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/Quinto Giorno/

"Oh, io ti parlo con il cuore in mano,
muoio per rinascere di nuovo.
Se ti cerco e non ti trovo
mi riguardo quelle foto.
E di noi ora non ci ricordiamo.
E in realtà mica me lo aspettavo.
È iniziata come un gioco però
non finisce mai più.
Basta poco per sentirsi meglio, a me basti solamente tu.
Sono un altro con il chiasso dentro, se ti vedo non lo sento più"
Random - Chiasso.

(L'ascolto della canzone è facoltativo.)

Il penultimo giorno di quella strana vacanza era finalmente arrivato, almeno per Jude, che sarebbe partito la domenica mattina. Era felice di poter mettere fine a questa sorta di rapporto, e non perché lei non gli piacesse, più che altro non poteva andare avanti in questo modo.
Accarezzarla ed entrare dentro di lei, avevano riportato a galla, sensazioni da tempo sepolte nella parte più profonda del suo essere. A discapito di quanto immaginasse, invece che sentirsi sazio, ne voleva sempre di più: un po' come ingerire una dose di cocaina preferita.
La castana era diventata la sua, di dose.
Sotto alcuni atteggiamenti, le ricordava vagamente un suo ex compagno di squadra: Stonewall.
Stesso carattere provocatorio, occhi grigi e lo sguardo penetrante, che sapevano come farti gelare sul posto. Quel ragazzo gli aveva dato diversi problemi, ma alla fine, nonostante un inizio poco piacevole, la parte migliore di quest'ultimo, era uscita fuori. Ad oggi, continuava a sentirlo quotidianamente; era diventato uno dei più grandi sostenitori della resistenza. Tuttavia, il compito della non più "testa pelata", era quello di scoprire nuove informazioni sul quinto settore. Perciò Sharp, si era dovuto accontentare di David come secondo allenatore della Royal.
Nonostante ciò, il suo amico, lo aveva telefonato prima di partire, affermando che una persona, sarebbe entrata a far parte del loro team e avrebbe fatto le sue veci. Si fidava di quello sconsiderato, ma non sapeva se poteva farlo di quest'uomo sconosciuto.
Stava riposando sul letto quando ricevette una chiamata proprio da lui; prese il cellulare e si alzò camminando verso il balcone per rispondere, dato che in quell'hotel, non prendeva la linea.

<<Ciao, che succede?>> Domandò scostando le tende per aprire le ante.
<<Aspetta, che novità. Non ti sento, ora esco fuori.>> Disse agitato, a quanto pare, era qualcosa di molto serio.
Appoggiò lo smartphone sul tavolo, inserendo il viva voce: aveva bisogno di fumare una bella sigaretta.
<<Spiegami tutto, ora ci sono.>> Parlò piano, accomodandosi sulla sedia di plastica. Prese l'accendino e lo portò vicino le labbra, accendendo il tabacco.
<<Quindi prima di iniziare la rivolta, devo scoprire chi sono i tre giocatori infiltrati dal grande imperatore?>> Chiese, sentendo un assenso dall'altra parte del telefono. Strinse i pugni, la situazione si stava complicando peggio del previsto.
<<Non preoccuparti, sarò un perfetto, perfido e obbediente comandante.>> Ghignò, sapendo che se era stato scelto, era proprio per le sue abilità di recitazione. Sapeva essere spietato come il padre, e questo, lo avvantaggiava.
<<Mi stai spaventando, cos'altro hai scoperto? Ti prometto, che non uscirà dalle mie labbra, nemmeno con il capo dell'associazione.>> Caleb esitò nel rispondere, la faccenda era più grave del previsto, non si aspettava di venire a conoscenza di tale scandalo.
<<Cosa! Alex Zabel... sarebbe Axel Blaze... ne sei sicuro?>> Non riusciva a credere a quanto aveva udito. Il suo migliore amico, era diventato il capo di quei bastardi.
Lui che amava così tanto il gioco del calcio, che gli aveva insegnato quanto fosse bello migliorarsi con le proprie forze... ora, regolamentava i risultati delle partite.
<<Non posso crederci. Però effettivamente era davanti ai nostri occhi, possibile che non ce ne siamo mai accorti?>> Lo avevano visto tante volte in televisione, senza mai farci caso veramente.
<<Arrabbiato? Sono furioso! Come può aver fatto una cosa così disgustosa?>> Si alzò di scatto battendo una mano sul muro di lato. Non ragionava più con il cervello, si sentiva tradito.
<<Si, è meglio. Ci sentiamo per altri aggiornamenti.>> Non aspettò nemmeno una risposta, che chiuse la chiamata. Entrò in stanza, solo per spogliarsi ed entrare nella doccia. Il getto d'acqua tiepida, non servì a calmarlo. Anzi, altri mille pensieri gli vorticarono in testa.
Si avvolse la vita con un asciugamano, dirigendosi verso la valigia per prendere un cambio, quando qualcuno bussò alla porta. Non aveva voglia di vedere nessuno, né tantomeno quella sconosciuta: ora come ora, non era in grado di avere una conversazione normale, figuriamoci sopportarla.
Aprì la porta, ed ella, senza chiedere entrò nella stanza come un uragano, cosa che gli diede non poco fastidio.
<<Che ci fai qua?>> Non aveva intenzione di risponderle male, ma dal tono di voce che utilizzò, lei percepì esattamente il contrario.
<<Ti sei svegliato con la luna storta moscone, che hai?>> Si girò fulminandolo con lo sguardo. Odiava gli impiccioni, soprattutto parlare dei suoi problemi.
Chi affermava che sfogarsi con gli sconosciuti è più facile, beh, sarebbero andati all'inferno. Era un tipo estremamente riservato, pochi erano a conoscenza delle sue cose private, anzi, forse solo Mark Evans: un altro dei suoi migliori amici.
<<Non ho niente, preferirei te ne andassi e mi lasciassi in pace.>> Fu brusco e per niente gentile.
<<Prima vieni a letto con me, poi vuoi essere lasciato in pace?>> Gli urlò in faccia a pieni polmoni, si sentiva in qualche modo tradita.
<<Pensi che solo perché abbiamo scopato, da adesso hai qualche diritto su di me?>> Le rinfacciò una delle cose più brutte, che si potesse dire ad una ragazza.
<<Per niente, volevo solo aiutarti. Sai che c'è, sono stata una stupida. Bell'educazione che ti hanno insegnato i tuoi genitori, a mai più arrivederci.>> Non lo lasciò nemmeno ribattere, poiché si senti solo il frastuono della porta che veniva chiusa con violenza.
Jude si rese conto troppo tardi di averle detto esclusivamente cattiverie, e l'unica che poteva calmarlo, era appena scappata via.

Stéphane, ferita dall'assurdo comportamento del rasta, si rintanò nella sua camera. Aveva sbagliato a partire di getto, avrebbe dovuto chiedere a suo fratello di accompagnarla. Forse insieme a lui, tutto questo non sarebbe successo. O meglio, per l'assurda gelosia nei confronti della minore, non si sarebbe nemmeno avvicinato.
Parlando del diavolo, spuntarono le corna. E difatti, il maggiore la stava appena videochiamando.
Rispose sbuffando, dato che era in vacanza e non voleva quell'assurdo idiota tra i piedi. E con questo pensiero, si rese anche conto di essere tanto incoerente: un minuto prima desiderava averlo al suo fianco, un secondo dopo, lo riteneva uno scocciatore.
<<Ma ciao, non mi sei affatto mancato.>> Ironizzò salutando con una mano.
<<Chissà perché non ti credo. Comunque oggi, sono andato a concludere le tue pratiche per l'iscrizione alla Royal.>> Andò dritto al punto, tipico della sua personalità.
<<L'iscrizione al carcere, altro che scuola.>> Si appoggiò con la testa allo schienale del letto, doveva aspettarsi un duro e ultimo quinto anno.
<<Sei l'unica persona che posso mandare al mio posto. In America giocavi a calcio, e se non sbaglio il tuo allenatore era Erik Eagle. Quindi nessuno meglio di te può sostituirmi. Farai le mie veci.>> Annuì sconfortata, ormai il danno era fatto. Poi suo fratello, sembrava essere veramente disperato nel chiederle aiuto.
<<Almeno posso sapere cosa devo fare?>> Inquadrò meglio la telecamera, osservando il nuovo taglio di capelli del ventiduenne.
<<Lo saprai a tempo debito, per ora devi solo entrare a far parte del club come manager.>> Storse la bocca in una smorfia, odiava non sapere le cose, specialmente se la riguardavano in prima persona.
<<Dai, non fare quella faccia. È per il bene di un gioco pulito, non corrotto dal quinto settore.>> Ed infondo, aveva completamente ragione. Era stata la prima a voler partecipare a questa missione, amava con tutta se stessa quello sport, perciò non si era tirata indietro.
<<Ti stai divertendo?>> Le domandò e Stéphane, ripensò subito alla discussione avuta con l'uomo del mistero.
<<Si, tranquillo. Ci sentiamo presto, tra pochi giorni sarò di nuovo a casa.>> Si adombrò, così preferì salutarlo, piuttosto che spiegargli quello che era successo.
<<Va bene, stai attenta. Anche se non ti sopporto, ti voglio bene.>> Sorrise dolcemente, era raro che Caleb si lasciasse andare a queste smancerie, ma quando lo faceva, in automatico le si scaldava il cuore.
<<Te ne voglio anche io, un bacio.>> Staccarono dopo essersi mandati a vicenda un bacio volante, aveva il cuore più leggero e parlare con quella testa bacata, le aveva risollevato leggermente l'umore. Difatti, si addormentò tranquilla, e si promise di passare questi ultimi due giorni, senza pensare a quelle sfere rosso cremisi.

Quello che entrambi non sapevano, era che la persona al telefono, prima con uno e poi con l'altro, fosse esattamente la stessa.

/Spazio Autrice/
Vi avevo promesso un aggiornamento a settimana, ma grazie all'aiuto di Anita, mi è tornata l'ispirazione. Questo è il capitolo che precede la vera e propria tempesta.
Jude, affronterà il suo ultimo giorno di vacanza, e scoprirà qualcosa che lo porterà ad andarsene prima del previsto.
Per quanto riguarda la storia di Caleb, sta notte mi rivedo gli episodi, così posso iniziare a scrivere anche quello.
Spero vi sia piaciuto, dato che nei prossimi, cambierà tutto.
A presto, S.

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