7 - A casa per le vacanze
I primi mesi passarono in fretta, più veloci di un battito d'ali.
I due Avengers, così com'erano venuti se n'erano andati. I professori non rivelarono mai il perché della loro breve permanenza alla scuola, certo era però che, dalle loro facce sconsolate, non trovarono ciò che stavano cercando.
Loki me lo confermò la notte stessa in cui arrivarono: alcune telecamere avevano ripreso il nostro incontro, ma grazie a lui il mio volto non fu riconoscibile, e cosa più importante non udirono mai la nostra corta ma intensa conversazione.
Quindi alla fine Ironman e Captain America erano venuti fin lì per trovare la sottoscritta, ma grazie al cielo -e alla magia ovviamente- non ci riuscirono.
In questi quattro mesi avevo passato un sacco di tempo con Desiré, e lei era cresciuta; si era fatta molte amiche, ed io pure. Anche se amavo stare in solitario, ammetto che era bello stare in compagnia di persone simili a te, che avevano passato gli stessi tuoi brutti momenti.
Avevo chiamato i miei genitori ogni singolo giorno, e quando gli avevo detto che per Natale sarei tornata a casa, avevano urlato dalla gioia.
Solo che non potevo lasciare qui da sola la mia sorellina, perciò avevo supplicato i miei di portarla a casa; anche se non era un vero membro della famiglia, per me lei significa molto.
Così avremmo passato le vacanze insieme; Leo avrebbe avuto finalmente l'opportunità di conoscerla, anche se l'avevo stressato continuamente parlandogli di lei e quindi era come se la conoscesse già.
Fra due ore avrei preso l'aereo che mi avrebbe riportata in Italia, a casa, però non vedevo l'ora di tornare qui, ormai non potevo fare a meno di chiamare anche questo posto come casa.
Le mie valigie erano già pronte, così come quelle di Desiré, già caricate in auto; sarebbe stato Logan ad accompagnarci all'aeroporto, dopodiché avrei dovuto orientarmi da sola. In questi mesi avevo imparato a conoscerlo bene; era un buon insegnate di storia, ed era meglio non farlo arrabbiare visto il suo caratteraccio irascibile, ma il resto delle volte che era pacifico era davvero simpatico, in rare occasioni si era dimostrato addirittura gentile, ma comunque era davvero un esempio per tutti a scuola.
Per passare queste ultime due ore pensai di allenarmi sulle proiezioni astrali; Loki non aveva fatto altro che insegnarmi in questi mesi un sacco di cose, di magia ovviamente, ma qualche volta ero pure riuscita a parlare semplicemente, aiutandolo ad aprirsi e ad avere fiducia in me, così come io ne avevo in lui.
Non avevo rivelato nulla a lui di quello che provavo nei suoi confronti: non tanto perché non ne avevo il coraggio, ma piuttosto non ero sicura di cosa provassi. Era un amico, di questo ne ero più che sicura, ma era anche qualcosa di più? Questo non ero ancora riuscita a capirlo. In vita mia non avevo mai avuto un interesse particolare per i ragazzi, riuscivo solo a considerarli amici e nulla di più, e non sapevo se con Loki fosse lo stesso o meno.
Quanti dilemmi.
Ero diventata abile a creare proiezioni di me; alle volte, i nuovi trucchi li mostravo anche ai professori durante le sessioni di controllo dei propri poteri, raccontando qualche balla del tipo "io produco energia, è normale fare questo" o cagate simili. Finora se le erano bevute le mie bugie, Loki mi aveva insegnato bene a raccontarle, ero un'ottima oratrice adesso, proprio come lui, però lui restava sempre il migliore. Ero riuscita persino a impedire al professore di leggermi nella mente, schermandola con la magia. Lui si era già accorto che potevo farlo, anche se ora ero molto migliorata con l'allenamento, perciò non ne era rimasto sorpreso.
Ed ecco davanti a me un'illusione perfetta di me.
Questo era uno dei nuovi poteri di cui nessuno era ha conoscenza.
Un'altra cosa che avevo imparato era il teletrasporto, anche se ci avevo messo molto per riuscire a teletrasportarmi in luoghi distanti fra loro, anche se potevo ancora migliorarmi. Il mio limite era l'altro lato degli Stati Uniti per ora, ma presto sarei riuscita ad arrivare all'altro capo del mondo, ne ero sicura.
Quando Loki aveva scoperto che me ero capace, si era esaltato, stando nei suoi parlamentari s'intende.
Scommetto che aveva pensato che io fossi il suo biglietto d'uscita dalle prigioni di Asgard.
Li veniva trattato più o meno bene avevo notato, grazie alle proiezioni: sua "madre" aveva fatto in modo che non gli mancasse nulla, o perlomeno l'essenziale e qualcosa per intrattenersi, per lo più libri, anche midgardiani, e sapevo che qualche volta gli faceva visita.
Però Loki continuava a covare una rabbia cieca nei confronti di Thor e Odino, non sapevo verso chi provava più avversione, sta di fatto che li odiava entrambi.
Mi aveva anche dato qualche lezione di astronomia, e quei momenti in cui ci proiettavamo sulla Luna e contemplavamo il cielo, erano davvero magici.
Avevo sempre guardato il cielo e pensato che fosse bello, ma adesso lo trovavo meraviglioso solo perché lo conoscevo un po' di più, grazie a Loki; osservare le stelle di notte, o il tramonto e le prime luci dell'alba, catturando ogni sfumatura di colore con gli occhi, mi ricordava i momenti passati con lui, in segreto, solo noi due.
E allora mi rendevo conto che forse era più di un amico. Ma io per lui cosa rappresentavo? Forse una bambina. Forse solo un'allieva. Magari rasentavo il limite di un'amica, una confidente. Può darsi che io fossi solo la sua valvola di sfogo, dato che ascoltavo tutto ciò che diceva, anche nei momenti in cui era pervaso dall'ira e sibilava parole taglienti, a volte anche contro di me, anche se involontariamente, ma io ero sempre lì, a consolarlo, a sostenerlo, a calmarlo ed abbracciarlo. Non lo avrebbe ammesso mai, ma amava gli abbracci, lo avevo intuito subito. Lui amava ricevere affetto, lo desiderava; e avrebbe voluto, con tutto il cuore, che anche la sua famiglia, seppur adottiva, gliene avesse dato.
Ucciderebbe per essere amato veramente.
Ma la rabbia lo aveva reso cieco, non si rendeva conto che sua madre nonostante tutto gli volesse ancora bene come fosse suo figlio per davvero, e credo che anche Thor soffrisse almeno un po' nel vederlo ridotto all'ombra di se stesso, un uomo rinchiuso per aver cercato di essere qualcuno, per non essere riuscito ad avere ciò che Thor aveva avuto più di lui: il riconoscimento del proprio padre.
Le due ore di attesa passarono in fretta, tra un pensiero e l'altro, e all'ora stabilita andai a prendere Desiré, dirigendomi in seguito nel garage, dove trovammo Logan pronto per partire.
-Pronte?- domandò ansioso.
-Sicuro. E non guidare veloce, che c'è una bambina a bordo- mi raccomandai, ricevendo in risposta un'alzata di occhi al cielo.
-Come preferisci. Ma ti assicuro che sarà una noia.-
-...forse ma sarà più sicuro, soprattutto visto che l'auto è senza tettuccio- ribattei, evidenziando la struttura dell'auto a mio favore per avere ragione.
Oltre che l'ultima parola.
-Ci rinuncio!- sospirò esausto. Ormai aveva capito che con me o mi davi ragione, oppure avevo ragione comunque. Ma se avevo torto lo riconoscevo senza problemi, anche se bruciava un po' l'orgoglio.
Salimmo in auto; prima di partire mi assicurai che Desiré, seduta dietro vicino a me, fosse ben legata con la cintura.
Logan, andando contro a quanto gli avevo detto, partì a tutta velocità, suscitando dei gridolini entusiasti da parte di Desiré.
Gli diedi uno scapellotto, visto che ero seduta dietro di lui, e afferrò al volo la mia comunicazione non verbale. Se dicevo una cosa, quella diventava legge inviolabile.
Rallentò, procedendo ad una velocità più consona, e nel giro di mezz'ora giungemmo in aeroporto.
Lo salutammo, la mia sorellina molto più affettuosamente di me, abbracciandolo alle gambe, per poi immergerci in quel labirinto dirette al check-in e dopo al gate.
Salimmo sull'aereo dopo tre ore di attesa, durante le quali Desiré si addormentò. La misi sul sedile affianco al mio e l'aereo decollò.
Dopo molte ore di volo, arrivammo finalmente all'aeroporto di Verona, dove i miei genitori ci stavano aspettando. Avevo dovuto svegliare Desiré, altrimenti non sarei riuscita a trasportare tutte le nostre cose, però mi dispiaceva, sembrava un angioletto mentre dormiva!
Appena mi videro, i miei genitori si fiondarono su di noi, scambiandoci baci sulle guance e forti abbracci.
Andammo a casa, dove mio fratello incontrò, per la seconda volta, Desiré, cercando di essere il meno distaccato possibile, dato che con i bambini non ci sapeva proprio fare!
Dopo il lungo viaggio, decisi di andare a riposare, lasciando che Morfeo mi accogliesse tra le sue braccia.
-Ma guarda! Sei tornata a casa finalmente!- constatò Loki con entusiasmo. Questa volta, eravamo in una copia della mia camera, non nella solita strada di New York o in mezzo ad una foresta.
-È una cosa temporanea, poi ritornerò a scuola! Comunque, cosa mi racconti di bello?-
-La prigione è noiosa come sempre, e ormai ho letto tutti i libri che madre mi ha portato più e più volte.- rispose annoiato sdraiandosi sul letto al mio posto e sospirando profondamente.
Passarono alcuni minuti nel più completo silenzio, durante i quali non riuscivo a non domandarmi a cosa stesse pensando Loki in questo momento. Probabilmente era schifato dalla mia camera, non tanto dalle piccole dimensioni (che per me erano più che sufficienti), di gran lunga ridotte rispetto al suo primo alloggio ad Asgard, anche se comunque pensai più grande della sua attuale cella, tanto più dal colore delle pareti: rosa e porpora alternato. Lo so che ormai avevo 18 anni, e Loki lo sapeva visto che la notte in cui avevo compiuto gli anni mi aveva pure fatto gli auguri, strano ma vero, ma avevo scelto questo colore tipo 8 anni fa!
Mi aspettavo da un momento all'altro uno dei suoi soliti commenti sarcastici.
-Vedo che ami leggere- disse, contro ogni mia supposizione, alzandosi e contemplando la mia piccola libreria personale.
-Beh, non sono una lettrice accanita, però ammetto che è un hobby interessante e che occupa bene il tempo. Ma sono sicura che tu hai molti più libri di me- risposi affiancandolo. -Pochi libri, ma scelti con cura. Per me sono il top del top!- aggiunsi eccitata indicando con la mano la fila ordinata di libri posti sul penultimo scaffale.
-Questi più sotto invece sono quelli che devo ancora leggere, mentre nel ripiano più in alto ci sono fiabe e favole.- continuai, catturando la sua attenzione.
-E questi qui sotto? Sono minuscoli, sei sicura che si tratti di libri?- domandò inginocchiandosi, osservando gli ultimi due ripiani.
-Ah, quelli sono fumetti! Non sono esattamente dei libri, ma da bambina li adoravo!- spiegai prendendone uno e sfogliandolo sotto i suoi occhi. -Vedi? Sono libri con le immagini, i bambini leggono soprattutto questi. Ma ormai non li leggo più, se non nei momenti di massima noia.- continuai rimettendo in ordine il fumetto di Topolino.
-Mhmh- mugugnò lui in risposta.
Passarono altri minuti in silenzio, in cui ci alzammo e lui girò per la mia camera, scrutandola e memorizzando ogni singolo dettaglio.
-Non capisco una cosa...- iniziò lui, ma non mi permisi di interromperlo chiedendogli "Cosa?" e lasciandolo parlare. -Perché la tua stanza è rosa? È disgustosa.- commentò con un'espressione schifata. E ti pareva. E aveva pure aggiunto un commento, ma dai! Non l'avrei mai detto...
-Lo so, ma i colori li ho scelti ancora anni fa e non mi andava di cambiarli.- risposi dissipando il suo disgusto, o quasi.
-Credo che qui serva il mio intervento- dichiarò, e senza chiedere il mio parere usò la magia per dipingere la mia camera di un blu notte decorata con sprazzi e macchie che la fecero sembrare lo spazio aperto. Meravigliosa.
-Loki è... è bellissima! Grazie!- esclamai, non riuscendo a dire altro.
-Ti piace?- chiese incerto, anche se sapeva perfettamente che adoravo lo spazio.
-Scherzi? La adoro! È incantevole! Come hai fatto? Insegnamelo ti prego!- lo supplicai come una bambina.
Sorrise divertito.
-È quello che ho intenzione di fare-
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