15 ~ IL FLAGELLO DELLE SCELTE ~
"Hai preso tutto ciò che c'era da prendere, ho perso tutto ciò che c'era da perdere."
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Lex alzò distrattamente la fronte dalla spalla del compagno, senza smettere di abbracciarlo per un istante. Con gli occhi lucidi dal sonno guardò verso la porta che era appena stata aperta d'improvviso e sula soglia c'era Lejla... una fitta al cuore pervase l'angelo nero, sembrava solo un'allucinazione.. la sua espressione era indescrivibile, ma Lex poteva leggere i suoi sentimenti come un libro aperto per chissà quale innata dote: un misto di incredulità, gelosia, compassione, desolazione, amore, ma soprattutto nelle sue iridi nere si scorgeva la burrascosa ombra di sogni infranti. Sogni infranti di chi, così come le onde si abbattono incessantemente sulla costa senza mai perdere la forza, aveva continuato ad alimentare le speranze verso un qualcosa di impossibile. Era forte il desidero di far spostare Shane, scendere e andare ad abbracciare la ragazza, ma fu ancora più forte il desiderio di restare lì a godersi quel momento che avrebbe voluto non finisse mai.
-"Ehm, io.. forse è meglio che vada.. spero di non aver interrotto niente... v-volevo solo salutare... M-mi dispiace" farfugliò Lejla parlando con un evidente groppo in gola e allora Lex si sentì male a non averla accolta doverosamente come le spettava. In fondo era solo troppo stressato per connettere bene, non voleva di certo trattare male l'amica.
-"Aspetta.. ora ti raggiungo"- le disse Lex prima che potesse uscire, lei chinò il capo in forma di obbedienza e si girò di nuovo da dove era venuta, lasciando la porta socchiusa dietro di sé. Shane si distolse lentamente dalla presa di Lex spostando le sue braccia e una volta che fu sceso il riccio lo imitò, poi gli prese la mano e si avvicinò all'angelo bianco fino a sentire il suo respiro profumato di menta sulla pelle. -"Volevo solo dirti che..." iniziò, ma si fermò subito abbassando lo sguardo: ma cosa voleva dire davvero...? Stava impazzendo?
-"Quando vuoi parlare io ci sono..." cercò di rassicurarlo Shane accarezzandogli con il pollice la mano che teneva stretta nella sua, il ribelle sapeva che la sincerità era una delle cose che premeva di più all'angelo bianco, e sebbene lui volesse aprirsi al compagno c'era qualcosa che lo fermava e Shane non poteva fare niente per sciogliere le catene che legavano Lex al silenzio e alla solitudine.
-"No, non c'è nulla da aggiungere." lo stroncò Lex improvvisamente serio. Sapeva che il suo essere eternamente bipolare gli avrebbe rovinato l'esistenza, ma non riusciva a combatterlo. Poi alzò i tacchi e uscì dalla stanza richiedendo la porta come se fosse un divisorio tra lui e Shane, un divisorio tra odio e amore, tra tenebre e luce, tra dolore e gioia, tra indifferenza e insicurezza, tra viola e azzurro... tra i loro occhi che avevano bisogno gli uni degli altri per essere completi. E l'angelo nero sentiva già quella mancanza, sentiva che c'era qualcosa di buio ad attenderlo oltre la porta, lontano dal compagno.
-"Come stai?" chiese il ribelle alla ragazza distrattamente appoggiata alla finestra del corridoio. Lei si voltò in lacrime e allora Lex si precipitò ad abbracciarla, senza pensare al motivo, aveva sempre saputo di essere d'aiuto a Lejla anche solo con un abbraccio. Lei gli era davvero molto affezionata, e capiva che forse lo era anche troppo.
-"Male" rispose l'altra calmando le sue lacrime tra le braccia del ribelle... eppure lui non riusciva a decifrare le sue emozioni, erano confuse, o forse gli apparivano confuse solo perché non aveva ancora imparato a controllare il suo "particolare potere". -"Ora ci sono io" cercò di rassicurarla, ma per la prima volta non sembrò funzionare. Le labbra della ribelle non si erano mosse, nessun suono ve n'era uscito, ma Lex poteva sentire ciò che pensava, e uno tra i pensieri incomprensibili della ragazza gli arrivò dritto al cuore come un fulmine: "No, non ci sei davvero." e l'angelo nero si sentì cadere nel vuoto... perché Lejla avrebbe dovuto pensare una cosa del genere? Lui non se ne dava una ragione, ma non ci riusciva solo e unicamente perché considerava la cosa ad occhi chiusi. Si, esattamente, non si vede nulla ad occhi chiusi, ed infatti lui non era capace di vedere come stavano realmente le cose... non concepiva la realtà perché guardava tutto unicamente dalla sua prospettiva corrotta. Anni, o meglio secoli, di esercitazioni nel mantenere l'attenzione su se stesso lo avevano privato della facoltà di interpretare al meglio ciò che vedeva con la sua dote. Eppure non avrebbe mai immaginato che Lejla potesse dubitare tanto di lui.
-"Sei... sei entrato nella mia vita e l'hai sconvolta portandomi felicità e dandomi un motivo per vivere.. ma quella era solo apparenza. Adesso invece ho perso tutto, ti sei portato via una parte di me e voglio che esci dalla mia vita per sempre. Ti prego... se mi vuoi bene non parlarmi mai più, non ce la faccio..." singhiozzò la ribelle stringendo le dita sulle braccia di Lex e lasciandogli il segno delle unghie. Parlava con un nodo in gola, come se stesse tirando via a forza quelle parole tanto dolorose quanto irreversibili, ma il ragazzo pensava semplicemente che Lejla stesse delirando o che fosse confusa essendosi appena svegliata da un coma più o meno lungo, quindi non diede peso a quelle frasi che non sapeva fossero tanto importanti per l'altra.
-"Senti tesoro, non so cosa ti sia preso, ma adesso calmati..."- le sussurrò accarezzandole i capelli liscissimi come sempre -"Tu ti calmi, perché io ti voglio un bene immenso, ma non ti lascerò andare, e quando te la sentirai affronteremo insieme questa situazione, come abbiamo sempre fatto... e ti prometto che non me ne andrò."- continuò il ribelle deciso più che mai a mantenere la promessa -"Potrai sempre contare su di me, soprattutto ora che non c'è più Victor..."
-"In c-che s-senso?" farfugliò lei allontanandosi da Lex che rimase stranito dalla sua reazione.
-"Non hai proprio parlato con Xavier?"
-"Non mi ha accennato nulla su di lui..."
-"Cristo..." imprecò il ribelle passandosi nervosamente una mano sui capelli e pensando a come fosse stato bastardo Xavier a lasciare tutto il "lavoro sporco" a lui. Perché ovviamente la parte più difficile era riservata sempre al povero angelo nero... Notò che la ragazza aveva iniziato a tremare tutta e i suoi occhi minacciavano altre lacrime.
-"Cosa è successo..?" chiese con voce flebile, come se avesse paura della risposta ed, in quel caso, faceva bene ad aver paura.
-"Ha salvato la tua vita e la mia sacrificando la sua, è merito suo e non mio se puoi parlarmi ora, non ti ho salvato io come invece so che tu stia pensando." la informò lui con voce calma e pacata dopo secondi e secondi di silenzio assoluto, il suo sguardo freddo ed impassibile. Lo stesso sguardo che due giorni dopo lo avrebbe mascherato per tutta la cerimonia funeraria dedicata a Victor ad Asgard. Erano tornati apposta per seppellirlo in un posto decente e non nel mezzo del nulla... Quello sguardo vuoto e freddo che congelava l'anima di chi si perdeva a guardarlo, come la neve congelava i petali dei fiori blu sulla lapide di quel piccolo grande guerriero che era stato Victor nei secoli che avevano vissuto in compagnia l'uno dell'altro. La neve gelida aveva ricoperto i prati e i giardini e seccava le piante come a segnalare la fine, marcando il dolore della perdita e della mancanza, quasi nello stesso triste modo in cui lo sguardo di Lex frammentava i cuori.
Lejla era rimasta non poco sconvolta dai racconti di Lex. Quell'angelo la stava portando alla rovina e lei riusciva a comprenderlo solo in parte. Si sentiva distrutta, ma non riusciva a pensare a nulla. Tutte le sue speranze di nuovo crollate, di nuovo abbattute, sbriciolate ed evaporate, insieme ad ogni possibilità di contemplare i suoi sogni. E poi... l'aveva segnata molto la perdita di Victor, era stato uno dei suoi primi amici e pensare che il ribelle fosse morto per salvare lei la riempiva immancabilmente di un estremo senso di colpa. Versare lacrime sulla sua lapide in quell'istante sembrava così inutile, eppure allo stesso tempo le era impossibile non farlo. Non si accorgeva neppure dei brividi che le provocava il freddo pungente, inginocchiata sulla neve del retro del giardino reale, laddove c'erano le tombe dei pochi membri della famiglia reale che avevano anteceduto il re. Il re aveva concesso a Victor l'onore di essere seppellito lì, in quanto suo fratello aveva il suo stesso nome... o almeno così diceva il reale, ma Lejla, sebbene non fosse nelle condizioni d'umore per investigare, si accorse comunque che su nessuna delle lapidi c'era inciso il nome "Victor" oltre a quella appena aggiunta del ribelle. Quello era il cimitero della famiglia reale, quindi il corpo del fratello del re sarebbe dovuto essere lì..
Si sentì sfiorare le spalle da delle sottili mani pallide, sapeva che era Xavier, il quale per l'ennesima volta la invogliava a rientrare, dato che erano rimasti solo loro due esposti al gelo invernale, insieme a Lex e ovviamente Shane che lo seguiva come un cane segue il suo padrone. Alla ragazza dava terribilmente fastidio il fatto che Lex lo lasciasse fare, o meglio le dava fastidio proprio il fatto che Lex assecondasse l'angelo bianco, perché lei sapeva che il ribelle era a conoscenza dei sentimenti del compagno, chiunque se ne sarebbe potuto accorgere, quindi perché illuderlo? La risposta c'era ed era chiara, ma inaccettabile per la ribelle che pregava ancora per una svolta della situazione, nonostante la dolorosa conversazione della mattinata, riusciva comunque a sperare nel suo profondo in un cambiamento da parte di Lex, perché la sa mente era incapace di accettare qualcun altro che non fosse lei accanto al ribelle. Poteva essere considerata egoista, si, ma lo era sempre stato quando si trattava di lui, dell'unica persona che lei amava veramente. Ma un altro brivido portò via quei pensieri lasciando altro vuoto nella sua mente. Dopo che Lejla ebbe nuovamente scosso la testa in risposta, si asciugò ancora le lacrime e rimase a fissare la lapide con la frase "Ave Atque Vale". Era una semplice frase latina contenuta nel Carme 101 di Catullo, scritta in onore della morte di suo fratello, difatti la traduzione recita esattamente "Salute e Addio"... Altre lacrime lambirono gli occhi neri della ragazza per poi scendere lungo le sue guance scavate. Poi sentì una stoffa calda sulle spalle e capì che Xavier le avesse messo una giacca sulle spalle, lui le diede un bacio sui capelli e poi si sedette accanto a lei in silenzio. Lejla si sentiva meno sola quando c'era l'angelo dai capelli blu ad accompagnarla, sapeva di non poter cadere se ci fosse stato lui, perché l'avrebbe sempre sostenuta e... ciò che le straziava il cuore era la consapevolezza che lui fosse deciso a non abbandonarla. E alle lacrime di dolore si aggiunsero delle lacrime di gioia nel sapere che almeno qualcuno sarebbe rimasto. Senza pensarci si allungò quei pochi centimetri che bastavano e abbracciò il ribelle accanto a lei, come se potesse proteggerlo dall'infamia degli altri e non farlo andare via. Con la paura che la morte potesse strapparglielo via dalle mani.
-"Tu"- sussurrò tremante con la voce spezzata dai singhiozzi -"Tu... non te ne vai, vero?"
-"Nemmeno se me lo chiedi." rispose, e la stretta della ragazza si fece più forte.
-"Xavier?"- lo richiamò lei ancora una volta, la stessa voce tremolante, gli stessi occhi piangenti, ma sentiva una nuova scintilla in lei -"Io credo che..."- ma le sue parole restarono in sospeso, perché con la coda dell'occhio intravide una soffusa luce provenire dalla lapide -"È lui!" urlò improvvisamente Lejla staccandosi dall'abbraccio e rivolgendo nuovamente la sua attenzione alla lastra di pietra nera, in contrasto con tutte le altre lapidi di marmo bianco candido come la neve che le ricopriva. Un fievole bagliore si apriva ai piedi della sepoltura, illuminando la neve che vi si era posata, poi si staccò lentamente dal terreno prendendo la forma di una sfera che emanava una debole e sommessa luce che ondeggiava dal bianco alle sfumature più chiare del blu. Fluttuava in aria davanti agli occhi increduli della ribelle e di Xavier che le teneva la mano gelata.
-"No... è la sua anima" sussurrò il ribelle dai capelli blu stringendo la mano gelida di Lejla. La ragazza intanto cercava a fatica di distogliersi dallo shock; non se lo sarebbe mai immaginato. Sapeva com'erano fatte le anime e sapeva che lasciavano il corpo diverso tempo dopo la morte per raggiungere il luogo prestabilito, che variava in base alla vita e alla morte del defunto. Mai, però, aveva avuto occasione di vederne una, ed era uno spettacolo sensazionale... La sfera portava fieramente il suo debole bagliore, danzando nell'aria per poi fermarsi proprio davanti gli occhi della ribelle, ad un palmo dal suo naso.. e poi solo una folata di vento la invase e per un secondo percepì una miriade di immagini e pensieri che non le appartenevano. E capì che l'anima l'aveva attraversata lasciando in lei tutti i ricordi di quella maledetta mattina, la mattina in cui per lei tutto era ricominciato e per lui tutto era finito, poi si era dissolta nel nulla, come se fosse sparita all'interno del suo stesso corpo, ma sapeva che non era così, perché non sentiva più il brivido che aveva provato quando la sfera evanescente l'aveva trapassata. Quei ricordi popolarono la sua mente e si raggrupparono associandosi alla sua memoria, come se i ricordi fossero divenuti di sua proprietà... C'era tutto di quel giorno, dai dibattiti notturni all'evocazione, dalla comparsa del demone ai suoi discorsi insensati sugli antenati di ognuno, dai patti stabiliti allo smarrimento di Lex prima del sacrificio, fino all'intervento di Victor e alla cruenta scena di chiusura, quella su cui calava il sipario.
-"Hai freddo?" chiese Lex distogliendo lo sguardo dai due angeli neri che si abbracciavano disperatamente davanti alla tomba del loro compagno defunto... in modo alquanto disgustoso, non per il fatto che si stessero abbracciando, ma più che altro per l'inutile tragedia che Lejla stava inscenando. Gli aveva dato non poco fastidio il fatto che adesso Lejla, mostrandosi disperata qual era, stesse raccogliendo la compassione e la misericordia di tutti, dimenticando che colui che aveva dato da sua vita per salvarla era morto. Victor era morto. Lex stentava ancora a crederci, gli sembrava tutto così normale, poi guardava la lapide e gli faceva male il cuore, come se lo stessero stringendo in una morsa d'acciaio facendolo sanguinare.
-"Un po'" rispose l'angelo bianco distogliendolo dai suoi pensieri, sebbene non potesse distrarlo dal suo nuovo dolore, gli sembrava di aver perso per la seconda volta quella parte di sé che se n'era andata con Christopher. Il ribelle guardò l'altro con la coda dell'occhio, e si accorse che di lì a poco Shane sarebbe congelato, e condannò la sua falsa modestia con un'occhiataccia degna del peggiore dei rimproveri.
-"Vieni qui" si decise alla fine Lex e allargò le braccia accogliendo Shane in un abbraccio confortante, uno di quegli abbracci capaci di trasmettere forza e sentimento, uno di quelli che se stai cadendo ti salvano, uno di quelli che se sei già caduto ti danno la forza di rialzati, uno di quelli che Lex non aveva mai ricevuto. Il ribelle si rimise comodo seduto sulle grosse radici sporgenti dell'albero, con Shane stretto a sé e la sua chioma bionda poggiata nell'incavo tra la spalla e il collo. Entrambi in quel momento avevano smesso di guardare il mondo, ciò che li circondava, i due ribelli davanti alla tomba, la disperazione nell'aria, l'anima di Victor che volteggiava in procinto di essere smistata di qui o di lì, la neve che cadeva, le impronte sul terreno, il battito del cuore... Nulla, i loro sguardi erano fissi al cielo: un cielo vuoto e senza stelle, un cielo nero, preavviso di una tempesta, una tempesta vera, non solo meteorologica. Un qualcosa di tetro e oscuro che faceva piombare nell'oscurità il futuro prossimo, un prospetto molto peggiore della tempesta che imperversava già nella mente di Lex, quella che riguardava Shane e ogni singolo pensiero a lui dedicato. Sapeva che comportandosi in quel modo lo stava semplicemente illudendo, lo stava facendo avvicinare al fuoco, anche un po' controvoglia, col risciò che una volta arrivato al culmine sarebbe bruciato tra le fiamme. Sapeva che non avrebbe mai voluto veder soffrire l'angelo bianco, come sapeva che in un modo o nell'altro lui avrebbe sofferto lo stesso, e Lex con lui. Poteva solo vagamente immaginare quanto ci sarebbe stato male se avesse allontanato da lui il compagno, non se ne rendeva conto perché ancora non aveva accettato i suo sentimenti o emozioni che siano. Concepiva la differenza tra sentimento ed emozione, e aveva paura che quello di Shane non fosse amore, bensì una semplice emozione momentanea, qualcosa di passeggero. Riusciva a leggere i suoi ciò che provava, ma non con quale intensità, e gli mancava la pratica per approfondire la sua abilità, non aveva nemmeno idea di cosa fosse capace di fare, né di come farlo. Si distrasse un attimo dai suoi ragionamenti e si accorse che sia Lejla che Xavier non erano più lì, strinse più forte Shane notando che era diventato addirittura più pallido del solito è si preoccupò un po' per la sua salute che sembrava fragile come una foglia negli ultimi tempi.
-"Stai congelando" denotò il riccio dando un leggero scossone al compagno per farlo distrarre dall'intensità con cui guardava un punto fisso del cielo. L'altro allora si girò verso di lui e si accoccolò meglio al ribelle aggiustando la testa sulla sua spalla e poggiò la mano sinistra sul suo petto caldo, sotto la giacca, dove il sottile strato di stoffa della maglia permetteva di percepire il battito cardiaco. Lex, anche un po' meravigliato dalla naturale reazione dell'angelo bianco, lo accolse in silenzio; una parte di sé amava il fatto che lui stesse imparando a fidarsi e che a volte si prendesse tante libertà, nonostante il suo carattere timido lo ostacolasse in ciò.
-"Mi dispiace" disse d'un tratto Shane con la voce flebile soffocata dalla stoffa della giacca di Lex su cui aveva poggiato la testa.
-"Di cosa?" chiese il compagno allontanandosi quel poco per guardarlo negli occhi, e trovandosi a pochi centimetri dal suo viso angelico.
-"Per Victor.." disse in un soffio il biondo socchiudendo le palpebre.
-"Non so quante volte ti sia scusato in tre giorni, se non la smetti ti faccio smettere io." ripose l'angelo nero cercando di essere almeno un po' minaccioso, ma con lui era difficile, soprattutto quando gli era così vicino e l'unica cosa che sentiva era l'eccitazione che gli provocava la voglia di premere le sue labbra contro quelle dell'altro.
-"L'ho visto guardarmi prima di parlare, è stato solo perché... perché mi sono messo a piangere come un bambino quando ... quando tu..." e le parole si smorzarono via via, come se l'angelo bianco nemmeno riuscisse a pronunciarle. Sapeva di essersi offerto di morire, e non era una cosa da nulla, ma lo aveva fatto per una buona causa, ovvero Lejla.
-"E perché ti sei messo a piangere?" chiese l'angelo con gli occhi viola puntati avidamente sulle labbra del compagno, screpolate e violette che stessero diventando a causa del freddo, erano comunque invitanti.
-"Perché... perché.."- farfugliò Shane stringendo gli occhi, e Lex soffiò sulle sue labbra cogliendo l'attimo; erano così vicini... -"Perché non... tu.." continuò, ma fu scosso da forti brividi dovuti probabilmente al freddo, quindi si strinse ancora di più al ribelle, nascondendo la testa tra il collo e la spalla e inspirando il suo profumo, mentre la mano sul suo petto aveva preso a stringere la maglietta.
-"Andiamo dentro dai, adesso"- disse in tono fermo, e prima ancora che Shane potesse mettersi in piedi lo prese in braccio come aveva fatto tempo prima e lo portò fin dentro il Palazzo, mentre lui si aggrappava a Lex con le braccia legate dietro il suo collo, incurante, forse per la prima volta, degli eventuali sguardi altrui. Fortunatamente lungo il tragitto fino alla camera non incontrarono nessuno, sembrava tutto terribilmente deserto, tranne qualche occhio indiscreto della servitù. -"Se ti prendessi in braccio tutti i giorni facendo questa strada mi farei i bicipiti più pompati di un sollevatore di pesi"- scherzò il ribelle mettendolo giù. L'altro sorrise e arrossì leggermente. -"Mi devo cambiare, perché altrimenti prenderò un accidenti con questi vestiti addosso" soggiunse poi, per spezzare l'imbarazzo che si era creato. Effettivamente aveva i vestiti zuppi di acqua, o meglio, neve sciolta, perché secondo la sua immensa intelligenza sarebbe ovvio sedersi su un albero ricoperto di neve in pieno inverno con un normale jeans. Tralasciando tali commenti inutili si fece una doccia calda e si vestì, poi senza fare troppo caso a Shane che leggeva sul letto scese nella cucina per cercare qualcosa di leggero da mettere sotto i denti, dato che anche quel giorno non aveva mangiato granché. Uscito dalla zona dedicata al ristoro stava per rientrare, quando tra i corridoi sentì la voce stridula di un'oca giuliva, quell'oca che aveva imparato ad odiare: Lindsay. La ragazza parlava, o meglio urlava isterica, a qualcuno che Lex non poteva vedere perché costui era nascosto da un pilastro, ma intuì che fosse un maschio dal timbro della voce che udì quando rivolse le sue scuse alla mora. Allora il ribelle si nascose in un'intercapedine tra due muri nel corridoio e cercò di ascoltare la conversazione.
-"Se continua così si avvicinerà troppo, io ho bisogno di lui" diceva la ragazza gesticolando animatamente, con tono che non ammetteva repliche.
-"E io cosa dovrei fare, Val?" chiese l'altro con voce calma. Allora Lex si soffermò al modo in cui l'aveva chiamata, e per un attimo si chiese se quella fosse davvero Lindsay e se lui non si fosse solo sbagliato, ma quando la ragazza riprese a parlare con la sua voce stridula e isterica l'angelo nero confermò la sua idea.
-"E cosa vuoi fare??? Non stai facendo nulla! Non dimenticarti che quando arriverà il momento sarò io a decidere!" si mise in chiaro e aggiunse: -"Potrei lasciarti come tutti gli altri, perché per me non conteresti più nulla, tuttavia ti rispetto perché hai una certa importanza nei miei progetti e sai troppe cose per ripudiarti, quindi ti conviene attenerti ai piani e non far saltare la copertura!"
-"Chiaro" convenne l'altro, poi senza aggiungere altre parole i tacchi della ragazza risuonarono sul pavimento della veranda, ma Lex aspettò comunque prima di uscire da nascondiglio. E aspettare era stata la scelta migliore, infatti pochi secondi dopo il ragazzo di prima passò accanto al ribelle senza accorgersi di lui. Guardandolo era molto particolare, aveva le ali bianche ma i capelli neri, cosa molto rara per un angelo bianco, a meno che qualche avo della sua famiglia non avesse avuto figli da una ribelle. Gli occhi erano freddi, di un verde chiaro abbellito da pagliuzze grigie, e aveva un fisico asciutto e con la giusta muscolatura. "Un bel ragazzo" pensò oggettivamente Lex scrollando le spalle e poi si decise a uscire dallo spazio tra le due mura, proseguendo non più verso la sua stanza, ma verso la sala della musica; gli era venuta un'improvvisa voglia di ascoltare qualche buona nota classica. Arrivato dinanzi alla porta la aprì lentamente per assicurarsi che non ci fosse nessuno, ma al contrario delle sue aspettative in sala c'erano già altri, più precisamente la Regina e la Principessa. Sia Axel che Katniss lo guardarono accigliate non appena varcò la soglia della grande stanza, ma lui non si scompose ovviamente. Le due stavano discutendo con un brano di musica classica nel giradischi come sottofondo, era un brano famoso eseguito dal quartetto d'archi accompagnato da pianoforte e arpa risalente circa al periodo del tardo romanticismo. La bionda aveva un'espressione tirata in volto, come se si stesse trattenendo, forse dal piangere, infatti dopo pochi secondi distolse lo sguardo, mentre la sovrana, impassibile come al solito, incrociò le mani e sorrise lievemente.
-"Lex, come mai qui?" chiese lei in tono gentile, ma l'attenzione del ribelle era catturata da Katniss, la sua Kat, che ormai non riusciva nemmeno più a guardarlo... Era una cosa che faceva male, perché sebbene per lui non ci fosse più nulla a legarli, o meglio non come prima, dispiaceva essere allontanato. Tuttavia si rendeva conto che la ragazza aveva ragione, nonostante tutto lei l'amava ancora, e averlo continuamente tra i piedi non aiutava certo a dimenticarlo. Lex si tirò il labbro inferiore tra i denti e distolse malvolentieri lo sguardo dalla ragazza per poi puntarlo con un po' d'astio verso la regina.
-"Volevo solo suonare un po' il piano, ma adesso levo il disturbo, scusate." disse semplicemente, poi fece per andarsene, ma quella lo richiamò di nuovo.
-"So che stai male, ma ho bisogno di parlarti in privato quando avrai del tempo libero e ti sarai ripreso dal lutto." lo informò lasciando avvertire nella sua voce una punta di tristezza.
-"Io sto benissimo"- ribatté lui leggermente alterato, sebbene sapesse di star mentendo -"Quella che dovrebbe stare male siete voi, voi che ci avete trascinati in questa assurda situazione!" le rinfacciò l'angelo nero, quindi girò i tacchi senza aspettarsi una risposta dall'altra e uscì dalla stanza sotto lo sguardo stanco della Regina. Non poté fare a meno di ricordare quando due settimane prima si era messo a suonare il pianoforte incurante di dover partire a breve con gli altri verso i Mondi di Mezzo e Shane lo era venuto a chiamare e si era storto la caviglia.. Lex sorrise al ricordo, ma questo, più recente, ne portò con sé altri più lontani, ricordi di quando non era lui a prendere in braccio un angelo biondo, ma un angelo biondo a prendere in braccio lui
~ ιnιzιo ғlaѕнвacĸ ~
-"Chris! Chris! Mi fa male la caviglia!"- mentì il bambino mettendo in scena una tragedia drammaturgica -"Ti prego mi porti in braccio" piagnucolò, finché il fratello non si decise a caricarselo sulle spalle.
-"Contento ora?"- chiese il ragazzo cercando di fare il serio, ma vedendo l'espressione felice del bambino non poté non sorridere. -"Dove vuoi andare?"
-"A casa! In fretta!" comandò il bambino, aveva sette anni eppure sapeva farsi valere.
-"Ehi ehi, guarda che ti faccio scendere se continui a essere così presuntuoso" disse Christopher incamminandosi verso casa.
-"Scusamiii, ma lo sai che ti voglio bene" disse il piccoletto scompigliando i capelli del fratello maggiore che lo teneva pazientemente sulle spalle. Era strano notare il distacco tra quando Lex si rapportava agli altri e quando si rapportava al fratellastro, c'era una differenza abissale. Col fratello era tutto un altro bambino: gioioso, scherzoso, dolce, felice.
-"Chris mi spieghi questo spartito? Non ho capito l'ultima parte..." disse il riccioluto appena entrato in casa, correndo a prendere lo spartito e sventolandolo sotto il naso del fratello.
-"Ma ... Lex! Questa è l'Hammerklavier di Beethoven, non puoi suonarlo! Non hai nemmeno otto anni." lo ammonì Christopher, ma l'altro non voleva darsi per vinto.
-"Ma non è vero, certo che posso! L'ho fatto. Ma non ho capito l'ultima parte! Ci sono dei segni strani..." piagnucolò ancora il riccio indicando lo spartito.
-"Quel segno strano si chiama 'forchetta' e serve solo per aumentare o diminuire la spinta sui tasti o la durata del pedale" spiegò il ragazzo, quindi il bambino non se lo fece dire due volte, posò il foglio sul poggiaspartito e cominciò a suonare sotto gli occhi increduli del fratellastro, sbagliando magari, ma ricominciando senza paura e migliorando di volta in colta gli errori, come avrebbe fatto un grande pianista, o meglio un grande filosofo di vita.
~ •ғιne ғlaѕнвacĸ• ~
Mezzo infuriato con se stesso Lex si avviò di nuovo in camera, deciso a mettersi a letto e rimuginare su quel futuro prossimo che si prospettava tanto pericoloso. Dopo i giorni trascorsi nei Mondi di Mezzo e le varie scoperte da parte di ognuna delle squadre si era deciso di cominciare ad organizzarsi. Che ci sarebbe stato un grande attacco demoniaco ormai era divenuto ovvio, quindi il re stava già mobilitando tutte le forze di Asgard, e avevano già informato i Superiori, mentre, come stabilito, la Regina sarebbe partita la settimana successiva per tornare alla Fortezza Nera e dare ordine ai suoi di prepararsi ad ogni evenienza. Ciò che era ancora da scoprire era chi avrebbe condotto in marcia l'esercito di demoni, e da ciò che era emerso dal discorso con Bahbel durante quella maledetta evocazione, sicuramente lui non doveva essere coinvolto in prima persona, per svariate ragioni infatti non avrebbe avuto senso, come Lex aveva già pensato. Tuttavia i Demoni delle Avversità erano dieci, quindi ne rimanevano altri nove, sebbene Bahbel avesse lasciato vagamente intendere che nell'Oltre Caos stessero accadendo cose capaci di stravolgere il parziale "equilibrio" che si era creato almeno tra i demoni stessi. Non era certo facile da capire, ma Lex sperava almeno di scoprirlo presto, prima che l'ombra avvolgesse tutto devastando ogni speranza di riuscita.
-"... che non ci arrivi!" udì il ribelle in lontananza. Senza accorgersene era arrivato al corridoio della sua camera e la voce femminile, per coincidenza o per programma, proveniva esattamente dalla loro stanza. Lex si appoggiò un attimo contro la porta, prima di entrare, per valutare se fosse il caso di interrompere o meno.
-"Ho detto che non voglio più avere a che fare con te." aveva detto Shane con voce particolarmente ferma e apatica.
-"Non puoi!" urlò quella in tono sprezzante, allora il riccio non ci pensò due volte ad aprire la porta, e ovviamente si ritrovò davanti la vipera mora e il suo povero compagno quasi rassegnato. Lindsay sventolava un foglio di carta davanti agli occhi azzurri del biondo mentre lui scuoteva la testa, prendendo poi a guardare Lex con occhi supplichevoli.
-"Senti bella, vedi dove te ne devi andare, ma il necessario è che tu non rompa il cazzo qui. Abbiamo già troppi problemi, ciao." si intromise il ribelle piazzandosi tra lei e il compagno, e indicandole la porta con il dito.
-"Brutto stronzo... come ti permetti! Hai idea di chi sono io?" ricominciò Lindsay, allora l'angelo nero sbuffò infastidito.
-"La figlia dell'oca dalle uova d'oro?? Sei un'oca abbastanza viziata per esserlo, direi"- rispose lui incrociando le braccia al petto. -"Non sei la benvenuta qui, Shane non ti vuole, quindi trovati qualche altra amica oca o gallina e vai a starnazzare altrove." concluse e la guardò in modo truce. L'altra sgranò gli occhi incredula a quelle parole, probabilmente perché nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirle cose del genere.
-"Tu! Non devi metterti in mezzo, lurido ribelle. Dovresti vergognarti solo di stare ad Asgard e invece, e invece ti permetti anche di rivolgermi la parola, di rivolgermi tali insulti!"- si difese lei, ma Lex non si scompose ovviamente, quindi lei andò su tutte le furie e gli sventolò in faccia il foglio che aveva in mano -"Tu non puoi intrometterti! Noi ora dobbiamo sposarci!" urlò e qualcosa dentro di lui andò a pezzi, milioni di aspettative di cui non sapeva nemmeno l'esistenza. "Fin dove poteva spingersi la cattiveria di quella ragazza? Avrebbe davvero sposato qualcuno che non l'amasse?" si chiese l'angelo dagli occhi viola, che si erano spenti in una frazione di secondo, perdendo la vivacità nell'istante in cui la ragazza aveva pronunciato quelle parole. E se Shane, bene o male, l'amasse davvero, ma aveva voluto nasconderlo? Le cose non quadravano, perché Lex li aveva visti i sentimenti del compagno, li aveva sentiti i suoi pensieri, e li sentiva anche in quel momento, percepiva la su a tristezza e la sua contrarietà, ma allo stesso tempo il suo comportamento arrendevole gli confondeva le idee, perché se lui avesse voluto, avrebbe potuto contraddire Lindsay e imporsi, ma non lo aveva fatto, non ci provava neppure. «E se ci avesse già provato quando tu non eri ancora arrivato?» gli ricordò la voce del suo subconscio, ma ormai il suo cervello nera troppo in subbuglio per fare un ragionamento decente, quindi chiuse gli occhi per un paio di secondi, sospirò e lo riaprì puntandoli in quelli castani della ragazza.
-"Auguri"- disse semplicemente infine -"Ma ora non è richiesta la tua compagnia qui dentro, quindi vattene"
-"Bene, ci vedremo poi per organizzare il ricevimento allora." sorrise quella, soddisfatta di sé, poi si avviò verso la porta ancheggiando fin troppo, buttò un ultimo corrosivo sguardo a Shane e se ne andò sbattendo la porta alle sue spalle.
"Perfetto" pensò Lindsay tra sé. Si accostò fuori dalla porta dei due ragazzi e appoggiò delicatamente l'orecchio al legno per ascoltare la conversazione e confermare la completa riuscita del suo piano.
-"Potevi anche dirmelo che ti saresti sposato!" esordì il ribelle, e un sorriso malevolo comparve subito sul volto della ragazza intenta ad origliare.
-"Non lo sapevo neppure io" ripose l'altro con un certo sconcerto nella voce, si sentiva chiaramente che fosse frustrato, e questo era un altro punto a favore di Lindsay. Non le importava realmente dei sentimenti del suo futuro marito, l'unica cosa che importava davvero era portare a termine il suo obiettivo, e ciò prevedeva la partecipazione materiale di Shane. Avendo ottenuto quest'ultima restavano poche cose prima di dare inizio al vero piano e con le sue radicate complicità che aveva in giro poteva prevedere ogni piccola mossa degli avversari, finché non avesse dato scacco matto. Era una questione oggettiva, non c'entravano i sentimenti e lei non ne aveva, se non la sete di potere e distruzione.
-"Non fa niente, tanto non me ne importa. Contento tu, contenti tutti." risolse l'angelo nero con una spiccata ripugnanza nel tono di voce. "Non gliene importa... ottimo" pensò felicemente Lindsay, dopo quell'affermazione da parte del ribelle Shane si sarebbe sentito sempre peggio, fino a deprimersi per poi ritornare all'origine, ovvero da lei, da lei che lo avrebbe accolto a braccia aperte, perché lui era l'ultimo pezzo del puzzle, il tassello che completava la sua opera e nessuno, nessuno glielo avrebbe portato via. Shane era sempre stato un angelo incapace di imporsi completamente, a volte anche lui aveva i suoi attimi di egocentrismo, quelle volte in cui presa una decisione si ostinava a mantenerla, ma la maggior parte delle volte lo si riusciva facilmente ad ammaestrare. Si domava come un cagnolino, o anche più semplicemente. Lui perdeva semplicemente la speranza, era il diretto interessato poi che doveva saper sfruttare la situazione. Ormai per lei non era più facile tenerlo buono e consenziente, a causa dell'influsso di quell'angelo nero su di lui, ma, consenziente o no, Lindsay lo avrebbe ottenuto lo stesso, perché ogni suo desiderio era legge, così era sempre stato e, da quando avrebbe ereditato il suo potere in poi, sarebbe dovuto esserlo ufficialmente.
-"Ma io non sono contento..." sussurrò l'angelo bianco, poi fu silenzio, e la ragazza si allontanò dalla porta tutta fiera di sé con un sorriso in volto che molti avrebbero definito anche leggermente inquietante. "Il gioco è fatto" pensò "e Aaron toglierà di mezzo l'intruso definitivamente" sogghignò camminando velocemente per il corridoio.
Katniss stava aspettando pazientemente il suo ospite da circa venti minuti nella veranda del terzo piano. Il terzo piano dopo un certo orario diventava un luogo piuttosto silenzioso e poco frequentato, anzi, non c'era mai un'anima viva in quel posto, soprattutto a quell'ora indecente di notte. L'appuntamento era stato prefissato a mezzanotte, proprio per evitare spiacevoli incontri, ma probabilmente la controparte aveva avuto problemi e stava tardando senza neppure avvisare. Non era certo prudente incontrarsi in luogo pubblico, ma considerato l'orario tardo e il luogo scelto appositamente per la sua desolazione notturna non ci sarebbero dovuti essere altri problemi, sempre che il tanto atteso patteggiatore non avesse cambiato idea. La Principessa stava ingannando il tempo contando le mattonelle blu del mosaico che le si parava davanti, lungo tutta la parete interna, quella che non ospitava i finestroni della veranda; rappresentava la sirena Wistaria seduta sopra la sua roccia al centro del Mar dei Glicini durante una giornata di plenilunio. Il Mar dei Glicini è il più grande lago di tutto il mondo Superiore, o meglio, il più grande di tutti i Mondi, secondo solo al Mare delle Ossa Nere nell'Hel; viene definito mare data la sua ampiezza spropositata, giacché stando su un punto qualsiasi di una sua sponda, non si riesce a intravedere la riva opposta. È un lago molto particolare anche perché la bellissima sirena che lo presiede è Wistaria, ninfa dei fiori e musa delle arti pittoresche, e il simbolo che la rappresenta è, per l'appunto, il glicine, poiché ne ha un grappolo tra i capelli. Questo lago, inoltre, offre uno degli spettacoli più singolari in assoluto, ogni plenilunio, infatti, Wistaria cantando sollecita il vento e lascia che questo trasporti in un vortice d'aria un'infinità di petali di glicine al Lago, che andranno poi a formare un vellutato manto violaceo sull'acqua limpida. Il mosaico che la bionda stava analizzando imprimeva la scena in cui il vortice di vento si smorza e la pioggia di glicine cade leggiadra sulla superficie calma dell'immensa distesa d'acqua. La sirena era stata riprodotta con impressionante verosimiglianza: i capelli ramati intrecciati ai ramoscelli di glicine, i cui petali a grappolo scendevano dall'attaccatura al lato della testa fino alla spalla nuda della ninfa, il corpo perfettamente disegnato nella norma dei canoni di bellezza antichi con la precisa proporzione tra le membra, le cosce che via via andavano unendosi a formare una coda squamosa conclusa con due grandi pinne, tanto realistica che sembrava volersi staccare dal resto del disegno, il tutto colorato con toni caldi e in perfetta sincronia tra di loro armonizzando e amalgamando le varie parti del quadretto. La sincera nudità della figura non scandalizzava più nessuno ormai, in quanto l'essere una creatura divina consentiva alle ninfe, nonché alle muse, di restare nella loro integrità naturalistica e nemmeno i più moralisti osavano proferir parola a riguardo. Le sirene erano esseri semplicemente venerabili per il loro meraviglioso aspetto, esseri che esaltavano la figura femminile portandola al di sopra di ogni bellezza e superando gli schemi della perfezione. I ragionamenti della Principessa furono, tuttavia, interrotti dal cigolio della porta della veranda, segno che era stata aperta, quindi Katniss girò in fretta il viso per guardare il nuovo arrivato, nonostante la visuale non fosse delle migliori. L'essere era già nelle proprie sembianze naturali, quindi la ragazza non ebbe la preoccupazione di dover guardare il volto del suo "ricattatore", sebbene la curiosità la stesse divorando, dacché anche la volta precedente questi si era presentato esplicitamente sottoforma di demone, nonostante lei non avesse ancora capito come un demone poteva agitarsi così deliberatamente per il Palazzo Reale. Katniss strinse i pugni e si alzò con una smorfia di disgusto in viso per la creatura ripugnante che aveva dinanzi.
-"Rieccoci insieme"- sibilò l'essere ripugnante con un sorriso sadico in viso -"La tua risposta?" chiese subito, andando direttamente al sodo.
-"Sono con te" affermò la ragazza chinando il capo e guardando con finto interesse il disegno del pavimento di marmo.
-"Bene, sapevo che avresti fatto la scelta giusta, non ne avevi molta d'altronde, no?" ridacchiò sommessamente la creatura avanzando di qualche passo verso la bionda, uno dei suoi tentacoli viscidi le accarezzò la guancia, ma Katniss restò a guardare inquieta il sorriso sadico sulle sue labbra spaccate, quel sorriso che riusciva a sollevare tutta la paura di ognuno che l'avesse guardato.
-"No" annuì la ragazza, l'essere allora si staccò subito e indietreggiò di nuovo mantenendo il sorriso, sembrava addirittura che le labbra gli si fossero boccate in quel l'assurda posizione, se non fosse per il fatto che subito dopo le mosse per parlare.
-"Di quanto tempo hai bisogno?" chiese inclinando leggermente la testa a sinistra.
-"Un giorno, un giorno mi basta, devo solo... devo s-solo ingannare m-mio padre" rispose la ragazza dalle ali bianche con la voce leggermente inferma; non aveva mai tradito suo padre, mai nulla le era stato negato, lui le aveva sempre dato tutto, tutto tranne forse l'amore di cui ogni figlio ha bisogno.
-"Che brava ragazza"- commentò l'altro -"Aaah sei perfetta, te lo meriti di unirti a me, so che non mi darai problemi."- sorrise ancora la creatura facendo un altro passo indietro -"Domani tu evocherai Desdemona, e allora ti unirai a me" la informò. A sentire quelle parole la ragazza spalancò gli occhi incredula, le venne la pelle d'oca solo al sentir pronunciare quel nome: Desdemona, in origine Deisdæmon, dalla vocazione latina "O Dea Demone", è la presunta figlia dell'ormai defunta da millenni Regina dei demoni Lucilla Draconilda Darklies. La figlia della regina è sempre stata considerata una semplice leggenda, dacché i pochi testimoni venivano casualmente a mancare poco dopo aver dato la loro testimonianza. La leggenda narrava che Desdemona fosse nata involontariamente e fosse stata nascosta dalla Regina, poi quando Draconilda si suicidò la bambina fosse stata affidata a un mezzo demone con l'incarico di prendersi cura di lei fino ai suoi quattordici anni, raggiunta quell'età la ragazza l'avrebbe ucciso per poi scappare e vivere nascosta da tutto e da tutti, cambiando forma di volta in volta, essendo l'unica creatura dei mondi capace di mutare forma naturalmente. "Ma è solo una leggenda..." si disse la Principessa sentendosi girare la testa «E se non lo fosse?» chiese la vocina del suo subconscio, tanto da smuovere Katniss a parlare
-"T-tu s-sei...?" farfugliò lei aggrappandosi con la mano allo schienale in legno della poltrona per non cadere a seguito di un altro capogiro.
-"Io sono colei che sono stata, figlia di colei che mi ha partorita" disse la creatura mutando la sua forma fisica: il suo corpo ripugnante di demone si tramutò in quello perfetto e snello di una donna bellissima. I tentacoli e le squame scomparvero, e il corpo si coprì d'una sottilissima veste bianca, una sorta di tunica stretta in vita, che a contatto con le forme del suo fisico sembrava quasi trasparente; il viso ovale aveva lineamenti ben definiti, il mento a punta e gli zigomi alti, la fronte piccola, gli occhi nerissimi con una forma leggermente a mandorla, il naso all'insù, le labbra rosse e carnose, tutto contornato da capelli perfettamente neri che scendevano in morbide onde fino ai fianchi. Le cose che però la distinguevano dal comune erano le lunghe corna a punta leggermente arcuate, le ali ossute prive di piume e il fatto che avesse la pelle completamente nera, nera come la pietra dell'ossidiana.
-"Desdemona...?" sussurrò Katniss ancora sconvolta senza sapere cosa fare, era un demone, potentissimo tra l'altro, ma era comunque una reale, era una Principessa, come lei. Indecisa tra lo scappare e l'incrinarsi la ragazza stette immobile a guardare la bellissima donna davanti a lei, come se fosse un'apparizione, tra l'altro un'apparizione estremamente improbabile.
-"Sono io, figlia della Regina Lucilla Draconilda, erede al potere sui demoni e su tutti gli altri mondi" disse quella con espressione vacua in volto. "Erede al potere... su tutti gli altri mondi?" pensò l'angelo bianco confusamente, si era appena arresa nelle mani di colei che voleva sottomettere i mondi al suo potere? La Principessa scosse la testa mentre sulle labbra di Desdemona compariva un piccolo sorriso.
-"Domani... domani tutto avrà inizio" disse, poi si dissolse in una nube di polvere nera.
Shane si sentiva male coma mai era stato prima d'allora, come se qualcuno gli avesse strappato il cuore e ci avesse camminato sopra. Non riusciva a credere che tutto dovesse andargli male, o meglio, non riusciva a credere che Lindsay dovesse rovinargli sempre la vita... Pensava che lei di fosse arresa e avesse chiuso il capitolo e voltato pagina, ma no. Ovviamente no. La verità era che aveva paura, aveva paura di perdere Lex. Era strano da pensare aveva paura di perdere qualcosa, qualcuno, che lui non aveva mai avuto, Lex non era mai stato suo, e, arrivati a questo punto, mai lo sarebbe stato. Ricordava quando anni addietro il padre, la madre, lo avevano messo in guardia sull'amore. Ricordava un pezzo della lettera d'addio che sua madre gli aveva scritto prima di morire: "Tesoro mio, il vero amore non lo troverai, ti troverà. Sei cresciuto con tutto l'amore che abbiamo potuto darti io e tuo padre, e nonostante i piccoli problemi ora sei cresciuto, ma per me sarai sempre il mio bambino, perché l'amore di un genitore per il proprio figlio supera ogni altro tipo di amore, l'amore di una madre per il proprio bambino è così immenso che nessun sentimento può eguagliarlo, e quando anche tu ti innamorerai di qualcuno, forse, potrai capire in parte il bene che io voglio a te e tuo padre. E quando davvero ti innamorerai perdutamente dovrai stare attento, perché le delusioni sono dietro l'angolo e nessuno allora si prenderà la briga di ricucire le tue ferite e di asciugare le tue lacrime, nessuno tranne chi ti ama veramente, come me, come tuo padre, come spero una qualsiasi persona che potrà renderti felice." Quella lettera lui non l'aveva mai dimenticata, e non lo avrebbe fatto. E sebbene sapesse che l'amore facesse male, lui non riusciva a farne a meno. Aveva provato a dimenticare quegli occhi viola sin dall'inizio, ma non ci era riuscito e ormai si era abbandonato all'oblio dell'indifferenza. Due occhi viola anche quella notte avevano tormentato il suo sonno, e non era riuscito ad addormentarsi seriamente per tutta la notte. Ma cosa avrebbe pensato sua madre se avesse saputo che la persona che lui amava perdutamente non era una ragazza, bensì un ragazzo? L'avrebbe accettato? No probabilmente, anche lui sapeva in fin dei conti che loro due era incompatibili, e seppure ci fosse stato qualcosa tra loro due, sarebbe stato impossibile. All'alba si era affettato ad alzarsi, stanco di girarsi e rigirarsi nel letto senza trovare una soluzione alla sua insonnia, si era lavato, vestito e preparato ed era uscito in silenzio dalla stanza, indeciso su dove andare. Alla fine aveva ritenuto più urgente parlare col padre, quindi si era diretto in biblioteca, aveva preso posto alla scrivania in marmo e aveva iniziato a scrivere una lettera per il padre, ma aveva finito le idee...
"Padre, perdonatemi se non vi ho scritto prima, ma dal nostro ritorno dai Mondi di Mezzo si sono susseguite molte vicende che hanno riempito le mie giornate. C'è stato un grave lutto durante la missione, quindi sono stato trattenuto a Palazzo e non ho potuto fare visita a casa. Valery mi ha comunicato della vostra scelta di provvedere alle mie nozze, ma io vorrei parlarne con voi di persona, prima di confermare il contratto. Quindi, con il vostro permesso, verrò a farvi visita presto.
Shane Arthur Helleseele"
Inviò il messaggio di fuoco, sperando che il padre lo ricevesse il prima possibile, e poi andò in biblioteca per cercare qualche altra cosa da leggere, qualcosa che magari lo aiutasse a non pensare a quello che era successo. "Sposarmi..." pensò, non era nei suoi programmi sposarsi, nemmeno con la persona che avrebbe amato davvero, figurarsi con una come Lindsay. Scosse la testa tra sé mentre guardava tra gli scaffali, trovò una raccolta particolarmente interessante: I Quaderni Di Malte Laurids Brigge. Il romanzo trattava temi esistenziali come la ricerca dell'individualità, il significato della morte e la riflessione sull'esperienza del tempo man mano che la morte si avvicina. In copertina c'era una bella descrizione che presentava forti influssi impressionistici, che rimandavano alle spiccate colorazioni dei quadri di Rodin e Cézanne. Analizzata l'accattivante trama Shane decise di leggere quello come nuovo passatempo, quindi tornò verso la sua camera, intento a far finta di nulla riguardo al matrimonio. Non voleva che quello stupido capriccio di Lindsay rovinasse il rapporto che si stava lentamente instaurando tra lui e Lex, non era possibile che nella sua vita ogni volta qualcosa dovesse andare storto e rovinare tutto.
-"Ehi sta' attento a dove cammini" lo richiamò la voce seccata di un ragazzo, Shane, distratto com'era dai suoi pensieri, non l'aveva notato, e svoltato l'angolo di un corridoio gli era accidentalmente finito contro, facendo anche cadere il libro per giunta. Il ragazzo lo aveva guardato solo di sfuggita, poi se n'era andato senza nemmeno aspettarsi delle scuse da parte del biondo. Shane non l'aveva mai visto a Palazzo, era un tipo alto, snello, fisico scolpito, capelli neri e occhi verdi... "strano" commentò tra sé, poi scrollò le spalle, raccolse il libro dalla moquette e proseguì verso la sua stanza. Gli sembrava di essere tornato a tanto tempo addietro, a quando lui era andato via dal Palazzo solo per non vedere Lex e dimenticarlo, e lo aveva fatto davvero, ma poi tornato davanti a quella porta mille dubbi lo avevano assalito e guardati di nuovo quegli occhi i dubbi erano scomparsi lasciando spazio alla verità. Lo accettava, ora accettava di essere innamorato di lui, ma ciò non poteva certo cambiare le cose. Ora come tempo prima era di nuovo davanti a quella porta, con le medesime domande: "Avrà ancora voglia di parlarmi?" era una di quelle, ma quella che adesso gli saltava alla mente tra tutte era: "Perché è sempre così facile chiudere una porta in faccia ai problemi, ed è sempre così difficile riaprirla?". E lui non aveva risposte... Bussò alla porta prima di entrare, con la speranza che magari avesse aperto Lex e non fosse stato costretto a entrare con la faccia tosta di chi scappa e poi torna.
-"Amoreeee" urlò un'odiosa voce femminile dal corridoio, Shane voltò la testa scocciato dalla presenza della ragazza, ma quella incurante di tutto arrivò correndo felicemente da lui, gli saltò in braccio e lo baciò improvvisamente. Il ragazzo restò immobile, confuso e incredulo dell'improvviso gesto di Lindsay, poi la porta si aprì con uno scatto, mentre la ragazza era ancora aggrappata al biondo e premeva le sue labbra contro quelle immobili di lui. Shane sentì la pressione di quei due occhi su di lui allora gli fu tutto più chiaro "Lindsay lo ha fatto apposta, ma perché?" si chiese mentre la rabbia cominciava a ribollire nelle sue vene «Per mettere Lex contro di te, ovvio.»
-"Cheryl" chiamò la Principessa appena si fu svegliata. I suoi primi pensieri furono occupati dalla terribile realtà; sperava davvero che tutto quello della sera prima fosse solo un sogno, ma a quanto sembrava non lo era. La serva accorse immediatamente facendo un inchino
-"Signorina, finalmente vi siete svegliata, in cosa posso servirla." si propose gentilmente la giovane donna con il solito sorriso. Era davvero raro trovare una serva del genere, una che amasse il suo lavoro e la sua padrona, ma Katniss, più che una serva, considerava Cheryl un'amica.
-"Un bagno caldo Cheryl, per favore"- chiese la bionda, alzandosi di malavoglia dal letto, cosicché la cameriera potesse aiutarla a indossare la vestaglia di velluto -"Poi gentilmente potresti preparare due tazze di tè? Vorrei portare io il tè a papà questa mattina."
-"Come lei desidera, ma.. signorina, scusate se mi permetto, per quale motivo?" chiese l'altra curiosa, ma Katniss non rispose e le fece un sorriso, Cheryl annuì sorridente in risposta avendo capito che non avrebbe ottenuto risposta a quella domanda, quindi andò a preparare l'acqua per il bagno.
-"Metti il solito sapone" la informò la Principessa.
-"Con petali di rosa"- aggiunse l'altra, fiera di saper svolgere bene il suo lavoro. -"Vuole che le prepari gli abiti? O che le aggiusti prima i capelli, signorina?" chiese tornando dal bagno con ancora in mano lo stelo di una rosa.
-"Prima i capelli grazie, i vestiti li sceglierai mentre sarò in bagno." decise la bionda sedendosi comodamente sulla poltrona davanti alla toletta. La serva allora cominciò a spazzolarle con amorevole cura i lunghi capelli come se fosse sua figlia, nonostante avessero solo pochi secoli di differenza. Prese poi ad acconciarli con dei ferretti, fermandoli in uno chignon schiacciato, e lasciandole dei boccoli sciolti a entrambi i lati della testa.
-"Ecco, siete perfetta, come sempre" disse sempre sorridente, poi le legò precariamente i boccoli sulla testa giusto quel che bastava per non farli bagnare nella vasca, quindi Katniss dopo aver ringraziato si inoltrò nel vapore del bagno cercando di affogare i suoi pensieri nell'acqua rosea. Poteva far dimenticare temporaneamente della sua presenza a suo padre, grazie alla pozione che aveva creato in largo anticipo, e una volta fatto quello nessun altro avrebbe fatto caso a lei, a parte Cheryl ovviamente. E lì sorgeva un altro problema...
-"Cheryl" la richiamò la ragazza.
-"Avete già voglia di uscire sua altezza?" si affrettò la serva che aveva già preso il telo.
-"No, no, volevo solo parare con te." riferì lei, quindi la donna castana si mise a sedere su una poltroncina di vimini aspettando le parole dell'altra.
-"Cara... tu mi sei sempre stata fedele, ricordi tanti anni fa? È passato quasi un secolo ormai.. la ricordi la battaglia in cui sono scappata per partecipare?" chiese sospirando la Principessa. Quei ricordi portavano allo scoperto troppi sentimenti ancora vivi e ardenti, era stato in quel periodo che si era intensificato il suo voler diventare una ribelle, era stato per lui, per lui che adesso non l'amava più, ma si può smettere davvero di amare una persona? O forse non la si è mai amati davvero? Katniss non voleva arrivare a credere che Lex non l'avesse mai amata... non poteva essere, perché loro erano stati felici insieme, entrambi. Quindi forse non l'aveva nemmeno smessa di amare... forse c'era ancora una possibilità, tuttavia la ragazza non riusciva più a illudersi, non riusciva più a immaginare un futuro con lui, non riusciva perché ora con lui c'era Shane e nessuno li avrebbe separati. Era un legame magico il loro, purtroppo. Nonostante lei lo amasse ancora quel suo sentimento stava tramutandosi in ossessione forse, ma lei non voleva che accadesse, e riusciva a tenere a freno anche quello, riusciva a controllare tutto ormai, gli elementi che la costituivano erano in perfetto ordine, sebbene nella sua mente persistesse il caos. Avrebbe dovuto volere il bene di Lex, ma non ci riusciva, quindi si teneva da parte e basta, limitando i pensieri su di lui e sul loro passato.
-"Come dimenticarlo, signorina?!" disse l'altra quasi con una certa ironia distogliendo Katniss dai suoi pensieri.
-"Devi farlo di nuovo"- concretizzò la bionda prendendo la mano della cameriera un po' confusa -"Devi coprirmi, cioè no, tu devi solo stare muta come un pesce, non devi parlarne con nessuno."
-"Parlare di cosa?" intervenne la servitrice cercando di estrapolare qualche notizia in più, ma la Principessa non si fece sfuggire nulla.
-"Devo solo andare via per un po', prometto che tornerò, prometto che tornerò presto." disse la bionda come se la stesse pregando.
-"Sarà fatto"- disse semplicemente in tono serio la cameriera, poi si alzò e si congedò -"Vado a preparare il tè"
-"Certo, va' pure" acconsentì lei, chiudendosi di nuovo tra i suoi pensieri.
~ ιnιzιo ғlaѕнвacĸ ~
-"No!" aveva urlato la ragazza mentre si sentiva venir via una parte di sé: quella maschera che aveva portato per tanto tempo stava scivolando via dal suo volto, ma lei non stava facendo nulla per fermarlo, perché colui che gliela stava portando via era lo stesso che le aveva rapito il cuore.
-"Sei bellissima anche senza"- aveva sussurrato lui sul suo collo, e le erano venuti i brividi sentendo il fiato del ribelle a contatto con la sua pelle. Poi le sue labbra erano salite dal collo, al mento, fino a posarsi delicatamente le une sulle altre, in un bacio lento e ricco di passione. Erano bastati pochi giorni per farli innamorare. -"Perché ti nascondi?" le aveva chiesto poi lui, accarezzandole prima il viso e poi le morbide ciocche di capelli che le scendevano sulla spalla.
-"Perché non dovrei essere qui" aveva risposto sinceramente la ragazza bionda appoggiandosi poi contro il petto di lui.
-"Ma adesso ci sei, e ci sono anch'io"- aveva detto lui -"E non ti lascerò andare via tanto facilmente."- le aveva dato un piccolo bacio sui capelli e aveva promesso: -"Ci rivedremo, e allora tu sarai la mia piccola Principessa, per sempre."
~ ғιne ғlaѕнвacĸ ~
-"Principessa... state piangendo...?" sussultò la serva appena entrò per l'ennesima volta in bagno. Katniss si girò a guardarla con qualche lacrima che continuava a scendere qua e là lungo le guance.
-"No.. è solo acqua" cercò di mentire, ma ovviamente invano, poi fece un sorriso, nonostante le lacrime, e chiese a Cheryl di porgerle il telo. Si avvolse nella larga asciugamano e si asciugò per poi indossare la biancheria e il vestito, aiutata sempre dall'altra ragazza. Le lacrime si calmarono dopo appena qualche minuto, quando quei ricordi si furono finalmente dissipati, ricordi di promesse infrante. "Il per sempre non esiste" si ricordò cercando di eliminare anche i più piccoli residui di tristezza dal suo volto, e, con uno sforzo interiore immane, ci riuscì comunque.
-"Siete pronta adesso"- sorrise la cameriera, la bionda sorrise di rimando -"Il tè è qui" affermò ancora prendendo un vassoio con due tazzine dal tavolino di vetro.
-"Grazie mille" disse, e prima di prendere il vassoio stette attenta a non dimenticare il sacchetto con la polvere di Meviar. Infine uscì dalla stanza mentre la serva cominciava a riordinare e a spolverare, come tutti i giorni. La Principessa attraversò tutti i corridoi e le scalinate fino all'alloggio reale, e arrivata alla porta bussò e aspettò che il servitore venisse ad aprire.
-"Buongiorno sua altezza" salutò l'uomo sulla soglia inchinandosi.
-"Buongiorno, il re può ricevermi?"
-"Certamente, la prego, si accomodi" disse lui facendola entrare nell'anticamera, le prese il vassoio e lo appoggiò delicatamente sul tavolino lì presente, e subito dopo spostò la sedia alla ragazza per farla sedere.
-"Vuole darmi i guanti?" chiese con tono gentile l'uomo dai tratti orientali.
-"Grazie" annuì la Principessa sfilandosi la stoffa dalle dita e porgendoli al cameriere.
-"Abbiate la bontà di attendere un secondo e sua maestà sarà da voi." assicurò l'uomo sorridendo per poi sparire dietro una porta. L'anticamera era spoglia, solo qualche quadro e un comò antico arredavano la saletta, oltre al tavolino da tè con le due poltroncine, niente cose particolari su cui soffermare l'attenzione. Allora Katniss si sbrigò a versare la polvere che aveva preparato in una delle tazzine, e la posizionò al posto dove si sarebbe seduto suo padre, l'altra invece la avvicinò a sé, per non rischiare di confonderle.
-"Buongiorno mia diletta" esordì Myron entrando nella stanza proprio mentre la ragazza stava girando il tè col cucchiaino.
-"Buongiorno padre"- disse lei continuando a mescolare il tè con disinvoltura. -"Questa mattina vi ho portato io il tè, per passare un po' di tempo insieme"
-"Buona idea, tesoro" sorrise il Re accomodandosi sulla poltrona. Allora la ragazza avvicinò la sua tazza di tè alle labbra cominciando a berne a piccoli sorsi, imitata poi dal padre, mentre parlavano del più e del meno proprio come potrebbe fare un normale padre con la propria figlia.
★ $PAZIØ M3 ★
Eccoci di nuovo ❤
Un altro capitolo qui per voi, spero come al solito che vi sia piaciuto.
Come avrete notato ci sono state delle sorprese e molti ma molti molti nuovi casini.
Che ne dite? Vi piace la piega che sta prendendo la storia?
#questionstime
•La cosa più importante: Adesso che Shane si deve sposare, cosa succederà tra lui e Lex?
•Chi è realmente Desdemona secondo voi? E quale sarà il suo ruolo nella trama della storia?
•Che fine farà la nostra povera bellissima Katniss adesso che si è praticamente consegnata a un demone?
•Katniss avrà mai una seconda chance con Lex? Soprattutto ora che Shane si sposa...
•Riuscirà mai Xavier a conquistare Lejla?
•Secondo voi perché nel cimitero non c'erano lapidi con scritto Victor? Il Re nasconde qualcosa?
•Che ne pensate del nuovo personaggio, Aaron?
•Ma la vera domanda è: Quando si baciano quei due???????
Bene, ora lo vedo mooooolto difficile farli baciare, ma si sa che io mi devo complicare la vita sennò non sono io. Quindi foooooorse per il prossimo capitolo vi faccio la grazia... Detto ciò vi faccio il solito spoiler che anticipa il prossimo capitolo: Tizio cercherà di uccidere Caio, ma Sempronio non lo permetterà perché c'è una cosa troppo grande dietro tutto ciò, e questa cosa va rispettata e Tizio non può uccidere chi gli pare e piace a cazzi suoi solo perché glielo ha detto Ciop.
So che non avete capito niente ma vi lovvo ❤
Adesso posso anche andarmene direi... ma vi avviso, dal prossimo capitolo in poi alcuni personaggi vi sconvolgeranno, perché penso che sia dietro i personaggi più nascosti che si sviluppano le storie più avvincenti muahahah.
Detto ciò, al prossimo capitolooooo!
- Emily.
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