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/Baci Rubati/

"I don't know what is love,
Yet I fly like a dove
When I see you close to me,
All is simple like a tree,
And I dance.
It is you who knows the best?
Leaves me here to do the rest
And I'm ready when you are,
Now I'm driving my own car,
Still I dance.
And i dance, and i dance,
And i dance And i dance, and i dance, and i dance and i."
Nicola Tescari - And I Dance.

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(L'ascolto della canzone è facoltativo.)

In poche settimane, tutto era cambiato: i ragazzi avevano vinto un'altra partita, le cose con il sorridente allenatore miglioravano di volta in volta e soprattutto, non aveva più visto il suo Mr.J. Le mancavano i giorni passati in sua compagnia, nel suo cuore, conservava ancora un piccolo spazio per quell'uomo dall'aria avvolgente e misteriosa. Mark invece, aveva saputo risollevarle l'umore e Stéphane, sentiva di stare iniziando ad amarlo.
Si era anche posta delle domande su quello che aveva visto, in particolare sulla donna bionda che accompagnava Jude: avrebbe tanto voluto non pensarci, ma la curiosità ebbe la meglio.
<<Sei sicura di quello che stai facendo? Stavi andando così bene, non buttare queste settimane all'aria!>> Esclamò Anita, prendendole la mano per fermare il suo scatto improvviso.
<<So benissimo che potrei cacciarmi in grossi guai, ma ho il bisogno di sapere la verità. Solo così posso eliminarlo definitivamente dalla mia testa.>> Rispose di fretta, pronta a prendere un mezzo che la portasse alla Royal.
<<Potresti essere scoperta e poi diciamocela tutta, non lo dimenticheresti a prescindere.>> Alzò in risposta gli occhi al cielo. La rossa, era preoccupata per le sorti dell'amica che sembrava trovarsi in un bel triangolo amoroso.
<<Nel parcheggio non ci sono telecamere e ho ancora la divisa della scuola, nessuno farà caso a me.>> Spiegò brevemente, pronta per dare inizio al piano.
<<Va bene. Però ad una condizione, vengo con te.>> Disse seria. Così senza ulteriori indugi, si fecero accompagnare a casa e dopo aver indossato le vecchie uniformi, si diressero all'istituto. Il tragitto fu breve, l'ansia e la paura aumentavano passo dopo passo, ma questo non le fermò. Insieme, proseguirono come prestabilito e una volta dentro, decisero di dividersi per fare il prima possibile.
<<Se una di noi scopre qualcosa, chiama l'altra.>> Si salutarono e senza dare troppo nell'occhio, una andò per le aule, mentre la diretta interessata della vicenda, corse verso  l'ufficio di Sharp in palestra.
Quei colori scuri e tristi non le erano mancati per nulla, così come i suoi compagni di classe.
Dopo essersi accertata che nessuno si stesse allenando, percorse il lungo corridoio e si fermò davanti alla porta marrone. Si abbassò spiando dalla fessura e vide che all'interno di essa, lui non c'era. Pensò di trovare la porta chiusa, invece questa si aprì: l'interno si presentava ben ordinato, i libri messi al proprio posto sugli scaffali e i fogli sistemati per bene sulla scrivania. Tuttavia non trovò quello che realmente le serviva, ovvero, il portatile.
Sentì dei passi avvicinarsi e la prima cosa che pensò di fare, fu quella di abbassarsi sotto alla scrivania. Sentì dopo settimane la sua voce, quel tono caldo in grado di provocarle brividi lungo tutta la schiena.
<<Amore ci vediamo questa sera?>> Domandò in modo languido una voce da cornacchia.
<<Si, ma non chiamarmi in quel modo, sai bene quanto mi da fastidio.>> Sentì uno schiocco di labbra e il rumore dei tacchi che lasciavano la stanza. La rabbia crebbe a dismisura e senza pensarci due volte uscì allo scoperto.
<<Ma che bravo, ecco perché non volevi una relazione seria con me. Avevi lei pronta a soddisfare ogni tua voglia, dove l'ha trovata, al mercato del pesce?>> Jude non si aspettava di trovarsela davanti, né tantomeno che facesse una scenata del genere.
<<Che ci fai nel mio studio, sei uscita completamente fuori di testa?>> Si portò frustato una mano nei capelli, togliendo poi, anche le lenti.
<<Certo, svia il discorso.>> Si diresse incavolata verso l'uscita ma il tono fermo di chi non ammetteva repliche, la fece bloccare sul posto.
<<Il discorso è un'altro, che tu sei la donna più inaffidabile, invadente, irritante che io abbia mai incontrato!>> Chiuse la mano destra in un pugno, avvicinandosi al corpo della giovane mentre quest'ultima, indietreggiava spaventata.
<<E perché mi sei stato vicino in vacanza?>> Lo guardò dritto negli occhi, il rosso vivo contro il blu del mare più profondo.
<<E che ne so.>> Si prese una decina di secondi prima di continuare.
<<Perché hai carattere, quello non si può negare... ma mi tieni testa e non era mai successo fino ad ora, sei la prima.>> Il suo sguardo non era mai stato più vivo, averla davanti dopo tanto tempo aveva fatto riaffiorare tutte le belle emozioni provate in sua compagnia.
<<E hai anche un gran gusto in fatto di biancheria intima, sarà quello che...>> Sorrise divertito nel vederla arrossire. Un leggero cipiglio di tristezza poteva leggersi sul viso e fu allora che decise di accorciare le distanze. La baciò come mai prima d'ora, il contatto li scosse facendoli avvicinare maggiormente. Il suo Mr.J le prese i fianchi e non era intenzionato a lasciarla andare, la ragazza non si era mai sentita più viva. Poi però, i rimorsi incominciarono a prendere il sopravvento e questo la portò a staccarsi.
Senza dire nulla, andò verso la porta e si lasciò tutto alle spalle. Tanta fatica, tanti sacrifici per essere più bella, quando l'unico modo per sentirsi davvero bella, è sentirsi desiderata e questo il moscone, sapeva farlo bene.

<<Ti prego, dimmi che stai scherzando! Lui è fidanzato e tu sei innamorata di Mark, perché ci sei stata?>> Anita era completamente sconvolta, infatti, accelerò il passo per mantenere la calma.
<<Non ne ho idea, sembrava tutto così giusto e lui mi guardava con sincero desiderio. Io sono sicura della scelta che ho fatto, ma l'attrazione fisica che provo quando lo vedo, non riesco a controllarla.>> Disse abbassando la testa delusa da se stessa.
<<Non capisco perché con la ragazza che ha, si è lanciato su di me...spezzando la nostra promessa.>> Continuò senza ricevere alcuna risposta, ma effettivamente nessuno avrebbe potuto dargliele, solo il soggetto principale del discorso poteva.
<<Devi solo stargli lontana, vedrai che pian piano ti passa, abbi pazienza.>> Conclusero così il dibattito, non avevano più nulla da dire.

<<Ciao piccolina, oggi sei scomparsa agli allenamenti. Hai una brutta cera, sei sicura di sentirti bene?>> Due occhi castani ed una fascia arancione entrarono nella sua visuale.
<<Sì, mai stata meglio. Sono solo un po' stanca.>> Rispose, slegando i lunghi capelli che teneva fermi grazie al codino che di solito, portava sul polso.
<<Ti va di cenare a casa mia stasera?>> Il cuore accelerò nel sentirgli dire quella frase.
<<Certo, andiamo! Cucinerai tu?>> Detto questo camminarono spediti verso il parcheggio, sembrava quasi che si fosse già dimenticata di quanto era successo il pomeriggio.

Aprì la portiera dell'auto accomodandosi all'interno, oramai non provava più vergogna, si sentiva completamente a suo agio.
<<So che non sembra ma da quando sono andato a vivere da solo, mi sono dovuto adattare. Quindi ho imparato anche a fare delle ricette e sono proprio niente male!>> Le fece un occhiolino facendola scoppiare a ridere.
<<Quando sei felice, fai una faccia così buffa ma allo stesso tempo così dolce, sembri una bambina.>> Solo in sua compagnia, la parte forte e diligente del suo carattere, andava completamente a puttane. Non le era mai successo, desiderava continuare a conoscere e sperimentare queste nuove parti di se stessa.
<<Non sai quanto mi piaccia osservarti, tu non te ne rendi nemmeno conto ma sei un libro aperto, sei gentile, carismatica, dolce. Stéphane credo di non aver mai conosciuto una ragazza così speciale come te. La tua determinazione nel fare quello che ami, ha influenzato anche il mio modo di pensare: sto dicendo che non voglio più stare in seconda fascia, devo gettarmi in prima e affrontare di petto i miei problemi. Questo solo grazie a te, volevo che lo sapessi.>> Prima di girare la chiave e mettere in moto, le rivelò quello che sentiva già da un bel po' di tempo.
<<Mark apprezzo la sincerità ma devo esserlo anch'io: tu mi piaci, tantissimo.>> Si tolse finalmente un peso dal petto e senza badare al freddo, dopo un sincero scambio di sguardi, si avvicinarono contemporaneamente facendo combaciare le loro labbra. Non seppero per quanto tempo stettero in quel veicolo al freddo, non gli interessava. Ci furono solo carezze, piccoli gemiti e tanta passione a fondere i loro sapori in un'unica cosa. L'aggettivo giusto per descriverli, era 'persi'; così tanto da non accorgersi nemmeno che il sole aveva lasciato spazio all'oscurità della sera.

/Spazio Autrice/
Mi scuso per il forte ritardo, ma ho seriamente perso la mia vita sociale. Le uniche cose che faccio sono studiare e disegnare per gli esami di febbraio. Bando alle ciance, cosa ne pensate?
Scommetto che nessuno si aspettava una cosa del genere. Comunque sono stata ispirata da una serie tv che vi consiglio di vedere, si chiama "L'allieva" e detto tra noi, il protagonista è l'uomo di tutti i nostri sogni proibiti. Spero di aggiornare presto, fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi amo, S.❤️

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