa significa essere soli.- Notai che parve intristirsi, perciò domandai:

-Allora cosa ti porta nella mia umile dimora?

-Un discorso lasciato in sospeso temo.- Facendo assolutamente la finta tonta risposi:

-Davvero e quale?- Ridacchiò, Dio quanto mi mancava quella risata.

-Sai non ricordo bene nemmeno io, credo c'entrasse il destino e che sarebbe successo qualcosa se ci fossimo rincontrati.

-Ah sì?- Con estrema noncuranza mi alzai avvicinandomi a lui. Un sorrisetto si creò sul suo viso e si apprestò ad avvicinarsi.

-Direi che questo potrebbe essere un buon modo per spiegare la questione.- In un istante mise fine allo spazio che ci divideva e mi baciò. Diamine quanto mi erano mancate le sue labbra. Era strano, ma ogni volta era come se fosse il primo, le stesse emozioni, gli stessi brividi lungo il corpo e la voglia di non fermarsi mai. A quanto pare era questo l'effetto del vero amore di cui si parlava tanto nelle fiabe. –Quindi, lasciamo trionfare l'amore?

-Perché no.

-Allora te lo chiedo ufficialmente. Vuoi essere la mia ragazza?

-Sì.- Passammo la successiva ora tra coccole, baci e chiacchiere. Era strano, però per la prima volta in vita mia non mi sentivo a disagio in quel tipo di situazione, non avevo quell'impulso irrefrenabile di scostarlo ogni volta che c'era un contatto e amavo sentirlo parlare della sua vita e del futuro, ma soprattutto non ero in imbarazzo nell'essere da sola con lui nella mia camera, perché sapevo di potermi fidare. A riportarci alla realtà fu l'orologio di camera mia che suonò una volta scoccate le dieci.

-Cavolo quanto è tardi, meglio che mi muova.

-Sei matto a girare da solo a quest'ora in una città che non conosci, potrebbe succederti qualunque cosa!

-Tranquilla, me la cavo sempre in qualche modo. E comunque ti ricordo che io ho i poteri speciali degli ultraevoluti da poter utilizzare e se questo non bastasse mi posso trasformare in una specie di gorilla gigante, perciò dovresti avere più pena per i miei aggressori ignari dello sbaglio che hanno fatto.

-Poteri o non poteri non mi pare sempre il caso. Perché non resti qui per stanotte e domani torniamo insieme al centro inazuma?- La faccia con cui mi guardò rimarrà epica negli annali ne sono certa e anche il cuscino che si beccò in faccia di rimanda. –Dormendo in una delle camere degli ospiti idiota.

-Che c'è?- Disse ridacchiando. –Sarò anche maturo, però sono sempre un maschio adolescente.- Entrambi scoppiammo in una fragorosa risata, quanto amavo questi attimi di normalità, esattamente come se fossimo ragazzi qualunque.

-Allora dico di farla preparare o no.

-A questo punto accetto volentieri.- Mi diressi verso l'interfono che permetteva di comunicare velocemente con Thomas, però proprio mentre stavo per premere l'interruttore mi ricordai di una cosa.

-Serve che ti procurino anche un pigiama?

-Dormo in boxer.

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