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Catching fire

Sembra che stasera i bottoni non vogliano entrare nelle asole giuste. O forse sono solo io che non voglio tornare alla mia vita.

Perché fuori da questa stanza ognuno di noi due riprende il suo errare in questa vita.

Errare.

Cammino e sbaglio.
E non capisco perché io continui a camminare verso di te, a sbagliare per te.

Siamo schiena contro schiena, ai lati opposti di un letto a due piazze dal copriletto dozzinale, con lenzuola stinte.

«Non credo che qui si possa fumare.», ti dico. Strano che tu non mi risponda a tono.
Mi alzo, mi infilo la gonna e la tengo, mentre faccio il giro dal letto e mi posiziono di spalle davanti a te. Io ormai vestita, tu ancora nudo.

«Chiudi per favore?».

Non rispondi.
Sento solo il fruscio delle tue mani sul tessuto, un tocco leggero e deciso, un tuo sospiro e la zip che sale in fretta.

Le tue mani si vanno a posare sui miei fianchi e mi fanno voltare verso di te.

Ti rubo la sigaretta dalle labbra e ne prendo un tiro generoso prima di ridartela e vederla svanire in cenere tra le tue dita fin sulla moquette chiara.
I tuoi occhi non mi guardano. Osservano le tue stesse mani passare sul tessuto liscio di questa gonna, accarezzarmi i fianchi.

Le mie mani finiscono nei tuoi capelli, una carezza lenta mentre appoggi la fronte sul mio ventre e con le braccia mi circondi, ti aggrappi a me, al cotone stropicciato della mia camicia.

«Cazzo.». È un sussurro tra i denti, ma lo sento. Mi vibra addosso.

«Che succede?».

Un sospiro. Strofini la fronte, depositi un bacio dove ti capita, dove la tua bocca arriva. «Mi manchi già...».

Non parlo. Non perché io non provi lo stesso, ma perché dirlo a voce alta rovinerebbe il momento.
Mi esce un tenero «Lo so.» tra le carezze ai tuoi capelli arruffati che sanno di fumo e di quel leggero sudore dopo il sesso.

«Perdo pezzi quando te ne vai.», mormori, evitando il mio sguardo curioso. E la nudità fisica che hai in questo istante è solo specchio di ciò che fai ogni volta che siamo assieme: ti spogli di vestiti e di costrutti, ogni volta un po' di più. Ogni volta mi lasci affondare nella tua anima come tu fai col mio corpo.

Se prima tutto era frettoloso, atroce e talvolta così mostruoso da farmi paura, ora sei morbido, dolce nella violenza.

E li sento tutti i tuoi sospiri. Anche ora, che scopri un altro pezzetto di te. Dell'abbandono che provi, che ti corrode come acido dall'interno.

«Parlami.».

E lo fai, la voce rotta, gli occhi spenti che non lacrimano che sangue. Come quelle immagini mistiche e miracolose.

Lo fai, dicendomi come tutti ti hanno messo da parte per colpa dei capricci di un padre che non è stato buono con te. Che di te ha amato l'involucro fino a che non è risultato imperfetto.

E mi figuro la delusione di un bambino che, oltre la soglia semi-aperta, vedeva amici fermarsi a chiamarlo e che, mestamente, se ne andavano con la voce grossa di un genitore a cacciarli.

I miei pollici si colorano di vermiglio, come le mie labbra, che baciano le tue lacrime benedette.

«Sei crudele.», mi ritrovo a sussurrarti, mentre ti spingo con la schiena sul letto, ti salgo in grembo e ti fisso in questi occhi profondi come un oceano. «Come faccio ad andarmene?».

Sembra che stasera i bottoni non vogliano proprio stare nelle asole giuste. O forse sono solo io che non voglio andarmene, vista la facilità con cui levo di nuovo questa camicia sgualcita.

«Non farlo.».

Ma l'errore è tuo stavolta. Che non specifichi.

E mentre lascio il telefono squillare con insistenza, capisco perfettamente che no, non lo farò.
Non andrò più da nessuna parte se non sarà dove sei tu.

I never told you how I felt
Though I thought I'd said it all
And I never knew you needed help
Well, 'cause you always seemed so tough
~ Sum 41 ~

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