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19 - Fantasmi nella torre

Sbuffai innervosita. Sistemai nuovamente il ciuffo dietro l'orecchio, coprendomi meglio col berretto e nascondendo poi le mani nella tasca della giacca. Strinsi il cellulare tra le mani, mentre le note di Let it go mi risuonavano a tutto volume nelle orecchie.

Trattenni un ringhio frustrato quando la sciarpa nera avvolta intorno al mio collo si intrecciò col filo degli auricolari e strappandoli dal loro posto, complice il forte vento che si era alzato.

Dopo le scioccanti notizie di quella mattina, avevo deciso di allontanarmi un po', andando a procurarmi le foto promesse a mia madre. Ero arrivata a Central Park tutta imbacuccata quando il tempo già non era dei migliori, così avevo fatto un giro veloce lungo una delle stradine, facendo decine di foto da più angolazioni assieme a qualche selfie, soffermandomi qua e là ad ammirare da vicino i tronchi degli alberi ricoperti di brina e aggiungendovi intricati ghirigori di ghiaccio, scrutando fra i cespugli i più piccoli particolari di quella bellezza naturale che era l'inverno, sospirando estasiata ogni volta. L'inverno era davvero la mia stagione preferita, ancor prima di sapere che ce lo avevo nel sangue.

A un certo punto ricalcai le orme di Jack Frost e, proprio come nel film d'animazione, disegnai sulla neve un tenero coniglio; stando attenta che non ci fosse nessuno ad osservarmi, infusi il seidr nella neve, dando vita all'animaletto. Gli porsi la mano e lui ci saltellò sopra tutto contento. La magia era davvero qualcosa di straordinario. Feci un piccolo video della creatura di neve e ghiaccio; alla prima occasione, lo avrei mostrato a Loki.

Quando poi il vento aveva iniziato ad alzarsi e i primi fiocchi erano scesi, capii che era meglio filarsela. Sciolsi l'incantesimo e, facendo qualche ultimo scatto alla nevicata, cambiai strada e tornai sui miei passi, diretta alla torre. Non ci volle molto perché da una semplice nevicata prendesse vita una bufera tremenda, e istintivamente avevo alzato la sciarpa a coprirmi maggiormente il volto, sia per evitare il più possibile il contatto con la neve, sia per non far vedere la possibile trasformazione in puffo.

La cosa peggiore era il vento. I miei capelli erano diventati un groviglio così intricato che alla fine mi ero limitata a cacciarli alla bell'e meglio sotto il cappello abbinato alla sciarpa. Entrambi erano neri, di lana, decorati da una sovrapposizione ben precisa di fiocchi di neve di diverse sfumature d'azzurro, e sulla sciarpa al centro di essi spiccava l'iniziale del mio nome in bianco. Era un regalo di compleanno fattomi un paio di anni prima da mia madre, che li aveva lavorati ai ferri con le sue mani sante. Ora più che mai la ringraziavo, anche se non avevo bisogno di proteggermi dal freddo. Alla fine avevo trovato la loro utilità, dato che non mi piaceva indossare simili accessori. C'era pure un paio di guanti senza dita, che stavo indossando in quel momento.

E ringraziavo anche Loki per quell'incantesimo di soppressione: senza avrei assunto molto più spesso la mia forma jotun.

Dopo una decina di minuti di camminata veloce arrivai alla torre; mostrai il badge alle guardie di sicurezza situate all'entrata e, superati i controlli, mi precipitai all'ascensore. Finché saliva al piano designato, inviai un whatsapp con le foto a mia madre. Aperte le porte dell'ascensore, mi rifugiai in camera mia, svestendosi in meno di trenta secondi; ora a coprirmi restavano una maglietta col logo di Star Wars e un paio di jeans. Sostituii gli stivali alti con delle morbide babbucce color sabbia e mi sdraiai sul letto, pronta a districare le decine di nodi che popolavano i miei capelli.

Avvicinai la spazzola con il seidr, evitando di farla apparire dal nulla per paura che anche in una zona sicura come la mia stanza fossi sotto l'occhio delle telecamere, ma a vivere alla Avengers Tower era così. Costantemente bersaglio di Stark. Non che lo credessi un guardone, di sicuro non nei confronti di quelle che considerava sicuramente delle ragazzine, ma avevo il sospetto che qualcosa non gli andasse bene, che in qualche modo non gli quadrassero i conti. Di certo non lo aveva insospettito il mio comportamento, o forse sì? Qualche frase che avevo detto? Forse ad Halloween aveva ricollegato le mie parole ad una precedente conversazione? O magari non gli andavo a genio e basta. Che nervoso. Stark mi mandava in paranoia; avevo l'impressione di aver puntata una ghigliottina sopra la testa con il suo nome inciso sopra. Sarà perché, in un modo o nell'altro, era sempre lui quello in cui mi imbattevo più frequentemente, e nel dubbio che ci fosse qualcosa sotto non volevo classificarla semplicemente come una coincidenza. Non se si trattava di Tony Stark.

Staccati gli auricolari dal cellulare, alzai il volume al massimo e l'affascinante voce di Sia risuonò nella stanza. Afferrai una ciocca e passai il pettine tra quei fili sottili, ripetendo l'operazione sulla ciocca successiva una volta districati tutti i nodi. Mi interruppi quando la luce sfarfallò ripetutamente per sette secondi, per poi spegnersi definitivamente. In quell'istante partì la colonna sonora del film Lo squalo. In brevi e oneste parole: mi cagai sotto e cacciai un urlo, che subito soppressi con la mano.

-Stark se è uno scherzo non è divertente!- dissi con vacillante sicurezza nel buio. Dannazione a me che avevo tirato le tende e ridotto l'illuminazione proveniente dall'esterno al minimo. E poi sentii una risata. Trattenni un singulto in gola, mentre una scarica di brividi mi attraversava tutto il corpo.

Ma perché ho la fissa di scaricarmi tutte le colonne sonore dei film che vedo?!

Presi il cellulare, lasciando che la musica mi tenesse compagnia in quegli istanti di immensa inquietudine, sollevando la barra delle impostazioni. Accendere o non accendere la torcia? Se la accendevo, temevo di ritrovarmi il fottutissimo e raccapricciante demone di Insidious a dieci centimetri dalla faccia, con i suoi denti aguzzi e sporchi digrignati e gli occhi a scavarmi la pelle. Respirai a fondo, maledicendo mio fratello per avermi convinta a guardarlo.

Presi coraggio. -Fanculo alla paura!- e con queste parole accesi la torcia del telefono, diffondendo in contemporanea una scarica di seidr per tutta la stanza così, non fossi stata da sola, avrei individuato e allontanato chiunque dalla mia postazione sul letto, sulla quale mi ero pietrificata. Non c'era nessuno. -E quella cazzo di risata allora?- sussurrai in italiano. Tutte le volte che mi agitavo, ero sotto pressione o, come nel caso odierno, spaventata e preoccupata, smettevo di parlare inglese e tornavo alla mia lingua madre.

Volsi velocemente lo sguardo sullo schermo del telefono e lo rialzai subito. Cliccai l'icona di Whatsapp e riabbassi gli occhi, entrando nella chat di gruppo che appena arrivati alla torre Kitty aveva creato. Dentro c'erano tutti quelli venuti con noi. Premetti l'icona dei messaggi vocali e iniziai a registrare.
-Raga da me è saltata la luce... è così anche da voi?- chiesi con più calma possibile.

Arrivò subito una risposta.  Il no secco di Bobby non riuscì a calmarmi. Subito pensai che la sfortuna avesse colpito solo me; mi voltai verso la porta chiusa. Da sotto filtrava scarsamente la luce del corridoio.

Il cellulare vibrò tra le mie mani. Un altro messaggio. -Si chiama karma, cerbiatta.-

Feci subito il verso a John. -Si chiama karma cer— no, non lo ripeterò neanche se pagata.- Nuovamente registrai un audio, sperando che anche gli altri lo leggessero al più presto.
-Bobby, tu che sei il nostro Jack Frost di fiducia, puoi venire ad aprire la porta? A muovermi dal letto non mi fido.-

Come mai? scrisse contemporaneamente alle parole pronunciate da Max Pezzali nel ritornello di uno dei suoi brani.

-Perché prima ho ihihihihihi.- cacciai un urlo. Ancora quella risata. Assomigliava al ridacchiare di un bambino, ma non ero sicura della sua origine, né se stesse risuonando nella mia stanza oppure all'esterno.

Pochi lunghissimi secondi dopo la porta venne spalancata e, quasi nello stesso momento, tornò la luce.

-Stai bene? Che è successo?- domandò Bobby. A quanto pare avevo inviato l'audio con quella risata. -Chi c'era con te?-

-Cazzo ne so! Mi è venuto un infarto, a me. Porca puttana.- Tutti sapevano che, quando iniziavo a imprecare perché spaventata, dovevano lasciarmi fare. Era il mio modo di sfogarmi in quelle situazioni. E quando si trattava di uno scherzo raccoglievo la prima scopa, mazza, sgabello o bastone che trovavo e colpivo lo sciagurato che mi aveva presa come vittima. Questa volta però non sapevo chi colpire, perché qui non c'era nessuno.

Poco dopo sulla soglia comparvero anche Kitty e Cessily, che mi si avvicinarono. Lasciai che Kitty mi stringesse a sé, mentre le ultime tracce di adrenalina se ne andavano lasciandomi in uno stato apparente di calma.

-Sto bene ora, grazie.-

-Eccoci. Ho chiamato i prof.- annunciò Santo accompagnato da Steve, entrambi in canotta e pantaloni della tuta e grondanti di sudore. -Ho letto i messaggi e ci siamo precipitati qui.-

Evidentemente si stavano allenando insieme. Pugno contro pugno. Contando che entrambi erano più forti di un normale essere umano, non avevano spesso l'occasione di scambiare due colpi con qualcuno; entrambi stavano sfruttando l'occasione per far ciò che solitamente non potevano: allenarsi al massimo nel corpo a corpo con un avversario alla loro altezza.

-Tutto a posto?- chiese apprensivo il Capitano. Annuii, ora più tranquilla. -È strano che sia nuovamente saltata la luce.- pensò ad alta voce. Mi ritrovai d'accordo con lui: due volte nello stesso giorno e alla Avengers Tower?

-Qui gatta ci cova.- enunciai pensierosa.

-Ma non hai detto che era stato l'agente Barton a far saltare temporaneamente la corrente?- notò Cessily riflessiva.

-Sì. Ma non tutte le luci si sono riaccese.- risposi col fiato mozzato dalla tensione. Mi imposi di restare calma; pensare con la mente lucida mi avrebbe aiutata, impazzire per l'ansia e la paura no. -La prima che è saltata ancora non è stata riparata?-

Cap scrollò le spalle. -Tony non ne aveva voglia.-

-E anche quella aveva preso a funzionare solo a scatti prima di spegnersi del tutto.- riflettei passandomi le mani tra i capelli per sfogare la preoccupazione.

-Ma questa si è riaccesa! Potrebbe essere stato a causa del maltempo o solo... un caso?- insinuò dubbiosa Kitty.

-Il caso non esiste.- proferii seria schioccando la lingua sul palato. -Se è stato Stark lo butto giù dalla Torre.-

-Ho il presentimento che se lo scopriremo colpevole, lo farà davvero.- mormorò Cessily a Kitty, che annuì concorde.

-Potete scommetterci che lo farò.- le assicurai facendo un sorriso sghembo.

Dentro di me, speravo davvero che fosse stato tutto un suo scherzo. Non solo per scaraventarlo giù dall'ultimo piano di questo edificio, ma anche perché avevo il timore che se non centrasse nulla, il colpevole poteva essere chiunque. Beh, non proprio chiunque. Forse le nuove informazioni raccolte stamattina mi stavano influenzando, ma la possibilità che fosse opera dell'Hydra era reale.

Nel dubbio abbi dubbi. Sospetta anche della tua ombra, mi fissai in testa come mantra del giorno. Era stato uno scherzo di cattivo gusto — che poi, avrei potuto averlo concepito pure io, nei confronti di altri, ma poi mi sarei rivelata ridendo sguaiatamente di fronte alle mie prede — oppure l'inizio del piano malefico di un supercattivo?

E poi c'era un altro particolare di cui gli altri non erano a conoscenza. -Non vorrei allarmarvi inutilmente, ma non è tutto.-

-Cerbiatta! Ti avevo esplicitamente detto di non farlo! Perché devi sempre fare di testa tua?- si lamentò Stark intrufolandosi in camera mia, superando Santo e Steve e parandosi davanti a quei due armadi viventi.

-Perché altrimenti non mi diverto?- ribattei automaticamente per istigarlo inarcando un sopracciglio, occhieggiando il foglio che teneva tra le mani.

Sbuffò e roteò gli occhi. Poi si guardò attorno confuso. -C'è un raduno segreto a cui non sono stato invitato? Perché c'è anche Capitan Ghiacciolo?-

Questa volta fu Rogers a sospirare quasi seccato. -Tony, è una questione seria. Fategli leggere i messaggi.-

Santo, il più vicino, sbloccò il suo cellulare e glielo passò, col primo audio, il mio, in riproduzione. Li ascoltò tutti, corrucciando la fronte dopo aver ascoltato l'ultimo.

-Sei stato tu?- lo interrogò spiccio il collega.

-Ma magari, cerbiatta si è presa proprio un bello spavento!- sghignazzò, felice delle mie sventure.

Non ribattei; avrei fatto lo stesso. Piuttosto commentai rassegnata: -E in quel momento è pure partita la colonna sonora de Lo squalo.- Avevo stoppato la musica ormai da un pezzo.

-Non è che te lo sei fatta da sola lo scherzo?- fece con un sorrisetto divertito che ricambiai, scuotendo la testa in dissenso.

-Chi chiama i Ghostbusters?- glossai ironica. -La torre è chiaramente infestata.-

-Pff... esagerata!-

-Guarda le registrazioni di ieri notte. Quando sono andata ad attaccare quel foglio alla porta del Simulatorium alle mie spalle è apparsa una strana luce dal nulla, scomparendo appena mi sono girata a guardare. Scarto l'opzione dei lampioni e del sonnambulismo di Stark.- a quelle parole, dette con una certa leggerezza, non ci fu risposta. Non immediata almeno.

-Controllerò.- dichiarò titubante Stark. Anche lui era capace di intimorirsi? Sapeva cosa fosse la paura? Sì. Lo sapeva eccome. New York era ancora un sogno abbastanza ricorrente da costringerlo a prendere delle pillole per dormire meglio la notte, scoprirò più avanti.

Quando tutti gli uomini furono usciti, restammo solo noi tre. -Bene donzelle, che si fa? Caccia ai fantasmi?- domandai con falso entusiasmo. Poi mi accorsi di una cosa. -Che fine ha fatto John?-

Lui era l'unico a non essere accorso in mio aiuto, non che me lo aspettassi dopo quello che gli avevo fatto. Ma non presenziare per potermi ridere dietro? Controllai su Whatsapp e scoprii che non aveva nemmeno visualizzato i messaggi; aprendo la chat privata con lui mi sorpresi nello scoprire il suo ultimo accesso: le 7.04 di stamattina.

-Ieri l'ho sentito dire che si sarebbe allenato per un po'.- intervenne Cessily. Aveva uno sguardo torvo, come se stesse rimuginando su qualcosa. E sapevo anche cosa.

-Di mattina? Da quando è un tipo mattutino?- fece sbalordita Kitty. -A meno che qualcuno non l'abbia buttato giù dal letto, è impossibile che si sia svegliato.-

-Non lo so. Non ha specificato quando si sarebbe allenato.- riprese Cessily incrociando le braccia al seno. -Dite che è opera sua?-

-È un piromane, mica un elettricista. Non c'erano scintille o fiamme.- riferii rilasciando un enorme sospiro. E poi avrei percepito la sua presenza grazie al seidr che stavo diffondendo in minuscole quantità in giro per la torre: ogni volta che passavo per un corridoio, rilasciavo un'inezia della mia energia e se qualcuno si spostava, la maglia di seidr veniva mossa a sua volta. In parole povere, avevo creato una ragnatela invisibile di magia i cui fili venivano scossi di continuo, ed io ero il ragno al centro della ragnatela a cui arrivava ogni vibrazione. -Quindi no, non credo sia lui il responsabile.-

-E se fosse... l'Hydra?- sussurrò Kitty. Per quanta esperienza potesse avere accumulato, affrontare titani del crimine non era mai qualcosa di piacevole o per cui stare in panciolle.

-Non posso dirti di no, ma nemmeno dirti sì. Non abbiamo idea di cosa stia succedendo. Non è stato un caso isolato, perciò potrebbe ripetersi...- rifletté Cessily.

-L'Hydra potrebbe già essere qui, chi lo sa. La tempesta sta per scatenarsi o è già scoppiata?- commentai sdraiandomi sul letto. Mi sentivo esausta. Tra lo spavento di poco prima e il caos che mi si stava formando in testa, iniziavo a non capirci più nulla. Avevo bisogno di riordinare i miei pensieri, e c'era una sola persona capace di aiutarmi a dissipare i miei dubbi. -Andate pure ragazze, voglio riposarmi un po'. A furia di pensare a quella luce non ho chiuso occhio stanotte.- mentii sbadigliando teatralmente.

Si scambiarono un'occhiata critica. -Sei sicura? E se succedesse di nuovo?- titubò Cessily.

-Mal che vada sarò squartata nel sonno da Freddie Krueger.- risposi svogliatamente incrociando le braccia dietro la testa. Volevo che mi lasciassero sola, ma comportandomi in modo sgarbato avrei destato sospetti.

-Non scherzarci sopra. Per qualunque cosa, chiamaci. Terremo i cellulari a portata di mano.- mi redarguì Cessily lanciandomi un'occhiata severa.

Annuii e chiusi gli occhi. Sentii la pressione sul letto diminuire, segno che si erano alzate; poi i loro passi si fecero sempre più lontani. Infine udii la porta chiudersi.

Riaprii gli occhi e fissai il soffitto. Mi sentivo così stanca... forse perché era da tanto che non ero sotto pressione in quel modo? La mia vita si era stabilizzata, anche se covavo ancora numerosi timori, ma di per sé non c'era un reale pericolo. Non uno certo perlomeno. Potevo venire attaccata come no. Potevano scoprire che non ero una mutante come no. Scoprire di me e Loki o no. Una situazione di stallo che non mi era mai piaciuta. Preferivo vivere di certezze, ma se la vita ti offre limoni...

Eppure sapevo che c'era di più. Finora mi ero, anzi ci eravamo mossi cautamente, io e Loki insieme, per una questione di sicurezza. Nessuna mossa azzardata, massima segretezza e un sacco di limitazioni, nonché di sacrifici. Era un bene per noi due se presi singolarmente, ma ormai eravamo una coppia. Volevo stare con lui senza nascondermi, senza tutta questa pressione addosso, e al diavolo i pregiudizi. Lui era in prigione ad Asgard, e io bloccata qui sulla Terra. Dovevo, anzi volevo trovare una soluzione ai nostri problemi, un passo alla volta.

Sbuffai, girandomi a pancia in giù.
-Quando vuoi un po' di coccole il boy-friend non c'è mai.- Quanto avrei voluto un abbraccio del mio Loki in quel momento; invece il massimo che poteva fare era rassicurarmi attraverso il nostro legame mentale. Un'altra cosa a cui avevo rinunciato fino ad ora perché costretta dalle circostanze, ed io ero stufa di tutto ciò. Le cose dovevano cambiare e sarebbero cambiate!

Ma prima...

C'era davvero un fantasma nella torre? Da quel che sapevo, gli spettri non si comportavano così, dunque scartai quell'idea. E poi c'era un particolare interessante: quella risata. Ora che ero più calma, riuscii a valutare con mente fredda, seguendo i fili della logica e il mio istinto come mi aveva insegnato Loki. Se avessi avuto libertà di movimento assoluta, avrei utilizzato un incantesimo di ricerca, uno di tracciamento o uno in grado di rivelare agli occhi la verità, ma era un'opzione da escludere. Quindi non mi restava altro che uscire dalla mia stanza e andare a cercare di persona quella luce, e avevo la sensazione che sarebbe ricomparsa.

Recuperai in fretta una felpa dall'armadio e indossai gli stivali. Pronunciai un semplice incantesimo di difesa ed uscii dalla stanza sbattendo la porta. La caccia aveva finalmente inizio.

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