5. Non è un'effimera cotta
La tempesta sembrava diminuita, a sostituirla era un sole dai raggi flebili che timorosi entravano dalla finestra, oltrepassando la piccola tendina blu, per piazzarsi sul mio viso.
Mi stavo svegliando e potevo giurare che quello era il miglior buongiorno che avevo avuto nei miei diciassette anni di vita. O almeno era quello che pensavo in quel momento.
Schiusi lentamente gli occhi con un sorriso soddisfatto, avevo pur sempre Newt al mio fianco.
Pensai di alzarmi stando attento a non svegliarlo, non potevo permettere che mi vedesse stile zombie, necessitavo una sistematina.
Allungai il braccio tastando il letto e quasi mi venne un colpo constatando che ero da solo. Non potevo averlo sognato. Newt aveva dormito a casa mia. Nel mio letto.
Sbarrai gli occhi scattando in piedi, il mio sguardo viaggiò per tutta la stanza e quando scorsi i vestiti che gli avevo prestato, piegati e appoggiati sulla sedia, mi venne l'ennesimo colpo.
Se n'era andato senza avermi detto nulla.
Ispezionai tutte le stanze e quando vidi che i suoi vestiti non erano più in lavanderia, mi sentii ancora peggio.
Non mi aveva lasciato un messaggio, non mi aveva svegliato. Niente.
E quello era il miglior buongiorno della mia vita?
La delusione era troppo forte per fingere che non avessi un buco senza fondo che mi divorasse l'anima. La testa mi girava come se fossi stato su un'altalena più del tempo dovuto e un groviglio di emozioni simili alla paura mi stringevano la bocca dello stomaco.
Stavo per sentirmi male.
Provavo a capire cosa avessi sbagliato, se durante la notte avevo fatto qualcosa di azzardato ma per quanto ricordavo, anche se la vicinanza del biondo mi facesse perdere colpi, il mio autocontrollo aveva gestito tutto. Sforzandomi pesantemente ma c'ero riuscito.
Mi affacciai al lato del balcone che dava sulla strada, era ancora troppo presto per vedere persone quindi se fossi scoppiato a piangere, non mi sarei sentito ridicolo. Continuai a camminare per trovarmi sul balcone che affacciava sul retro del giardino, quello dove andavo ogni volta che mi sentivo triste. Mi strinsi le braccia attorno al busto, il vento pizzicava fastidioso sulla pelle e la miseria t-shirt che indossavo non mi copriva affatto; a prima mattina le temperature erano basse soprattutto dopo il temporale del giorno precedente.
Speravo che il sole fosse sorto quanto prima, guardare l'alba mi faceva pensare che nonostante ci fossero momenti negativi come il temporale quasi distruttivo di poche ore prima, il sole non aveva paura di sorgere nuovamente. Non temeva che le nuvole lo avessero coperto. E a quanto sembrava, non ero l'unico a cui piaceva guardare il cielo.
Alzai lo sguardo e tutto ritornò al suo posto. Il mio cuore cominciò a battere più forte, la paura mi stava abbandonando e Newt era lì.
Se ne stava a guardare l'alba, con i gomiti poggiati sul cornicione della ringhiera, una sigaretta nella mano destra e una carta stropicciata in quella sinistra. Il suo sguardo anche quella volta sembrava perso nel vuoto, assente. Indosso aveva i vestiti ormai asciutti e, di tanto in tanto aspirava la nicotina, come potevo provare invidia per una stupida sigaretta?
Lo guardavo con occhi sognanti, mi bastava contemplare la bellezza del suo viso per smettere di provare quel pizzico di rabbia che avevo avuto pochi attimi prima.
Non riuscii a pensare la reazione che avessi avuto se fosse davvero andato via.
Scrollai la testa, sperando che quei cattivi pensieri mi abbandonassero. Non dovevo pensare al peggio, Newt era lì, con me. Non mi aveva lasciato.
Tranquillizzatomi, mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo abbastanza rumoroso che distolse il biondo dai suoi pensieri.
-Mattiniero anche tu, pive?- Allungò leggermente la testa accennandomi un sorriso sghembo, lo interpretai come il suo buongiorno.
-Non voglio fare tardi a scuola.- Mentii, mancava ancora un'ora e mezza, ma non potevo di certo dirgli che ero saltato dal letto profondamente deluso non trovandolo al mio fianco?
No, non potevo.
-Sembri abbastanza turbato, -come faceva ad accorgersi di tutto nonostante avesse sempre un'aria assente(?) Lo fissai interdetto- Hai fatto qualche incubo?- domandò poi stropicciando il foglio bianco tra le mani. Era teso e continuava a fingere che tutto andasse bene.
Esitai, mugolando qualcosa di incomprensibile, poi fu più chiaro e sicuro.
-No...non mi sembra e tu?Sei qui da molto prima.- ticchettavo ripetitivo con le dita sul bordo della ringhiera tipico segno di nervosismo.
Si voltò completamente verso me, posando la carta nella tasca degli skinny neri. Che si fosse accorto della mia curiosità?
Abbassai lo sguardo per poi volgerlo altrove, mi sarei interessato anche a una coppia di piccioni se solo vi fosse stata e, invece, no:tutti dormivano tranne noi.
Si accostò a me, la nostra distanza non superava i cinque centimetri, -Se vuoi la crudele sincerità...-fece una pausa, aumentando la suspance- stavo premeditando un omicidio,- informò diplomatico -e indovina? La vittima eri proprio tu.- aggrottai la fronte, confuso. Il ragazzo che mi piaceva da sempre era un killer? Non potevo aver indovinato tale assurdità, in ogni caso avrei fatto bene ad avere un telefono a portata di mano per avvisare il 911.
Si avvicinò ancora di più, al punto che sentivo il suo fiato solleticarmi la guancia per poi scendere al collo, quella vicinanza mi avrebbe condotto alla morte ma di sicuro sarebbe stata la migliore che mi potesse capitare. Cercai di non perdere la calma e di non illudermi.
-Russi, Tommy...Proprio tanto- sussurrò con voce bassa e ironica.
Il mio cuore cadde a terra, sfracellandosi. Newt aveva rovinato un momento che avrebbe potuto significare molto per "noi". Era l'ideale per una dichiarazione d'amore: solo io e lui, l'alba, il silenzio.
"Sei un guastafeste e illusionista!"
-Ma scherzi?- ribattei, infastidito.
-Affatto, sentivo nelle orecchie un rumore simile a un trattore di campagna- rideva senza umorismo. La sua risata sembrava una maschera per non rivelare il suo disagio interiore, il suo animo in subbuglio.
-Forse stavi sognando.- replicai, completamente offeso. Imbarazzato, le guance scoppiavano di vergogna. Mi infastidiva che qualcuno mi dicesse che ronfavo soprattutto se quel qualcuno era il ragazzo che mi piaceva da sempre, "russare" per me era un difetto e il biondo sembrava aver visto solo quelli. Fossero tutti segnali del fato che mi diceva esplicitamente che Newt non era il mio destino?
-Brum brum- accennava versi onomatopeici schernendomi chiaramente. Finì la sigaretta gettando la cicca nel posacenere.
-Tommy dove hai parcheggiato il trattore?- continuò, lo avrei volentieri intrappolato tra le mie braccia e gli avrei fatto il solletico, baciato il pallido collo, abbracciato fino a sentire i nostri petti scontrarsi senza il minimo filo di distanza.
-È impossibile...Ti avevo al mio fianco, dormire sarebbe stata l'ultima cosa che avrei fatto. Ti ho guardato tutta la notte.-
Silenzio. Il mondo si era fermato. Newt mi guardava strano, perché? Accennai una risata nervosa.
Non potevo averlo detto sul serio, non potevo aver parlato ad alta voce.
Lo avevo pensato e basta.
E allora perché il biondo mi fissava con espressione indecifrabile? Le opzioni erano due: o leggeva nel pensiero o avevo parlato ad alta voce, e in entrambi casi, ero rovinato. Perché non potevo essere risucchiato dal pavimento? O rapito da alieni che erano appena atterrati sulla terra?
Boccheggiai tentando di articolare una frase sensata per non degenerare la situazione, ma tutto fu vano.
-Divertente.- anticipò atono.-Ora devo urgentemente passare a casa per darmi una ripulita. Ci si vede a scuola e grazie di tutto.- Si allontanò alla velocità della luce e fui certo di sentire un crack al centro del petto. Il mio cuore andava in frantumi, l'aria mi mancava e percepivo gli occhi bruciare. Non poteva andarsene così all'improvviso con tale rapidità.
"Idiota, non puoi piangere!" continuavo a ripetermi. Strinsi i denti, sofferente.
-Newt- lo chiamai con voce rotta dall'emozione, non mi ero accorto neanche di averlo fatto.
Chiamarlo era stato improvviso ma necessario, paragonai quel gesto a un animale che uccide per istinto di sopravvivenza. Io l'avevo chiamato per non morire.
Fu orribile vedere la sua titubanza nel voltarsi, era visibile che non voleva. Con la mascella irrigidita si girò lentamente, teneva le mani strette in un pugno. Mi avvicinai a passi di lumaca.
-Stavo scherzando- cercai di essere credibile, ma ogni qualvolta che dicevo una bugia i miei amici ripetevano:" è inutile Thomas, sei un libro aperto." Newt doveva essere solo un po' più stupido e mi sarei salvato in calcio d'angolo.
-Lo so.- rispose glaciale, smorzò un sorriso di circostanza- non preoccuparti-continuò e anche se eravamo distanti, tanti brividi mi travolsero lungo la schiena.
Sorrideva ma aveva gli occhi tristi.
-Va tutto bene?- chiesi azzardato. Mi dava le spalle. Morsi la lingua, pentito.
-Sì Tommy, va tutto... una bomba.- abbozzò un sorriso e alzando la mano in segno di saluto se ne andò. Non osai fermarlo di nuovo, non sarebbe stato comunque sincero con me. Chissà, forse era soltanto una mia impressione, forse era stanco. Ma perché tutti quei segreti? Ciò che mi spaventava più di tutto era la sua risposta, quando io rispondevo che tutto andava "una bomba" stavo letteralmente morendo dentro. Provai a essere positivo nonostante avessi infinite ragioni per essere il contrario, mi appoggiai sul fatto che mi aveva chiamato Tommy, e a quanto ero felice quando mi chiamava con quel nomignolo.
Il mio nome che non mi era mai piaciuto, pronunciato da Newt, era bello.
Presi il cellulare ignorando di fare colazione, l'idea di mangiare non mi sfiorò minimamente. Avevo quasi rivelato a Newt la mia omosessualità e il mio amore , e tutto ciò era un pugno allo stomaco oltre che in pieno viso. Il terrore che avesse capito mi stroncò il petto quasi come se avessi un infarto.
Presi il cellulare notando ben cinque chiamate dalla mia amica Teresa e una dal coreano scapestrato. Che si fossero preoccupati per me? Certo, che domanda stupida. Anch'io iniziavo a preoccuparmi per me e della mia instabilità mentale.
Whatsapp segnava messaggi non letti e quando aprii l'app mi trovai immagini di esercizi incomprensibili e minacce di morte scritte da Minho, ignorai il mio amico, gli avrei raccontato tutto di persona.
Armato di tanta buona volontà cercai di copiare per bene gli esercizi e, dopo che ebbi finito, mi sistemai per andare in quella "prigione dove tutti i genitori scaricano i figli sin da quando sono in fasce" alias scuola.
Non solo odiavo la scuola di per sé ma a breve avrei incontrato Newt e dopo quel momento di imbarazzo, mi sarei rivelato più impacciato di sempre. D'altronde quando le mie figure di cacca mi avevano risparmiato?
Ero un miscuglio di sfiga, stupidaggine e ansia. Il fidanzato, l'amico, il figlio perfetto.
Varcai la soglia del cancello della High buttando lo sguardo un po' ovunque, mi rattristii vedendo che ancora non c'era. Né la sua moto né l' auto erano parcheggiate, non era al muretto a fumare né in compagnia di Gally o di qualche altro componente di quel gruppo insalvabile.
Avrei dovuto rasserenarmi eppure perché mi sentivo così vuoto, malinconico?
Giunsi al mio armadietto e anche i miei amici sembravano volatilizzati, si prospettava una giornata pessima, una giornata degna di un SSC.
-Ti avevo dato per disperso!- una voce rimproverante e alta parlò alle mie spalle, era troppo familiare per non poterla riconoscere. Mi voltai, liberando un sospiro di sollievo.
-Lo stesso vale per me...- affermai e Minho mi fulminò con un'occhiata spaventosa.
-Sei serio? Non ero io che ieri sera non rispondevo...ti abbiamo chiamato un'infinità di volte, siamo passati anche a casa tua ma non abbiamo bussato perché le luci erano spente.- informò come un fiume in piena visibilmente irritato- Sai Tom, ultimamente sei più vulnerabile di sempre...temiamo che tu possa fare qualche cazzata.- ammise poi abbassando il capo.
I miei migliori amici erano preoccupati mentre io me la stavo spassando, come potevo raccontare la verità? Minho mi avrebbe dato un pugno come minimo. Respirai a pieno cercando di intrappolare quanto più aria possibile nei polmoni.
-N...Newt era a casa mia!- balbettai intimidito. Il mio amico spalancò gli occhi con espressione del genere" non delirare".
-Ecco...vedi? Sei troppo vulnerabile. Capisco che ti ha salvato sabato, ma ora non puoi vederlo ovunque.. comunque... che avete fatto nei tuoi sogni?- chiese ironico e io mi limitai a chiudere gli occhi a due fessure, seccato.
-Non stiamo parlando di un sogno, Minho. Newt era davvero a casa mia, me lo sono trovato sulla soglia di casa in pessimo stato con il sangue che gli usciva dalla mano destra e la caviglia dolorante lo costringeva a zoppicare.- iniziai così il mio racconto per poi riportare tutto il pomeriggio precedente senza omettere i dettagli "più piccanti", il mio amico aveva lo sguardo fisso su di me, attento a ogni piccola cosa che dicessi, quando finii di narrare non si risparmiò la frase.
-E non avete scopato?- domandò e io deglutii a testa bassa- Neanche un preliminare? -restai in silenzio, mordendomi il labbro inferiore profondamente in difficoltà-Ma che cacchio, Thomas!- sbraitò indignato alzando la voce di un'ottava. Le mie guance stavano andando a fuoco, necessitavo di un estintore-Hai in casa tua la persona che ti piace da sempre, sulla qualche ti fai i filmini mentali ogni sera, siete da soli e non fai un fottuto passo?- la reazione di Minho sembrava davvero esagerata, come se avesse perso lui l'occasione. Lo guardavo con aria intontita, continuavo a non capire.-Devo dirtelo...-assunse un'espressione serissima-di questo passo sarai vergine per molto ma molto tempo.- chiuse la porta dell'armadietto puntandomi un'occhiata delusa.
-Io...io l'ho guardato tutta la notte dormire e...non credo che mi piaccia soltanto, Minho.- ammisi impacciato rendendomi conto pian piano che la situazione iniziava a ingigantirsi, mi sentivo come un piccolo pesce nell'oceano.
-Appunto, sta subentrando l'amore... c'era da aspettarselo, gli correvi dietro da troppo tempo per essere un'effimera cotta...-
-Sono nella merda?- domandai temendo la risposta.
-Nah...devi capire cosa gli piace e comportarti di conseguenza, certo...se è etero dovrai superare la fase della friendzone...è quella la merda.-
-Che termine idiota! Vorrei conoscere il deficiente che l'ha inventato.- intrecciai le braccia assumendo un'espressione contrariata simile a quella di un bambino capriccioso che non riesce a farsi comprare il suo giocattolo preferito.
-Sarà una parola sciocca ma è temuta da tutti.- precisò saputello- anche a me fa un certo senso.- il tono si incupì e sì, pensandoci...faceva davvero schifo amare qualcuno che non ricambiava.
Amare chi non ti ama o peggio amare chi ama un altro o altra (come forse il mio caso).
È un dubbio che hanno tutti, sempre. Non importa da quanto duri una relazione, se è all'inizio o se si è una coppia affiatata, il rischio c'è sempre. Tutto può finire, in qualsiasi momento. E io, single, che correvo dietro a un ragazzo, avevo più di tutti quei dubbi che mi attanagliavano la mente. Mi ripetevo che era tempo sprecato pensare a Newt fantasticando in un noi, cercavo di rendermi conto che non avrei mai potuto concretare nulla...ma puntualmente, come uno stupido, non riuscivo a dimenticarlo. Mi sentivo un perfetto idiota che continuava a perdere autostima sminuendo ogni sua minuscola capacità.
Ecco, quei pensieri erano stati la giusta dose di tristezza per rovinarmi la giornata. Minho notò la mia angoscia e cercò di incoraggiarmi con una pacca sulla spalla. Mi guardavo intorno ma non c'era nessuna traccia del biondo, incassai il colpo, a ogni minuto diventavo sempre più nervoso e sfiduciato.Non sarebbe venuto a scuola e la colpa era soltanto mia.
Al coreano non raccontai tutta la verità, mi avrebbe ripetuto quanto fossi pappamolle e "sprecone di occasioni", il mio umore mi aveva già abbandonato andandosene a Las Vegas e così alla domanda-E stamattina cosa vi siete detti?- risposi -Nulla di interessante.-
-Dovevo aspettarmelo che foste qui.- una voce pimpante si fece largo tra la folla di studenti scalmanati. Teresa avanzava verso di noi , con i capelli raccolti in una coda che dondolava a destra e sinistra ad ogni suo passo. Minho le lanciò un'occhiata fulminante, portò le mani alla testa e il suo viso si irrigidì, terrorizzato; se avesse visto la bambina posseduta dell'esorcista sarebbe stato più calmo.
-Tess ciao,- salutai tentando di apparire rilassato.Che cretino, io ero il creatore dell'ansia e dei problemi e Teresa lo sapeva sin da sempre.
-Tom sono profondamente arrabbiata, ieri mi hai fatto preoccupare.- schivò il mio abbraccio per poi farmi una linguaccia e sorridermi .- E tu, Minho? Ti faccio così paura stamattina?- domandò con non-chalance fissando agguerrita il coreano.
-Voglio soltanto che tu capisca che non sono stato io.- parlò lui. Il coreano sudava freddo e sembrava la vittima di un leone affamato.-Forse hai un ammiratore, ma non sono io.- specificò battendo i denti.
Teresa aprì l'armadietto ignorando i deliri del nostro amico coreano, si specchiò e dopo aver preso i libri che le servivano, chiuse l'anta.
Teresa ignorò tranquillamente Minho, apatica.
-Thomas cosa hai fatto ieri?- mi rivolse un'occhiata alla "ti voglio bene ma non te la faccio passare liscia"- e hai copiato gli esercizi?- sussurrò al mio orecchio evitando che qualcuno potesse sentire.
Feci cenno di sì ma non ero intenzionato a raccontarle del pomeriggio trascorso con Newt, c'erano ragazzi ovunque che avrebbero potuto sentire.
-Te ne parlerò con meno gente attorno, Tess. Voi potete spiegarmi cos'è successo?- puntai gli occhi su Minho che inizialmente era contrariato ma mi bastò accennare lo "sguardo cuccioloso" che gli feci cambiare idea. Sbuffò.
-Ieri siamo andati al cinema a vedere "Suicide Squad", alla fine del primo tempo sono andato al bagno mentre Teresa è andata a comprare dei popcorn, il barista le ha dato un pupazzo di Harley Quinn dicendole che poteva comprarsi ciò che voleva.-
Guardai basito Teresa notando la sua aria sognante, ero tentato di chiederle un souvenir da Marte. Stava viaggiando con la fantasia come facevo io con Newt e poi dovevo essere io quello attento?
-Non è Minho, Tess... non è nei suoi standard.- avvisai ingenuo.
-Non è nei miei standard?- corrugò la fronte, imbestialito.
-Non voglio offenderti, volevo far capire a Tess che tu corteggi in tutt'altro modo.-la piega che aveva preso il discorso non era delle più pure, sperai che qualcuno potesse deviarlo.-Comunque amica mia, è evidente che piacevi a quel barista.- giunsi alla conclusione più ovvia ed esplicita.
-No Tom...mi ha detto che era un ragazzo che non voleva rivelare la sua identità.-
-Un idiota in pratica,- apostrofò Minho- e come se non bastasse prima di tornare da Teresa e subirmi tutte le sue lamentele o gioie non si capivano...perché le donne non si capiscono, indovina chi ho incontrato in bagno?!- fece domanda Minho inviperito.
-Non sono mago Merlino.- appurai facendo spallucce.
-Quello stronzo di Gally, quell'idiota pure nel bagno lo trovo. Beh forse è l'unica casa degna di lui- quando Minho mi diede quell'informazione, una lampadina si accese nel mio piccolo cervello. Certo, era tutta un'ipotesi ma qualcosa sembrava collegato.
-Lasci che la tua tipa balli con il tuo migliore amico, dimmi tu se non è da idioti.-
-Come ti sei permesso ora non farlo mai più.- era ciò che Gally mi aveva detto prima di prendermi a pugni.
-Ma dì al tuo amico di guardare altrove, potrebbe sciuparmi ed io servo intero. Non è vero, bambola?- Gally si era riferito a Tess con "bambola".
-Sì...sembrava interessato a Teresa.- era la mia constatazione dopo che Gally si era allontanato dal nostro tavolo della mensa.
-Attento che ti frega la ragazza.- era ciò che aveva detto Newt.
Gally aveva un odio represso nei miei confronti e non ne avevo mai capito il motivo. Era il bullo e io lo sfigato ma era troppo assillante. Avevamo in comune qualcosa che lui non intendeva condividere e forse era proprio Teresa, perché "era la mia ragazza".
Non potevo esserci arrivato. Io non capivo quasi mai.
-Thomas...ci sei?- nel mondo reale c'era Teresa che mi sventolava un quaderno sul viso, ero in piedi, con gli occhi aperti e mi trattava come se fossi svenuto.
-Sto bene ragazzi, non c'è bisogno di preoccuparsi...stavo pensando.- risposi insicuro se rivelare o no quell'ipotesi fattibile.
-Appunto...stavi pensando, è qualcosa di preoccupante.- rispose Minho sarcastico.
-È una coincidenza stupida ma...Minho ha reputato idiota sia il ragazzo che ha fatto il regalo a Tess sia Gally, ci avete fatto caso?-
I miei amici erano curiosi, sembravano non capire ciò che per me era chiaro come l'acqua.
-Sono idioti entrambi!- sbottò Minho, determinato.
-O forse è più semplice di quanto sembra, non esiste nessun "entrambi". L'ammiratore segreto è Gally.-
SPAZIO AUTRICE: Carissime Newtmasine eccoci con il quinto capitolo, ho cercato in tutti i modi non farlo schifoso ma non mi piace chissà quanto. Spero di sentirvi, adoro i vostri commenti e i vostri scleri.
Come abbiamo visto Newt non ha rivelato quello che possiamo definire "segreto" Thomas vi sembra meno scemo? Secondo voi l'ipotesi finale è giusta? Il vostro personaggio preferito fino ad ora?Ps: Il prossimo capitolo ne sapremo di più su Newt il bello. Spero che mi cagherete LOL. Perdonate gli orrori. IL VIDEO SOPRA È IL TRAILER. Baci dolciosi.
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