20 ~ L'AVANZATA DELLA TEMPESTA ~
Won't try to say I'm sorry...
but I want you to know that I was wrong.
-
Una ricompensa. Lindsay le aveva promesso una ricompensa se solo lei l'avesse assecondata. Lo avrebbe fatto? Probabilmente si, come ribellarsi alla regina del caos? Eppure dimenticava di essere anche lei una Principessa, dimenticava tutto ciò che era stato, dimenticava il suo orgoglio pur di non intaccare la sua avidità. Avidità e avarizia spesso però viaggiavano di pari passo, se una persona era tentata da uno dei due peccati era rarissimo che non fosse tentata anche dall'altro, e la Principessa di Asgard non era certo un'eccezione. Lei non era mai stata un'eccezione in nulla, non aveva nessuna particolare ambizione, nessun talento, non aveva un carattere che la distinguesse dal comune. Era solo figlia di un Re, era una reale, ma quanto poteva contare questo quando si poteva fare affidamento solo su se stessi? Lei era una semplice ragazzina poco cresciuta mentalmente, irragionevole e peccaminosa. L'avidità l'aveva sempre avuta, aveva sempre desiderato ciò che non poteva avere, l'avarizia invece l'aveva accumulata col tempo: man mano che riceveva ciò che voleva diventava egoista, voleva tenere tutto per sé, si trasformava giorno dopo giorno in un'anima avara che pensava solo al suo benessere. Fino a poco tempo prima aveva creduto di essersi lasciata alle spalle Lex e di aver finalmente ceduto all'evidenza che il suo cuore fosse per Shane, ma adesso si era tornata a rendere conto che non sarebbe mai riuscita ad accettare che il ribelle fosse di qualcun altro. Lui doveva essere suo. Sarebbe stato meglio se non si fossero più rivisti, e invece adesso che era tornato lei doveva subire la crudeltà di cederlo a un'altra persona? No, non ci sarebbe mai riuscita. Lex le era appartenuto, le aveva fatto una promessa. Era vero, aveva mantenuto la promessa, era tornato, ma i suoi sentimenti si erano dispersi col tempo... E non era forse crudele questo? Un secolo ad aspettare invano... Perché doveva sopportare questo? Perché avrebbe dovuto rinunciare a Lex? Lindsay le aveva detto che sarebbe bastato chiedere. In quel momento Katniss decise che lo avrebbe fatto. Non avrebbe lasciato che l'amore e la sofferenza che aveva provato fossero invano. Non avrebbe lasciato ciò che le apparteneva nelle mani di un angelo che non se lo meritava neppure. Cos'aveva Shane meglio di lei? Cos'aveva il suo carattere per conquistare Lex?
La ribelle era talmente sul punto di uscire fuori di testa che arrivò a convincersi del fatto che l'angelo nero stesse solo illudendo il compagno perché gli dispiaceva vederlo soffrire. Perché si, Shane non sapeva nascondere il dolore e Kat sapeva che infondo il ribelle non sapeva essere indifferente quando vedeva qualcuno soffrire. Si, Lex lo sta illudendo, lui mi ama ancora, si disse la ragazza quasi in lacrime. Stava impazzendo? Forse. Stava di fatto che avrebbe a tutti i costi costretto Lindsay a riportarle indietro il suo amato. A tutti i costi.
—"Principessa?" La strega bionda entrò nella stanza irrompendo tra i pensieri della ribelle. Aveva uno sguardo particolarmente inquieto quel giorno, si guardava intorno cauta e quando i suoi occhi azzurri ghiaccio incontrarono quelli della ribelle sembrarono incupirsi.
—"Dimmi Coraline" domandò la reale con la solita calma e un sorriso lieve sulle labbra.
—"Volevo semplicemente avvisarla che nostra signora desidera riceverla entro il pomeriggio."— disse la strega facendo un mezzo inchino, i capelli biondi lunghi le coprirono il volto per un frangente di secondo, e quando lo si rialzò un sorriso sghembo aleggiava sul suo viso. Cosa pensava? Katniss non riusciva a leggerlo, doveva avere un blocco sui pensieri. D'altronde era pur sempre una strega, se lo sarebbe dovuta aspettare.
—"Bene, mi farò trovare pronta per le tre del pomeriggio."— Rispose l'angelo squadrando dalla testa ai piedi l'altra ragazza, indossava sempre vestitini pratici di una tonalità che non si allontanava mai troppo dal nero, e solo adesso Katniss notava un anello con una strana pietra nera incastonata. Non sapeva molto sulle streghe, perché nei mondi angelici non se ne trovavano facilmente, ma poteva immaginare che quell'anello non fosse solo un semplice decoro. —"Coraline? Devo chiederti un favore." Azzardò la principessa sedendosi sulla poltrona di fronte alla specchiera. Sentiva che in un modo o nell'altro quella era la persona di cui poteva fidarsi di più lì dentro.
—"Chieda pure, vostra altezza." Disse sorridente, sembrava fin troppo entusiasta della cosa, come se aspettasse qualcosa di cui era già a conoscenza. Quali assurdi poteri poteva avere quella ragazza?
—"Era mia intenzione chiederti se avessi già avuto a che fare con quella ragazza dalle ali bianche che Desdemona ha sottratto al mondo angelico superiore."— Katniss scrutò attentamente gli occhi della strega, il suo sorriso era reso inquietante dai denti aguzzi, ma lei smise di sorridere non appena l'angelo ebbe pronunciato quelle parole.
—"Si, la vedo spesso, e devo ammettere che la sua condizione mi rammarica." Ammise allora quella. La ribelle sapeva che la sua risposta era stata sincera, i suoi occhi non mentivano. Aveva avuto la conferma di potersi fidare per il momento.
—"Bene, allora ti prego di riferirle che andrò a cercarla prima o poi." Concluse la figlia del re incrociando le mani sulla vestaglia bianca che indossava. Si era svegliata da poco e doveva essere in condizioni davvero deplorevoli per una Principessa, ma ultimamente non le importava molto del suo aspetto, non aveva comunque nessuno che se ne curasse, non era costretta ad apparire bella.
—"Ma... Sua Altezza..."— commentò Coraline, ma l'altra la zittì con uno sguardo. —"Capisco."— annuì la strega —"Sarà fatto." Disse infine e con un mezzo inchino si congedò e uscì dalla stanza.
La Principessa sospirò al ricordo del corpo ricoperto di lividi e ferite di Eleonor, la vista di quello scempio le aveva messo i brividi. Come poteva Lindsay essere stata così crudele? Katniss non sapeva ancora il motivo per cui alla povera ragazza era toccata quella sorte, ma non concepiva perché la rossa fosse costretta a subire quello strazio. La ribelle pensò addirittura che oltre a soddisfare i suoi desideri personali avrebbe potuto chiedere il riscatto di Eleonor magari... Lei non aveva fatto nulla di male per stare lì, non meritava tutta quella sofferenza. Katniss scosse la testa e i liberò di quei pensieri assordanti, si voltò verso la specchiera e analizzò il suo riflesso spento, corroso dal peccato. Cosa le aveva fatto Desdemona? L'aveva corrotta puntando sulle sue debolezze... E lei la stava assecondando, non aveva forza per opporsi, non riusciva, e forse nemmeno voleva. Prese a spazzolarsi i capelli e con calma riuscì anche ad abbozzare un trucco leggero sul viso; erano poche settimane che aveva imparato a rendersi conto della sua inutilità, non riusciva neppure a vestirsi da sola, a stento era capace di truccarsi e pettinarsi, ma non sapeva combinare pettinature particolari né creare trucchi che richiedevano l'utilizzo di più prodotti. Era una vera frana in tutto, non aveva fatto altro che crogiolarsi nel lusso per tutta la vita, sostenuta dei servi del Palazzo reale. E la cosa peggiore era che neppure se ne pentiva. Indossò un vestito col corpetto di lino a maniche lunghe che si legava con un incrocio di laccetti sul davanti, e una gonna ampia e lunga fino al pavimento di taffeta nero, era una sorta di stile regale bavarese. Infilò delle scarpe color avorio con un tacco moderato e attese che scoccassero le tre del pomeriggio leggendo uno dei romanzi classici che la stessa Lindsay le aveva messo a disposizione. Quando fu ora di andare, con precisione invidiabile, uno dei servitori della Sovrana del Caos si presentò alla sua porta per scortarla fin da colei che l'aveva convocata. Il ragazzo che la accompagnava aveva una bellezza semplice, i capelli castani corti avevano un taglio comune e naturale, il viso era scarno, gli occhi di un colore blu intenso sembravano essersi spenti da tempo, come anche il suo sorriso che metteva in mostra i denti affilati da demone.
—"Siete bellissima anche oggi, sua signoria." La contemplò lui facendo un inchino, Katniss sorrise semplicemente in risposta come meglio sapeva fare e si lasciò scortare fino all'alloggio di Lindsay. Il percorso era abbastanza accidentato poiché a quanto pareva quella "tana" era stata scavata sotto terra, e le stanze della regina distavano forse anche un chilometro dalla stanza in cui era stata sconfinata lei. Quando finalmente furono arrivati a destinazione il giovane si congedò con permesso e uscì subito dalla grande stanza in cui erano entrati.
—"Mia cara"— sorrise Desdemona nel suo solito modo tetro accavallando le gambe sulla poltrona in cui sedeva e unendo le mani sotto il mento coi gomiti appoggiati ai braccioli di legno intagliato. —"Ti ho fatta convocare perché credo sia il momento di parlare un po' tra di noi." Spiegò subito la Regina. Katniss la scrutò per un istante: aveva uno dei soliti vestiti neri a tubino lunghi, scarpe vertiginosamente alte come sempre, e i capelli nerissimi erano raccolti in una larga treccia che le scendeva sulla spalla destra fino al pavimento. Il colorito pallido del suo volto era come sempre accentuato dal forte trucco nero che portava sugli occhi e sulle labbra. E stranamente teneva nascoste le sue ali demoniache in quel momento... Ma anche senza di quelle non dava affatto l'impressione di sembrare umana, lei era sostanzialmente diversa, le ali non cambiavano molto.
—"Di cosa vuoi parlare?" Chiese l'angelo accomodandosi senza troppe cerimonie sulla poltrona di fronte a quella di Lindsay. Unì le mani sul ventre e fissò negli occhi la sua attuale sovrintendente.
—"Delle sorti della Terra" un sorriso tremendo prese forma sulle labbra dell'altra mentre pronunciava quelle parole che preannunciavano un'eco di inevitabile distruzione.
***
Lex fissò il compagno mentre lo accusava, e sapeva che non aveva tutti i torti in effetti, eppure non sopportava che qualcuno si preoccupasse così tanto per lui, non succedeva da secoli... Solo Chris si era preoccupato per lui qualche volta, dopo la sua morte non c'era stato nessuno capace di sostituirlo, eppure adesso...
—"Perché..."— il ribelle sospirò teatralmente —"Avevo visto un unicorno"— sorrise come un bambino con la faccia beata di chi prende per il culo le persone per mestiere.
—"Mi fai venire voglia di prenderti a schiaffi!" urlò Shane alzandosi e appoggiando la testa al muro mentre si mordeva il labbro. L'angelo nero non poté non pensare a quanto fosse cambiato in quei mesi, sembrava meno bambino... Anche quando piangeva, le lacrime non lo rendevano debole davanti ai suoi occhi, sembrava quasi più bello.
—"E perché non lo fai allora?" Lex girò il viso verso la finestra per rendersi conto che il sole era già alto e poi tornò a rivolgere lo sguardo verso il compagno che aveva preso a guardarlo allibito. A quella visuale il ribelle scoppiò a ridere, anche se ridere gli causava un dolore non indifferente all'addome.
—"Io non ti capisco."— Shane scosse la testa e si passò una mano sul volto. —"Hai qualche rotella fuori posto, ma credo sia una malformazione di nascita, tranquillo non è colpa tua"— continuò il biondo inscenando una farsa —"La sindrome di pazzia da cui lei è affetto è incurabile, signore, ma sono sicuro che riuscirà tranquillamente a fare impazzire tanta altra gente di questo passo."— sbuffò roteando gli occhi azzurri —"tipo me."
—"Smetti... Di farmi ridere.. idiota" disse l'angelo dalle ali nere intervallando ogni parola a un colpo di tosse che credeva derivasse dallo sforzo di ridere, invece poi si ritrovò del sangue sulla mano sinistra. Alla vista del sangue l'angelo bianco impallidì e afferrò un asciugamano dalla sedia aiutando il compagno a ripulirsi. Sembrava talmente preoccupato a ogni minima cosa che Lex aveva perso la speranza di farlo ragionare. Possibile che gli avesse fatto prendere così tanta paura? Quante volte doveva aver rischiato la vita per far sì che Shane diventasse così ansioso nei suoi confronti? Il ribelle ripercorse mentalmente i mesi passati insieme a ritroso nel tempo e si rese conto che a partire già dalla prima sera che passarono insieme al galà aveva rischiato la vita tre volte. Ma davvero era così spericolato? A quanto pareva era proprio così... Ma sapeva che non sarebbe cambiato mai.
—"Stai bene?" Gli domandò l'angelo bianco sedendosi su un angolino del letto. Lui si che sembrava un angelo, a differenza sua, Shane aveva tutte le credenziali per essere qualcosa di vicino alla perfezione, mentre lui cos'era? Un ribelle bipolare che viveva solo aspettando il momento giusto per morire.
—"Sto bene tranquillo."— si sforzò di sorridere in risposta —"Adesso però mi dai una mano ad alzarmi? Mi si stanno spiaccicando le ali" Gli chiese puntando i suoi occhi viola brillanti verso di lui, cercando di convincerlo.
—"Non ci pensare nemmeno" accennò un sorriso il biondo scuotendo piano la testa.
—"Ti diverte prenderti gioco di me?" Lex gli lanciò un'occhiataccia fulminante.
—"E dai su, fammi provare l'ebbrezza di essere nei tuoi panni per una volta" ridacchiò Shane come se fosse una vera e propria ambizione prendere in giro le persone come faceva il ribelle.
—"Non sarai mai come me"— sospirò l'angelo nero. Voleva rendere la cosa teatrale, ma in realtà era vero ciò che aveva detto. Shane non sarebbe mai stato come lui, pensò, non poteva. Non aveva vissuto ciò che aveva vissuto lui, non aveva mai combattuto con sé stesso per continuare a vivere, non si era chiuso isolandosi dopo un evento tragico, non era rimasto solo per secoli interi, non aveva mai sentito il bisogno di odiare il destino, non aveva avuto la necessità di mostrarsi diverso, non aveva mai indossato maschere, non poteva comprendere cosa significasse corrodersi dentro e cambiare fino a diventare diverso. No, fortunatamente Shane non poteva essere come lui.
—"Lo so che non lo sarò mai tanto"— alzò le spalle l'angelo bianco —"Ma non per questo ti aiuterò ad alzarti, non devi sforzarti di far nulla." Aggiunse poi inclinando leggermente la testa con un debole sorriso.
Quel sorriso non avresti dovuto farlo, commentò tra sé Lex facendo una smorfia.
—"Non ho bisogno della tua compassione." Disse impulsivamente il ribelle storcendo il naso e voltando la testa evitando lo sguardo del compagno. Quei sorrisi non gli erano mai piaciuti, quelli che dicevano mutamente "andrà tutto bene, ti aiuterò finché ne avrai bisogno, finché non avrai la forza, finché sarai debole e inutile." Lui non voleva l'aiuto di nessuno, non era abituato a chiedere aiuto, e soprattutto non era debole. E anche se Shane poteva essere diverso, anche se lo avrebbe accettato davvero il suo aiuto, quei sorrisi lo avevano sempre comunque mandato in bestia.
—"Lex... io non volevo.."
—"Taci Shane, tu non capisci" lo zittì il ribelle. No, lui non capiva quante volte avesse dovuto sopportare quei sorrisi della gente che lo guardava quando si rendevano conto che lui era proprio il fratello del ragazzo suicida. Quante volte, anche gli sconosciuti che sapevano solo una vaga notizia del suicidio di Chris, lo avevano guardato con quell'irritante sorriso. Lo credevano tutti uno sprovveduto, ma non sapevano guardare nei suoi occhi ciò che lo tormentava davvero, non riuscivano a vedere l'oscurità dietro quegli occhi viola e non si trattava solo del dolore per la perdita, non potevano comprendere. Gente che non conosceva niente di lui aveva preteso di volerlo aiutare, ma come? Nessuno si era mai reso conto che lui non poteva essere salvato.
—"Lo so..." L'angelo bianco distolse lo sguardo spento e lo rivolse altrove. L'angelo nero non gli staccò gli occhi di dosso nemmeno un secondo. Cosa diavolo stava facendo? Stava facendo di nuovo soffrire qualcuno che teneva a lui... Stava facendo di nuovo del male al compagno senza tener conto delle conseguenze che questo aveva su di lui, come sempre. Shane si alzò dal letto, ma quando fece per andarsene Lex gli afferrò il polso.
—"Dammi una mano ad alzarmi" Gli chiese il riccio con il tono meno apatico che riuscì a ottenere.
Gli occhi azzurri del compagno si girarono a guardarlo:—"No Lex, devi riposare." Nessun sorriso sulle sue labbra, nessun accenno della spensieratezza che aveva visto prima. Ma non sembrava nemmeno sul punto di scoppiare a piangere, era semplicemente distrutto...
—"Allora se non vuoi tirare su me..."— iniziò l'angelo nero in tono quasi inquietante —"Vuol dire che scenderai tu dai me." Continuò e strattonò il biondo facendolo finire addosso a lui. Riuscì a stento a contenere una smorfia di dolore quando Shane gli sfiorò il fianco, ma si costrinse a far finta di nulla e dimenticò il dolore per un istante. Afferrò la maglia del compagno stringendola in un pugno all'altezza del petto e lo avvicinò fino a far scontrare le loro labbra. A quel punto però in un modo o nell'altro l'angelo bianco si ritrasse di malavoglia.
—"Non mi..." Iniziò a parlare in tono di rimprovero, ma Lex lo costrinse a tacere mordendogli il labbro.
—"Non ti azzardare a dirmi che se ti tratto male dopo non devo provare a baciarti per riscattarmi."— Lo precedette il ribelle non appena si staccò dalle sue labbra. A quelle parole Shane fece una smorfia e si arrese mettendosi a cavalcioni sulle sue cosce con le ginocchia poste lateralmente e gli poggiò le mani sul petto mezzo coperto dalle bende. Lex ghignò soddisfatto e tirò il compagno per il colletto della maglia riprendendo a baciarlo. —"E non cercare più di opporti."— Aggiunse mordendogli la lingua e avvicinandolo di più a sé dato che i suoi movimenti erano piuttosto limitati. Tra un bacio e l'altro il biondo finì col muoversi troppo stuzzicando il punto critico dell'angelo nero che si fece scappare un gemito —"Shane porca miseria, sta' più attento!"
—"Mh? Ti ho fatto male?" Chiese ingenuamente l'altro staccandosi un momento dalle sue labbra e facendo strusciare di nuovo i loro bacini.
Lex si morse il labbro —"No, molto peggio."— Rispose e con la mano sinistra tirò i capelli al compagno facendolo avvicinare nuovamente e prese a baciargli il collo, allora Shane ripeté lentamente il gesto col bacino strappando un altro gemito al ribelle. —"Smetti di fare il finto ingenuo."— Lo riprese l'angelo nero mordendosi di nuovo il labbro in modo ancora più magnetico. L'altro rispose ridacchiando e sporgendosi in avanti per sfiorare le labbra del moro con le sue. —"Perché posso spaccarti il culo anche in fin di vita." Aggiunse Lex ghignando.
—"Sempre volgare tu"— puntualizzò l'angelo bianco ridacchiando e appoggiando la testa nell'incavo del collo del ribelle. Poi prese ad accarezzargli la curva del collo con le dita chiudendo gli occhi, e per un attimo l'angelo nero si sentì indeciso su cosa fare, Shane a volte era imprevedibile, non era raro che d'improvviso gli tornassero dubbi e incertezze. —"Tu... Credi che ci riusciremo?" Chiese in un sussurro il biondo. Lex sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo, lo poteva leggere chiaramente dai suoi pensieri. Si riferiva alla tragedia che era alle porte, qualcosa che sarebbe stato sicuramente distruttivo, sia materialmente che psicologicamente.
—"Si che ce la faremo. Non ci faremo mettere i piedi in testa da niente e nessuno. Non è nel mio stile." Sorrise il riccio cercando di rassicurare come meglio poteva il compagno.
—"Tu... Promettimi solo che non morirai" bisbigliò l'angelo dalle ali bianche, sembrava essere ritornato pensieroso e vulnerabile in un istante.
Il ribelle si costrinse ad annuire per non infrangere i suoi sogni, ma non poteva certo promettergli una cosa del genere. —"Tu però promettimi che se dovessi morire andrai avanti senza di me."— Disse lui, ma subito dopo avvertì una goccia scendergli sulla spalla. Era una lacrima, ed era di Shane. Perché continui a piangere per me? Si chiese Lex, combattuto dal desiderio di strapparsi i capelli a mani nude. Come poteva Shane pensare prima al compagno e poi a sè stesso? Perché si preoccupava così tanto per lui? La risposta gli arrivò come una freccia al cuore dritta dai pensieri del biondo... Perché? Perché lui lo amava, e non poteva fare a meno dell'angelo nero. Era davvero estenuante come situazione, Lex non sarebbe mai riuscito a essere certo dei suoi sentimenti, né sarebbe mai riuscito a ricambiare tutto quell'amore... Che situazione di merda, pensò sospirando nella sua testa.
E così passarono svariati giorni, una settimana circa, in cui si alternarono momenti di serenità e momenti di tensione. Come si poteva immaginare, ovviamente avendo a che fare con Lex, i momenti di tensione erano molto più frequenti rispetto a quelli sereni. L'angelo nero non riusciva proprio a mettersi nei panni del compagno prima di parlare, e la maggior parte delle volte finiva col ferirlo, anche senza volerlo. Il punto era che le parole di Lex spesso erano taglienti come lame affilate, e Shane al contrario aveva un carattere fragile che lo costringeva a farsi carico di tutto e a sentirsi male per ogni minima cosa sbagliata. Erano essenzialmente incompatibili dal punto di vista pratico, ma in un modo o nell'altro erano legati indissolubilmente, tanto che nemmeno la freddezza del ribelle era riuscita a separarli. Negli ultimi giorni l'angelo nero era riuscito a sollevarsi dal letto solo per il tragitto fino al bagno, anche perché il biondo non era affatto d'accordo col compagno sul fatto di vivere sforzandosi di fare tutto come se non avesse la schiena squarciata e la mano bucata. Tuttavia Lex non voleva proprio saperne di star fermo e appena poteva cercava di rimettersi in piedi. Shane si era preoccupato di portargli del cibo in camera sia a pranzo che a cena, e gli aveva cambiato le fasciature già tre volte, e ogni qualvolta terminava di sostituirgli le bende finivano col prendersi a parole perché l'angelo bianco quasi sempre cominciava a rimproverare il riccio per il casino che aveva combinato e per come si era conciato, e il compagno rispondeva sempre coi toni forti, come era suo solito, e metteva a tacere Shane con poche distruttive parole. Come consuetudine poi si tenevano a distanza per un po' finché qualche causa esterna non li riavvicinava. Era tutta una routine che si ripeteva, lo stesso giorno in cui Lex si era ripreso e il compagno gli aveva portato da mangiare, avevano finito per litigare come al solito e l'angelo bianco era uscito dalla stanza quasi in lacrime e non si era fatto vedere fino al giorno dopo, lasciando il ribelle con i suoi pensieri assillanti. Ma anche se non riuscivano ad andare proprio d'accordo entrambi avevano ormai accettato che non potevano fare a meno l'uno dell'altro, controvoglia se n'era reso conto persino l'angelo nero, anche se non lo dimostrava.
Un bruciore alla schiena fece risvegliare Lex dai suoi pensieri e serrò i denti con il volto affondato nel cuscino e le dita che stringevano il lenzuolo per scaricare il dolore.
—"Giuro... Che mi vendicherò di quello stronzo, sterminando tutta la sua razza." Ringhiò l'angelo nero con quanta rabbia aveva in corpo. Non poteva credere che si fosse lasciato sorprendere come uno stupido, se solo si fosse accorto prima di quello stregone adesso se la sarebbe cavata con una leggera ferita al fianco, che sarebbe guarita in fretta.
—"Lex..." Sussurrò Shane finendo finendo di applicare una crema alle erbe cicatrizzante sulla ferita alla schiena. Quel giorno il biondo lo aveva convinto a farsi togliere i punti che lui stesso gli aveva cucito sulle ferite, e il ribelle aveva acconsentito ignaro di quanto male potesse fare una cosa del genere senza anestesia.
—"Taci e fai quello che devi fare."— rispose sofferente il riccio —"E non far caso a quello che dico." Aggiunse subito dopo. Un istante dopo il bruciore alla schiena divenne addirittura peggiore di quando aveva subito la ferita, allora Lex si aggrappò con le mani alla testiera di ferro battuto del letto. La linea perfetta dei muscoli delle spalle e delle braccia contratti lo rendeva ancora più bello, nonostante stesse accusando ogni tocco di Shane sulla pelle come se fosse un'ustione.
—"Scusami..." Cercò di giustificarsi l'angelo bianco mentre passava ad analizzare la ferita sul fianco, che intanto era quella che stava guarendo più in fretta.
—"Fallo e basta stupido!" Lo richiamò il moro affondando di più la testa nel cuscino. Poi si costrinse a restare in silenzio per tutto il tempo che Shane ci mise a fasciargli nuovamente il busto e si limitò a fare delle smorfie di dolore quando davvero era inevitabile, ma fortunatamente il compagno non poteva guardarlo in viso.
—"Okay ho finito, ma... sarebbe meglio che lasciassimo così la mano un altro paio di giorni... La ferita lì era davvero brutta." disse l'angelo guardandolo con i suoi occhi azzurri più rabbuiati del solito.
—"No."— si affrettò a ribattere il ribelle, non avevano tempo da perdere —"Leva i punti e cambia le fasce, ora." Gli ordinò allungando la mano destra verso il compagno. Non poteva prendersi giorni in più. Sentiva che qualcosa di brutto stava avanzando, presto sarebbero stati costretti al peggio, e lui non poteva farsi trovare impreparato.
—"Io non sono il tuo schiavetto, non faccio quello che mi dici tu, ma solo ciò che ritengo più opportuno." Replicò l'angelo bianco raccattando il materiale che aveva usato per le medicazioni e mettendo ogni cosa al suo posto con quel suo ordine maniacale.
Il ribelle sbuffò a metà tra indignazione e istinto omicida perché odiava essere contraddetto. —"Bene, allora andrò dalla Regina." Affermò l'angelo nero alzandosi dal letto con una smorfia sofferente stampata in faccia, ma fece finta di niente. Non appena il compagno lo vide reggersi a malapena in piedi da solo serrò i pugni probabilmente per convincersi a restare fermo. Lex sapeva bene che in quel momento stava pensando di volerlo andare ad aiutare, eppure a quanto pareva Shane aveva ancora un briciolo di orgoglio cui fare riferimento.
—"Non credo che tu voglia andarci, dopo il modo in cui l'hai cacciata via l'ultima volta." Commentò il biondo cercando di assumere un tono più freddo che quasi fece ridere il ribelle. Ebbene sì, Axel era andata a cercarlo per accertarsi delle sue condizioni e lui aveva fatto una scenata che era sicuro non si sarebbe dimenticata in fretta.
—"Esci... Subito... Fuori... Di qui."— L'angelo nero scandì ogni parola guardando la Regina con gli occhi viola limpidi contornati da un cerchio rosso infuocato. —"Se ti fosse importato qualcosa dei tuoi sudditi non ci avresti mandato a morire. Se ti fosse importato qualcosa di me saresti stata meno stronza. Sai bene quello di cui sono capace e non c'era bisogno di arrivare a tanto. Ora mi ritrovo in queste condizioni..."— alzò la mano fasciata continuando a guardare la donna con ripugnanza —"Perché il tuo stupido ego è quasi più forte del mio."— Sbraitò lui e sembrava davvero incombere sulla Sovrana, qualcosa di inaudito per chi guardava la scena. Nonostante Lex fosse seduto e le sue condizioni fisiche fossero deplorevoli riusciva tener testa e quasi a sottomettere l'autoritarità regale della donna dinanzi a sè. —"Se ti fosse importato qualcosa di me... Avresti provato a comprendermi. Ma infondo chi mi credo di essere? Tu puoi vedermi come uno dei tanti scemi che ti seguono e ti leccano il culo per avere qualche favore, ma se sei tanto stupida da non averlo capito ancora, ti assicuro che io non mi abbasserei mai a tanto. Io non sono venuto a chiederti aiuto, abbiamo semplicemente trovato un compromesso, chiaro? E nemmeno tu mi hai aiutato d'altronde, mi hai solo distrutto ulteriormente l'esistenza. A Sua Maestà non andava bene veder soffrire uno dei suoi cari angeli per così pochi motivi, giusto? C'era bisogno di pormi al centro di una stupida profezia, di farmi nascere anormale e di costringermi vivere subendo tutta la sofferenza del mondo, giusto?"— il ragazzo sbuffò e si passò la mano sinistra tra i capelli tirandoli all'indietro per l'esasperazione. —"Non so neppure perché ti sto parlando. Tu non hai nulla a che fare con me e con la mia vita, quindi sparisci. Non otterrai mai nulla dal sottoscritto, qualsiasi cosa tu stia cercando." Concluse freddamente e la guardò in modo ancora più irato.
—"Capisco..." Annuì quella abbassando lo sguardo, facendo imbestialire il ribelle. Come poteva una regina abbassare lo sguardo in quel modo? Ma mi stai prendendo per il culo? si chiese Lex, che intanto aveva voglia di staccarle la testa.
—"No tu non capisci. Non capisci proprio un cazzo perché sei solo una subdola vecchia che fa tutto a convenienza, e se cercavi di accattivarti me aiutandomi, se così si può dire, hai sbagliato completamente strada. Non mi sei servita a nulla, quindi adesso, mia cara Regina di sta minchia, mi permetta di ordinarle di uscire da qui e dalla mia vita. Se porto avanti questa missione e non me ne torno a casa è solo per i miei simili, anche se non mi importa nulla di loro, ho ancora un po' di buon senso io, il quale mi permette di pensare che non sia giusto quello che sta succedendo, e se il mio sacrificio potrebbe salvare i Mondi allora morirò come eroe. Io lo farò, lei non si scomodi, mi raccomando, e preservi il suo culo dalle fiamme dell'Inferno e lo tenga al sicuro sul trono." Fece un sorriso di scherno e con la mano le indicò l'uscita, lei senza farselo ripetere un'altra volta obbedì in silenzio e Lex sospirò di sollievo sperando che se la fosse davvero tolta dalle palle. Quando poi si girò verso il compagno che era rimasto allibito a fissare la porta da cui era uscita la Regina, lui si riscosse e guardò il riccio a bocca aperta senza sapere cosa dire. L'angelo nero scosse la testa e rise di gusto a quella visuale, quindi lo precedente sorridendo: —"Ora forse ti è più chiaro il concetto di non farsi mettere i piedi in testa da nessuno."
Il ribelle si liberò subito del ricordo di quel giorno e rivolse uno sguardo incendiario al compagno: —"Se sai già che non ci andrò allora perché non lo fai tu?" Alzò la voce allargando le braccia frustrato dalla situazione. Sentiva troppo dolore addosso per ragionare lucidamente.
—"Te l'ho detto, finiremmo per peggiorare la situazione."— Ribadì l'angelo bianco incrociando le braccia al petto. Ma Lex era sicuro che la situazione non sarebbe peggiorata, ultimamente aveva scoperto che le sue ferite avevano cominciato a guarire più velocemente rispetto alla normalità.
Allora con la mano sinistra comincio a sciogliere la benda legata attorno alla destra. —"Cosa stai facendo?" Domandò l'angelo bianco cercando di mostrarsi impassibile. Il ribelle non gli diede retta e fece finta di non averlo sentito. Una volta sciolta la benda la lasciò cadere sul pavimento. I punti sul dorso della mano erano ben evidenti, il filo che aveva tenuto unita la pelle per aiutarla a cicatrizzarsi era superficiale. Si guardò intorno per un frangente di secondo e afferrò un coltello dalla lama sottile da sopra una mensola, avvicinò il coltello alla ferita e...
—"No! Fermati!"— urlò l'angelo dalle ali bianche e con uno strattone al polso sinistro fece cadere l'arma dalla mano del compagno —"Ti medicherò io e ti toglierò i punti, ma sta' fermo... Per favore... Potresti farti del male..." Disse e abbassò lo sguardo sulla mano ferita prendendo con l'altra mano anche il polso destro del ribelle. Si è arreso, finalmente, pensò Lex sospirando.
Solo quattro giorni più tardi tutta Asgard era in subbuglio, anzi, tutti i Mondi Angelici per dire la verità. Gli angeli guerrieri stavano perdendo la tutela sulla Terra.
Il funzionario di corte, Clypso, aveva avuto l'ordine immediato di avvisare subito tutti e sette gli angeli prescelti, che si erano ritrovati nella Sala dei Consigli al cospetto di Re e Regina. Eleonor non si era presentata, e solo in quel momento tutti gli altri si erano resi conto che la ragazza mancava da giorni, settimane. Nessuno se n'era preoccupato perché dopo il triste esito dell' avventura nei Mondi di Mezzo, la rossa aveva cominciato a essere ancora più schiva e introversa, quindi avevano tutti pensato che volesse semplicemente stare da sola. E invece, a quanto pareva, Eleonor era sparita nel nulla. E per giunta, come Lex aveva previsto, la tragedia era vicina, era alle porte, sempre che non fosse già cominciata.
—"La Terra è stata attaccata. I demoni hanno invaso molte città influenti, per cui dobbiamo intervenire al più presto. Stanno spudoratamente cercando di attirare la nostra attenzione sul pianeta Terra. Non siamo ancora a conoscenza dei veri piani che si celano dietro questi assalti, ma non possiamo lasciare gli umani in balia dell'oscurità. Il nostro compito è quello di proteggerli e lo faremo a costo della vita." Axel parlava con fervore quasi fosse lei ad andare a morire, Lex si sforzò di non ridere perché ai suoi occhi quello era un quadretto comico come nessun altro. L'angelo nero si era congedato per primo dalla Sala, senza aspettare che l'incontro terminasse, ma, a parte qualche occhiataccia, nessuno comunque aveva cercato di fermarlo. Se n'era tornato svogliatamente in camera camminando lentamente e col respiro affannato poiché le ferite ancora non erano guarite e si stancava facilmente a causa dello sforzo. Aspettado l'arrivo di Shane per avere ulteriori notizie, si era dedicato ad affilare le sue armi, ne aveva raccolte quante più possibili e con una runa di restrizione aveva trasformato un sacco di iuta pieno di coltelli, pugnali e spade, in un cubetto col lato di circa tre centimetri. Non era la prima volta che usava rune simili, e sapeva che quelle armi sarebbero potute servirgli. Ripose il minuscolo cubo in una tasca nascosta nella cintura delle armi e posizionò qualche altra lama utile nelle apposite cinghie della cintura stessa.
Un'ora dopo il compagno fece ritorno da quella che poteva essere chiamata 'riunione collettiva'. Shane aveva il viso funereo, pallido, come se fosse già andato in battaglia. Lex allora sorrise, un ghigno quasi di presa in giro.
—"Beh? Non fare quella faccia. Avresti dovuto sapere che prima o poi sarebbe successo."— Gli disse scrutando l'angelo bianco con gli occhi viola brillanti e il sorriso sghembo sulle labbra. —"Purtroppo noi abbiamo le ali." Disse assumendo un tono rammaricato, seppur non perdendo il sorriso. Con cautela si appoggiò allo schienale della sedia di pelle della scrivania, stando attento a non farsi troppo male. Shane allora si sedette sul suo letto e sospirò profondamente.
—"Ci separeremo. Ognuno di noi andrà a controllare una città di quelle attaccate dai demoni, per controllare i danni e cercare eventuali indizi. Nel caso ce ne fosse bisogno dovremo anche sventare un attacco nemico, e avremo a disposizione una squadra di dieci angeli ciascuno. Lex tu sei stato assegnato a Praga, io andrò a Parigi, Isabel a Tokyo, Xavier a Washington, Lejla a Calcutta e Alexander a Ottawa. Queste sono le città dove sono state intercettate le maggiori quantità di presenze demoniache, o almeno così hanno detto... Domani partiremo." Spiegò il biondo parlando a testa bassa, sembrava distrutto all'idea.
—"Bene."— annuì il ribelle —"Credo che sia ora di dirci addio, allora." Accennò un altro sorriso guardando il compagno. Questi sollevò la testa di scatto a quelle parole e guardò Lex con occhi sbarrati per illimitati secondi, aspettando che l'angelo nero ritirasse quello che aveva appena detto, ma lui non lo fece.
—"Ma tu mi avevi promesso..."
—"Quello,"— lo interruppe Lex zittendolo —"era solo per farti stare tranquillo. Ma ora non c'è più niente da stare tranquilli, quindi guarda in faccia la realtà Shane, cosa siamo noi due?" L'angelo nero incrociò le braccia al petto parlando col solito tono apatico.
—"Non lo so! Dimmelo tu cosa siamo Lex!" Scattò Shane passandosi le mani tra i capelli e afferrando un cuscino dal letto per stringerlo tra le braccia e scaricare la tensione accumulata, appoggiandovi sopra la fronte.
—"Te lo dico io cosa siamo Shane. Siamo come acqua e sangue; tu sei limpido e trasparente, non puoi nascondere nulla, e proprio non sembra essere nel tuo destino tenerti strette le cose, ti scivola tutto via dalle mani. Io sono opaco, sono solo capace di imbrattare tutto, come il sangue, rappresento la parte malata, il peggio, sono la tragedia vivente."— strinse la mano a pugno e sorrise con uno sguardo tetro che metteva i brividi. Le iridi viola erano contornate da una spessa circonferenza rossa brillante che occultava con il suo fuoco il colore originario degli occhi. —"Siamo due cose completamente diverse, renditene conto Shane, i nostri destini sono due rette parallele che non si incontreranno mai."— continuò e distolse lo sguardo puntandolo verso la moquette —"Mai." concluse scuotendo la testa con i riccioli neri che svolazzavano debolmente seguendo i movimenti del ribelle. Qualcosa, però, gli bruciava in petto: era il dolore che le sue stesse parole gli causavano. Ma non c'era altra scelta. Non poteva coinvolgere Shane nella sua corsa verso la morte.
—"Stai...scherzando...?" Sussurrò l'angelo bianco, ma Lex non voleva voltarsi a guardarlo. Dalla voce sembrava non stesse piangendo, ed era qualcosa di strano dopo che il riccio gli aveva rivolto quelle parole.
—"E tu Shane? Stai scherzando? Come puoi non avermi ancora allontanato dalla tua vita dopo tutte le cattiverie che ti ho fatto e continuo a farti? Non soffriresti semplicemente di meno a lasciarmi stare? Non credi di meritare di meglio? Non vedi che ti tratto peggio di Lindsay? Credi di poter continuare per sempre a negare a te stesso ciò che ti faccio? Credi che io sia tanto meglio di quella vipera infondo?"— Chiese l'angelo nero con un tono quasi retorico. —"Io so che non lo credi davvero. Lo sai nel tuo profondo che non mi importa di te, e sai che devi dimenticartene." Sapeva bene perché il biondo non l'aveva fatto fin'ora: lui infondo ci sperava ancora, ma non aveva capito davvero che per loro due non esisteva futuro, e Lex voleva provare a farglielo capire, anche se i suoi metodi erano piuttosto brutali e sconsiderati per un'anima fragile come quella di Shane...
Anima...
Cosa era successo alla sua anima?
Cosa era successo all'anima del ribelle?
Quando Lex era era svenuto appena dopo aver aperto la porta della sua camera, subito dopo lo scontro con gli stregoni, qualcosa gli aveva spalancato le porte verso il mondo dei sogni in cui spesso si era ritrovato precedentemente. Non sapeva se definirli "sogni" fosse corretto, dato che ciò che accadeva aveva effettive ripercussioni sulla realtà, ma non aveva altre idee per spiegare cosa fossero quelle visioni. Anche quella notte, dopo aver combattuto rischiando la morte, aveva abbandonato le sensazioni riguardo ciò che lo circondava e si era lasciato fagocitare dal torpore del sonno più profondo, un buio abissale che era durato un tempo indefinito, finché non si era presentata Lei. La tanto odiata Regina degli angeli neri si materializzò intorno a Lex insieme a un vago ambiente del tutto oscuro, una sorta di enorme stanza senza aperture.
—"Dove sono?" Domandò il ribelle continuando a girarsi intorno senza trovare alcuna via di fuga.
—"Sei nella stanza del Cosmos, una stanza della Fortezza Nera dove i limiti spazio tempo sono annullati dalla magia. Qui è contenuto lo scrigno che assorbe e custodisce le anime corrose perché segnate dal destino e quelle di coloro che hanno consumato il loro tempo prima del previsto, distruggendo la propria anima tramite il compimento di scelte sbagliate."— spiegò Axel spostando la sua figura verso destra, mostrando una fonte di luce alle sue spalle. Il corpo della donna sembrava essere meno opaco del solito, come se fosse una sorta di fantasma. L'oggetto in questione era esattamente simile a uno scrigno, e dalle chiusure, dai bordi e dai fori dei bulloni straripava una luce dorata che in tutto quel buio risultava quasi accecante. Lex si avvicinò a esso tendendo la mano in avanti, ma la Regina gli bloccò il polso e lo costrinse a girare il volto verso di lei, nonostante lui non desiderasse affatto la sua vicinanza; la presa sul suo polso era debole, o meglio sembrava stretta, ma in realtà la mano della Sovrana tendeva a essere evanescente.
—"Lex non hai nulla da chiedermi?" Lei lo guardò con gli occhi lucidi nel buio.
—"No."— Rispose subito il ragazzo liberando il braccio dalla presa della donna. La fissò negli occhi con aria vagamente disgustata e solo dopo diversi secondi si decise a chiederle:—"Dimmi perché sono qui, cosa devo fare e perché sogno queste cose."
Lei lo guardò sospirando, come se si stesse pentendo di qualcosa, poi si decise a rispondere:—"Perché tu sei il Prescelto dalla Profezia."— si limitò a dire, ma lo sguardo lugubre e disarmante del ribelle la costrinse ad aggiungere qualcosa di importante:—"Tu puoi fare cose che non sono possibili a nessun altro. Potresti aprire lo scrigno e riprenderti la tua anima se lo volessi, ma in realtà lei sta già tornando da te pian piano; tu hai di nuovo dei frammenti della tua anima in corpo, te ne accorgi?"
—"Si, posso sentirlo." Rispose Lex, che se n'era già reso conto. Era già meglio di niente.
—"Solo il Prescelto può disperdere il contenuto di quell'oggetto."— continuò quella esponendo la spiegazione come se fosse una lezione alla scolaresca. —"Ma se solo tu lo facessi creeresti un caos di anime, poiché le anime corrose i cui corpi sono ormai morti non scompaiono, bensì restano in quel contenitore, chiamato Scrigno di Sjeler, un parallelismo a quel che è il Vaso di Pandora per gli umani. Ci sono centinaia di millenni di vite lì dentro. Se tu decidessi di liberare tutte quelle anime restituiresti la vita a cadaveri che tornerebbero a pensare e agire in modo scorretto, e allora non avremmo più un solo nemico da combattere, ma dovremmo tornare a concentrarci su questioni interne al paese e perderemmo tempo e vite preziose." concluse Lei distogliendo lo sguardo solo alla fine.
—"Sembra tutto solo uno stupido gioco, e io non mi farò trattare come se fossi una pedina." Commentò il ribelle torvo, incrociando le braccia al petto.
—"Si, posso immaginarlo. Ma questo è il tuo destino..."
—"Il destino è una cosa surreale che abbiamo creato per giustificare i comportamenti errati nostri e degli altri. Il destino non esiste, non esiste nessuno che ci comanda, eppure noi siamo nati angeli per combattere e proteggere stupide creature terrene indifese, e gli umani sono nati per essere stupide creature indifese ed essere protetti da noi. Quale scopo abbiamo noi tutti? Cosa importa a me della vita di un popolo che non mi appartiene? Cosa importa a loro di noi? Sono tutti egocentrici, pensano tutti di poter contare solo su loro stessi e non credono nelle entità sovrannaturali, per quale motivo allora dobbiamo liberarli dai demoni? Per avere uno scopo?"— sorrise amaramente il ragazzo, le sue domande retoriche confondevano persino lui, quindi evitò di pensare al fatto che la Regina probabilmente non avrebbe neppure compreso il senso delle sue domande. —"La verità..."— cominciò Lex guardando la donna con i suoi occhi viola —"La verità è che non abbiamo un senso, e non possiamo cercarlo in assurdi racconti del passato che ci parlano di un certo Dio che ci ha creati per proteggere la Terra. E tu questo lo sai, vero? Fai affidamento su te stessa e sul tuo regno. Ebbene, perché siamo venuti a rischiare la vita?" Il ribelle sembrava tanto calmo da essere terrificante anche semplicemente parlando.
—"Lex... Forse ho sbagliato, ma in quel momento ho sentito che dovevo adempiere al mio dovere e aiutare gli umani. Quella razza soccomberebbe se non ci fossimo noi, e quando è entrata in gioco la tua profezia ho capito che non potevo restare con le mani in mano..."
—"Eppure non mi pare che tu ti stia sforzando molto." La interruppe bruscamente lui. Adesso gli era un po' più chiaro, ma non le credeva comunque a pieno. Sospettava ci fosse qualcos'altro sotto, o per lo meno, anche se non riguardava questo, la Regina nascondeva qualcosa.
—"Mi dispiace..." Disse semplicemente la donna abbassando il capo, cosa che faceva andare in bestia Lex. Non accettava che una Regina si mostrasse così umile dinanzi a un angelo qualunque, eppure lei sembrava non capirlo. Era sempre tremendamente ostinata quella donna, pensò il ragazzo storcendo il naso.
—"Non mi hai ancora detto perché ciò che vivo nei sogni i rivela realtà." Chiese indirettamente lui cercando di estorcerle qualche informazione. Il giovane angelo nero non sopportava più di essere inconsapevole riguardo ciò che era è ciò che stava vivendo. Non sapere il perché delle cose lo rendeva solo più irascibile, di conseguenza anche introverso e complicato.
—"Non so bene nemmeno io da cosa dipenda, è tutto scritto nella tua profezia, ciò che riguarda te, i tuoi poteri, quello che ti accade e anche la riuscita della missione dipendono dalla Profezia. Ma essa sembra incompleta, quello che abbiamo visto della profezia era solo una minima parte di tutto ciò che è in realtà. Questo credo sia proprio perché tu stesso stai creando il tuo destino... E la sorte dei Mondi è nelle tue mani."— Disse Axel tornando a guardarlo, la sua figura era sempre meno opaca, sembrava essere in procinto di scomparire da un momento all'altro. Stava per terminare quel sogno? —"Dimmi almeno, hai intenzione di aprire lo Scrigno?" Domandò quella, impassibile come sempre.
—"No, lascerò che la natura faccia il suo corso, se la mia anima, a differenza di tutte quelle lì dentro, sta tornando sa me, ci sarà un motivo. E poi, con o senz'anima cambia poco, non è mai stata mia abitudine elargire sentimenti come se niente fosse." La liquidò il ribelle accompagnando l'ultima frase con un gesto della mano, come a volerla mandare via. Avevano finito di parlare, non c'era nulla da aggiungere, non c'era motivo di prolungare quell'incontro sgradevole agli occhi del ragazzo.
—"Lex, io ho ancora bisogno di parlarti... È qualcosa che riguarda il tuo passato, non il tuo futuro." Aggiunse la donna, ma la sua sagoma stava già per dissolversi. Gli occhi viola dell'angelo vacillarono per un istante ma lui apparentemente non si scompose, come sempre. Sebbene in quel momento avrebbe voluto estirparle le parole con la forza dalle labbra. Ogni piccola informazione sul suo passato era importante per lui, ogni minima cosa. Si era reso tristemente conto di aver vissuto una vita che non gli apparteneva, e semmai ci fosse stato qualcosa di vero a cui aggrapparsi lo avrebbe accettato senza esitare.
—"Parla." Ordinò alla donna, ma appena quella aprì la bocca il buio del luogo in cui si trovavano sparì. Né lo scrigno né la Regina erano più lì, e "lì" non esisteva più. Era di nuovo nella sua stanza, col sole che stava sorgendo proprio in quel momento, e Shane addormentato su una sedia accanto al suo letto, la testa contro il muro e il viso corrucciato in un'espressione preoccupata. Era stato dolce da parte sua curargli le ferite. Tanto dolce da far vomitare, pensò il ribelle scuotendo la testa. Doveva allontanarsi da quell'angelo, erano davvero troppo diversi perché la loro collaborazione portasse a qualcosa di buono.
Il grande giorno era arrivato, constatò sarcasticamente l'angelo nero scrutando con gli occhi viola la folla di gente che si accalcava attorno ai giardini del palazzo per salutare i loro cari che sarebbero dovuti partire. Erano rimasti in sei: Lex, Shane, Xavier, Isabel, Lejla e Alexander; Eleonor era sparita e la Regina aveva detto che avrebbe provveduto lei stessa a investigare sulla questione, anche se il ribelle ci credeva poco che quella si sarebbe mossa davvero dalla sua bella poltrona. Katniss ugualmente sembrava essersi dissolta nel nulla, da settimane ormai... Le coincidenze sembravano un po' troppo evidenti agli occhi di Lex, ma il ragazzo si limitò ad analizzare la situazione con la sua solita calma, se per gli altri non costituiva un problema allora non lo sarebbe stato nemmeno per lui. Ad ognuno dei sei angeli era stata assegnata una piccola squadra composta da dieci aiutanti scelti, questi angeli avevano giurato fedeltà e obbedienza ai sei giovani, riconoscendoli come propri comandanti. Inoltre la Regina aveva assicurato che nel caso in cui la situazione fosse precipitata sarebbero stati inviati imminentemente dei rinforzi. Ma il loro dovere qual era? Stando a quanto aveva capito l'angelo nero, loro avrebbero dovuto recarsi su quel Pianeta per cercare il nascondiglio dove sembrava presiedere la figlia di Draconilda o qualsiasi altro suo delegato che stava sconfinando il caos sulla Terra. In secondo luogo poi, se fossero riusciti a trovarla, avrebbero dovuto ucciderla, o perlomeno eliminare il problema alla radice, in qualunque modo possibile. E "in qualunque modo possibile" significava morendo senza pensarci su due volte. Per lui la morte significava poco, perché non aveva ancora preso in considerazione qualcuno a tal punto da essere spronato a continuare vivere per tale persona, anche se fosse tornato indietro sano e salvo cosa avrebbe fatto? Sarebbe tornato a vagare da solo per i boschi dei Mondi sotterranei a godersi i paesaggi sperduti, gli incendi e il corso crudele della natura con gli esseri viventi. Se fosse tornato sarebbe rimasto a casa da solo... Giacché solo poche settimane addietro aveva ucciso la sua balia, Cheyenne, e a quel punto casa sua sarebbe stata sostanzialmente vuota, dal momento che Myrea e Jean erano presenze fantasma, sembravano automi creati per lavorare e servire il padrone in qualsiasi momento seguendo qualsiasi suo ordine. Ma Lex non aveva certo bisogno di una compagnia del genere, lui aveva semplicemente bisogno di ritrovare quel sentimento di affetto che solo Christopher era stato capace di donargli. E poi... Non poteva nemmeno essere sicuro che i suoi altri due servitori fossero ancora a casa, non poteva essere sicuro che la Regina li avesse risparmiati, non poteva essere sicuro di nulla. Si rendeva conto, però, al contrario, che gli altri avevano almeno qualcuno per cui tornare, o meglio qualcuno per cui restare. Shane ad esempio se solo fosse rimasto ad Asgard avrebbe potuto assistere il padre nelle sue ultime settimane di vita, perché, anche se Daniel è uno stronzo, ha comunque un figlio che gli vuole bene, constatò Lex tra sé fissando il suo sguardo vuoto sulla gente intorno che faceva la fila per salutare i tre angeli bianchi: parenti, amici, conoscenti... Erano tante le persone che accorevvano ad abbracciarli e augurargli buona fortuna, ma Lex non li stava osservando davvero, il suo sguardo era perso nel nulla, fissava la scena ma non distingueva i dettagli di ciò che accadeva, solo perché non gli importava, e forse anche perché era leggermente geloso. Sapeva che anche se fosse stato alla Fortezza Nera, a casa sua, nessuno a parte i suoi servitori sarebbe andato a salutarlo, perché lui si era sempre estraniato dalla società. E poi tutta quella gente per il ribelle era solo un intralcio che ritardava la loro partenza, eppure alcune di quelle persone si avvicinavano anche a Lejla e Xavier per porgere i loro auguri e benedizioni varie. L'angelo nero scosse piano la testa con i suoi riccioli mori e sorrise tra sé come se fosse una presa in giro; non riusciva a comprendere il motivo per cui le persone fossero così false, perché, infondo, cosa poteva importare a quella gente se due ribelli come Lejla e Xavier sarebbero tornati alla loro patria sani e salvi oppure no? Nulla, non gli importava nulla. E allora perché si disturbavano tanto a salutare due sconosciuti? La gente è strana e incomprensibile, era per questo che Lex se n'era sempre tenuto a distanza. E ancora continuava a farlo: se ne stava nell'angolo più solitario del giardino del Palazzo, all'ombra di un pilastro, braccia conserte e sguardo spento, il ghigno accennato sulle labbra che non scompariva mai. E si degnò di farsi notare solo quando anche l'ultimo angelo bianco si fu allontanato dal cancello del giardino, la fiumana di persone che finalmente se ne andava lo fece sentire meglio, era come se adesso si sentisse più a suo agio tra coloro che già conosceva.
—"Lex..."— Lejla si accorse per prima della presenza del ribelle che andava verso di loro. La ragazza aveva un tono titubante, forse perché effettivamente i due non si parlavano da un bel po', e la loro ultima conversazione non era stata affatto piacevole e spensierata. —"Ti sei perso tutti i saluti e i ringraziamenti da parte del paese..." Lo informò la ribelle parlando piano, come se avesse paura a rivolgergli la parola. A Lex d'altronde la cosa gravava, anche se non troppo, ma comunque provava una sorta di dispiacere nel vedere Lejla tanto distaccata.
—"Non mi sono perso nulla, ho visto tutto, ma data la scarsa importanza che ho per voi non ve ne siete neppure accorti" ghignò il ribelle e raggiunse il gruppo di angeli con le mani nelle tasche dei pantaloni e le ali aperte fieramente dietro la schiena. Gli altri lo guardavano straniti e anche leggermente attoniti, tranne Shane, lui non lo guardava. L'angelo bianco era intento, invece, a guardare il sentiero pavimentato del giardino su cui posavano i piedi. Lex lo fissò con la coda dell'occhio e sospirò mentalmente: sapeva di non averlo trattato bene l'ultima volta. Non solo gli aveva distrutto tutto, cuore e sentimenti, gli aveva anche calpestato l'orgoglio, perché lo aveva costretto a cedere facendolo andare via dalla stanza. Il fatto è che il ribelle si era comportato con tanta normalità, anche dopo aver avuto quella discussione con Shane, che l'angelo bianco si era sentito sicuramente preso in giro a tal punto da andarsene e non tornare più. Lo aveva rivisto solo in quel momento, quindi doveva aver dormito fuori, forse dal padre, sempre che avesse dormito e non avesse passato la notte a piangere.
Eppure il riccio non si sentiva affatto in colpa, era solo frustrato dalla situazione perché non capiva mai cosa fosse giusto dire o fare, e non sapeva in che modo comportarsi: era come un bambino che vede per la prima volta il mondo esterno, che gioca per la prima volta con l'acqua e col fuoco, e non sa che l'acqua può annegarti o che il fuoco può bruciarti, un bambino inconsapevole di cosa potrebbe succedere qualsiasi cosa faccia. Shane ormai sembrava fatto di tanti frammenti assemblati fragilmente, e ogni cosa finiva per coinvolgerlo tanto da scombussolare la sua stabilità morale e la sua stessa vita. Era diventato più sensibile di quanto non fosse già, e questa era stata colpa di Lex. Questi, preso dall'angoscia, distolse lo sguardo e si rese conto che Axel, poco distante, stava disegnando un cerchio di rune sulla striscia di pavimento di pietra levigata al centro del cortile: stava preparando un portale che li avrebbe condotti sulla Terra. Il ribelle aveva sempre odiato quegli orrendi viaggi dimensionali, era la prima volta che andava sulla Terra, ma non era certo la prima che usava un portale.
—"È giunto il momento."— annunciò la Regina fin troppo solennemente, poi indicò la botola oscura che si stava aprendo sul pavimento bianco—"Questo è un portale che vi trasporterà istantaneamente nel luogo a cui la vostra mente starà pensando, dunque concentratevi sulla città in cui ognuno di voi dovrà arrivare."— spiegò la donna tranquillamente —"Sta a voi ora." Concluse facendo un cenno col capo e indietreggiando di un paio di passi. Pochi istanti dopo la prima a farsi avanti fu Isabel, si scambiò una rapida o occhiata con Xavier, suo compagno di stanza fin'ora, e si rivolse all'abisso nero, tirò un sospiro e fece un altro passo avanti cadendo nel baratro e scomparendo ai loro occhi. Qualche secondo dopo dal vuoto oscuro fuoriuscì una scintilla rossa, che Lex sapeva simboleggiasse l'arrivo a destinazione da parte di chi aveva appena attraversato il portale. Dopo Isabel andò Xavier, seguito dalla solita scintilla rossa, poi Lejla e dopo ancora Alexander. Tutti erano arrivati nel luogo prefissato ormai, mancavano solo Lex e Shane all'appello. I due si guardarono per un frazione infinitesimale di secondo, dopodiché l'angelo bianco riabbassò subito la testa.
—"Vi lascio soli." Si intromise Axel e fece un cenno di raccomandazione e Lex, lui la ignorò bellamente e aspettò che fosse abbastanza lontana prima di afferrare la mano del compagno. Non si curò della sua reazione, pronunciò semplicemente una parola il nome di una città:
—"Berlino." Sussurrò a Shane e tenendolo per mano lo trascinò con sé nell'abisso, nel vuoto, una sensazione viscida lo attanagliò appena entrato nel portale, sembrava che una forza volesse far implodere il suo corpo. Tuttavia tenne stretta la mano del compagno per tutti i pochi secondi che durò il viaggio. E poi arrivarono, arrivarono lì dove Lex aveva immaginato di arrivare, lontani dal mondo terreno, lontani dai bassifondi, come se fossero anime libere nel cielo, in cima al grattacielo del Park Inn Berlin, dove nessuno poteva vederli, tantomeno sentirli, e neppure cercarli. Shane era caduto sulle ginocchia non appena il portale li aveva espulsi, sembrava aver sofferto abbastanza il primo viaggio interdimensionale, ma era plausibile, anche per questo Lex non aveva voluto farlo andare da solo; in quel momento sicuramente Isabel, Xavier, Lejla e Alexander dovevano trovarsi in preda alle convulsioni causate dalla "traversata" ai delle tasche dimensionali. L'angelo bianco si teneva il petto con una mano come se il cuore gli stesse scoppiando dentro, era una sensazione davvero poco piacevole che anche il ribelle aveva provato la prima volta.
—"Riprenditi, siamo usciti. Respira."— Scandì il riccio e si accovacciò all'altezza del compagno alzandogli il viso posandogli due dita sotto il mento e l'altra mano sulla fronte bollente. Avrebbe potuto avere la febbre se Lex non avesse saputo che quelli erano sintomi comuni per chi fa per la prima volta viaggi del genere. Axel era stata tanto gentile da tenerselo per sé e non informare gli altri delle ripercussioni di questo metodo magico usato per gli spostamenti estremi. —"Stai meglio?" Chiese il ribelle dopo qualche minuto. Il biondo sembrava essersi calmato un po', ma non del tutto, anche perché c'era da considerare l'atmosfera a prescindere carica di tensione tra loro due. Aveva riabbassato la testa allontanando le dita dell'angelo nero dal suo viso, ma i suoi gesti adesso sembravano molto meno incerti.
—"Si..."— sussurrò, ma non alzò lo sguardo neppure un istante —"Scusa.." aggiunse, ma Lex subito gli mise l'indice sulle labbra per zittirlo.
—"Io non ho intenzione di scusarmi, quel che ho detto lo pensavo davvero. Ma quel che è stato è stato, non è importante."— il ribelle gli sfiorò la guancia con le dita mentre proferiva lentamente quelle semplici parole. Eppure gli sembrava che la frase fosse lasciata in sospeso, ma non sapeva cos'altro aggiungere.
—"Non è importante..." Ripeté distrattamente l'angelo bianco stringendo le mani a pugno sul cemento levigato del tetto del grattacielo.
—"Non fraintendere..."
—"Non fraintendo."— lo interruppe Shane —"Sto semplicemente ritrovando i miei spazi, e credo che sia meglio se tu mi stia lontano. Non ce la faccio a... Sentirmi... Rifiutato e preso in giro ogni volta..."— la voce era spezzata dai singhiozzi, ma i capelli biondi coprivano gli occhi dell'angelo al punto da non permettere al ribelle di capire se stesse piangendo o meno, ma sembrava di no. —"Ogni volta..." ripeté in un sussurro e alzò il viso verso il compagno, ritrovandosi a pochi centimetri dalle labbra del riccio. Questi allora, avendo notato gli occhi lucidi dell'angelo bianco, si concesse un briciolo di umanità e il senso di colpa lo convinse a farsi avanti, ma le loro labbra si sfiorarono appena perché Shane fece in tempo a voltare il viso verso destra evitando il contatto col compagno. Lex interdetto si allontanò di poco e il biondo strisciò di qualche decina di centimetri più lontano, poi si alzò dal pavimento cercando di restare quanto più fermo possibile e fissò gli occhi in quelli viola dell'altro angelo. Il ribelle a sua volta si sollevò dal pavimento senza distogliere lo sguardo perso; non riusciva neppure a credere che il compagno lo avesse davvero respinto, non era quello che si aspettava, infondo... non era quello che voleva.
***
Le sorti della Terra? Quelle parole risuonavano altisonanti e quasi astratte alle orecchie di Katniss, come poteva qualcuno semplicemente pensare di sottomettere un intero pianeta? Eppure non era certo la prima volta che succedeva una cosa del genere, e l'unica cosa che lei poteva fare era restare a guardare realizzarsi i piani di Lindsay, sperare che la situazione si risolvesse in fretta e con meno vittime possibili, e magari sperare anche di riavere indietro ciò che le era appartenuto.
—"E quale vorresti fosse il destino della Terra?" Domandò la ribelle cautamente.
—"Il pianeta tra pochi giorni verrà invaso dai Demoni Superiori con le loro legioni demoniache. A quel punto gli angeli si renderanno conto che non potranno competere contro l'abnorme massa demoniaca che si ritroveranno davanti, chiameranno rinforzi, ma quelli ci metteranno tanto ad organizzarsi e giungere in battaglia, poiché sono semplici sprovveduti. Allora verranno uccisi tutti coloro che si intrometteranno, e lascerò a Fenrir gli Angeli Superiori che scenderanno in difesa dei loro guerrieri, in modo che lui possa vendicarsi di quegli stolti che lo hanno rinchiuso in catene."— spiegò Desdemona parlando come se quella fosse la cosa più normale che potesse esistere.
—"E tu sei sicura che tutto si risolverà secondo le tue previsioni?" Chiese ancora la bionda, incerta su ciò che aveva ascoltato. Sapeva che raramente gli Angeli Superiori si interessavano alla vita dei guerrieri dei Mondi, tuttavia il demone poteva aver ragione, trattandosi in questo caso del destino di un pianeta in questione.
—"Assolutamente, e anche nel caso in cui gli Angeli dell'Ordine non dovessero scendere mi importerebbe poco, il mio primo obiettivo è la Terra, da lì potrò poi gradualmente sottomettere i Mondi Angelici. Che Fenrir abbia o meno la sua vendetta è relativo, e nel caso non ci riuscisse non potrebbe neppure prendersela con me, poiché sono colei che lo ha liberato e gli ha restituito la vita." rispose la Regina degli esseri infernali. Il suo sguardo era tagliente, come il suo sorriso, sembrava pronta a tutto pur di portare a termine il suo progetto.
—"Ho capito..." Sussurrò la ribelle annuendo.
—"Ebbene la tua richiesta resta ciò che ho già pensato?" Domandò Desdemona ampliando il suo sorriso in un ghigno soddisfatto.
—"Si, rivoglio Lex." Annuì la Principessa convinta, al momento sembrava aver rimosso ogni sorta di ripensamenti a riguardo, eppure qualcosa dentro le diceva che non fosse giusto... Ma quella voce era troppo debole per contare davvero qualcosa nel suo pensiero.
—"Servimi, assecondami, e lo avrai sicuramente." Concluse la donna e per un momento i contorni del suo corpo sembrarono affievolirsi facendo sembrare la sua pelle nera un tutt'uno con la stoffa nera della poltrona su cui sedeva. La carnagione color nero pece di Desdemona era qualcosa a cui Katniss doveva ancora abituarsi, qualcosa di troppo inconsueto ai suoi occhi per poterlo accettare facilmente, eppure doveva farlo. L'oscurità la stava avvolgendo e lei non poteva più sottrarsi. Aveva perso la ragionevolezza, perso la sua identità. Aveva dimenticato chi era lei ed era diventata una persona comune, più avara e avida di sempre, come chiunque abbia un tesoro e voglia nasconderlo alla vista degli altri.
"Dentro ho due esseri incompiuti, ho ucciso l'uno dei tanti e nutrito l'uno fra tutti."
-
† Spazio Autriceeee †
Buonsalve a tutti, e bentornati!
Chissà perché ci ho messo solo due settimane sta volta.😂 Il fatto è che io sono una persona complessa, più sono impegnata e più cerco di impegnarmi.
Bene ditemi che non sono l'unica a cui piace incasinarsi la vita quando c'è l'ha già abbastanza incasinata, mi sento anormale.
Tornando alla storia, vi sarete accorti che ho cambiato copertina... Bene, come vi sembra questa? 🌝 Meglio questa o quella di prima?
E parlando un po' del capitolo cosa possiamo aggiungere... Vediamo, (lo avrete già capito da soli, ma lo sottolineo ugualmente) le parti completamente in corsivo sono dei flashback. (Scusatemi se ci sono errori di battitura come sempre).
Bene, dal prossimo capitolo avremo nuove scoperte e comincerà il tanto atteso "patatrac" lol.
Lindsay si sta adescando Katniss nel migliore dei modi, ma credete che alla fine la neo-ribelle otterrà o meno quello che desidera con tanto ardore? Non ve lo immaginate neppure. 🌝
Eleonor per questo capitolo è sparita, e sparirà per un po'... Ma non vi terrò troppo sulle spine tranquilli.
Katniss intanto, all'inizio del capitolo aveva chiesto di lei a Coraline, secondo voi ha intenzione di aiutarla?
Shane sempre più complessato e disperato poverino... non mi fa affatto pena.😂 Ma..........cosa importante: si invertiranno i ruoli?
La Regina rompe sempre il cazzo, ma quale sarà il suo vero obiettivo? Non si impegna in primo piano nella battaglia solo perché si sente superiore in quanto Regina, o per qualche altro motivo?
Spoiler del prossimo capitolo: Lex avrà una nuova visione riguardante la profezia, ma stavolta sarà qualcosa che non riguarda effettivamente il suo futuro. Cosa vi aspettate?
Eeee anche oggi vi lascio. Spero di riuscire ad aggiornare entro i prossimi 15/20 giorni!❤
Statemi bene!
- Emily
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro