21
*Newtmasini*^* c'è un nuovo avviso che tanto avviso non è comunque...stavolta gira tutto attorno a Newt: punti di vista, pensieri e tanto altro...c'è un'altra scena hard quindi se siete "deboli" non leggete la parte dove si capisce che stanno per... XP sì, sono impacciata lo so e spero davvero di riuscire a scrivere in modo che possiate capirle e immaginarle. Vi oglio bene, ci vediamo giù^^*
Newt's Pov
Dopo l'amore che Thomas ed io avevamo condiviso, mi addormentai senza neanche accorgermene. Era stata una prima volta da favola, tutto era stato magico e maledettamente speciale, che non meritava affatto il risveglio che ebbi.
Rumori continui e sempre più forti provenivano dell'appartamento confinante con il nostro, facendomi svegliare stizzito. Rivolsi un'occhiata a Thomas, il quale, ancora nudo come me, dormiva beatamente sotto le lenzuola senza alcun problema.Come faceva a non sentire nulla? Era talmente strano che, anche se fosse venuta giù una montagna non se ne sarebbe accorto.Sbadigliando e stiracchiandomi, cercai di destarmi completamente, mettendo a fuoco i mobili attorno a me.
Ora che ero completamente sveglio, avvertivo doppiamente i rumori, che mi irritavano in maniera assoluta. Cosa stava facendo la vecchia vicina: pulizie domestiche? inseguimento di un ratto? O una squadra di sceneggiatori aveva scelto casa sua come set per girare il promo della terza guerra mondiale? Beh... avevo una teoria meno impossibile ma più cattiva:se semplicemente si stava vendicando per la notte movimentata che avevo trascorso con Tommy ?
Stavolta l'anziana non solo si era subita i miei gemiti, ma anche quelli di Thomas il tutto aggiunto alle urla di piacere mentre raggiungevamo l'amplesso e anche dopo. Nah...io e Thomas c'eravamo contenuti, avevamo sopperito i lamenti mordendo le lenzuola e tante altre cose...Non poteva essere quello il motivo.
Intanto ciò che mi innervosiva ulteriormente era vedere Tommy, che completamente rilassato, ronfava più che mai.
-Thomas...svegliati- mormorai con un barlume di speranza ma non ottenni alcun risultato anzi, l'unico fu un minuscolo spostamento verso le mie mani, stringendole teneramente.Era un bambino, un neonato per l'esattezza...ci voleva solo che iniziasse a succhiarsi il pollice.
Succhiare?
Beh, involontariamente avevo avuto un'idea perversa ma sicuramente funzionante.
"Ora glielo do io il buongiorno!" pensai e rotolando sotto le lenzuola mi diressi verso il suo bacino.
Afferrai la sua virilità e, delicatamente, iniziai a muovere le mani, quella masturbazione doveva fargli qualche effetto.
Inizialmente era tutto molto tranquillo, poi, stanco di non essere riuscito nel mio scopo, iniziai a velocizzare il movimento e finalmente ci fu qualcosa di diverso. Thomas cominciava ad agitarsi, ansimava e parlava nel sonno.
"Bingo"
-Sembra così fottutamente vero...-aveva detto tra un rantolo e l' altro. Smorzai un sorriso. Perché non divertirsi di più?Il suo membro sotto il mio tocco divenne eretto e turgido, lo accolsi nella mia bocca, e leccando il suo sapore, gemetti anch'io. -Sei perfetto...- continuava a blaterare stringendo le gambe.-Hai un'abilità incredibile a usare la bocca...-
Sgranai gli occhi. Quelli erano i pensieri che aveva sul mio conto? Tanto meglio... piuttosto che pensare fossi una frana...
Un'idea perfida mi affiorò la mente e subito l'attuai; quella masturbazione sarebbe stato un ottimo risveglio e il mio piano era rovinarlo, così, mi allontanai interrompendo il mio lavoro. Il distacco fu percepibile e di tutta risposta sbarrò gli occhi, svegliandosi.
Io che mi tenevo sopra di lui, risalii sotto le lenzuola per sbucargli ad una distanza ravvicinata. La mia testa era all'altezza del suo collo e i suoi occhi erano velati da uno strato di amarezza.
-Newt...- non capii se era sorpreso che gli fossi sopra o era un buongiorno alla Thomese.
-Buongiorno Tommy.- risposi squillante. Sì, per un certo senso ero contento, riuscendo nel piano entrambi avevamo avuto un brutto buongiorno.-Cosa hai sognato?- chiesi da finto tonto ammiccando occhiate maliziose.
-Ah beh...- grattò la testa visibilmente in difficoltà. -Ho fatto un sogno talmente reale che...- alzò le lenzuola-sono quasi venuto...-
Roteai gli occhi come se fossi infastidito da ciò. -E dimmi, chi ti procurava tale piacere? - era ovvio che fossi io ma Thomas aveva potuto tranquillamente immaginarsi qualcun altro o altra. Al quale o alla quale avrei dato fuoco senza troppi ripensamenti e poi mi sarei occupato di lui.
"Mi sbaglio o questa è gelosia?"
Si sedette sul letto poggiando la schiena contro il capezzale, rivolgendomi occhiate confuse.
-Non lo so...avvertivo solo il piacere, non ho visto nessuno.- proferì grattandosi l'occhio destro. -Ma anche se la tua bocca e le tue mani sono state le uniche a poggiarsi su di me, riconoscerei tra mille tocchi e tra mille bocche, te...Newt.-
"Non sorridere come un ebete. Non esplodere dall'emozione. Non essere vulnerabile, Newt! Non puoi essere così ridicolo! Controlla le emozioni. No, mi dispiace, non ce la faccio...gli dico la verità."
-Oh Tommy...beh sì, era una sottospecie di ...buongiorno, a dire il vero era iniziato come una sorta di vendetta ma no, voglio seriamente continuarlo...- continuavo a blaterare non accorgendomi di quanto il mio interlocutore fosse stranito e confuso dai miei continui sbalzi d'umore. Pochi attimi prima volevo "vendicarmi" cosicché anche lui avesse un "buongiorno" non buono e, invece, in quel momento lo desideravo di nuovo dentro di me.-tipo ora, Thomas.Ti voglio.- enfatizzai squadrando il suo fisico perfetto ben delineato e accentuato, al contrario del mio, esile e poco marcato.
Rapido come un felino mi sedetti su di lui, a cavalcioni. Aveva ancora la testa poggiata allo schienale del letto. Eravamo in una posizione completamente diversa dalla serata di fuoco precedente: faccia a faccia, con le nostre intimità che si scontravano piacevolmente. Thomas aveva un'espressione estatica mischiata alla confusione.
-Vuoi continuare la vendetta?- domandò scioccamente con espressione indecifrabile sul volto.Abbozzò un'espressione apparentemente spaventata.-Newt...-biascicò tremante- cosa hai intenzione di fare?-
Ammiccai un nuovo sorriso malizioso e inarcando la schiena in avanti mi avvicinai lentamente cosicché il mio petto fosse stato contro al suo e, con altrettanta lentezza, chinai il capo accanto al suo orecchio per sussurrarvi lascivamente.
-Mi sembra piuttosto ovvio, Tommy.- mi sentii vittorioso, comprendendo che quella frase e il modo in cui l'avevo pronunciata gli avevano scaturito brividi.
-Due volte in meno di ventiquattro ore...- constatò come se volesse annotarlo in un'agenda. Si fingeva sorpreso ma esplodeva di eccitazione almeno quanto me.
-È legale-dissi in un soffio- e poi la giornata è appena iniziata...può esserci una terza, quarta volta...- contrastai sperando che avesse capito la piccola battuta.- e anche quinta...- dissi poi a bassa voce mordendogli l'orecchio.
Lo sentivo diventare vulnerabile al tocco delle mie mani, al mio corpo che bramava con ogni particella lui, Thomas: il combina guai scapestrato.
-La signora Marple ci sta facendo un grosso favore, con questi rumori le nostre urla saranno coperte e potremo goderci a pieno la nostra seconda volta.-gli sfiorai la punta del naso affettuosamente(a contrario di come mi stavo comportando ovvero da perfetto maniaco e malato del suo corpo).Mi sorrise, regalandomi un bacio profondo più dolce e controllato dei precedenti.
-Ti facevo intelligente ma non così.- disse con un sorriso rivolgendomi occhiate maliziose poi, con le braccia attorno al mio bacino, mi baciò più freneticamente.
I nostri baci, profondi e passionali, mi facevano sentire vivo o meglio rinato, come se in tutti gli anni la mia vita si era fermata ad esistere senza mai essere vissuta.
-Mi sono accorto che ieri travolti dall'euforia, non hai indossato il preservativo.- proferii dopo esserci staccati l'uno dall'altro.
-Cavoli, hai ragione.- enunciò provato-Temi che...- grattò la testa, smorzò le labbra e sembrava agitato.-ci sarà un piccolo Newt? -
Avvampai e le mie guance erano completamente rosso fuoco. Necessitavo di un estintore. Coprii il viso con il cuscino per la troppa vergogna.
-Dai Newt...non resterai mica incintO.- marcò la o. Sì, voleva proprio morire...
-Thomas attento che ti uccido!- sbraitai da dietro il cuscino, la mia voce sembrava diversa, camuffata dall'emozione.
"La natura non permette a coppie gay di generare bambini così è stato e così sempre sarà, inoltre, io e Thomas eravamo giovani per pensare a tali cose, eppure... avere un piccolo Thomas tra i piedi mi sarebbe piaciuto, anche se il mio Tommy aveva tutto che conduceva a un bambino, dal collo verso il basso, invece..."
-A cosa pensi? - domandò scrutandomi attentamente.
-Penso che non dovremo perdere tempo e gustarci ogni attimo, Tommy.- mi sporsi verso il comodino, dove sopra erano poggiati i preservativi e ne presi uno aggiustandolo perfettamente al membro di Thomas.- Me ne sono occupato io...quello che tra i due ha più cervello.- dissi modellando perfettamente il profilattico attorno al suo membro.-Stavolta godremo guardandoci negli occhi.- enunciai determinato facendo trasparire tutta la passione mischiata all'eccitazione.
Mi posizionai in modo tale che non avesse problemi ad entrare e quando fummo pronti, affondò in me. La serata precedente era stata la nostra prima volta, ora, invece, la seconda l'affrontavamo in maniera meno dolce, quasi violenta perché spinti dal bisogno irrefrenabile di godere guardando l'altro venire, rendendo tutto molto più erotico.
Era ancora dolorante ma anche la sofferenza, inflitta da Thomas, diveniva puro piacere; per non parlare dell'espressione estatica che aveva sul volto, cercava di trattenere i mugolii che, nonostante lo sforzo, uscivano strozzati tra le labbra serrate. Preso il ritmo, agevolavo Thomas con le spinte, mentre la sua virilità scorreva in me, la mia veniva masturbata dalle sue mani agili che, per quanto agli inizi, sembravano già molto esperte.
In preda ai brividi, all'atto in sé che mi rendeva frenetico e invincibile, mi chiedevo che senso avesse avuto la mia vita prima di trovare un corpo steso goffamente sull'asfalto, di una presentazione sciocca nella palestra scolastica e di quella fuga nel pericoloso Bronx. Thomas era apparso nella mia vita in uno dei momenti più bui e difficili ma forse era ciò che lo rendeva speciale. Sì, speciale come un angelo.
Thomas mi anticipò di qualche secondo, trionfante, mi bagnò con il suo seme. Io involontariamente con qualche goccia gli squirtai sul petto.Sudati ci fissavamo l'un l'altro come se stessimo continuando a viziarci, con sguardi d'intesa, colmi del fuoco della passione.
Crollai di fianco a lui, avvinghiandomi al suo torso perfetto, baciandogli la spalla per poi scendere verso il petto, mordicchiandogli con estrema lentezza i capezzoli induriti come sassolini.
Con l'indice, Thomas percorse la linea dei suoi addominali ben accentuati prendendo le mie gocce di sperma, volse lo sguardo verso di me e con un sorriso intrigante e una lentezza paragonabile alla peggiore delle torture, avvicinò il dito alla sua bocca leccando il mio liquido seminale.
Sgranai gli occhi, era stato così inaspettato, sexy e indescrivibile che non ebbi parole da proferire. Me ne restai lì, con la bocca aperta per lo stupore a fissarlo, faceva tutto con eloquenza e professionalità che sembrava ipnotizzarmi. Lo leccò tutto, ingoiandolo. Poi mi sorrise e sollevando le lenzuola per coprirci in miglior modo, mi si scaraventò addosso, amorevolmente.
-Non ti farò uscire da questo letto se non mi avrai dato trecentomila baci, Newtie.- e poggiando le sue labbra sulle mie ci unimmo in un altro bacio travolgente. Il bacio di due amanti da sempre. Un bacio senza preamboli, riconosciuto, nudo, vero.
Avevo trascorso bei momenti con Tommy e ne avrei trascorsi altri se avessi avuto fortuna, ma dovevo momentaneamente allontanarmi.
-Dove vai?- domandò Thomas allarmato, uscendo dal bagno con indosso boxer puliti.
-Devo prendere delle cose al Remembers, ci metterò pochi attimi.- risposi cercando di reprimere il timore di non fare più ritorno. Infilai la cintura nei passanti dei jeans e con un gesto rapido indossai la t-shirt grigia. Con la sigaretta tra le labbra aspiravo la nicotina, mentre Thomas mi guardava con sguardo indecifrabile.
-Cosa?- domandò spaventato-Vengo con te.- affermò poco dopo andando verso la sedia che teneva poggiati in modo sparso i suoi abiti. Stavo per ribattere, ma il suo sguardo era troppo spaventoso per contradirlo, così decisi di ascoltare quello che aveva da dirmi.
-Newt...cavoli, dei tipi pazzi ti cercano per farla pagare a tuo padre e tu girerai in città con tutta calma?Possono sbucare da ogni parte, ferirti o...- era in preda al panico, me ne accorgevo dal suo continuo gesticolare, balbettare e dire tutto così velocemente che era difficile stargli dietro.In quel momento non c'era traccia di umorismo, del suo sorriso...tutto era svanito.
Aveva un non so che di tristezza che mi avvolgeva come una catena di ferro, dandomi la sensazione di non respirare. Non avevo paura per i rischi che correvo ma temevo di ferirlo semmai qualcosa fosse andato storto. Deglutii, buttando giù nell'intestino la saliva, posai la sigaretta sul davanzale della finestra e cautamente mi avvicinai a lui.
-Fin quando avrò te ad aspettarmi...resterò in vita. Promesso.- carezzai la guancia dolcemente poi, dandogli un leggero schiaffetto mi allontanai, non volevo che notasse i miei occhi bagnati da lacrime.
-Che cavolo dici? - proferì con tono stentato- Vedi di muovere quel culo e tornare presto!- esclamò poi più determinato e incazzato.-
Abbozzai un sorriso sincero e, afferrata la sigaretta e la giacca gli lasciai un rapido bacio sulle labbra-Sarà difficile il mio sedere è dolorante.- scherzai e Tommy accennò solo un sorriso flebile, spento.-Tornerò prima che inizierai a sentire la mia mancanza.- dissi proponendo quasi una "sfida".
-Beh...allora non andartene...già la sento.- ammise impacciato colorando le guancia di un leggero colorito rosso.
-Nah...smettiamola, così sembriamo due frocetti romantici e noi non lo siamo...- ribattei per sdrammatizzare.
Sembrava un addio e io li odiavo. Inoltre, mi era difficile staccarmi da Thomas più di quanto immaginassi. Mi ero abituato così tanto alla sua presenza?
Restò in silenzio, chissà... forse perché stava ammettendo tacendo o semplicemente la paura che qualcosa andasse male lo immobilizzava.
Io non avevo scelta: dovevo tornare al Remembers. Avevo dimenticato alcune munizioni, necessitavo di prenderle.Quelle di cui ero già in possesso erano poche e non sarebbero bastate, non ci avrei combinato nulla.
Io dovevo proteggere Thomas, perché è questo il compito quando abbiamo qualcuno che amiamo.
Girai le spalle e, per evitare ripensamenti, non mi voltai. Con un freddo nel cuore uscii di casa.
In sella alla mia moto arrivai subito al luogo prefissato ,e per grossa fortuna, il mio viaggio era stato tranquillo a contrario di come avevo creduto, beh...forse era soltanto questione di attesa.
Meglio non essere pessimista, potevo prendere l'occorrente e tornarmene tranquillo dal mio Tommy che, sicuramente era a crucciarsi affacciato alla finestra, aspettando il mio ritorno.
Era presto pomeriggio e potevo essere baciato dalla fortuna, in fondo i grandi criminali si aggiravano di notte incuotendo terrore.
Tolsi il casco e poggiando i piedi a terra per fermare completamente il motociclo, mi accorsi di uno strano movimento dinnanzi la porta del locale.
Un gruppo di tipi sospetti era entrato fugace all'interno, aprendo bruscamente la porta quasi come se volessero romperla. Odiavo quegli atti vandalici da finti boss. Odiavo le ingiustizie. Qualcosa mi diceva di correre lì e cantargliene quattro, nonostante avessi avuto la peggio, ma qualcosa o meglio qualcuno mi frenava:Thomas e la promessa che gli avevo fatto.
Così, pensando di non immischiarmi in nuovi casini, furbamente, optai per l'utilizzo del passaggio nel muro, lo stesso di cui mi ero servito per uscire con Thomas.
"Non è mica passato tanto tempo eppure queste pareti sembrano peggiorate." pensai avanzando alla cieca. Non c'era luce e non avevo neanche pensato di portare con me la torcia di un telefono, dovevo affidarmi ai miei sensi ma soprattutto confidavo di non schiacciare un ragno o un topo.
Arrivato alla fine del tunnel trovai un piccolo intoppo, per fortuna non fu difficile disfarmene. Con qualche colpo alla porta segnata nel muro, la buttai giù.
Come per miracolo mi trovavo nella mia camera e ringraziando il Cielo era ancora sfitta o almeno così credevo. Mi accovacciai a terra, pronto per prendere velocemente le munizioni prima che qualcuno se ne accorgesse, quasi non mi scappò un urlo.
Fortunatamente trattenni lo spavento constatando che la cosa che avevo davanti agli occhi non era affatto spaventosa. Un bambino di dieci anni o poco più mi guardava terrorizzato.
-Non portarmi via, ti prego...sto bene qui, mi sento felice.- aveva detto in preda alla paura facendomi conoscere una voce tenera e proprio da bambino. Scrollai dalla testa i pensieri di pura tenerezza per quella piccola creatura e mi allontanai.
-Non voglio assolutamente portarti via né farti del male...- biascicai insicuro. Era la frase adatta per un bambino?
-E perché sei entrato dal passaggio segreto come un ladro?- domandò sfiduciato, alzando un sopracciglio e scrutandomi dall'alto verso il basso.
-Potrei dirtelo, ma prima perché non ti alzi e parliamo civilmente da ragazzo a bambino, ci stai?- invitai amichevole abbassandomi in avanti per tendergli la mano. Inizialmente era restio poi forse, guardando il mio sguardo che manifestava ovunque sicurezza e sincerità, si fidò aggrappandosi alla mia mano.
I nostri occhi si scontrarono per un nanosecondo e, anche se il colore dei suoi era di un bellissimo e vivido blu, mi parve di aver già visto quello sguardo. Somigliava a una persona a me vicina.
Quando fu in piedi, allentai la presa distaccandoci subito. Era poco più basso di me sebbene fosse piccolo.
Mi guardava di sottecchi timoroso di portare i suoi occhi nei miei. Io, invece, gli rivolgevo tranquillamente occhiate rassicuranti, volevo che capisse che non ero un tipo pericoloso piuttosto ero in pericolo. Alzò lo sguardo facendo risaltare di nuovo quello sguardo maledettamente familiare, era proprio un bel bambino:guance paffutelle di un rosso chiaro e riccioli castani, trasmetteva tanta dolcezza e vederlo impaurito mi procurava ancora più sconcerto.
-Sei A5?- domandò titubante fissandomi i capelli-il tipo solitario che era qui un po' di tempo fa?-
-Sì...sono io, il collante.- ammisi fiero regalandogli un segreto.
-Se te lo stai chiedendo sono Charles ma Frypan e tutti gli altri mi chiamano Chuck, sono il più piccolo qua dentro...- informò con tono velato di tristezza.
-Piacere di conoscerti- tesi nuovamente la mano come consuetudine ma soprattutto per fargli capire che ero un tipo amichevole e innocuo.
"Certo...Thomas in queste situazioni se la cavava meglio o almeno credevo. Beh...ora ero da solo e dovevo cavarmela da solo."
-Cosa ci fai qui?- chiese sedendosi sul mio letto. Sembrava più rilassato ora che sapevo chi sono.
Provavo un senso di angoscia nel constatare che poco più di un ragazzino era da solo, sembrava vedere tanto me. Senza famiglia, senza qualcuno che davvero gli volesse bene.
-Sono venuto a prendere delle munizioni.- dissi esplicito. Charles non sembrò capire o almeno spaventarsi.
Mi scaraventai sotto al letto e, sotto la mattonella, dove qualche settimana fa avevo nascosto, ritrovai le ricariche per la mia pistola, le infilai nella mia giacca e con un balzo mi tirai su.
Intanto il piccoletto mi guardava con sguardo spento. Sembrava che volesse dirmi qualcosa ma che al tempo stesso ne aveva paura, come se qualcosa lo trattenesse.
-E tu cosa ci facevi tremante sotto il mio letto?- domandai accennando un ghigno.-State giocando?- feci domanda scioccamente.
-No...Frypan mi ha chiesto di nascondermi qui, ci sono delle camionette qui fuori, signori che mi cercano dall'orfanotrofio dal quale sono scappato tempo fa. Dopo tempo ci sono riusciti...- disse e una lacrima gli bagnò la guancia.
"No Chuck, che fai? Non devi piangere!"
-Dicono che c'è chi vuole adottarmi ma io voglio i miei genitori o almeno mio fratello...ma ormai ho smesso di crederci, lui non saprà neanche della mia esistenza né della sua vera famiglia.- abbassò il capo e senza preoccuparsi dei muchi che gli colavano dal naso, scoppiò in un pianto irreparabile.
Io, intanto, me ne restavo con le mani in mano come un demente. Non potevo essere impassibile, dovevo fare qualcosa.Da impacciato mi avvicinai e mi sedetti affianco a lui, su quel letto che un tempo triste e solo era mio. Gli poggiai le mani sulle braccia cercando di confortarlo, sapevo che quel gesto era come eliminare qualcosa di gigantesco con un piccolo cucchiaio ma volevo provarci, volevo farlo sentire meglio.
-Chuck tu non tornerai in quell'orfanotrofio.- dissi semplicemente e come per magia i suoi sussulti si calmarono, asciugò le lacrime con il polso della maglia arancione e mi guardò con sguardo grato-E se vorrai per te non sarò Newt ma mamma Newt.-
In un primo momento mi guardò con aria sbigottita al punto da farmi irrigidire e farmi capire di aver detto una tale baggianata, poi abbozzò una risata sincera, calorosa, inaspettata.
-Davvero? - gli occhi gli brillarono- anche se è strano mi piace, grazie mama Newt! - e non solo il suo entusiasmo era qualcosa che mi faceva gioire il cuore ma anche il suo abbraccio era molto caloroso, una stretta alla Thomas...soffocante sì, ma che trasmetteva serenità e voglia di aiutare.
Anche se nella vita non credevo di riuscire in qualcosa, con l'arrivo di Thomas tutto era cambiato in meglio, ed ero sicuro che anche l'arrivo di Chuck non sarebbe stato da meno.
Non sapevo nè come Thomas, nè come lo stesso Chuck, che l'arrivo del piccoletto avrebbe stravolto le nostre vite. Radicalmente.
**Spazio Autrice: Carissimi Newtmasini questi capitoli saranno più brevi altrimenti la storia finisce subito. Spero davvero che capitolo dopo capitolo vi piaccia sempre più. Credo sia inutile divulgarmi a chiedere cosa ne pensate, scrivete quello che volete! Spero solo che vi piaccia perché ci metto tutta me stessa. Io sono molto emozionata per questo incontro tra Newt/Chuck. E niente...spero di sentirvi. Ps: perdonate gli orrori!
Bacini stellari :3**
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