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17 ~ SENZ'ANIMA ~

"And I found myself reminded to keep you far away from me"
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Era troppo difficile stare al passo con Lex, Shane era giunto davvero a credere che fosse un soggetto bipolare oltre i limiti. Era stata sua l'iniziativa di baciarlo e dirgli "ti amo" l'ultima volta in infermeria, anzi, Shane non era stato nemmeno del tutto cosciente in quel momento... Eppure adesso il ribelle si comportava come se non l'avesse mai fatto. Era tornato freddo e distaccato, si rivolgevano a stento la parola e il suono della sua voce tanto fredda accoltellava l'angelo bianco a ogni parola. Si sentiva eternamente preso in giro lui, ma Lex era diverso... Aveva dei modi di fare tutti suoi e capirlo era dannatamente impossibile. Quando sembrava che avesse finalmente buttato giù i suoi muri lui ricostruiva una fortezza impenetrabile. Per non parlare di come l'angelo nero aveva reagito male alla notizia della riunione generale che avevano convocato i due sovrani per dare ufficialmente quel benedetto annuncio che era ormai sulla bocca di tutti. Erano giorni, quasi una settimana che si protraeva questa situazione di ansia continua. Shane intanto non aveva ancora capito a cosa erano dovuti i suoi mancamenti, ma fortunatamente sembravano aver smesso di dare fastidio. Benché quello che era successo l'ultima volta lo avesse quasi terrorizzato. Era stato come un déjà-vu misto a un sogno premonitore, sembrava che alcune di quelle immagini le avesse già viste.. Eppure non gli tornavano in mente ricordi da collegarvi. La sua mente era un mosaico con buchi neri, vuoti incolmabili di ricordi che sembravano essere inesistenti. Non ricordava praticamente nulla che precedesse il suo undicesimo secolo di vita, come se avesse un vuoto di memoria, ma a livelli estremizzati perché nessun essere vivente è in grado di rimuovere completamente un pezzo tanto cospicuo di memoria quasi senza lasciare traccia autonomamente, figurarsi 11 secoli di ricordi... Nonostante ciò, quello che gli si era presentato l'ultima volta che era svenuto gli era sembrato troppo familiare per essere semplicemente un sogno. Forse era più da considerare una visione... Ma la parte terrorizzante non era tanto questo quanto quello che c'era nella suddetta visione.
Era lì, l'angelo caduto, l'Esiliato per eccellenza, colui che sovrastava sui Demoni Superiori. Le sue enormi ali flesse, cedevoli, spezzate, avevano perso tutte le piume, ne era rimasto solo uno scheletro ossuto e terribilmente macabro. All'altezza della terza articolazione si piegavano in modo innaturale, tanto che solo la vista di quello scempio aveva fatto venire i brividi a Shane per il pensiero del dolore che quell'angelo aveva dovuto subire. Era quel corpo così visibilmente umano... martoriato da chissà quali atroci torture, il viso contratto, gli occhi neri, completamente, sembrava non esistere distinzione tra iride, sclera e pupilla: erano due gocce di pece bollente incastonate in un bellissimo viso di pietra pallida. Tanto bello da far invidia a qualsiasi dio. Tra i capelli gli spuntavano due corna arcuate, una delle quali era spezzata, sicuramente non in modo indolore. Era così vulnerabile con quelle grosse catene infuocate che gli circondavano i polsi, inginocchio in una posizione scomposta, la testa reclinata, sofferente, e il sangue... Sangue ovunque. "Ma se lo ha dovuto subire forse se lo meritava" aveva pensato l'angelo bianco cercando di giustificare quella che sembrava solo storia, ma che tuttavia in quel momento gli appariva dinanzi agli occhi.
-"Chi sei tu per giudicarmi, essere?"- aveva rimbombato la voce di quel diavolo dall'apparenza tanto innocente. Shane aveva sussultato rendendosi conto che Lucifero gli stava leggendo la mente e si era sentito improvvisamente spogliato della sua libertà di pensare. Che senso aveva pensare tra sé se poi qualcuno ti avrebbe comunque potuto leggere nella mente? Tanto valeva la pena pensare ad alta voce... Sempre che ci fosse il coraggio di dirle certe cose. -"Ingenua creatura di Dio... Non la vedi la distruzione?" il Portatore di Luce alzò la testa parlando con ripudio e disprezzo fissando i suoi occhi neri sull'angelo bianco. Strattonò le catene di fuoco e ne conseguì il sollevamento di una sottile nube di fumo che oscurò la vista di Shane per qualche secondo ma che poi scomparve subito lasciando, mentre si dissolveva, la visuale su un paesaggio di massacri cruenti e sanguinosi, una distesa di corpi inermi e un'altra schiera ancora in piedi, tentando di sfuggire alla furia dell'inferno che imperversava attorno a loro. Angeli. Angeli circondati da demoni affamati, angeli in trappola. Allora Shane era ritornato a guardare Lucifero, che appostato lì sulla sua roccia si guardava intorno avidamente, una lussuria sadica in quegli occhi neri che posavano il loro sguardo su ogni corpo che cadeva abbandonando le forze e si univa agli altri che già avevano subito quella stessa sorte. L'angelo bianco lo guardava esterrefatto... Tutta l'umanità di quel diavolo era sparita. I segni sul suo corpo erano passati in secondo piano perché quegli occhi avrebbero attirato l'attenzione più di qualsiasi altra cosa, erano così... "Ipnotici" aveva pensato Shane e solo dopo aver fatto una decina di passi si era reso conto di star camminando, di star avanzando verso di Lui. Era Lui l'artefice di tutto il male, di tutta la distruzione dei Mondi, eppure gli occhi azzurri del biondo non si staccavano dal fissare incessantemente i due pozzi neri davanti a lui, che ad ogni passo erano sempre più vicini, ad ogni passo il concetto di "personalità" svaniva sempre di più dalla mente di Shane, ad ogni passo era sempre più soggetto a quella sorta di ipnosi. I rumori andavano attenuandosi, le urla di chi moriva, i gorgoglii dei demoni... Tutto andava scemando intorno a lui, restavano solo lui e il male in persona. L'attrazione di quegli occhi neri era stata fatale, l'angelo bianco non aveva più coscienza di sé, il suo corpo rispondeva a comandi impartiti dall'esterno, da un forza esterna maggiore di tutto il resto.
-"Sciocco" aveva detto semplicemente Lui, poi Shane aveva iniziato a tremare, a bruciare vivo, il fuoco era divampato dalla sua pelle, le piume delle sue ali si erano incenerite, il cuore aveva preso a pulsargli nel petto come se volesse uscire dalla gabbia che lo rinchiudeva... Poi aveva urlato in modo straziante per l'atroce dolore che aveva avvertito, solo per un istante, poi il cuore si era zittito improvvisamente.

Lex aveva sentito urlare, e prima ancora di vederlo sapeva che a urlare era stato Shane, aveva avvertito qualcosa di estraneo nella sua mente e sapeva che erano i pensieri confusi di Shane. Quel grido soffocato gli aveva messo i brividi, ma lui ancora non riusciva a sentirsi in pace con se stesso e tutto ciò che era successo non migliorava affatto la situazione. La sua coscienza continuava a opporsi ai suoi stessi sentimenti, il tormento forse peggiore da concepire, anche se lui non ne mostrava i segni. Il ribelle si sentiva fuori posto come sempre, nulla di diverso se non fosse per il ricordo di quell'istante in cui il vuoto era scomparso, quell'istante in cui c'erano stati solo lui e Shane... Ma appunto era, e doveva essere, solo un ricordo. Si allontanò proseguendo per il corridoio e lasciandosi alle spalle la propria camera, la stanza da cui era pervenuto il grido e dove ora aleggiava un silenzio quasi inquietante. Era stata sorprendente la calma con cui se n'era andato incurante del fatto che potesse essere accaduto qualcosa al compagno. Lo sentiva, sentiva l'egoismo che tornava a predominare dentro di sé, sentiva che stava tornando all'origine, cosa a dir poco positiva dalla sua prospettiva, se non fosse che quel pensiero fisso non scompariva mai dalla testa del ribelle, probabile che non se ne sarebbe andato nemmeno l'avessero cavato via con la forza, ormai era rimasto impresso a stampo quell'attimo in cui si era sentito diverso. Distolse subito l'attenzione da quel ricordo, di nuovo, e si diresse a passo spedito verso il luogo che era costretto a frequentare più spesso di quanto volesse ultimamente, e lungo il percorso chiese a uno dei servitori di recarsi nella sua stanza, senza entrare nello specifico, perché alla fine non sapeva che scusa inventarsi, voleva solo che qualcuno trovasse il compagno e che se ne prendesse cura qualunque cosa fosse successa. "Nulla di personale" pensava "semplicemente meglio tenere in vita quanti più possibile di noi". Guardò il servitore, la voce inflessibile, apatica, l'espressione vuota, gli occhi spenti come al solito, le parole che fluivano dalle sue labbra in modo gelido, facevano di lui un angelo dall'aspetto sicuro e menefreghista, aspetto che solitamente gli faceva sempre comodo dove si stava recando. Percorse altri corridoi, salì le scalinate nella torre e aprì incurante la porta facendo saltare la serratura con un minimo sforzo dei suoi poteri appena scoperti.
-"Lex!" lo chiamò la Regina con aria di rimprovero probabilmente data dal fatto che quando la porta si era aperta sbattendo lei aveva sussultato vistosamente, presa alla sprovvista.
-"Axel." la guardò lui rispondendo con voce piatta. Gli causava sempre un certo ripudio guardare quella donna.
-"Non ti aspettavo" affermò lei sistemandosi i capelli con le mani e annodando la vestaglia attorno al corpo snello.
-"Non mi interessa minimamente" replicò il riccio e si sedette su una poltrona. Era paurosamente ritornato scontroso e distaccato dal mondo più di prima, quasi fosse ancora nel Mondo Inferiore, prima della partenza per Asgard.
La Regina sbuffò impercettibilmente e prese posto di fronte a lui su un'altra poltrona. -"Allora parla pure." appoggiò i gomiti sui braccioli decorati, accavallò le gambe e prese a guardarlo aspettando che rispondesse.
L'angelo nero la fissò per qualche istante prima di aprir bocca -"So che quello che dovreste annunciare riguarda la nostra prossima missione"- disse con tono calmo rilassandosi contro lo schienale della poltrona -"anzi so già persino di cosa si tratta."- affermò alzando un angolo delle labbra per accentuare la presa in giro.
Lei gli rivolse un'occhiata scettica.
-"Si mi hai detto che non posso leggere nella mente dei due sovrani perché avete poteri simili ai miei, ma posso leggere nella mente di tutti gli altri, e il tuo amichetto fantoccio invecchiato si lascia sfuggire cose importanti che non passano inosservate ai miei occhi." spiegò lui con il solito tono irritante.
-"Il fantoccio invecchiato è il re, dovresti portare un po' più di rispetto." puntualizzò Axel cercando di restare neutrale, ma il ribelle scoppiò a ridere andando a consumare sempre di più la pazienza della sovrana.
-"Ti pare che a te porto rispetto?!?"- rise di gusto il ragazzo facendo scintillare i suoi occhi -"Né tu né tantomeno lui meritate il mio rispetto, nemmeno se stessi morendo chiamerei il tuo nome, viscida." sputò acido Lex, allora la donna sembrò essere stata davvero colpita da quelle parole, i suoi occhi si oscurarono celando avidamente ogni briciolo di sentimento o emozione provasse. E il suo cambio di atteggiamento non sfuggì certo allo sguardo indagatore del riccio.
-"Dunque, signorino Firestars, cosa la conduce al mio cospetto? Posso avere l'onore di sapere quale problema vi affligge oltre alla vostra mente palesemente insana?" chiese lei accennando un sorriso di scherno, quasi a volersi riscattare. Fu Lex allora a sentirsi schiacciato dal peso non indifferente della sua esistenza.
-"Mi affliggono innumerevoli problemi, ma non ho bisogno di una psicologa, grazie."- la fulminò con lo sguardo, poi si alzò seguito subito dall'altra, e, nonostante sovrastasse l'esile corporatura della donna con la sua figura slanciata, lei continuava a reggere il confronto. I suoi profondi occhi viola, però, la inchiodarono costringendola quasi a cedere, erano troppo vicini l'uno all'altra per non sentirsi in soggezione. -"Non amo le provocazioni" chiarì il ragazzo, la sua voce era secca e decisa, e lo appariva ancora di più a così poca distanza.
-"Ne ho la consapevolezza" rispose Axel, allora il ribelle fece un passo indietro e continuò a fissarla aspettandosi che l'altra volesse aggiungere qualcosa, ma quella tacque per diversi secondi prima di pronunciare tre semplici parole:-"Sto aspettando te."
-"Voglio che intensifichiamo gli allenamenti. Prima della prossima partenza voglio essere in grado di utilizzare tutti i miei poteri, ho intenzione di ritornare vivo." le disse, la voce che si era leggermente incrinata a causa di un pensiero che lo aveva raggiunto forte e chiaro, come se la Regina glielo avesse comunicato con la mente: «se qui c'è qualcuno che può tornare vivo, quello sei tu.»
-"Ti accontenterò, a patto che tu mi dia una spiegazione per quello che ti sta succedendo" rispose l'altra, ma lui la guardò male e indietreggiò di scatto con una smorfia contratta in viso, quasi dolorante. Rivolse poi lo sguardo altrove, quasi perso nel vuoto, e aspettò infiniti secondi prima di proferire parola.
-"Puoi vedere la tristezza nel mio cuore perché ho sempre cercato la bellezza nell'orrore." disse semplicemente restando vago, la mente da tutt'altra parte, non degnò nemmeno di un altro sguardo la donna nella stanza e se ne andò. Solo quando fu sulla soglia della porta aggiunse -"Stesso luogo, stessa ora" e sbatté la porta.

Il tempo scorreva troppo velocemente; a tutti e sette gli angeli sembrava che il peso di ogni granello di quell'enorme clessidra, che era diventata la loro vita, gravasse sulle loro spalle come un macigno.
Nel salone principale avevano trattenuto tutti il fiato alle parole del Re, meno che Lex, il quale già era a conoscenza di tutto. Come già aveva sentito dai pensieri di un servitore reale, il Re aveva appena annunciato che la loro "missione" si sarebbe spostata direttamente sulla Terra. Ebbene sì, era quello il luogo che gli angeli erano costretti a difendere ed era quello il luogo che gli procurava tutti quei problemi. "Carino come posto" pensò sarcasticamente il ribelle, sapeva che sarebbe stata una missione suicida con i fiotti di demoni che c'erano in giro, soprattutto ora che con tutto il subbuglio presente nell'Oltre Caos molti più demoni affluivano sul pianeta. Eppure si era quasi arreso al fatto che sarebbe stata comunque una soddisfazione morire nella gloria dell'impresa, tanto ormai non si poteva tornare indietro e la Regina li aveva cacciati in quel guaio fino al collo; impossibile uscirne. Si guardò velocemente intorno, si soffermò con lo sguardo sul profilo di Shane, tutto assorto a guardare verso gli altri che non si accorgeva degli occhi viola di Lex puntati su di lui. Distolse subito lo sguardo e uscì dalla sala nel pieno della discussione. Era di nuovo l'ora. Un altro giorno dedicato completamente a provare a restare in vita. Ormai erano diventate monotone le sue giornate, un continuo sentirsi a metà, spezzato fra il voler vivere e il voler morire, tra il continuare a soffrire aspettando qualcosa di bello e il mettere fine a tutto smettendo di soffrire. Rischiava tutti i giorni di rimetterci la pelle a causa di chissà quale prova di spiccata fantasia si inventasse la Regina, anche se non era convinto che lei lo avesse lasciato in balia della morte nel caso. Rischiava tutti i giorni di perdere il controllo e causare qualche disastro. Rischiava tutti i giorni di morire semplicemente per imparare a sopravvivere. Rischiava tutti i giorni di svuotarsi sempre di più, di restare senza più un'anima, per tutto il male che stava causando a sé stesso. Rischiava tutti i giorni di tornare al castello e abbracciare Shane senza più preoccuparsi di nulla. Rischiava tutti i giorni di parlare, parlare davvero, confessare ogni cosa su ciò che stava accadendo a lui e tutt'intorno. Rischiava tutti i giorni di cedere per il peso che si portava addosso ogni volta che una vita gli scivolava tra le mani... Era questo che faceva ormai. Uccidere. Non aveva mai pensato davvero a tutte le volte che aveva ucciso, lui combatteva per dovere, ma uccidere così, senza motivo, aveva una sua ripercussione su di Lex. Non gli era mai importato, e non gli importava tutt'ora, il fatto era semplicemente che aveva imparato a pensare con occhi diversi.. Uccideva a sangue freddo, come sempre, eppure cosa avrebbe pensato qualcun altro che lo avesse saputo? Cosa avrebbe pensato Shane se solo ne fosse venuto a conoscenza? Rischiare tutto ciò solo per una misera possibilità di tornare indietro dopo quest'assurda missione... Ma il ribelle non aveva ancora capito che non lo stava facendo per sè.
-"Lex, finalmente." la voce fastidiosa della donna dalle ali nere che lo stava "addestrando" irruppe nella sua testa. Pensando all'addestramento gli sembrava di essere ritornato a quando da piccolo imparava a muoversi in battaglia, a studiare le strategie, a leggere e contrattaccare le mosse nemiche in anticipo... Ma quelli erano bei tempi rispetto ad ora.
-"Perché non c'eri al colloquio? Non penso che quel mostriciattolo egocentrico con le ali bianche sia stato tanto clemente da lasciarti di sua spontanea volontà la possibilità di non essere presente." chiese freddamente lui e si avvicinò fino alla solita postazione.
-"Non ti interessa, ognuno ha i suoi metodi per convincere le persone." rispose l'altra e con un gesto illuminò lo spiazzale deserto in cui si trovavano nel bel mezzo del nulla: distese di ghiaia e pietre ed erbacce secche per chilometri e chilometri. Il sole era già tramontato.
-"Non voglio nemmeno immaginare i tuoi, perché troia come sei mi viene in mente una sola cosa." la guardava dall'alto senza paura, sapeva che Axel avrebbe potuto ucciderlo da un momento all'altro sì, ma non l'avrebbe fatto. Infatti si limitò a lanciargli un'occhiataccia.
-"Ti consiglio di prestare più attenzione a ciò che dovrai fare fra poco e non ai miei fatti privati." disse la Regina e batté le mani due volte lentamente. A quel punto Lex seppe che stava per cominciare l'inferno, come tutte le notti da una settimana a seguire ormai. Aveva cominciato con i demoni, ma quelle creature sono così comuni da uccidere, lo si fa anche solo per puro divertimento. Era sempre così: lui si girava e si ritrovava una decina di demoni e secondo gli ordini della Regina doveva distruggerli ognuno in modo diverso, ma era come se ci godesse a uccidere quegli esseri. Ogni giorno i demoni aumentavano, poi un cambiamento, i demoni vengono sostituiti da angeli bianchi.. Alla fine Lex aveva combattuto tante battaglie contro di loro, erano angeli ma erano pur sempre in conflitto, e poi lui ne aveva uccisi un bel numero in guerra, non sarebbe dovuto essere difficile ridurli in cenere col pensiero, eppure adesso erano suoi alleati, veniva difficile togliere la vita a uno di loro, un innocente... Christopher era figlio di un angelo bianco, e ne aveva avuto tutto l'aspetto se non fosse stato per le ali. In ognuna di quelle vittime che gli presentava Axel rivedeva un po' di Chris, e uccidere non gli sembrava più tanto normale. Stava perdendo il sangue freddo? No, non era questo, era semplicemente che la sua vita stava avendo troppo a che fare con gli angeli bianchi per restare indifferente. E nonostante ciò gli occhi di ghiaccio della Regina lo avevano incitato ad andare avanti, il suo sguardo gelido non era altro che la sua muta richiesta di proseguire lungo quel cammino ispido che portava a una misera possibilità di salvezza.
-"Lex, sei pronto?"- la voce pacata della donna rimbombò nella sua testa affollata dai pensieri. Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi, fece un mezzo giro su se stesso, e li riaprì aspettandosi di ritrovarsi qualche angelo bianco da uccidere, forse qualche decina addirittura... E invece no, c'era di peggio. La sua espressione sconvolta traduceva tutti i suoi nuovi pensieri. La bocca socchiusa per la sorpresa, gli occhi spalancati, le sopracciglia aggrottate, la fronte corrugata coi riccioli neri che vi si posavano a boccoli incorniciando il suo bellissimo viso. "Perché?" era questa l'unica domanda che gli tornava alla mente. -"Devi imparare a uccidere anche chi ti è più caro, serve sempre, purtroppo. Anche chi dice di amarti ti volterà le spalle prima o poi." disse la Regina come se gli avesse letto la mente, e forse in realtà lo aveva fatto davvero. I cinque ribelli davanti a lui avevano la testa bassa, inginocchiati sul terreno, i polsi legati a delle pesanti catene inchiodate al suolo, non poteva vederli in viso, ma percepiva il loro terrore e cercava di togliersi i loro pensieri dalla testa, poiché loro sapevano già che stavano andando incontro alla morte, ma nemmeno immaginavano chi li avrebbe uccisi, e questo rendeva tutto ancora più tragico.
A Lex si formò un groppo in gola, non riusciva a muoversi o a pensare lucidamente -"Non posso" disse con la voce che gli tremava, i pugni serrati, gli occhi viola erano un turbinio di emozioni.
-"Come prego?" chiese la donna facendo finta di non aver sentito, testimonianza tipica della sua mania di sentirsi onnipotente, cosa che non era. Era solo una montata di testa che credeva di poter comandare tutto. E tornava la rabbia, la sentiva scorrergli nelle vene, toccare i suoi nervi, sentiva l'elettricità formicolargli nelle dita. Due sottili bastoncini di legno si tramutarono in spade magiche nelle sue mani e presero a brillare illuminando l'oscurità. A quel punto i cinque angeli dalle ali nere alzarono la testa, i loro occhi che lo supplicavano mutamente, le loro labbra che tremavano troppo anche solo per chiedere pietà. Ma la pietà era sparita di nuovo, e la lama a sinistra si era già conficcata nel petto del primo angelo, e un secondo dopo anche quella a destra aveva centrato il bersaglio su un altro corpo innocente. Sentiva la sua anima urlare eppure non la riusciva ad ascoltare: aveva intrapreso quel cammino e nel bene o nel male, giusto o sbagliato, sapeva che avrebbe dovuto portarlo a termine. Attirò a sé due dei coltelli che giacevano sul terreno dissestato con un semplice gesto, poi se li rigirò tra le mani ed entrambi andarono a piantarsi ognuno alla base del collo dei due giovani angeli ancora vivi. Ne mancava uno solo.. Una sola... Era una donna. Il cuore di Lex perse un battito quando il suo sguardo incrociò quello della mora di fronte a lui. Si lasciò cadere in ginocchio per terra, la disperazione lo aveva colto di sorpresa quando l'aveva riconosciuta, era sempre lei... Colei che lo aveva cresciuto, colei che aveva preso il posto di sua madre quando quella lo aveva abbandonato. Non poteva uccidere anche lei, Cheyenne lo aveva trattato come un figlio, si era presa cura di lui, e lui non poteva ringraziarla uccidendola. -"Lex alzati." ordinò la Regina con la sua voce imperiosa, il ribelle in tutta risposta strinse gli occhi fino a ridurre la vista a una fessura e piantò le mani sul terreno scaricandovi tutta la sua energia repressa. Sentiva una scossa elettrica percorrergli il corpo e squarciare ciò che restava della sua anima. Avvertiva l'energia vorticargli intorno e la potenza della distruzione abbattersi su tutto ciò che lo circondava per miglia. Ma alle sue orecchie giungeva solo il silenzio assoluto, il silenzio della solitudine. Poi la terra tremò, Lex riaprì gli occhi col respiro affannato e incredulo di ciò che stava succedendo. Ebbe appena il tempo di guardarsi intorno per verificare l'effettiva devastazione che aveva causato quell'energia. Alberi abbattuti, sradicati, intere zolle di terra sollevate, piccoli incendi che cominciavano a estendersi incenerendo ogni cosa trovassero al loro passaggio. Gli tornarono alla mente gli occhi verdi di Melanie divorati dalle fiamme, la somiglianza di quel verde con quello degli occhi di Aaron, poi il pensiero svanì subito trasportato via dall'incredulità. E la terra tremò di nuovo, cominciò a spaccarsi, Lex si accorse di avere ancora le mani sul terreno e di star trasmettendo ancora energia quindi si affrettò a ritirarle, ma ormai il danno era fatto. La terra arida sotto le sue ginocchia cominciò ad aprirsi lentamente e.. Due braccia sottili lo allontanarono da lì aiutandolo a mettersi in piedi. Il ribelle era troppo scosso per dire o fare qualsiasi cosa, si limitò a guardare i cinque corpi degli angeli che aveva appena ucciso mentre sparivano inghiottiti dalla voragine che si stava aprendo sul terreno. Altri scricchiolii, rocce che si spaccavano, la terra continuò a tremare e si aprirono spaccature profonde tutt'intorno, come le lastre di ghiaccio intorno al circolo polare che si separano andando alla deriva quando arriva l'estate. Si voltò a guardare la Regina, lei gli rivolse uno sguardo incomprensibile, uno di quelli che spesso erano associati a Lex e non a lei. -"Ce la fai a volare?"- chiese Axel accortasi dello spiccato pallore del ragazzo. -"Hai perso molte energie.."
Lex annuì semplicemente e si riscosse, si distaccò per un momento dai sensi di colpa che stavano già iniziando a tormentarlo e li relegò per dopo. La sua anima martoriata invocava compassione, pregava di essere ascoltata, curata delle sue infinite ferite e cicatrici... Invece il ribelle continuava a infliggerle le pene più insopportabili. E ci sarebbe stato il giorno in cui quell'anima si sarebbe vendicata in un modo o nell'altro semmai fosse esistito il karma. Il riccio spiegò le ali nere non con facilità, tremava come mai, si sentiva svuotato di tutta la sua forza, fisica e mentale e si sorprendette di come riuscì ad arrivare fino al palazzo tutto intero, o almeno per così dire. Intero, sano sì, ma completamente distrutto, spezzato dal correre degli eventi, e a questo punto che scopo aveva più vivere? A Palazzo la Regina si preoccupò di portarlo in infermeria e che qualcuno si prendesse cura di lui, ma Lex aveva il cervello completamente annebbiato, non percepiva più nulla di quello che accadeva intorno a lui. Si accorse solo di aver perso i sensi svariate volte da quando lo avevano messo su quel lettino di ferro battuto, ma non riusciva a uscire dallo stato di torpore che lo aveva avvolto. Era di nuovo solo, di nuovo al buio, lui e i suoi demoni, lui e i suoi rimorsi, i suoi rimpianti, lui e le sue scelte, lui e i suoi incubi.

Anche quella sera Shane non si era preoccupato dell'assenza di Lex. Erano giorni e giorni che non tornava a dormire la notte, a volte rientrava per l'alba e poi dormiva fino a ora di pranzo, altre volte non tornava affatto. E più lui restava e pensarci più si rendeva conto che per Lex non contava assolutamente nulla, non tornare la notte per Shane significava semplicemente andare in giro a divertirsi per Asgard: locali per gli incontri, pub, discoteche. All'inizio l'angelo bianco aveva tentato di parlargli, ma invano, e ormai ci aveva perso le speranze. Si sentiva perso, inutile, vuoto, senza di lui, come se si fosse così abituato alla sua presenza che la sua assenza lo destabilizzava. E gli mancava... Più di tutto era quello che lo rendeva più triste, era strano da pensare sì, ma rivoleva il Lex ironico, quello insopportabile, ma anche dolce infondo, quello bipolare, insomma. Era disposto a sopportarlo anche da amico, nonostante gli facesse un male indescrivibile il solo pensiero, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per non essere costretto a vedere solo il fantasma di Lex. Era visibile che qualcosa lo stesse distruggendo, ma ovviamente lui non era il tipo da lasciarsi aiutare. Poi in sala pranzo Isabel gli aveva riferito che il compagno era in infermeria, e l'angelo bianco aveva dovuto fare uno sforzo immane per restare seduto lì e non correre dal ribelle. Poi appena se ne furono andati la maggior parte degli angeli Shane si alzò dalla sedia e si congedò andando dritto da Lex. Appena messo piede in infermeria un odore forte di menta invase le sue narici e subito individuò infondo all'enorme stanza l'unico lettino occupato e ci si diresse rallentando sempre di più man mano che si avvicinava; sentiva la paura riaffiorare, ma vederlo e assicurarsi che stesse bene era più importante di una stupida paura. Aprì il separé con la mano che tremava leggermente e posò i suoi occhi su di lui, indossava solo il jeans, senza maglietta e quindi il primo sguardo andò a posarsi ovviamente sul suo fisico scolpito perfettamente e in modo così equilibrato da non sembrare né esile né massiccio. Aveva una fascia bianca attorno al petto e una identica attorno al polso e un ago nel braccio legato a una flebo. Seguì con lo sguardo i lineamenti del collo fino al viso e si ritrovò a fissarlo insistentemente, gli sembrava impossibile distogliere lo sguardo dalle sue labbra, dai suoi occhi chiusi, da quel bellissimo viso che lui usava come maschera incorniciato dai riccioli sparsi sul cuscino. Forse era stato un errore andare lì, l'angelo bianco non sapeva se sarebbe mai riuscito a smettere di fissarlo... Era così tanto che non lo vedeva dormire che ora gli sembrava impossibile stargli così vicino. Inconsciamente gli scese una lacrima che però asciugò subito, non tanto per paura che qualcuno lo vedesse, tanto non c'era nessuno, più che altro per ricordare a sé stesso che ormai era inutile piangere.
-"Lex..."- sussurrò con un filo di voce sedendosi su una sedia accanto a lui -"perché non mi parli più?... Perché non sei più tu?.."- appoggiò la testa sul materasso del lettino e strinse le lenzuola con le dita per disperazione. -"Ti prego svegliati.." prese la sua mano più fredda del solito e intrecciò le loro dita, restando così per un'infinità di tempo... Finché non avvertì qualcosa di denso e caldo sul viso, si toccò la guancia e scattò in piedi quando si vide le dita coperte di sangue... Ma non era il suo. La fascia sul petto di Lex non era più bianca ma impregnata di rosso scarlatto e dal torace scorrevano rivoletti di sangue che si riversavano sulle coperte dove si era appoggiato Shane. L'angelo dalle ali bianche restò momentaneamente paralizzato. Perché tutto quel sangue? Non se ne capacitava. Si riscosse in fretta quando notò che il sangue fluiva sempre di più invece di fermarsi. Sciolse la fasciatura che Lex aveva sul petto e pulì quanto sangue poté tamponando con un asciugamano umido d'acqua fredda. Però ben presto si costrinse a smettere, lui non aveva troppa esperienza in questo campo e la situazione gli stava scivolando dalle mani, e non si sarebbe mai perdonato se Lex fosse morto per colpa sua. Ma la pelle del ribelle cominciò a scintillare nei punti dove scorreva il sangue, cominciarono a formarsi delle parole, come se fossero state scritte a inchiostro: È l'anima che vive tutti i drammi, proverai a distrarla, ma un giorno tornerà per vendicarsi. Shane non connetteva più, e non riusciva a leggere le altre parole, e soprattutto non riusciva a fermare il sangue che scorreva dalla ferita alla sinistra del petto... una ferita al cuore, la ferita di un pugnale... E.. Shane si coprì la bocca con le mani lasciando cadere per terra l'asciugamano, gli occhi gli si fecero istantaneamente lucidi, nello stesso momento in cui si era accorto che quella ferita era mortale e che Lex non respirava quasi più, le labbra gli erano diventate viola e annaspava in cerca di ossigeno, e l'angelo bianco distolse lo sguardo straziato dall'evidenza della realtà cominciando a singhiozzare. Ricordò la prima notte che avevano passato sotto lo stesso tetto, nella stessa stanza, quando Lex si era svegliato di soprassalto con le braccia tagliate a sangue... e le parole che erano comparse sulle sue braccia.. E Shane gli aveva fasciato le ferite. Lo aveva già fatto una volta, e allora era stato sicuramente un incubo a creare tutto ciò, non poteva essere lo stesso ora? "Ci sono già riuscito, posso farlo di nuovo." si disse per darsi coraggio e tornò a guardare Lex. Ma quando si voltò di nuovo verso di lui rimase scioccato, l'angelo bianco si stropicciò gli occhi credendo di star diventando pazzo, ma non si era immaginato nulla, il sangue era lì, anche se il flusso si era fermato, le scritte erano lì, eppure la ferita era scomparsa... Al posto della profonda ferita sul cuore era comparsa una cicatrice che si distingueva per essere più chiara rispetto al resto della carnagione del ribelle. Esattamente come le cicatrici sulle braccia. Shane ancora incredulo sfiorò la cicatrice con le dita, poi vi appoggiò sopra il palmo ma lo ritirò subito perché il contatto aveva provocato una smorfia di dolore al ribelle. Allora l'angelo bianco si ritrasse, aveva quasi più paura di prima, la sofferenza dipinta sul volto del ribelle era ingiustificata ora che la ferita non esisteva più, eppure gli si erano irrigiditi i muscoli delle braccia, aveva gli addominali contratti, continuava ad annaspare e aveva le vene particolarmente in risalto, le labbra ancora non avevano riacquistato il loro solito colore, e gli occhi erano stretti come se li tenesse forzatamente chiusi. E più passavano i secondi più sentiva il suo respiro diventare faticoso, il battito esageratamente accelerato e lui non aveva la minima idea di cosa fare. E non voleva nemmeno allontanarsi per andare a chiamare qualcuno perché aveva troppa paura di perderlo da un momento all'altro e non voleva andarsene. Provò a toccargli la fronte ma il ribelle si ritrasse ancora contorcendosi e stringendo le dita nelle lenzuola, ma Shane ormai era sicuro che la temperatura corporea del compagno fosse ben sopra la norma. Senza pensarci un secondo di più staccò la flebo e tolse accuratamente l'ago dal braccio di Lex che era andato conficcandosi sempre più all'interno a causa della sua rigidità. Doveva essere per forza quella la causa: l'angelo nero aveva tutti i sintomi di un avvelenamento, e a Shane vennero i brividi solo a pensarci. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto volerlo morto? Poi si rese conto di dover lasciare da parte le domande per dopo, perché Lex ormai aveva il veleno in corpo e serviva qualcuno di più esperto per guarirlo, l'angelo bianco non sapeva fare nulla di meglio che guardarlo e sperare che passasse da solo. Si fece coraggio e fece per prendere la mano di Lex per stringerla, ma ci ripensò a malincuore, e anche se quel contatto gli mancava già dovette allontanarsi ugualmente. Si diresse a passo svelto verso le stanze della Regina Axel, ma a un certo punto per paura di non farcela iniziò a correre fino a quando non arrivò alla sua torre. Fortunatamente la Regina fu apprensiva ed entro dieci minuti furono nuovamente in infermeria. A primo impatto la donna era rimasta sorpresa da ciò che vedeva, ma poi Shane la vide ritornare al solito stato di impassibillità.
-"Perdonami, Shaun? Non ricordo il tuo nome"- fece lei con un gesto vago della mano -"ho bisogno che tu esca."- continuò e all'angelo bianco parve che la presunzione di quella donna non avesse fine. E poi figurarsi se lui volesse andarsene e lasciare da solo il compagno, magari Lex nemmeno lo voleva vedere ma Shane ne aveva bisogno... Ad ogni modo si costrinse ad indietreggiare ma tenne lo sguardo fisso avanti a sé -"Shone per favore, devi uscire se non vuoi che il tuo compagno muoia avvelenato" a quelle parole Shane annuì anche se lei non poteva vederlo e arretrò silenziosamente fino alla porta. Vedeva la Regina che faceva qualcosa, appoggiava le mani sul petto di Lex e... Le sue spalle toccarono il legno della porta dandogli uno scossone e prima che Axel lo richiamasse di nuovo, sbagliando nome tra l'altro, aprì la porta e uscì nello stesso istante in cui nella stanza si levò l'urlo del riccio, qualcosa di sofferto... Come se gli stessero cavando via l'anima. E Shane richiuse la porta appoggiandovisi contro e aspettando solo di poter rivedere Lex, vivo magari. Un altro urlo del ribelle arrivò fino all'orecchio di Shane attaccato alla porta per cercare di capire quanto più possibile.
-"Shane?"- una voce conosciuta si fece largo tra i pensieri sovraffollati dell'angelo bianco. -"Che ci fai qui?" chiese lei avvicinandosi e spostandosi la frangia fucsia dagli occhi con una mano.
-"Io.. Ecco... Stavo aspettando che"
-"Si ho capito"- lo interruppe Isabel accennando un sorriso -"sono sicura che andrà tutto una meraviglia."
Shane sorrise tristemente, sapeva che anche se sarebbe andato tutto una meraviglia Lex non sarebbe tornato da lui a braccia aperte, forse il loro rapporto sarebbe peggiorato ancora, ma peggio di così? -"Si, hai ragione." disse invece mettendo a tacere le sue riflessioni.
-"Shane è chiaro che ci sia qualcosa che non va tra voi due... Ma sta' tranquillo, vedrai che anche questa si sistemerà." gli mise una mano sulla spalla con fare amichevole sorridendo calorosamente.
-"Grazie Iz, e.. Sai qualcosa di Eleonor?"
-"Lei è... Come dire..."- Isabel alzò lo sguardo verso il compagno e scosse piano la testa togliendo la mano dalla sua spalla. -"Lei non è più in sé." rispose con tono improvvisamente freddo.
-"Isabel... Non l'abbiamo persa"- cercò di rassicurarla il biondo -"ha solo bisogno di un po' di tempo."
Alla ragazza vennero gli occhi lucidi e si slanciò verso il compagno artigliando la sua maglietta con le dita e stringendolo in cerca di conforto, appoggiò la testa sul suo petto singhiozzando e lui non poté fare a meno di abbracciarla. -"Shane Elly è cambiata... Non mi parla nemmeno più.. Lei... Lei era l'unica con cui mi sono confidata... È importante per me.." sussurrò Isabel tra un singhiozzo e l'altro mentre cercava di riprendersi. Shane capiva perfettamente cosa provava, era esattamente riporre la propria fiducia in qualcuno che per un motivo o per un altro poi si allontana. Eleonor aveva sì subito un trauma, ma doveva esserci qualcos'altro che la stava tormentando per chiudersi così tanto in sé stessa, qualcosa che andava oltre, qualche rimorso più profondo, probabilmente qualcosa che lei riteneva imperdonabile per allontanarsi a tal punto da loro.
-"Iz tranquilla, davvero, vedrai che le passerà." disse il biondo accarezzandole i capelli con una mano per provare a calmarla un po', assomigliava tanto a un cucciolo impaurito. Poi una porta che si chiudeva attirò la sua attenzione e il suo sguardo si diresse istantaneamente alla porta dell'infermeria aspettandosi di vedere la Regina, magari portatrice di buone notizie, e invece... Anche la ragazza dai capelli fucsia si riscosse e si allontanò dall'amico asciugandosi qualche lacrima, aveva sempre avuto la lacrima facile lei, era debole di cuore, ma anche Shane si sentiva debole in quel momento: Lex era lì sulla soglia della porta che lo guardava, gli occhi bui, quasi neri, spenti, un accenno di sorriso sulle labbra, un sorriso tutt'altro che vivo. Il ribelle lo aveva guardato solo di sfuggita, poi aveva imboccato l'ampio corridoio di destra ed era sparito dietro le mura del primo angolo. Una sorta di apparizione... Era quello a cui sembrava aver appena assistito l'angelo bianco, e gli si stringeva il cuore a pensare Lex sempre più lontano da sé.
-"Sh-shane... I-io... Scusa.. Mi dispiace"- la ragazza si coprì la bocca con le mani e guardò sempre più rattristata l'angelo bianco. -"Non dovevo... Starti così vicina d-davanti a-a lui.. s-scusa.." sussurrò farfugliando per l'agitazione, e Shane sapeva che lei non aveva tutti i torti, magari se Lex non avesse visto quella scena avrebbe addirittura potuto prendere in considerazione l'idea di parlargli. Tutte ipotesi ovviamente.
-"Isabel davvero tranquilla, non c'è motivo di preoccuparsi. Tra me e Lex non c'è mai stato tanto feeling e ultimamente starà passando solo un brutto momento e quindi è peggio del solito, ma nulla di ché." le sorrise lui, ma gli tornarono in mente le volte in cui il feeling c'era stato eccome. A volte pensava davvero che alcuni momenti fossero solo una patetica invenzione della sua testa, eppure quei ricordi erano troppo reali per essere un semplice scherzo della sua fervida immaginazione. La ragazza si sistemò la frangia fucsia e annuì poco convinta, poi sussurrò un "grazie" e se ne andò ancora visibilmente scossa. Shane la guardò perplesso mentre si allontanava camminando lentamente, come se avesse paura e non sapesse dove andare, ma non era la prima volta che lui la vedeva comportarsi così, erano decenni che la conosceva e Isabel a volte sapeva essere davvero strana...
Intanto il primo pensiero fu correre a cercare il compagno. Forse non era il momento adatto.. Ma se avesse aspettato un momento adatto per parlare con Lex probabilmente sarebbe passato tanto di quel tempo che si sarebbero dimenticati a vicenda persino dell'esistenza l'uno dell'altro.

Il pianoforte di casa sua... Quei tasti d'avorio leggermente ingialliti dal tempo, che per quanto fossero lucidati restavano sempre dello stesso particolare colore. Quei tasti su cui aveva perso tanto tempo della sua vita. Perché quel sogno lo aveva riportato indietro? Lex non riusciva a immaginarlo, ma aveva quelle scene stampate dietro la retina, come se un proiettore continuasse a mandarle a ripetizione. Si sentiva ancora perso e stordito e non ricordava quando precisamente si era rinchiuso in quella bolla di totale oscurità. Aveva un vuoto dentro, non il solito, non come se gli mancasse qualcosa... Piuttosto come se gli mancasse tutto. Non avvertiva più i suoi stessi pensieri, i ricordi erano confusi e terribilmente freddi, ogni emozione era sparita dalla sua memoria, come se non avesse mai davvero provato nulla. Ed era una sofferenza indescrivibile guardare i ricordi che lo legavano a Christopher con quella freddezza obbligata. Era come se quei ricordi non avessero più un senso ormai, era come guardare delle scene mute, tutti quei sorrisi erano diventati spenti... E se invece lo fossero sempre stati? E se Lex avesse solo visto semplicemente tutto distorto fin'ora? No... Non se l'era inventato. Lui era stato felice col suo fratellastro... Ma si può essere felici anche avendo perso un padre adottivo, anche non avendo una madre? Era fin troppo raccapricciante pensarci, si trattava di mettere in dubbio tutto il suo passato, eppure lui non ne sentiva il peso, come se non importasse. Sembrava essersi estraniato da tutto ma non voleva ammettere che quello che aveva visto in quella sorta di incubo ne fosse la causa. Come poteva un sogno...? E si ricordò del primo incubo che aveva fatto appena messo piede ad Asgard, bel benvenuto. Gli accadimenti dell'incubo si erano protratti sino alla realtà... Quello che aveva vissuto nell'incubo si era rispecchiato nella realtà, e se..? Aveva davvero appena perso la sua anima? Stava di fatto che quell'incubo non lo abbandonava, ricordava ogni dettaglio...

Quando il ribelle aveva riaperto gli occhi il sogno era appena iniziato, il buio lo aveva accolto tra le sue grinfie, e fu come se non li avesse mai riaperti. Ricordava ciò che era successo con la Regina, i cinque angeli che aveva ucciso... Ricordava il dolore che aveva sentito quando era crollato senza forze come se un pezzo di sé lo avesse abbandonato. E quel dolore era arrivato fin lì. Iniziò a respirare affannosamente mentre sentiva accelerare il proprio battito cardiaco, percepiva i pensieri come se non gli fossero mai appartenuti. E il buio intorno a lui cominciò improvvisamente a risplendere, degli specchi lo accerchiarono delimitando una stanza fatta da pareti di vetro opaco.. Specchi che non riflettevano. Si guardò intorno, in quegli specchi non c'era nulla, come se il suo corpo fosse immateriale. Eppure no, si portò una mano al volto istintivamente, non era per nulla immateriale. Il buio impregnava la stanza rendendo tutto più macabro dacché la scarsissima illuminazione proiettava sugli specchi ombre vaghe e li faceva somigliare a tetri portali. Lex si avvicinò a quello che si era ritrovato davanti dopo aver fatto l'ennesimo giro su se stesso aspettandosi di vedere il proprio riflesso in almeno uno dei tanti che lo circondavano. Vuoto... Sembrava vuoto. Appoggiò il palmo destro sulla lastra fredda e solo allora guardando fisso davanti a sé vide una sagoma avvicinarsi, allora si girò di scatto sicuro che la figura si stesse avvicinando alle sue spalle, e invece no, dietro di lui non c'era nessuno, solo specchi vuoti. La testa prese a pulsargli violentemente confondendolo ancora di più se possibile. Si voltò di nuovo verso lo specchio in cui aveva visto la figura che avanzava, ma quella era già scomparsa. Le sue ali gli si strinsero intorno automaticamente quasi per volersi proteggere, dei brividi cominciarono ad attraversare il suo corpo, il cuore che batteva troppo veloce. Perché mai? Non ricordava di essersi mai trovato in condizioni del genere... Poi nello stesso istante in cui la sua mano tornò a contatto con lo specchio la sagoma riapparve, più vicina. Era umano... Camminava in modo strascicato, come se fosse ferito, e si avvicinava lentamente, una lentezza che incuteva ansia e terrore, i brividi aumentavano, la testa gli scoppiava, la mano sul vetro cominciava a tremare, e lui si avvicinava... Con la mano sinistra si stringeva la spalla destra, la testa bassa, i capelli neri ricci e moderatamente lunghi nascondevano completamente il viso, e avanzava trascinandosi ormai allo stremo delle forze. Era vicino, tanto vicino che adesso si notavano i vestiti lacerati, insanguinati, ridotti a dei semplici stracci. E anche la poca distanza che li dividevano fu annullata. L'uomo, il ragazzo più che altro, sempre a testa bassa posò la sua mano sinistra sporca di sangue in corrispondenza di quella che Lex teneva ancora premuta contro lo specchio. La sua mano tremava, mentre quella insanguinata del ragazzo era gelida, come quelle dei morti, ma trasmetteva una calma rassicurante. E uscì dallo specchio. L'angelo nero d'istinto aveva fatto un passo indietro, ma le loro mani non si erano separate, poi il pavimento cominciò a tremare, ed il suo corpo già scosso dai brividi faticava a restare in piedi, mentre l'altro non sembrava neppure accorgersene, infatti fece un piccolo passo in avanti ritrovandosi a meno di mezzo metro di distanza... E alzò la testa. Lex era immobile, tremante, lo sguardo fisso sul volto davanti a sé, sul suo volto. Quello era davvero il suo riflesso. Aveva uno sguardo tanto vacuo che l'angelo nero in vita sua non aveva mai assunto, nonostante lo si vedesse spesso con gli occhi spenti. I tratti erano gli stessi, stessi zigomi alti, stesse labbra carnose, stesso naso leggermente all'insù, stessa forma complessa del viso, ma aveva un taglio profondo sotto l'occhio sinistro che si estendeva in verticale per tutta la guancia da cui continuava a scorrere sangue. Sangue ovunque sul torace, sulle gambe, e dagli squarci dei vestiti si aveva solo una misera idea delle orride ferite che straziavano il suo corpo. Frustate livide si estendevano sulle braccia e sulla schiena, ora riflessa nello specchio alle sue spalle, dove c'era spazio anche per tante altre ferite che non erano solo merito di una frusta. Il ribelle fece un altro passo indietro, ma il pavimento tremò ancora e vi si aprì una crepa che gli fece quasi perdere l'equilibrio, cosa mai successa in diciassette secoli di vita. Quello che doveva essere il suo riflesso lo aveva sorretto prendendolo per il polso e tenendolo in piedi e in quel contatto si erano riversati altri ricordi. C'era lui da bambino, quando aveva appena perso suo padre e suo fratello, quando si era sentito completamente solo e aveva passato giorni senza toccare cibo chiuso a chiave nella sala della musica, a suonare il pianoforte... Quello strumento che lo aveva consolato quando non c'era stato più nessuno a farlo. E poi c'era lei, Melanie, che forse per lui era stata più che un'amica, era la prima volta che aveva messo qualcuno prima di sé dopo la morte di Chris. E anche lei se n'era andata lasciando un altro vuoto doloroso. E una dopo l'altra scorrevano davanti ai suoi occhi tutte le sue delusioni, le sue illusioni, i suoi sbagli, i suoi rimorsi, le sue deduzioni drastiche su quanto fosse indispensabile essere egoisti nella vita, il modo in cui era cambiato nel tempo... E i ricordi si dissolsero. Allora Lex tornò a guardare il suo riflesso, lui ricambiava lo sguardo con gli occhi che sembravano buchi neri. -"È questo che mi hai fatto, Lex, per ogni volta che mi hai lasciato in braccio a chi poi mi ha tolto la forza"- disse accennando alle ferite sanguinanti. E Lex se ne rendeva tristemente conto... -"È l'anima che vive tutti i drammi, imparerai che certi tagli non potranno mai rimarginarsi."- A quelle parole Lex abbassò la testa, incapace di esprimersi. Lo sapeva, le sentiva le coltellate ogni volta che sbagliava, la sentiva l'anima che si distruggeva, e non si meravigliava di trovarla ridotta a tal punto. -"Io... Io sono morto per te. Guardami."- continuò quello imperterrito -"Guardami Lex! Guardati..."- urlò con voce stridula e con tutta la disperazione che gli restava. Allora il ribelle alzò di nuovo lo sguardo e inaspettatamente il suo riflesso si avvicinò e con la poca forza rimasta lo abbracciò, ma era una stretta fredda, senza valore... Ma Lex lo lasciò fare, forse perché non riusciva a parlare o a muoversi, forse perché sapeva di essere nel torto, forse perché aveva davvero bisogno di un abbraccio. -"Io e te non siamo così diversi alla fine Lex, sono la tua ombra..." sussurrò al suo orecchio quella che era l'incarnazione della sua anima. Poi un dolore lancinante trafisse l'angelo nero, e la punta di un pugnale fuoriuscì dal suo petto. La lama sottile dalle scapole si era conficcata fino al cuore, colpito quello la punta era finita per uscirgli dal petto. Era questa la fine che si meritava? Pugnalato alle spalle dalla sua stessa anima? Lex cadde in ginocchio ma rivolse lo sguardo al suo riflesso, che adesso sorrideva mentre il sangue continuava a sgorgare dalle sue ferite, più lentamente di quanto sanguinasse ora la ferita del ribelle. L'aria gli mancò nei polmoni, e sapere che quel sorriso infame sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto prima di morire lo rese semplicemente più triste, come se si fosse aspettato qualcosa di più. Poi fu di nuovo il vuoto, il vuoto più doloroso della sua vita... dei suoi sogni.

Infinito tempo dopo aveva riacquistato i sensi in infermeria, coperto di bende e con la Regina accanto al lettino. Non era stato affatto difficile capire che fosse stata lei a farlo riprendere e lei ebbe pazienza di spiegargli che qualcuno aveva avvelenato la flebo con un veleno di demone più che potente, e che lei aveva dovuto fare diversi incantesimi per disinnescare il pericolo. -"È stata la prima volta che ti ho sento urlare" aveva detto Axel quasi ridendo, prendendosi gioco di lui, ma l'angelo nero le aveva lanciato un'occhiataccia esplicita che aveva ricordato alla sovrana le condizioni in cui probabilmente versava la salute mentale del ragazzo. Lei lo aveva lasciato andare e Lex aveva esitato poco e niente per decidere di andare a riflettere altrove, quel posto metteva angoscia. Uscendo da lì aveva incrociato Shane... E avrebbe preferito comunque non vederlo, ma sembrava davvero non fargli più né caldo né freddo, come se tutto ciò che sentiva verso di lui fosse stato anch'esso un sogno. Poi fortunatamente aveva avuto via libera fino alla stanza e vi si era confinato con l'intenzione di riflettere e l'obiettivo di uscire dal nuovo orrendo universo che lo aveva travolto.

Shane aprì di scatto la porta della camera. Lex era seduto sul suo letto, accanto alla finestra, lo sguardo perso verso l'esterno. -"Lex..."- deglutì l'angelo bianco, e, come aveva predetto, il ribelle non rispose, ma lui non si diede per vinto e lo continuò a chiamare per svariate volte avvicinandosi lento al letto. -"Per favore.. Voglio solo parlare con te" disse dopo un po' con calma.
-"Io no" rispose secco l'angelo nero.
-"Mi manchi"- buttò lì Shane tanto peggio di così non poteva andare. E dopo che furono passati infiniti secondi si sentì improvvisamente tirare verso il letto e si ritrovò sulle gambe di Lex, faccia a faccia con lui. Restarono a guardarsi un'eternità, ma quegli occhi viola erano così distanti... Non erano più gli stessi. -"Lex..." il biondo allungò una mano per toccare il volto del ribelle, ma l'altro lo fermò subito zittendolo.
-"Leva le scarpe Shane, mi riempi il letto di germi"
Lui annuì semplicemente e fece come ordinato stando attento a non muoversi troppo stando sulle cosce del riccio, poi tornò a guardarlo in silenzio con la testa inclinata leggermente verso destra. -"Che ti è successo?" chiese cercando di tenere la voce quanto più ferma possibile.
-"Non posso dirtelo" rispose lui senza smettere di guardarlo, sembrava cercasse aiuto con gli occhi, era la disperazione di chi ha perso tutto, era così spento che un morto sarebbe sembrato più vivo di lui messo a confronto.
-"Lex c'ero io con te quando stavi morendo, lo so che hai fatto un sogno. C'ero io con te quando hai iniziato a perdere i litri di sangue, c'ero io ad aspettare che ti svegliassi e ti tornasse magari la voglia di rivolgermi la parola, e ti ho sentito urlare..."- gli vennero i brividi solo al ricordo -"Dimmelo Lex, per favore" lo supplicò il ragazzo dalle ali bianche e in tutta risposta il ribelle smise di guardarlo e distolse lo sguardo.
-"Non sento più nulla. È morta, la mia anima è morta."
A quelle parole Shane si sentì mancare il fiato, adesso tutto aveva acquisito un po' di senso compiuto. Era da egoisti pensarla così ma... Se Lex avesse mai provato qualcosa per lui ormai non c'era più nemmeno una speranza..

-"Esatto"- disse Lex leggendo inavvertitamente i pensieri del compagno e infilò le mani sotto la maglietta di Shane accarezzando la sua pelle calda -"non sento più niente per te, ma non ti ho mentito, anche se non ho mai capito cosa provavo realmente."- appoggiò la testa contro il petto di Shane e percorse con le dita i suoi addominali appena pronunciati sotto il tessuto della maglietta, mentre l'angelo bianco restava immobile, trattenendo il fiato, sicuramente arrossito in viso. Era brutto da pensare che Lex lo stesse facendo solo per capire se avesse ancora qualche emozione, ma era così, e il risultato faceva ancora più male perché nulla sembrava avere un senso, come se gli unici sentimenti che sentisse erano quelli che leggeva nella mente di Shane. -"Ho perso la mia anima..." sussurrò ancora incredulo. Non credeva fosse accaduto davvero.
-"No Lex, troveremo un rimedio, ti prego non ti abbattere così.. Non mi abbandonare ancora"- lo pregò con un filo di voce e qualcosa di quelle parole fece breccia nell'apatia di Lex, ma il ribelle non sapeva dire cosa. Gli sembrava tutto troppo confuso per essere reale. Allontanò le mani dal compagno quando pochi istanti dopo sentì bussare alla porta, Shane lo guardò intensamente e disse: -"È una promessa, riavrai un'anima, o quantomeno delle emozioni" disse, la sua voce era tanto convinta che per un attimo aveva illuso anche Lex. L'angelo bianco gli sfiorò il volto con le dita affusolate e si alzò dalle sue gambe andando alla porta. Il ribelle non riuscì a distinguere bene la scena, ma poco dopo fu tutto più chiaro quando il compagno gli illustrò ciò che si era perso nell'ultimo periodo. -"... E così dobbiamo partire tra due settimane, per questo ho scritto a mio padre." concluse Shane dopo aver spiegato a Lex ciò su cui li avevano preparati teoricamente negli ultimi giorni, dato che il ribelle era stato sempre assente alle lezioni, anzi, non sapeva nemmeno che avessero tenuto delle lezioni. L'angelo nero afferrò un lembo della maglietta del compagno e lo costrinse a sedersi sul letto, accanto a lui.
-"E?" lo invitò a continuare.
-"E abbiamo concordato che tornerò a casa domani per passare del tempo con lui."- disse abbassando la testa e i capelli biondi gli ricaddero davanti agli occhi -"Odio sapere che questa probabilmente sarà l'ultima volta che ci vedremo... Anche se... Anche se io dovessi tornare vivo da questa missione, lui a quel punto si sarà già unito al mondo dei morti." tirò un sospiro e ricacciò indietro le lacrime che inumidivano i suoi occhi.
-"Allora io sono fortunato a non avere nessuno di cui preoccuparmi. A non avere nessuno per cui valga la pena tornare, per cui valga la pena vincere, vivere. È sempre stato così." commentò Lex con la voce terribilmente vuota, sentiva il suono delle sue stesse parole freddo e distaccato, come se non avessero spessore.
-"Lex..." il compagno si voltò verso di lui guardandolo di sbieco con gli occhi colmi di lacrime che stentava a trattenere.
-"No Shane. Non ho te. Non lo dire per favore. Io non ho nessuno, non rendere le cose più complicate."- lo anticipò il riccio serrando le labbra, come se pronunciare quelle parole lo avesse distrutto più di quanto già fosse. Era orrido adesso saper leggere i pensieri degli altri -"E tu non hai me." concluse pur sapendo di aver spazzato via ogni singola speranza dell'angelo bianco, ogni singolo frammento del suo cuore infranto.
-"Potevi almeno lasciarmelo sognare" sussurrò Shane mordendosi il labbro per non scoppiare a piangere. Ma una lacrima bastarda stava già scendendo lungo la sua guancia e il ribelle la asciugò passando il pollice sulla sua pelle bianco latte, rendendosi conto solo ora che il colore era completamente scivolato via dalle sue gote.
-"Shane io non volevo che piangessi..." tentò di consolarlo il ribelle ma la sua voce uscì involontariamente così piatta che fece sentire solo peggio l'angelo bianco. -"Shane..."
-"Lex basta per favore..." un singhiozzo lo scosse e lui girò di nuovo la testa guardando dritto davanti a sé il muro bianco, cercando un conforto che non riusciva a trovare. Il ribelle allora scattò verso di lui e, appoggiando le mani sul suo petto, lo spinse sul letto facendolo poggiare sulla schiena, si mise su di lui e lo baciò. Non sentì nulla in quel bacio, nulla di quello che aveva sentito la prima volta, nulla di quella sensazione che riempiva il suo vuoto, nulla dell'ebbrezza di quella scarica di adrenalina che quelle labbra gli avevano causato in precedenza. Sperò solamente che almeno per Shane quel bacio avesse significato qualcosa. E restarono così per un tempo infinito, più lo baciava più qualcosa lo spingeva a continuare, più le sue mani sfioravano la sua pelle candida più si sentiva il sangue caldo pulsargli nelle vene, più avvertiva il respiro ansimante di Shane ogni volta che le loro labbra si staccavano un istante più il suo corpo si protendeva verso di lui.
-"Ho ancora voglia di fare ciò"- sussurrò il ribelle, la voce ancora vuota per quanto accattivante fosse il suono proveniente dalle sue labbra -"Io ti voglio comunque Shane, con o senza anima"- sfiorò la forma della V del compagno lasciata scoperta dalla maglietta sollevata e il biondo trattenne il respiro -"Solo che... Non mi capisco più e.. Dovrei starti lontano, ma il mio corpo non vuole, anche se non provo emotivamente nulla per te."- sussurrò apatico allontanandosi nuovamente -"non più almeno." si affrettò ad aggiungere.
Shane scosse lentamente il capo per riprendersi -"Io ti amo Lex..."
-"Non mi chiedere altro per il momento. Io.. Non riesco più ad amarti."- disse, poi distolse lo sguardo dal suo -"E in realtà non l'ho mai fatto."
Silenzio. Il silenzio sembrava assordante in quel momento, eppure Lex non si era mai lamentato del silenzio, vi si era sempre trovato a suo agio, a differenza di ora.
-"È vero che le illusioni fanno male"- disse l'altro dopo un po', si notava dalla voce che era una fatica per lui contenere le emozioni, ma quello riuscì comunque a trovare il coraggio di guardare verso il ribelle e sussultò quando vide delle lettere comporsi sulle sue braccia fino a formare parole, ma lui non le capiva -"Lex... Le tue braccia.." le labbra dell'angelo bianco tremavano mentre parlava, non era la prima volta che vedeva cose del genere accadere con Lex.
-"Tranquillo, passerà " disse lui in tono piatto, lo sguardo perso su quelle parole, e Shane si chiese se lui ne capisse il significato. Poi si ricordò che quando era già successo, era stato il sangue che scorreva dalle ferite che aveva fatto comprarire quelle parole... Quindi il primo pensiero che attraversò la mente dell'angelo bianco fu che Lex dovesse essere ferito. Senza pensarci oltre afferrò il polso del ribelle e gli girò il braccio verso l'alto: le ferite che lui stesso gli aveva fasciato stavano sanguinando di nuovo, era come se le cicatrici si fossero riaperte. I rivoletti di sangue che scorrevano lungo il braccio lasciavano poi spazio a nuove parole sulla pelle ambrata dell'angelo nero.
-"Lex..." lo chiamò sconvolto Shane, ma l'altro ritrasse subito il braccio stringendoselo al petto.
-"Shane lascia stare." gli ordinò ancora più freddo di prima e l'angelo bianco si sentì come se avesse appena perso definitivamente tutto, era una tortura la freddezza di Lex adesso che sapeva di non poter fare più nulla.

Un unico sguardo a quelle parole frantumò ancora il cuore del ribelle.
"Bugiardo, bugiardo, bugiardo..." era questo che c'era scritto nell'infinita catena di parole che ricopriva le sue braccia. Ma non bastava tutto il resto a farlo sentire male? Evidentemente no. Sapeva di aver mentito quando aveva detto al compagno tutte quelle cose. Lex lo aveva amato davvero, forse lo amava ancora in un angolino di sé, lo avevano testimoniato le lacrime nere della visione, e lo aveva persino accettato lui stesso. E ora aveva perso tutto, ma c'era mai stata una volta che Lex non avesse dovuto perdere quello a cui teneva? Aveva perso tutti quelli che gli erano stati vicino, tutti quelli che gli avevano dato il loro affetto: suo fratello, suo padre adottivo, aveva ucciso con le sue stesse mani la sua balia, proprio come aveva fatto con Melanie, aveva perso Katniss e quando l'aveva ritrovata il suo cuore aveva già scelto Shane inconsciamente, e ora aveva perso anche lui. Era un bugiardo sì, lo sapeva, stava mentendo, aveva sempre mentito, con sé stesso e con gli altri. Era anche a causa di tutte quelle bugie che la sua anima si era distrutta, era colpa sua se si ritrovava senza emozioni, non poteva incolpare nessun altro, non avrebbe avuto neppure senso. E sentiva di essere morto di nuovo, perché non si muore una sola volta nella vita, la morte fisica è una, ma la morte interiore avviene ogni volta che si arriva al culmine della sopportazione, e il dolore ormai aveva stravolto tutta la vita di Lex, e sentiva di essere morto di nuovo adesso, e aveva voglia di piangere ma non ci riusciva ancora.
-"Shane vattene, lo sto dicendo per te." furono le uniche parole che riuscì a dire, un sussurro portato via dal vento, come se non volesse davvero dirlo. L'angelo bianco in tutta risposta si alzò e per un'istante Lex credette davvero che se ne stesse per andare ed ebbe la tentazione di fermarlo, poi lo vide andare in bagno e uscire subito dopo con un'asciugamano impregnata d'acqua, quindi si astenne dall'aggiungere altro, dato che ogni cosa che stava dicendo era l'esatto contrario di quello che desiderava davvero e risultava difficile persino a lui mentire in quelle condizioni. Il compagno in silenzio gli girò le braccia mettendo gli avambracci verso l'alto e prese a tamponargli il sangue dalle cicatrici con un'accortenza che nessun medico avrebbe usato, una cura che il ribelle non si sarebbe aspettato dopo aver detto tutte quelle cose. Era probabile che avesse più bisogno il cuore di Shane di qualcuno che gli curasse le ferite. Dopo svariati e lunghissimi minuti di silenzio assoluto, il sangue aveva smesso di fluire e le cicatrici sembravani tornate a posto, mentre le parole erano scomparse insieme al sangue. Allora l'angelo bianco appoggiò l'asciugamano macchiata di rosso scarlatto sul comodino accanto a lui, accennò un flebile sorriso tenendo lo sguardo basso e gli occhi coperti dall'ombra dei capelli biondi, poi si alzò e uscì dalla stanza senza proferire parola e Lex dovette mordersi il labbro inferiore per non rischiare di parlare.

Shane non era uscito volentieri da quella stanza, era come se avesse lasciato un pezzo non trascurabile di sé lì dentro con Lex, ma si era accorto che non sarebbe riuscito a trattenere le lacrime ancora a lungo, quindi aveva dovuto allontanarsi dall'angelo nero. Non voleva che lui lo vedesse piangere di nuovo come un bambino, doveva imparare ad accettare le delusioni e piangere non serviva a molto, se ne rendeva conto, ma non riusciva a farne a meno, ne sentiva il bisogno. Chiusa la porta della sua stanza, non appena fu scattata la serratura, le lacrime si riversarono sulle sue guance silenziosamente e gli occhi bruciavano perché era stato doloroso trattenerle così a lungo, anche se non doloroso come sentire quelle parole dal ribelle. "Almeno abbiamo parlato" pensò Shane sorridendo tra le lacrime, come se la cosa potesse consolarlo in qualche modo, ma non era così. Lui aveva desiderato tanto parlare col compagno, ma in quel momento avrebbe solo voluto rimandare a un futuro lontano quella conversazione appena avvenuta. Si, ora sapeva che non doveva più illudersi, che non aveva più alcun senso, che doveva smettere di amarlo e basta, ma come? Si appoggiò al muro di fronte alla porta, sentiva le gambe cedere sotto il peso del suo corpo e anche i tre metri per attraversare il corridoio lo sfinirono. Era come se il suo dolore interiore avesse ripercussioni anche sul suo corpo, come se diventasse anche dolore fisico, stanchezza. Si lasciò scivolare lungo la parete e si accovacciò sul pavimento freddo portando le ginocchia al petto e avvolgendosi le braccia intorno mentre le ali si curvarono ai lati del suo corpo proteggendolo come se fossero un mantello di piume bianche. La testa china sulle ginocchia, gli occhi lucidi che continuavano a versare lacrime rendendolo sempre più debole, le labbra secche portavano ancora il sapore delle labbra di Lex sulle sue. Si lasciò trasportare dai pensieri e realizzò che probabilmente doveva seguire il destino prescelto per lui, sposare Lindsay, anche se ormai la odiava, e provare a vivere in pace con sé stesso... Non è che fosse molto di ispirazione come futuro in realtà. Lindsay non era per niente di ispirazione in nessun tipo di contesto...
-"Shane."- sospirò quella voce che adesso sembrava aver perso ogni sfumatura -"Non dirmi che è da quando sei uscito dalla stanza che sei qui. È passata mezz'ora..."- Lex scosse la testa e si inginocchiò accanto a lui poggiando le sue mani sulle braccia dell'angelo bianco. Shane alzò la testa e annuì in silenzio, l'unica cosa che non avrebbe voluto far sapere al ribelle lui l'aveva scoperta da solo. Non voleva sentirsi dire di essere solo un bambino.
-"Shane per favore... Io.. Non volevo che... Io ci tengo a te." era la prima volta che Lex si trovava a corto di parole, ma il biondo era troppo distrutto per dargli peso.
-"Hai provato.. A metterti nei miei panni?" alzò la testa Shane e non appena il suo sguardo si posò sulle sue labbra aveva di nuovo voglia di baciarlo. Sapeva che non doveva essere un bello spettacolo dopo aver pianto tutto quel tempo, ma l'espressione del ribelle non era per nulla derisoria come si era aspettato.
-"Ci ho provato, perché ti capisco... Ma fidati, lo sto facendo per te... Io non vorrei lasciarti per nulla al mondo, ma non ho più un'anima e non voglio che tu provi quello che sto provando io a guardare i miei ricordi vuoti di emozioni. Tu non capisci cosa si prova. Non pensi a quanto sarebbe orrendo? Ecco perché non voglio che mi stai vicino." disse l'angelo nero, e a Shane, per quanto sincero fosse sembrato, non riusciva a entrare in testa il concetto di soffrire di più. Secondo lui era impossibile soffrire più di quanto lo stesse facendo in quel momento. Eppure sapeva che il compagno aveva ragione, lo aveva visto Lex con quell'espressione vacua, con quel tono di voce freddo, gli occhi spenti... Era uno strazio sì.
-"Ma io devo sapere se tu mi hai mai amato... Hai mentito o no prima?" Shane parlò prima di pensare e si costrinse a mostrarsi forte, lo sguardo puntato verso il riccio, in attesa di una risposta. Aveva paura, paura di quello che avrebbe risposto l'angelo nero, e arrivò al punto di essere tentato di ritirare la domanda. Passarono un'eternità di secondi, forse minuti prima che Lex proferisse parola, e la sua non fu una risposta.
-"Shane alzati su, andiamo a mangiare qualcosa, sei pallido." disse cambiando discorso, ma l'angelo bianco non fece niente per impedirlo, forse era meglio non avere una risposta a quella domanda, forse avrebbe fatto meno male, e prese la mano che il compagno gli porgeva, lasciandosi aiutare a rimettersi in piedi. Poi insieme andarono in mensa per mettere qualcosa sotto i denti, tutto in assoluto silenzio, come se avessero paura di parlare tra di loro, ed effettivamente sembrava essere così. Shane aveva passato il resto della serata leggendo fino a notte fonda, erano circa le una e mezza quando Lex smise di mettere a posto le sue armi e si andò a lavare. Il tempo di leggere due capitoli del libro, che il ribelle era già fresco come una rosa e il compagno dovette costringersi a non guardarlo per tutto il tempo dato che, come quasi sempre succedeva, restava solo in boxer a dormire e il suo fisico mozzafiato saltava all'occhio anche se non lo si voleva guardare. Poi l'angelo nero si mise a letto e Shane dopo un po' avvertì il suo sguardo su di lui, così si costrinse a voltarsi e incrociare quegli occhi era di nuovo un sospiro di sollievo e un lamento doloroso insieme.
-"Dormi con me?"- chiese il ribelle inclinando la testa apaticamente, ma con quel gesto semplice di chi si aspetta qualcosa -"Sai.. Quando hai dormito con me l'ultima volta è stata l'unica notte in cui non ho avuto incubi." si morse il labbro inferiore e lo guardò per un altro istante poi distolse lo sguardo. L'angelo bianco colpito da quelle parole restò un momento interdetto, ma poi si ricordò che quello era Lex e non c'era mai nulla di prevedibile nelle sue azioni, tantomeno nelle sue parole. Allora chiuse il libro e si alzò andando a stendersi accanto al ribelle con ancora la canotta e i jeans indosso, tralasciando le preoccupazioni e le conseguenze delle proprie azioni. Incrociò le braccia dietro la testa e prese a guardare il soffitto, il soffitto che Lex aveva fatto dipingere appositamente di nero e vi aveva fatto appendere delle gemme colorate. Aveva detto che a casa sua era così, c'erano delle pietre luccicanti incastonate nel soffitto in modo da farlo sembrare quasi un cielo notturno. In effetti il compagno aveva ragione, era molto più bello guardare una cosa del genere invece del monotono soffitto bianco che c'era prima.
-"Mi dispiace Shane..."- esordì l'angelo nero a voce bassa -"È tutto troppo difficile"
-"Si, lo so.. Passerà..." sussurrò lui in risposta chiudendo gli occhi e tirando un sospiro, sperava davvero che passasse.
-"Fai finta di aver smesso di amarmi"- disse e Shane aprì gli occhi e si girò a guardarlo nel precisione istante in cui uno strano sorriso comparve sulle labbra dell ribelle. -"Per ora." aggiunse e distolse lo sguardo dagli occhi azzurri di Shane.
-"Ma..."
-"Buonanotte Shane" lo interruppe di nuovo l'altro e gli sfiorò la guancia con le labbra per poi voltarsi dal lato opposto sotto lo sguardo inebetito dell'angelo bianco. Gli ci era voluta un'altra lunga ora poi per spegnere definitivamente i suoi pensieri e abbandonarsi al sonno. Stare accanto al compagno lo faceva sentire più protetto, come se allontanasse da lui le ombre che lo incastravano ogni volta mettendolo spalle al muro, quei demoni del suo passato che lo facevano sembrare sempre più inutile. Era come se con Lex al suo fianco non avesse più bisogno di colmare i vuoti costituiti dalla mancanza di ricordi, e Shane sapeva che quei vuoti si riempivano solo quando c'era lui. Nessun altro lo faceva sentire come il ribelle, e per lui valeva la pena soffrire. Lex era sembrato insicuro mentre parlava, e lui non lo era mai stato, questo induceva a credere che ci fosse ancora qualche barlume di speranza che le parole dell'angelo nero non fossero del tutto vere, che non fosse tutto così crudo e aspro. Quelle poche ore di sonno alla fine lo avevano aiutato a ristabilirsi parzialmente dallo shock del giorno precedente, era successo tutto troppo in fretta: il cuore pieno di gioiosa speranza e dopo quello stesso cuore spezzato. Gli eventi della giornata lo avevano distrutto. Di solito Shane era mattutino, ma il calore di Lex che lo aveva affiancato tutta la notte, e il suo respiro profumato sulla pelle, lo avevano fatto cadere in un'ipnosi che lo aveva cullato fino a tarda mattina. Quando si era svegliato a causa del sole alto in cielo non aveva sentito più né il calore, né il profumo di menta del compagno, allora aveva aperto gli occhi curioso, quasi si fosse già dimenticato di tutta la sofferenza di poche ore prima. Era quasi sicuro che si sarebbe sistemato tutto per restare a rimpiangere il passato. E Lex era lì, seduto sulla scrivania, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e una tazza di caffè tra le mani.
-"Buongiorno" Il ribelle gli rivolse un sorriso, ma era un sorriso vano, non aveva sapore, anche se Shane sapeva che quello rappresentava già il massimo per qualcuno che non aveva un'anima su cui fare affidamento.
-"Giorno"- rispose Shane e si stroppicciò gli occhi come un bambino -"dormito bene alla fine?" chiese sopraffatto dalla voglia di sapere se Lex si trovasse davvero meglio stando con lui.
-"Si effettivamente"- rispose e scese dalla scrivania posandovi la tazza vuota mentre l'angelo bianco non poté fare a meno di sorridere a quella risposta. -"Adesso andrai da tuo padre?"
Il biondo annuì -"Vuoi.. accompagnarmi?" chiese esitando e si pentì subito di averlo chiesto. Lex lo guardava in modo strano e lui si sentì a disagio sotto quello sguardo, tanto che stava per rimangiarsi la domanda prima ancora di dargli il tempo di rispondere.
-"Va bene" disse semplicemente il ribelle e lui tirò un sospiro di sollievo.
-"Grazie..."- rispose l'angelo bianco non sapendo cosa dire esattamente, ma poi aggiunse -"vado a fare una doccia" e sparì dalla visuale del ribelle. Si sentiva terribilmente in soggezione adesso, più che altro.

Due ore dopo circa Shane si ritrovò davanti il portone di casa sua. Lo stemma della famiglia Helleseele in avorio faceva la sua scena all'ingresso, come a testimoniare la regalità della residenza in cui si stava per entrare. L'angelo bianco l'aveva sempre considerata come "casa" ma chi la vedeva per la prima volta l'avrebbe tranquillamente scambiata per una reggia. Appena erano arrivati almeno Lex lo aveva rassicurato un po' dicendo che quel posto assomigliava a casa sua con i colori al contrario. In effetti i colori erano abbastanza monotoni, la piccola reggia era quasi completamente fatta di marmo bianco, e le poche sfumature di colore erano le decorazioni in quarzo rosa.
-"Allora? Devo bussare io o ti decidi a farlo tu?" ironizzò Lex appoggiandosi a una delle due grandi colonne d'ingresso incrociando le braccia al petto. Il fatto era che lui non parlava con suo padre da tanto, sua madre era completamente impazzita dopo aver contratto una malattia degenerativa, erano riusciti a curarla ma lei non aveva mai superato l'accaduto, e si era sempre tenuta lontana da suo figlio e dallo stesso marito, aveva detto di aver paura per loro, era stata l'ultima frase che aveva rivolto a Shane, poi era sparita nel nulla. Non sapevano neppure se fosse viva o morta ormai, ma da quel momento l'angelo bianco si era distaccato sempre di più dal padre, vivevano nella stessa casa ma si vedevano raramente, pranzavano o cenavano in stanze diverse, a orari diversi, non si incrociavano quasi mai e le uniche cose che si dicevano erano "buongiorno" o "buonasera". Poi quando suo padre era stato ferito da un demone superiore in una battaglia avevano riallacciato, seppur di poco, i rapporti, e adesso Shane aveva scoperto anche che era stato Bahbel a ferirlo. Ma si trattavano comunque come se fossero quasi estranei, e questo faceva abbastanza male da vivere.
-"Si scusa, hai ragione" rispose e diede un colpo al battente con la mano. Dopo pochi istanti arrivò uno dei servitori ad aprire e li scortò fuori dalla camera dove si trovava suo padre, anche se non ce n'era bisogno, perché quella era casa sua e lui ricordava alla perfezione tutte le stanze, anche quelle in cui non aveva mai trovato il tempo di entrare. Ringraziò gentilmente l'uomo che li aveva accompagnati e bussò alla porta, poi la aprì automaticamente dopo aver sentito una debole voce dire "prego".
Entrò per primo lui, sentiva le mani che iniziavano a tremare quindi le mise in tasca, e poi fece cenno di seguirlo a Lex, il quale sembrava a suo agio e questo metteva ancora più ansia a Shane.
-"Shane sei tu?" chiamò la voce dall'altro lato e l'angelo bianco si sentì gelare il sangue nelle vene.
-"Si padre"- rispose a bassa voce con tutta la fermezza che gli riuscì e attraversò l'anticamera con il compagno che lo seguiva come un'ombra. -"Posso?" chiese prima di aprire la porta che dava sul lato notturno della suite.
-"Certo, prego" disse quello e quando Shane finalmente trovò il coraggio di aprire la porta si rese conto che era davvero tanto che non vedeva suo padre, quei mesi sembravano volati, eppure le sue condizioni erano peggiorate tantissimo. Era visibilmente stanco, sciupato fino a non riconoscerlo più, eppure conservava ancora la sua bellezza, solo molto più spigolosa e priva di vitalità. Cercò di alzarsi dal letto non appena li vide, ma Shane si avvicinò prima che facesse qualche guaio. Daniel, suo padre, aveva tutt'un altro carattere rispetto a Shane, lui aveva preso di più dalla madre. Daniel non era abituato a essere così impedito, così debole, era strano vederlo così...
-"Non vi sforzate padre" disse facendolo appoggiare ai cuscini. Prese un bicchiere d'acqua dal comodino e glielo porse ma lui lo rifiutò.
-"Sono ancora capace di gestirmi da solo, Arthur"- ed ecco che ricominciava a chiamarlo con il primo nome di battesimo, quando lo faceva, come era solito, non era mai da considerare una cosa buona. Il ragazzo si zittì e chinò la testa in segno di rispetto, poi fece un passo indietro. -"Non mi presenti il tuo amico?" proseguì lui guardando di sottecchi Lex, quasi con aria di superiorità, dando non poco fastidio a Shane, ma poi fu scosso da una tosse violenta e l'angelo bianco si dimenticò di qualsiasi fastidio e accorse in aiuto del padre, l'uomo ormai stanco lo ringraziò e raddolcì lo sguardo. Allora Shane si concesse di presentare Lex:
-"Padre, lui è il mio compagno di squadra, Lex Firestars. È il combattente migliore del Mondo Sotterraneo." sorrise fiero il biondino andando a mettersi vicino al ribelle, ma Daniel sembrò sbiancare ancora di più al suono di quel nome, e Lex, che era rimasto apatico come sempre a guardare la scena, sembrò notarlo e il suo viso cambiò espressione.
-"Piacere di conoscerla, signore." disse l'angelo nero, accennando un sorriso che incuteva un certo timore, era uno di quei ghigni che gli riuscivano alla perfezione, quelli che sottolineavano che lui vinceva sempre.
-"Piacere mio." rispose l'uomo con le labbra tremanti, Shane non lo vedeva così preoccupato da tantissimo tempo.
-"Padre? È tutto apposto? Vi sentite bene?" chiese avvicinandosi di nuovo al letto, sembrava che Daniel avesse visto un fantasma per come fissava Lex. Eppure era impossibile che si conoscessero, suo padre odiava i ribelli e il compagno, conoscendolo, non avrebbe mai accettato di accompagnarlo in tal caso. Le vecchie conoscenze non sono quasi mai ben accette.
-"Si, certo. Volevi parlarmi Shane?" cambiò argomento l'uomo distogliendo lo sguardo dall'angelo nero, Shane allora guardò per un istante Lex, poi si sedette sulla sedia accanto al letto e si rivolse al padre.
-"Avrei bisogno di parlarti di Lindsay."
-"Oh giustappunto! Viene spesso a trovarmi, è una ragazza d'oro." lo interruppe lui. Shane aggrottò la fronte incredulo, ma riprese subito a parlare.
-"Effettivamente no, padre. Mi sono reso conto che noi non siamo felici insieme, e lei sembra non imporsarsene, non mi ama e io non amo lei, non vedo la ragione per cui dovremmo stare insieme." spiegò Shane con tutta la sicurezza che aveva, ma sapeva che ci sarebbe voluto ben altro per convincere suo padre.
-"Io la trovo semplicemente perfetta, ed è stata lei a chiedere il matrimonio in anticipo, quindi è palese che ti ami." rispose quello quasi indignato.
-"Padre posso giurarvi che lei non prova nulla per me, lo ha detto con le sue labbra, mi tratta come un giocattolo. E io non sopporto che lei si prenda gioco di me in questo modo. E si sta prendendo gioco anche di voi padre, vi sta facendo credere che lei sia ciò che in realtà non è."- fece una piccola pausa per respirare, i polmoni sembravano aver bisogno di più ossigeno per sopportare il peso di quelle parole. Si sentiva gli occhi di suo padre e quelli di Lex puntati addosso, ma la triste verità di quelle parole sovrastava su tutto il resto -"Padre... Vi prego, prestate ascolto alle mie parole. Volete lasciarci davvero col rimpianto di non aver reso felice vostro figlio?"
-"Taci Arthur. Non meriti il nome di mio fratello quando parli così." borbottò Daniel sistemandosi contro i cuscini.
-"Ecco perché mi chiamo Shane." si lamentò il ragazzo, odiava essere chiamato col suo primo nome.
-"Quello è il tuo secondo nome"
-"L'ho adottato come primo"
-"Testardo"- commentò Daniel e prese un sorso dal bicchiere d'acqua poggiato sul comodino, la mano tremava. -"Comunque, sappi che ho sempre pensato alla tua felicità è ho sempre fatto ciò che ho ritenuto più opportuno per te." disse chiudendo gli occhi per qualche secondo.
-"Ne ho la consapevolezza padre, ma la felicità spesso è difficile da prevedere e Lindsay è stato un errore, credetemi vi prego"
-"Ti credo."- lo interruppe lui -"Non ho mai sospettato che ci fosse qualcosa sotto ma d'altronde Lindsay ha chiesto tanto insistentemente il mio consenso per il matrimonio prima che morissi, come se volesse assicurarsi qualcosa." disse e i suoi occhi divennero di un blu ancora più intenso, burrascoso. La sua vita era in bilico, e questo lo avrebbe capito chiunque guardandolo, anche se lui non voleva farlo pesare.
-"Per questo, padre, vi chiedo di ripensarci."- sussurrò Shane -"E sappiate comunque che io non ho ancora rinunciato alla speranza che possiate guarire." aggiunse e si costrinse a distogliere lo sguardo, la sua debolezza in quel momento era oltre il limite e voleva davvero evitare di piangere anche davanti a suo padre, lui lo aveva sempre ritenuto debole e aveva sempre avuto ragione, ma non voleva dargli questa soddisfazione ora.
-"Oh Shane"- Daniel si mise a ridere, ma era una risata vuota, triste -"Quando imparerai che la speranza non esiste? È semplicemente uno strumento di rovina." scosse la testa e il giovane angelo bianco tornò a guardarlo ancora incredulo, in punto di morte era ancora capace di dire certe cose...
-"Capisco." annuì semplicemente il ragazzo.
-"Avrai ciò che vuoi, annulleremo il matrimonio, poi farai quello che più riterrai opportuno quando non ci sarò."- accennò un sorriso, velato di quella desolazione interiore che si portava dentro da tempo, ma pur sempre un sorriso. -"Prendi carta e penna per favore." continuò lui, ma Shane non si mosse, non voleva allontanarsi da lui, gli aveva suscitato tanto compassione in un momento.
-"Lex per favore, nella scrivania dietro di te ci sono fogli e penne, puoi prenderli un attimo?" chiese il biondo con gli occhi azzurri che brillavano, Lindsay finalmente stava per diventare un problema di secondo piano.
-"Certo" disse il ribelle in modo vago, si voltò verso la scrivania e aprì un cassetto spostando qualche oggetto.
-"Lex è l'altro cassetto"- lo informò il compagno, ma l'angelo nero sembrò non averlo sentito, aveva qualcosa in mano e lo stava fissando, ma era di spalle quindi Shane non poté dire cosa fosse. -"Lex?"
Nessuna risposta...
E l'oggetto cadde sul pavimento.
E il rumore di vetri rotti riempì il silenzio che si era creato nella stanza.

"È l'anima che vive tutti i drammi, proverai a distrarti, ma un giorno tornerà per vendicarsi."

-Mezzosangue

$pazio autrice

Mi avevate dato per morta, lo so, ma il mio tempo libero è stato pari a zero. Fortunatamente sta finendo la scuola.. Il che vale a dire più tempo per scrivere per lo meno. Vi ho lasciato in suspense, sono cattiva, lo so. Ma penso di aggiornare in fretta sta volta, e se dico in fretta vuol dire che entro 15 giorni (esagerando 20) avrete il vostro capitolo. Tra l'altro capitolo record perché sono più di 14mila parole e giuro che non lo farò mai più perché mi si stava impallando wattpad mentre caricavo le parti del capitolo lol. Parlando seriamente, allora, vi sono piaciute le novità? Che ne pensate? Niente più matrimonio. Però però però... Lex non ha più l'anima, ha detto di non aver mai amato Shane e non so se si risolveranno le cose.
Via con le questions:

Cosa significherà mai il sogno di Shane?

Come la prenderà la vipera di Lindsay quando si ritroverà il matrimonio annullato?

Cosa c'entra quella donna bastarda che si crede la dea degli angeli neri e che non si fa mai i cazzi suoi in tutto ciò? Io non la sopporto, alla fine è sempre colpa sua se Lex sta male. Susciterò una rivolta contro la Regina.

Chi avrà provato ad avvelenare Lex quando era in infermeria?

Well, riuscirà mai il ribelle a riavere la sua anima?

Secondo voi cos'ha trovato Lex in quel cassetto?

Cosa succederà sul nostro bel pianeta agli sventurati angioletti?

Se volete scoprirlo, non cambiate canale.
No va be' sono idiota, perdonatemi. Intanto vi faccio uno spoiler minuscolo:

-Sulla Terra sarà l'anno 2027 quando arriveranno i nostri protagonisti.

- Emily

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