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Capitolo 38

Ero rimasta sola e senza nessuno che mi appoggiasse in tutto quello che mi stava succedendo. Il mio unico sostenitore Dylan mi aveva abbandonato e mia sorella non avrebbe sicuramente approvato il caos che ho combinato a scuola.

Rimasi tutti il tempo chiusa in stanza e senza proferire parola con nessuno. Probabilmente Giò sarebbe venuto a cercarmi ma io non avevo proprio intenzione di parlare con lui. Adesso che ci siamo fidanzati, vedo tutto in maniera diversa. Prima mi difendeva sopra ogni cosa, anche se avevo torto, ora si limita a criticare ogni mio comportamento.

Dylan tra due giorni compie gli anni ed io non ho proprio voglia di salire e festeggiare con loro.

<<Benny? Posso entrare?>>

<<Si>>

Mia madre entra sedendosi accanto a me nel letto.

<<Cosa succede?>>

<<Niente non ho semplicemente voglia di parlare con nessuno>>

<<Mi hanno chiamata da scuola. Mi hanno detto quello che hai fatto>>

<<Pensala come vuoi>> mi giro dalla parte opposta con una mano sotto la testa.

<<Io voglio ascoltare mia figlia prima di prendere decisioni affrettare>> dice con tono pacato.

<<Mamma...>>

<<Ti prego Benny, se posso fare qualcosa la farò>>

Mi giro a parlare con lei abbassando la testa disperata.

<<Mamma io... ho un problema con un ragazzo... mi rende la vita impossibile>>

<<Raccontami tutto>> si mette comoda ad ascoltarmi.

Racconto ogni cosa tranne il fatto di aver perso la verginità con lui perché , anche se mi aveva dato il consenso di prendere la pillola, non voleva dire che ero pronta a raccontare ogni minima cosa.

<<Bene, parlerò io con il preside e vedrai come risolveremo tutto>>

<<Grazie mamma>> la abbraccio forte e rimaniamo in quella posizione per qualche minuto, giusto per assaporare quel momento.

Mi lasciò sola ritornando al piano di sotto. Ancora non le avevo parlato del viaggio e sinceramente non ne avevo voglia.

Presi il mio mp3 per ascoltare un po' di musica addormentandomi poco dopo.

DYLAN POV

Ero tornato a casa e pensavo solo a quella chiamata di Benny. Non mi ha più risposto e mi sentivo anche in colpa per averla giudicata prima di ascoltare cosa realmente fosse successo.

Ero imbambolato sul divano a pensare a questa situazione e a come rintracciarla per risolvere tutto.

<<Amore? ma che hai oggi?>>

<<Em.. niente solo stanchezza>>

Benny chiamava sempre me al posto della sorella per raccontarmi cose spiacevoli delle sue giornate a scuole e riferire tutto a Kay, sarebbe stato semplicemente scavarmi la fossa.

Ero disteso sul divano senza aver la minima voglia di alzarmi.

<<Amore? facciamo che io scendo a prendere la pizza mentre tu ti riposi?>>

Era così premurosa che non saprei come fare senza di lei. Accettai e mi rilassai come potevo. Provai a richiamare Benny senza ottenere nessun risultato e allora decisi di mandare un messaggio.

'' Benny, mi dispiace. Richiamami per favore ''

Non ero di molte parole, soprattutto se si trattava di mandare messaggi chilometrici che la gente si secca anche leggere attentamente o probabilmente vengono semplicemente cestinati. Speravo solo che le mie scuse sarebbero servite a qualcosa.

Il campanello suona e non capisco come ha fatto a sbrigarsi così velocemente. La pizzeria è ad un isolato da qui ma di solito e piena zeppa di gente.

Apro e aspetto seduto sul divano.

La porta si apre lentamente e non vedo la mia piccola Kayla ma.... Tara.

<<Tara?>>

<<Oh tesoro si sono io. Mi hai lasciata con un desiderio che devo colmare assolutamente>>

<<Cosa? Ma di cosa stai parlando?>>

<<Ti ricordi quando.. quella è entrata nel tuo ufficio mentre noi stavamo...>>

<<Sono felicemente fidanzato Tara>>

Si avvicina lentamente con il suo cappotto ed i suoi tacchi alti.

<<Stammi lontano ed esci da questa casa>> dico minaccioso.

<< Quando si fanno delle promesse...sai... devono essere rispettate>>

Si posiziona davanti a me e apre il cappotto facendolo cadere per terra e mostrandomi il suo intimo rosso con le calze fino sopra il ginocchio del medesimo colore.

<<Dai che lo vedo che mi vuoi>>

<<Tara esci>>

Si avvicina sedendosi sopra di me e portando le mie mani sul suo sedere.

<<Devi andare via>>

<<Dai 5 minuti. Sarò la tua amante se ti va>>

<<No non mi va, io amo la mia ragazza e non voglio guai>> la afferro dai fianchi e la sposto sul divano bruscamente. Prendo il suo cappotto e lo lancio su di lei senza portare attenzione.

<<Esci>> apro la porta e indico la strada.

<<E dai solo una sveltina e via>>

Si avvicina toccandomi il cavallo dei pantaloni e stringendolo insistentemente.

<<Ti ho detto di uscire>> la sposto da me e la butto fuori insieme al suo cappotto per poi richiudere velocemente.

Non aveva capito che tutto quello che facevo prima, lo facevo perché sentivo la mancanza di Kayla. Ora che lei è qui vicino a me non ho bisogno di gatte morte.

Il campanello suona ma decido di non aprire e sento la sua voce fastidiosa.

<<Lo so che mi vuoi apri>>

Se continuava così Kayla l'avrebbe sentita e chissà cosa avrebbe combinato. Speravo solo che andasse via.

<<L'hai voluto tu>> disse infine.

Guardo dall'occhiello della porta e non vedo nessuno. Finalmente aveva capito che non c'era niente da fare.

Dopo una mezz'ora Kayla arriva ed entra dalla porta senza le pizze.

Mi si fionda contro urlando.

<<Mi fai schifo... Sei andato a letto con quella mentre io non c'ero... mi fai schifo>> urlava sbattendo pugni sul mio petto.

<<Kayla ma tu non capisci>>

<<Capisco che sei in astinenza ma non dovevi. Non dovevi io...io ti amavo diamine>>

Corre in stanza a prendere la sua roba.

<<Dove vai?>>

<<Vado via>>

<<Non ho fatto niente con quella. L'ho rifiutata maledizione>>

<<Esci da questa stanza>> mi spinge fuori e chiude la porta a chiave.

<<Kayla ti prego ascoltami. Ho detto a Tara che io amo te solo te ascoltami ti prego>>

Un rumore assordante dall'interno della stanza mi fa rabbrividire.

<<Kayla? Stai bene? Kayla? >>

Nessuno rispose ed io, preso dal terrore, diedi dei colpi forti alla porta per buttarla giù. Una, due, tre volte.

<<Cazzo non si apre>> giro per tutte le stanze in attesa di un'idea e mi viene subito in mente che le porte hanno tutte la stessa chiavatura.

Ne prendo una e nonostante il tremolio della mano, riesco ad aprirla e trovo la mia Kayla distesa per terra senza coscienza.

<<Kayla Kayla ti prego>> le lacrime scendono velocemente sul viso e corro a prendere il telefono per chiamare un ambulanza.

La guardo lì per terra senza coscienza e cerco di rispondere come posso alla signorina che gentilmente mi fa domande di tutti i tipi per capire la situazione.

<<Cazzo non lo so...aspetta una bambina ed è caduta correte cazzo correte>>

La signorina alla fine si arrese sentendo il mio terrore e Kayla rimase ancora lì...senza dare nessun segno, senza dirmi che stava bene.

Tutto per quella maledetta. La sedia vicino l'armadio mi fece capire che stava prendendo la sua valigia per andare via. Non sapevo quello che dovevo fare. Volevo essere in quel secondo un medico, ma di quelli bravi per sapere tutte le procedure da attuare in questi casi.

Dopo pochi minuti suonano ed io rispondo immediatamente. Kayla sempre lì ferma, proprio come mi aveva consigliato la ragazza al telefono.

<<E' di là>>

Due uomini entrano velocemente nella stanza con un lettino. Uno dei due mette due dita nel collo per controllare i battiti

Rimasi fuori dalla porta vedendo tutto passare molto velocemente. La barella, Kayla svenuta. Ero terrorizzato di quello che poteva succedere. Se Kayla morisse...

Non pensare e corri da lei.

Correvo per le scale con le lacrime che ricadevano lungo il viso ed entrai dentro l'ambulanza.

<<Ti prego Kayla rimani con me>> dissi stringendo la sua mano.

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Spazio autrice

L'ultimo capitolo è arrivato. Spero vi piaccia.

In attesa del sequel, fatemi sapere cosa ne pensate ;)

Un bacio :**


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