/Delusione/
"E se m'hai visto piangere
sappi che era un'illusione ottica.
Stavo solo togliendo il mare dai miei occhi.
Perché ogni tanto per andare avanti sai,
avanti sai, bisogna lasciar perdere
i vecchi ricordi.
Mi chiedi come sto e non te lo dirò
il nostro vecchio gioco era di non parlare mai.
Come due serial killer interrogati all'FBI.
I tuoi segreti poi a chi li racconterai?
Tu che rimani sempre la mia password del Wi-Fi
E chi sa se lo sai."
Pinguini tattici nucleari - Pastello bianco
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(L'ascolto della canzone è facoltativo.)
Anita passeggiava silenziosa, immersa nei suoi pensieri e la stessa cosa valeva per Victor che camminava qualche passo davanti a lei. Nessuno dei due riusciva ad aprire un discorso, avevano entrambi paura di scoprire come l'altro avrebbe reagito. Il blu camminava dietro di lei mentre cercava di trovare le parole giuste per rivelarle quello che da tempo stava iniziando a provare.
Si fermarono al campo al fiume, che era diventato, nel corso di quei giorni, il loro luogo di ritrovo.
<<Perché mi hai fatta venire qui?>> Disse la ragazza prendendo coraggio. Si girò verso di lui prendendolo in contro piede, avendo modo di notare quanto quest'ultimo fosse agitato.
<<Dritta al punto vero?>> Rispose sorridendo con un'altra domanda. Ormai la conosceva abbastanza bene da poter constatare che la sua curiosità prevaleva su tutto.
<<Sai che mi da fastidio quando non rispondi alle mie domande perciò dimmi, sono tutta orecchie.>> Arricciò il naso risentita dall'atteggiamento derisorio di Blade.
<<Come sei impaziente, non è facile per me parlare apertamente dei miei sentimenti.>> Indirettamente le aveva già fatto capire quello che doveva dire. La rossa arrossì tutto d'un colpo e si portò una mano alla bocca leggermente sconvolta da tale rivelazione.
Pensava di essere l'unica a provare qualcosa nei confronti dell'attaccante ma a quanto pare, non era così.
<<Noi non abbiamo iniziato nel migliore dei modi e per questo ti chiedo scusa. Tuttavia, è stato grazie a te se ora sono libero dall'influenza del quinto settore e ho finalmente degli amici sulla quale contare. In fatto è che da quando ti conosco non faccio altro che avere questo macigno opprimente nel petto...mi fai sentire diverso.>> Parlò tremolante guardandola dritta negli occhi. Era strano non sentirsi sicuro di se ma davanti a quella ragazzina, non riusciva mai a comportarsi come aveva sempre fatto.
<<Tu mi piaci. Ed è strano dato che non sono il tipo a cui piacciono queste cose, ma è successo e non posso più farne a meno. Perciò volevo chi->> non riuscì a terminare la frase perché la rossa si era già appropriata delle sua bocca. Un semplice bacio a stampo che si tramutò subito in qualcos'altro. Dopo alcuni attimi di sorpresa, la prese per i fianchi e la strinse forte a se mentre schiudeva le labbra chiedendole l'accesso. Accesso che non gli fu negato.
Anita si sentiva al settimo cielo, aveva il cuore fuori dal petto e non si era mai sentita così viva prima di allora. Le piccole mani lo accarezzavano dietro la nuca e le loro lingue giocavano ad intrecciarsi. Assaporarono l'ebbrezza di sentire l'altro così vicino per la prima volta dopo quasi un mese intero e si diedero degli stupidi per aver aspettato così tanto. L'amore era qualcosa che non si poteva spiegare a parole e quel contatto così intimo tra loro, aveva appena suggellato una tacita promessa.
Quando Jude varcò la soglia di quella palestra si sentiva strano, i sensi di colpa lo stavano divorando. Non aveva avuto il coraggio di rivelarle la verità. Era geloso, dannatamente geloso del suo migliore amico e questo non aveva fatto altro che offuscargli la mente; perciò quando lei gli aveva chiesto un motivo per restare, se n'era stato zitto e invece che elencarle le infinite ragioni, aveva indossato di nuovo la sua solita maschera di indifferenza. Aveva paura di quel sentimento che giorno dopo giorno cresceva il lui, faticava ad accertarlo e cercava di allontanarlo il più possibile. Inoltre doveva esclusivamente concentrarsi sul lavoro e non perdere la testa dietro quel diavolo tentatore dagli occhi azzurri.
<<Cos'è che ti turba?>> Una domanda improvvisa lo ridestò dai suoi pensieri. Alzò un sopracciglio quasi per negare l'evidenza.
<<È inutile che fai quella faccia... so riconoscere quando mio fratello ha un problema e questo, sembra essere bello grosso.>> Si avvicinò a Celia poggiandogli una mano sulla spalla.
<<Cosa ti prende? È da giorni che sei con la testa tra le nuvole ed è strano vederti in questo modo.>> Inutile negarlo, lo conosceva forse più di quanto conoscesse se stesso.
<<Cosa faresti se desiderassi una persona più di ogni altra cosa ma non puoi averla perché hai cose più importanti a cui pensare?>> Rivelò una piccola parte dei suoi problemi. Sapeva di potersi fidare e ascoltare un punto di vista femminile poteva farlo sicuramente riflettere su più ampie vedute.
<<Ho sperato che finalmente mi parlassi di una donna.>> Lo strinse a se prima di continuare il discorso.
<<Dipende se il problema te lo stai creando solo tu o anche lei. Sai quanti uomini fanno combaciare lavoro e relazione senza alcun problema? Basta semplicemente un pò di impegno da parte di entrambi. Poi mi sembra di capire che Stéphane ci sia dentro fino all'osso per sua stessa volontà, quindi non pensare che potresti metterla in pericolo, perché a prescindere sarà coinvolta in tutto questo e se ti allontani adesso, potresti perdere anche il diritto di proteggerla in una situazione del genere.>> Disse tutto d'un fiato.
<<Io non ti ho mai rivelato il suo nome.>> Per la prima volta in vita sua si sentì a disagio e cercò di mascherarlo concentrandosi su un punto vuoto della stanza.
<<Non ci vuole un genio per capirlo, anche i muri se ne sarebbero accorti dell'attrazione che regna sovrana quando vi guardate, oppure, quando litigate attaccandovi a vicenda cose se vorreste saltarvi addosso da un momento all'altro.>> Quel tono da saputella arrogante gli ricordava vagamente il suo migliore amico Caleb. Che tra di loro stesse nascendo qualcosa?
<<Tu hai qualcosa da confessarmi?>> Cercò di cambiare discorso avvicinandosi maggiormente al viso della sua sorellina.
<<Proprio niente e non cercare di depistarmi. Metti in ordine i pensieri e rifletti su quanto ti ho detto, se continui in questo modo, potrebbe essere troppo tardi.>> Concluse prima che la porta fosse riaperta da Evans seguito da alcuni giocatori.
La castana era rimasta per interi minuti immobile, in posizione supina sul materasso, lo stesso che lei e il rasta avevano condiviso la notte appena passata. Non riusciva a credere che dopo tutto quello che avevano fatto, lui se ne fosse andato senza dirle nulla, ancora una volta. Avrebbe dovuto aspettarselo, infondo, non era di certo la prima volta che succedeva ma per poche ore, aveva sperato che per Jude significasse qualcosa. Si sentiva sporca e tradita allo stesso tempo ed inoltre, avrebbe dovuto parlare con Mark e dirgli la verità. Quest'ultimo gli piaceva e sembrava il ragazzo giusto per lei: educato, amorevole e gentile. Nonostante ciò, le emozioni vere, quelle che ti scombussolano l'anima le provava solo con una persona e quella, non era di certo simile al ragazzo dalla fascia arancione tra i capelli.
Recuperò il telefono dal comodino e gli inviò un breve messaggio, così, si organizzarono per vedersi nel primo pomeriggio, subito dopo le lezioni.
Era arrivato il momento della verità.
/Spazio Autrice/
Mi dispiace della lunga assenza e mi scuso per gli errori ma ultimamente, non ho più una grande ispirazione. Spero che questo blocco possa passare il prima possibile. Nel frattempo vi lascio con questo capitolo di passaggio.
Cosa succederà nel prossimo?
Baci, stefy❤️
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