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14 ~ ANGELI E DEMONI pt. 2: QUALCUNO SE NE VA, QUALCUNO RITORNA ~

"Nelle pupille ho due diamanti, finché i miei occhi non si chiuderanno."
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Shane urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, riversando in quel grido tutta la sua immensa disperazione, tutto ciò che si era tenuto dentro sperando passasse, sperando nella dissolvenza di quei sentimenti così profondi sebbene mortali. Sentimenti che avevano risvegliato il suo cuore e la sua voglia di vivere, quelli che negli ultimi tempi avevano dato un senso alla sua vita. Non sentiva più il battito del suo cuore, non sentiva più nulla, anzi, si sentiva completamente svuotato di tutte le sue illusioni, ma soprattutto delle sue poche speranze. Era stato solo il giorno prima che aveva cominciato ad alimentare di nuovo le speranze di amare, amare incondizionatamente, e ora, in quell'istante tutti i suoi progetti si distrussero per l'ennesima volta. Doveva essere terribilmente vero che per lui e il ribelle non poteva esserci futuro... Era tutto contro di loro. Lex non riusciva a rendersene conto forse, ma ormai era l'unica ragione per cui l'angelo bianco poteva dire di essere ancora vivo. Dopo secoli si tende solitamente a perdere la considerazione delle emozioni, ma il ribelle aveva stravolto così tanto la sua vita da suscitare emozioni sempre più forti e contrastanti in lui, emozioni mai provate prima. Intanto però l'angelo nero sembrava ipnotizzato, aveva fatto dei passi avanti come se fosse spinto da chissà quale lontana forza sconosciuta, quei passi che avrebbero segnato la sua vita, anzi, la sua morte, quei passi che avrebbero distrutto la vita del biondo. Shane si sentiva percorso da brividi e continui singhiozzi, si lasciò cadere in un pianto liberatorio accasciandosi sul pavimento come se gli avessero prosciugato le energie. Ed era proprio così... Lex era la sua forza, l'energia che lo portava avanti. Percepì solo di star sprofondando in un abisso di vuoto, un pozzo senza fondo da cui non sarebbe forse mai risalito. Era stato un po' come la notte d'inverno, il buio che cattura la poca luce del giorno. La fioca luce che erano stati insieme e che aveva illuminato le loro vite in quel piccolo lasso di tempo, quella luce che di lì a poco avrebbe lentamente consumato e poi distrutto il loro amore negato fin dal principio. Solo in quel momento capì di aver sbagliato tutto, capì di aver bisogno di lui come dell'ossigeno, capì di non avere più occasioni e che ormai tutte quelle riflessioni erano tempo sprecato. Le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, ogni lacrima racchiudeva un'emozione, ogni lacrima faceva male come una ferita aperta a contatto col sale, ogni lacrima aveva un nome: dolore, tristezza, pentimento, illusione, risentimento... E ogni istante in più era una coltellata; non l'aveva nemmeno guardato più negli occhi... Gli occhi che aveva tanto bramato ogni notte, ogni qual volta le palpebre calavano su quei diamanti viola negandone la vista. Diamanti che avevano deciso di brillare finché i suoi occhi non si sarebbero chiusi, facendo innamorare chiunque li avesse guardati o avesse cercato di leggervi l'anima. Lex, però, aveva un'anima complicata, buia, oscura, incomprensibile a chi non aveva provato le stesse tragiche emozioni, a chi non aveva vissuto i suoi stessi drammi. L'anima che non credeva più a nessuno, quella che voltava le spalle al proprio corpo, alla propria mente, perché aveva concesso troppa fiducia... La fiducia che l'aveva uccisa: ad ogni sbaglio una nuova ferita, ad ogni errore una nuova cicatrice. Quell'anima stanca di una ragione che continuava ad abbandonarla tra le braccia di chi le toglieva la forza, lasciandola tremare nelle sue paure e costringendola a chiudersi dietro le sbarre di una prigione immaginaria e lontana da tutti, lontana da quella mente che senz'anima ormai si sentiva persa e si disperava invano, dacché l'anima non sarebbe mai più tornata indietro.
Shane non riusciva a credere che tutto sarebbe finito così. Le ultime parole che gli aveva riferito avevano formulato una semplice domanda, anche abbastanza stupida: "Che cosa non senti?" e Lex gli aveva risposto con una tremenda sincerità "Il cuore, non lo sento più". Quelle erano state le sue ultime parole, parole degne di un addio. Forse il ribelle sapeva già che non ne sarebbe uscito, forse non voleva nemmeno uscirne, non ci voleva nemmeno provare... si era già arreso? Si, evidentemente. L'angelo bianco aveva inconsciamente proteso le braccia in avanti, come per volersi trascinare, ma qualcuno lo stava tenendo per le spalle, non avrebbe saputo definire chi dei tanti, e non gli interessava. Semplicemente si afflosciò nuovamente senza forza sul pavimento grezzo chinando il capo, come si piega lo stelo di un fiore nel gelo d'inverno. Aveva gli occhi serrati, con la paura di aprirli ed essere costretto a vedere cose orribili; non voleva certo assistere alla morte della persona più importante che aveva, per nessuna ragione. Piangeva senza freno, come un bambino, singhiozzava e di tanto in tanto sussurrava o urlava —"Non può essere.. non può finire così, no!" Una piccolissima parte del suo cervello sapeva che aveva assunto un atteggiamento da stupido nei confronti della triste realtà, ma tutto il resto non voleva accettarla e basta. Sentiva le voci degli altri, ma non ascoltava le loro parole, non ne assimilava il contenuto, sembravano parlare un'altra lingua, o forse era Shane che stava momentaneamente parlando un'altra lingua... la lingua dei ricordi. Gli tornò alla mente la notte successiva al combattimento del primo giorno... Lex si era agitato continuamente nel sonno, e nemmeno lui aveva dormito tranquillamente. E in quell'istante gli si presentò in testa una vaga scena che ormai sembrava tanto lontana: Mentre aveva iniziato a tornare cosciente, e a sentire i rumori della notte, un'immagine lo aveva attraversato lasciandolo di stucco nella sua perplessità: era sé stesso che sfiorava la guancia di qualcuno; la figura misteriosa, però, era girata di spalle, aveva capelli neri e mossi, e Shane sentì solo l'eco della propria voce che sussurrava "grazie".
Quella notte era stata l'inizio del tormento, sin da quel momento l'angelo bianco sapeva di essersi affezionato troppo a Lex, ma aveva sottovalutato i suoi sentimenti e aveva vanamente sperato che il tempo risolvesse tutto. Non era stato così, però, perché ciò che sentiva era unico e indistruttibile, nemmeno il tempo può scalfire i diamanti, e quell'amore era una gemma più unica che rara, come gli occhi del ribelle, era il diamante più bello di tutti, quello che nessuno può possedere perché è troppo per chiunque. Nemmeno Shane poteva, perché lui non era certo diverso dagli altri, sebbene avesse sperato con tutto il cuore di esserlo almeno per Lex. E forse era stato così per un po'... ma in fin dei conti dopo non sarebbe importato più nulla, quando di lì a poco lui non ci sarebbe stato più... nulla avrebbe avuto più senso. Poi una voce si distinse dalle altre, un secco -"No." e poi il silenzio interrotto solo dai suoi incessanti singhiozzi.

Strani impulsi percorsero la mente di Lex, quasi come piccole scariche elettriche, provocandogli brividi in tutto il corpo. Avevano iniziato a tremargli le mani e si era finalmente riscosso dal suo stato di ipnosi... ma era troppo tardi. Ricordò le parole che aveva pronunciato inconsciamente pochi istanti prima, ricordò ciò che aveva detto il demone e realizzò di non stare immaginando pianti e urla. Chi piangeva era l'unica persona che Lex non avrebbe mai voluto sentire piangere, quella che non meritava di soffrire ancora. Tuttavia il ribelle sapeva bene che chiunque avesse avuto a che fare con lui prima o poi avrebbe sofferto, chi più chi meno, ma nessuno escluso. Era una sorta di prezzo da pagare, un contrappasso che non risparmiava niente e nessuno, nemmeno l'amore. Lex era sempre stato una calamita per la sofferenza, il dolore ormai era diventato parte integrante di sé, ma, per quanto si sentisse sollevato nel veder soffrire gli altri, c'erano persone a cui voleva davvero bene, persone per cui avrebbe fatto di tutto pur di risparmiare loro il dolore, ma questo non era possibile. Cercava sempre di tenersi lontano da tutti, in disparte, cercava di non affezionarsi e di non far affezionare gli altri; la prima gli riusciva bene, la seconda non molto... d'altronde non dipendevano da lui i sentimenti degli altri. Ma cosa stava facendo davvero? Era giusto quello che aveva deciso la sua mente? Lo stava facendo davvero per Lejla? Era questo l'unico modo? Lex non sapeva darsi risposte, aveva sempre avuto bisogno di qualcuno che comprendesse i suoi dilemmi interiori e che gli desse spiegazioni, ma soprattutto sicurezza. Aveva avuto Christopher, aveva avuto Katniss e adesso non aveva più nessuno, non sentiva più niente... Aveva bisogno di qualcuno che non lo lasciasse, ecco tutto. Aveva bisogno di qualcuno che mantenesse le promesse, come lui aveva sempre fatto, di qualcuno che non fingeva e non si nascondeva dietro l'apparenza, di qualcuno che riusciva a trasmettere emozioni senza il bisogno di tenerle chiuse a chiave come era costretto a fare il ribelle da troppo tempo ormai. Sentiva il bisogno di piangere, come se le lacrime avessero potuto colmare quel vuoto che si amplificava sempre di più. E poi un lampo rischiarò la tempesta che imperversava nella sua mente qualcosa che in un solo istante fu capace di cambiarlo. Gli ci volle un po' per capire: quei frammenti di pensieri estranei che invadevano la sua mente a intermittenza semplicemente non erano i suoi... e sapeva anche a chi appartenevano. Era strano venire a conoscenza di un dono così particolare, ma soprattutto così unico, in punto di non ritorno. Un dono che avevano solo gli angeli Superiori e pochissimi eredi dei mondi angelici. Un dono importante: nessuno poteva conoscere i pensieri degli altri fuorché quei pochi prescelti. E Lex, adesso, poteva. A quale assurdo scopo? Sapere cosa pensavano gli altri poteva essere terrificante a volte, ma era comunque un pregio se lo si sapeva utilizzare, ma Lex non aveva pratica, percepiva solo schizzi di pensieri altrui. Gli era comparsa Katniss per un attimo inginocchiata di fronte al letto e un suo pensiero dedicato proprio a Lex; c'era stata la voce di Xavier nella sua testa che si rendeva tristemente conto di tutto ciò che stava succedendo solo per Lejla, senza tuttavia addossarle la colpa di quel disastro; c'era stranamente Eleonor divisa in due per una scelta difficile a cui Lex non riusciva a risalire... e c'era ovviamente Shane, era come se l'angelo nero e l'angelo bianco fossero legati indissolubilmente: erano suoi il 90 per cento dei pensieri che veleggiavano al confine tra la coscienza e l'inconscio. Erano ricordi, disperati ricordi del passato che avrebbero dovuto colmare il vuoto futuro. Tutti quei piccoli momenti passati insieme che sarebbero rimasti per sempre. Erano stati luce, luce sepolta dalle tenebre, questo era quello a cui stava pensando Shane: la fioca luce di una candela che si spegne con un soffio di vento lasciando l'oscurità. Una visuale a dir poco tragica della loro vita. "Chi avrebbe mai pensato che Shane fosse così pessimista" rifletté Lex sorridendo mentalmente e si arrese alla realtà. Avrebbe voluto contraddirlo, ma Shane non poteva sentirlo, non poteva sentire ciò che pensava. "No, Shane, la luce non muore." avrebbe voluto dirgli, avrebbe voluto abbracciarlo e rassicurarlo, ma non poteva. Era stato tutto molto bello, nonostante le incomprensioni, i drammi, il panico, la nostalgia e qualsiasi altra emozioni triste avesse segnato la sua vita, era stato tutto bello. Sorrise davvero, sapendo che aveva dato le spalle a tutti e che quindi nessuno dei presenti lo avrebbe potuto vedere tranne il demone. Mise in mostra i suoi perfetti denti bianchi e luminosi incurvandosi le labbra secche, ma comunque rosee. A volte sembrava addirittura che avesse del lucido o del rossetto a causa del particolare e inusuale colore delle sue labbra. Quello sarebbe stato il suo ultimo sorriso. Si inginocchiò come un cavaliere feudale davanti al proprio signore e protese le braccia in avanti con i polsi scoperti all'insù. Non era mai stato così tranquillo. Aveva rimorsi che probabilmente non lo avrebbero mai abbandonato, ma era felice, era felice di aver finalmente raggiunto il suo traguardo, e forse era arrivato primo e non vedeva nessuno dopo di lui perché erano tutti tropo lontani, oppure forse era arrivato ultimo e tutti quelli che lo avevano superato lo avevano distanziato troppo... ma non gli interessava, era arrivato, che sarebbe stato inferno o paradiso passava in secondo piano. Se solo avesse potuto far capire agli altri di essere felice forse avrebbero sofferto di meno, soprattutto Shane, che era così debole, così fragile e delicato... Era stata infamia da parte di Lex lasciarlo a disperarsi piangendo, ma era stata quell'immensa forza di mostrarsi indifferente la sua salvezza fino a quel punto, e lo aveva accompagnato fino alla fine. Lex avvertì improvvisamente il contatto con un oggetto freddo sulle mani e strinse d'istinto le dita attorno all'oggetto realizzando essere un calice. Il suono di acqua scrosciante gli fece alzare la testa e si rese conto che non era affatto acqua, bensì sangue nero che scorreva copiosamente dal braccio del demone fino alla grande coppa dorata e quando questa si fu riempita fino all'orlo la ferita sul braccio di Bahbel si richiuse immediatamente lasciando la pelle liscia e perfetta come se non fosse successo niente, si riaggiustò la manica della camicia e guardò soddisfatto il ribelle con occhi ferini. Lex appoggiò con estrema cautela la coppa dietro di sé, sul pavimento, in modo da spronare qualcuno a prenderla, ma non fece caso a chi, sempre che qualcuno lo avesse fatto.
—"Fai ciò che devi." lo incitò il ribelle chiudendo gli occhi. Dietro le palpebre vide riflessi gli occhi azzurri limpidi di quel ragazzo che gli aveva stravolto la vita in pochissimo tempo, considerando che aveva già vissuto 1700 anni. Occhi trasparenti come l'acqua cristallina, esattamente come il mare, occhi in cui ti sembrava poter immergere la mano e sfiorare le emozioni. Occhi che non lo avevano guardato nemmeno per un ultima volta e che adesso stavano versando fiumi di lacrime. Poi solo l'oscurità popolò i suoi pensieri, lasciandolo in attesa della fine. Sapeva che il demone si era trasformato nella sua forma originaria, percepiva la pesante aura oscura che emanava l'essere. Sapeva che adesso due piccolissimi occhi completamente neri lo stavano fissando maligni e sapeva che il suo cuore presto sarebbe finito nell'enorme bocca circolare e munita di denti aguzzi che occupava quasi l'intero volto bianchissimo. I tentacoli spinosi che gli spuntavano dalla schiena erano pronti ad avvolgere e stritolare qualunque cosa avesse intralciato il loro padrone. Le braccia e le gambe apparentemente normali capaci di trasformarsi in qualunque arma. Sentì il respiro caldo del demone vicino e sperò che quell'agonia terminasse il più in fretta possibile, ma ovviamente aveva preteso troppo: una voce interruppe il rituale ormai cominciato. Un semplice -"No", la voce di Victor, tra lo stupore di tutti.

—"Io non ho nulla da perdere, prendi il mio di cuore." si decise a intervenire Victor avanzando di alcuni passi verso Lex e Bahbel. Il demone si voltò verso di lui immediatamente muovendo distrattamente i tentacoli spinati. Quei tentacoli gli ricordavano i capelli serpentinati di sua madre quando si era trasformata in un demone e aveva cercato di ucciderlo. Era una visione davvero ripugnante, anche se doveva ammettere che esistevano demoni più orripilanti, e anche molto. Il fatto di dover regalare il suo cuore a quell'essere gli pesava un po', perché il rosso avrebbe desiderato morire più eroicamente, ma gli bastava sapere di poter salvare due dei suoi più cari amici per indurlo a quella decisione estrema. Infondo Lex lo aveva deciso senza farsi tanti problemi, come se aspettasse la morte a braccia aperte, mentre Victor era stato a pensarci minuti preziosi per la vita di tutti. All'inizio non era nemmeno riuscito a connettere ciò che stava realmente accadendo, non si rendeva conto del valore delle parole del riccio, ma quando lo aveva compreso si era sentito assalito dal senso di colpa. Ricordò secoli prima quando erano diventati amici loro due... era stato grazie a suo fratello Christopher se si erano conosciuti, o meglio, era stato proprio grazie a Chris se era ancora vivo. "E ora è giunto il momento di ricambiare il favore" pensò giustamente Victor senza rimpianti. Era sicuro di star facendo la cosa giusta. Esistevano poche persone sicure, quasi nessuno aveva la sicurezza completa in qualsiasi mondo, ma il ribelle poteva fieramente dirsi uno di quei pochi. Lui in fin dei conti non aveva nulla da perdere: i suoi veri genitori avevano scelto di morire quando lui era ancora un bambino e per quanto volesse bene a i suoi attuali tutori non sarebbe certo stato quel sentimento a fermarlo. Non aveva più legami se non con i tre ribelli, di cui una era in punto di morte e un altro stava per morire pur di salvarla. Se per una volta nella sua vita il suo aiuto sarebbe servito a qualcosa quella era la volta giusta. Per una volta anche lui poteva sentirsi soddisfatto di essere stato utile, anche se ciò significasse mettere in gioco la sua vita. La goccia che però aveva fatto traboccare il vaso nel fargli prendere quell'avventata decisione era stata la disperazione di quell'angelo bianco ancora inginocchiato in terra a piangere. La sua angoscia aveva scatenato un sentimento di profonda compassione nel ribelle, facendo breccia tra i sentimenti più profondi che Victor conservava avidamente. Le sue infinite  urla erano taglienti come vetro e graffiavano le pareti della sua anima, facendo sentire male il povero angelo nero, che guardando quella scena tanto struggente si era deciso a dare un taglio netto a ciò che stava succedendo. Proprio nell'istante prima che Victor intervenisse nella "conversazione" Shane aveva proteso le braccia cercando di avvicinarsi a Lex, ma Xavier e Alexander lo avevano trattenuto per le spalle, mentre la ragazza li guardava atterrita piangendo silenziosamente. Probabilmente era facile per quei due tenerlo fermo, data la sua visibile debolezza, ma soprattutto era facile per loro scegliere di tenerlo lontano da una persona importante. E Lex era davvero una persona molto importante per Shane. Victor non avrebbe saputo dire se il riccio provasse lo stesso, perché i suoi sentimenti erano sempre stati indecifrabili, ma sicuramente anche lui teneva al compagno. Sul viso pallidissimo dell'angelo bianco si leggeva chiaramente la desolazione che lo stava divorando vivo, mentre la persona amata andava a morire a pochi metri da lui, senza concedergli neppure un ultimo sguardo: tutti si erano accorti che Lex lo aveva volutamente ignorato. Tuttavia restava la tristezza l'unico eco che aleggiava nella sala, prima e dopo la voce di Victor.
—"Uno vale l'altro."— ruppe il silenzio la creatura malvagia —"anche se il suo cuore mi sembra molto più desiderato del tuo." commentò acido, poi allungò i suoi tentacoli come fruste e l'angelo nero si sentì avvolgere gli arti subito prima che quelle viscide propaggini nere lo sollevassero da terra portandolo fino dinanzi al demone.
—"Vai, fai in fretta." si arrese il ribelle tra le spire chiudendo gli occhi mentre fluttuava nell'aria carica di tensione attorno a lui. Dopo fu tutto molto veloce, la sua mente andò quasi in sovraccarico per la miriade di immagini sovrapposte tra ricordi e realtà, come se stesse sfogliando l'album fotografico di tutti i momenti belli e brutti della sua vita a velocità supersonica. Poi, invece, a tutto il caos generato dai ricordi, seguì un unico immenso vuoto, la cruciale opposizione a ciò che era stato quell'attimo struggente ricco di memoria. L'ennesima, l'ultima, antitesi della sua esistenza.

Troppo. Era troppo da assimilare. Troppo per essere successo tutto in pochi attimi, tanto che a Lex sembrarono essere passate ore. Quando il demone aveva afferrato Victor gli si era gelato il sangue nelle vene; avrebbe dovuto esserci lui tra le sue spire, non il rosso. Il ribelle restò impietrito a guardare la scena terrificante che aveva di fronte: quell'essere ripugnante e senz'anima stava per portargli via uno dei suoi amici. Il ghigno spietato sempre presente sulle labbra del demone rendeva tutto più aspro e ricordava a Lex che Victor era andato a morire buttandosi di propria volontà nel gelo infuocato dell'Inferno. Per cosa alla fine? Lex si era appena reso conto del fatto che stava per sacrificare se stesso fino a pochi istanti prima e che se non fosse intervenuto l'amico in quel momento sarebbe stato già morto, non avrebbe più rivisto Lejla, non si sarebbe più preoccupato di Shane, non avrebbe più pensato al suo passato, non avrebbe più pensato a nulla. Infondo non sarebbe stato male, anche se molte cose gli sarebbero dispiaciute, ma quando si era offerto in sacrificio nulla di tutto ciò gli era passato per la mente. La completa ipnosi lo aveva avvolto nell'oscurità del vuoto, limitando i suoi pensieri e la sua volontà. Ora, però, era tornato cosciente come mai lo era stato prima e ciò che vedevano i suoi occhi era puro fuoco che gli bruciava in petto consumando un'altra parte di sé legata a quell'angelo da secoli. Victor non era mai stato troppo espansivo, era schivo e non si intrometteva nella vita degli altri, però capiva benissimo la differenza tra l'essere e l'apparire. Era sempre stato molto osservatore e imparava a non sbagliare dagli sbagli degli altri, era molto calcolatore e realista: da quando Lex lo conosceva non gli aveva mai visto fare una scelta sbagliata o così avventata come in quel momento. Adesso il ribelle sapeva una cosa in più sul rosso, poteva aggiungere alla lista dei suoi pregi la fedeltà all'amicizia, cosa che avevano tanto stentato. L'angelo nero aveva conosciuto Victor un giorno come un altro. C'era una guerra in corso, lui aveva meno di nove secoli ed era con Christopher sul campo di battaglia, poi ad un certo punto era stato ferito al braccio destro (cicatrice che tuttora portava con orgoglio) e il fratellastro lo aveva costretto a rientrare a casa. Lex se n'era andato senza opporsi, perché il dolore lancinante causato dalla ferita aveva sopraffatto l'adrenalina della battaglia, quindi aveva lasciato le altre sue armi al fratello ed era uscito dalla mischia stando attento a non incappare in qualche demone solitario che si potesse aggirare nei dintorni. Arrivato a casa si era lavato via il sangue incrostato e aveva fasciato la profonda ferita sul braccio ancora sanguinante, aveva disegnato una runa di guarigione sulle bende e, ancora in accappatoio, aveva sceso le scale nello stesso istante in cui la porta si aprì mostrando Christopher e un bambino con l'aria stralunata, i vestiti lerci, strappati e sporchi di sangue e gli occhi lucidi e vuoti. Quell'ultimo particolare gli era rimasto impresso per secoli, fino ad allora, e non avrebbe mai dimenticato quegli occhi smarriti color ambra e pieni di lacrime, sostenuti da un sorriso appena accennato. "Un bambino che ha appena scoperto che la vita è un inferno" aveva pensato Lex. Un bambino che poi era cresciuto imparando tutto ciò che non gli era stato mostrato, vivendo la vera realtà dei mondi e tutti i suoi pericoli. Pericoli che adesso erano diventati concreti, mentre Bahbel allungava la mano artigliata verso il petto del ragazzo e lo trapassava come se fosse un fantasma. Si sentì solo un leggero scricchiolio, Victor strizzò gli occhi e diede un urlo quando la mano bianca del demone uscì dal suo corpo stringendo il cuore ancora pulsante del ribelle. Poi fu silenzio, silenzio tombale mentre i tentacoli neri dell'essere si allentarono lasciando cadere inerme il corpo dell'angelo, che si contorse sul pavimento grezzo tossendo sangue. Solo dopo essere arrivato accanto a lui ed essersi inginocchiato per terra Lex si accorse di essersi mosso, ma poco importava quello che faceva. Prese tra le mani la testa del ragazzo appoggiandola sulle sue ginocchia, le sue palpebre bianche lasciavano intravedere il reticolo di capillari sotto pelle, si alzavano e si abbassavano ripetutamente, come se quei bellissimi occhi color ambra non volessero chiudersi, per la paura di non riaprirsi più. E sarebbe stato proprio così... Tutto stava avendo termine per Victor, era giunto il momento di accettare in silenzio la fine. La ferita sul petto si allargava grondando fiotti di fluido rosso e caldo, che andava a formare una pozza sul pavimento dove era steso il suo corpo, la runa del drago sul petto era irriconoscibile perché era stata in parte squarciata dalla ferita, in parte ricoperta dal sangue, in più si stava cominciando a sbiadire, come succede sempre in punto di non ritorno. Un rumore di tacchi riecheggiò nel silenzio quando Isabel si mise a correre istintivamente verso loro due, e cominciò a tamponare la ferita sul petto, come se volesse fare un massaggio cardiaco per rianimarlo...
-"Isabel" la richiamò Lex, ma lei non rispose e continuò a tamponare invano la ferita mentre le lacrime scendevano copiose dal suo volto. Poi un altro rumore, uno scatto, la porta della stanza si spalancò facendo rimanere Isabel impietrita a guardare la ragazza che comparve sulla soglia con il viso completamente sconvolto e le guance macchiate di trucco nero che si era evidentemente sciolto: Eleonor. Ma... aveva pianto anche lei? Lex scosse la testa, quasi fregandosene della nuova arrivata che si avvicinava, e rivolse nuovamente il suo sguardo al volto pallidissimo del rosso, il colore era completamente defluito da tutto il suo corpo: le labbra erano diventate violacee, la mano che Lex stringeva era bianchissima e gelida, le iridi stavano diventando incolori... Una lacrima cadde dall'occhio destro di Victor facendo sussultare l'angelo dagli occhi viola.
—"Vi ho voluto bene, Lex, sei stato un grande amico per me"— disse quello con un filo di voce, interrotto a sprazzi da violenti colpi di tosse —"Non..  non dimenticherò mai nulla di ciò che mi hai insegnato"— continuò inarcando le labbra in un leggero sorriso, un sorriso che diceva tutto, un sorriso che lasciò Lex di stucco, pensando a come potesse quel ragazzo essere felice in punto di morte. —"M-mi hai insegnato a lanciare i coltelli, a c-combattere, a sfruttare le mie capacità.. mi hai insegnato davvero tanto, soprattutto che la sofferenza fa parte di noi, m-ma possiamo comunque superarla, che tutti provano dolore, ma non tutti riescono a vincerlo. T-tu ci sei riuscito Lex, e lo hai fatto capire anche a me. Ti ringrazio tanto... A-anche Lejla e.. e Xavier. G-grazie a tutti..."
—"Tu mi hai insegnato a vivere bene e ad apprezzare quello che avevo, sono io che devo ringraziarti." rispose il ribelle accarezzandogli i capelli con la mano destra, mentre l'altra stringeva ancora la mano cadaverica dell'amico morente.
—"Oh Dio ... io.. i-io non-"— Eleonor scoppiò a piangere inginocchiandosi proprio accanto a Isabelle —"Io... non avrei m-mai v-voluto trattarti male.. lo giuro. Tu mi piacevi.." si disperò la ragazza picchiando un pugno a terra. Lex sorrise mentalmente pensando alle stronzate che l'amore portava a commettere... Eleonor infondo non sembrava una cattiva ragazza, solo un tipo particolare. "Avrà sicuramente avuto anche lei i suoi problemi per diventare così" rifletté Lex tra sé, poi smise di pensarci e focalizzò nuovamente l'attenzione su Victor. Era un bel ragazzo, gentile e comprensivo, aveva le sue paure e i suoi ideali, ma restava sempre un ragazzo impeccabile, e Lex non l'avrebbe mai dimenticato, non avrebbe mai dimenticato ciò che avevano vissuto insieme nella loro amicizia.
—"Grazie di avermelo detto Ellie, s-sono felice che tu non mi odi e... mi dispiace"— sussurrò il rosso tossendo ancora e tramando, allora la ragazza prese l'altra mano dell'angelo nero stringendola e continuando a piangere —"Mi d-dispiace di non averlo c-capito prima.. mi dispiace che non abbiamo avuto una possibilità..."
—"No, non lo dire nemmeno... è colpa mia, shh" singhiozzò lei zittendolo, la sua tristezza si evinceva in tutto: la postura, il volto, il comportamento, le lacrime... Invece Lex sembrava impassibile, semplicemente non coinvolto emotivamente nella situazione. Anche se era l'esatto opposto.
—"Senza rimorsi." sussurrò Lex sorridendo appena e piegandosi un po' di più sul corpo dell'amico per sentire la sua respirazione quasi totalmente assente.
—"Senza rimorsi."— annuì l'altro sorridendo in modo più convinto con le labbra secche e increspate, il respiro corto che lo aveva accompagnato fino a quel momento si stava affievolendo sempre più, finché non riaprì gli occhi, diventati ormai grigi, che brillavano, lucidi di lacrime non versate. Rivolse uno sguardo tenero dal lato di Eleonor e Isabel, poi si voltò verso il riccio e con un sospiro e l'ennesimo sorriso disse —"Ci rivedremo, niente paura." e richiuse gli occhi con l'espressione di un bambino contento in volto, come se tutto fosse stato una fiaba e lui fosse arrivato al tanto atteso lieto fine. Isabel, però, scattò improvvisamente in avanti premendo le mani sul petto del ragazzo, cercando di rianimarlo, ovviamente invano. Lex restò a guardare per un istante, poi richiamò la ragazza per nome un paio di volte, ma quella sembrava essere in una bolla, senza poter sentire il mondo all'esterno.
—"Isabel basta!" le disse Lex per la terza volta alzando il tono di voce e rendendolo più autoritario. Lei si fermò immediatamente, ma non le sue lacrime. Sembrava essere terrorizzata, tremava e singhiozzava in modo tutt'altro che normale. Eleonor allora, ritrovata la sua solita calma imperturbabile, allontanò delicatamente le mani della ragazza dal corpo di Victor, mentre il ribelle si alzava dal pavimento insanguinato e si girava verso la creatura alle sue spalle. I loro occhi si scontrarono, ma il silenzio venne presto stroncato dalla risata sommessa del demone. Allora il ribelle tirò fuori una lama angelica dal fodero appeso alla sua cintura, e la puntò minacciosamente contro Bahbel, estrasse dalla tasca la spina e la lanciò verso la creatura oscura, lui la afferrò con la mano libera e ghignò soddisfatto.
—"E adesso sparisci!" tuonò Lex lanciando la sua arma sul pavimento proprio davanti ai piedi del demone, fu inghiottita dal cratere dimensionale che si stava riformando in quello stesso istante. Poi quando nel cerchio di rune si stabilizzò di nuovo il completo oblio Bahbel vi fu risucchiato e scomparve ridendo. Allora Lex si affrettò a cancellare con lo stilo una delle rune, in modo da interrompere il contatto dimensionale con l'Oltre Caos. Fatto ciò, nell'afflizione più totale, tornò a guardarsi indietro, rivolse un'occhiata a Xavier completamente immobile a guardare ancora il cadavere dell'amico, come se potesse riprendere vita da un momento all'altro... Accanto all'angelo dai capelli bluastri c'era Alexander inerme, proprio come Xavier. E ancora inginocchiato sul pavimento c'era Shane, più calmo di prima, ma con la testa bassa e il volto tenuto in oscurità dall'ombra dei capelli. Lex gli si avvicinò cautamente e si accovacciò alla sua altezza appoggiandosi sui talloni. Passati pochi secondi in cui stette fisso a guardarlo cercando di smuoverlo, il ribelle ci rinunciò e gli mise due dita sotto al mento alzandogli il viso verso il suo. La sua espressione era ancora quella infantile di un bambino in preda al panico causato dal dolore, gli occhi continuavano a piangere, seppur con minore intensità rispetto a prima, formando due piccoli ruscelli di lacrime salate che scorrevano sulle sue guance rosee per poi dividersi in piccole gocce una volta arrivati alla gola, dove alcune di esse cadevano in terra e altre bagnavano i suoi vestiti. Le labbra screpolate erano rovinate in più punti, segno che l'angelo bianco se le era morse fino a farle sanguinare, mentre le sue iridi azzurre erano diventate un sottile contorno a due sempre più ampie pupille nere e lucide. Il suo sguardo disperato era quello di qualcuno che ha presente la sottile linea che passa tra quello che serve e quello che manca, tra quello che si desidera e quello che si può avere. Una differenza colossale per chi l'aveva vissuta e compresa.
—"Hei... è tutto finito, non preoccuparti"— sussurrò Lex accarezzandogli una guancia umida, Shane reagì improvvisamente gettando le braccia attorno al collo del ribelle e abbracciandolo, rischiando quasi di farlo cadere all'indietro. Il ribelle sorrise contro la spalla del compagno, felice per un attimo di essere importante in un certo senso. —"Non aver più paura adesso, ci sono io, e non me ne andrò mai senza di te." lo rassicurò l'angelo nero giocando con i capelli biondi dell'altro. Shane piangeva ancora, forse più forte di prima, ma era più per gioia in quel momento che per altro. Perché lì infatti, anche sotto gli occhi di tutti, Lex non fece fatica ad abbracciarlo o a toccarlo di nuovo, anzi, ne fu terribilmente contento.
—"Lo hai promesso." singhiozzò Shane stringendolo ancora di più, come se volesse sentire che fosse reale, come se non volesse più lasciarlo andare. Era sempre impressionante quanto fosse tremenda la paura di perdere qualcuno.
—"Promesso." rispose il riccio scostandosi dal compagno e prendendo il suo viso tra le mani, gli accarezzò ancora le guance con i pollici e lo guardò fisso negli occhi lucidi leggendovi dentro e avvertendo il desiderio di entrambi verso il proibito.
—"Mi dispiace..."— si scusò Shane abbassando la testa —"Victor..."
—"Shh"— lo zittì Lex poggiandogli l'indice sulle labbra screpolate —"Lui non era felice qui, ora invece lo è."— disse sorridendo lievemente, poi distolse lo sguardo rivolgendolo alle due ragazze ancora inginocchiate accanto al corpo del ribelle, alle quali si erano affiancati anche Xavier e Alexander, lasciando in i solamente Lex e il compagno. —"Andiamo su" suggerì infine l'angelo nero alzandosi e porgendo la mano a Shane, questi l'accettò in silenzio, si tirò su con espressione vacua e seguì Lex verso gli altri. Il ribelle giunse accanto al corpo senza vita dell'amico, si piegò su di lui poggiandogli delicatamente una mano sulle palpebre in segno di saluto e poi lo issò di peso a mo' di sposa, anche se quel gesto era lontanissimo dalla felicità dello sposo che prende in braccio la sua amata. Senza curarsi degli sguardi degli altri uscì dalla stanza e portò Victor in una delle stanze da letto vuote della tenda in cui si trovavano. Lo adagiò sul letto e lo guardò dandogli il giusto addio nei suoi pensieri, ricordando tutto ciò che avevano vissuto insieme e ciò che avevano perso o conquistato insieme agli altri. Niente rimpianti o rimorsi... Solo vuoto e calma apparente.
—"So che sarai sempre in mezzo a noi, posso sentirlo." sussurrò Lex, poi lasciò la stanza in silenzio, chiudendo la porta dietro di sé come se avesse appena tagliato uno dei fili che lo legavano al passato e alla sua vita in generale. Tagliato quell'ennesimo legame di cui sarebbe tuttavia rimasto il ricordo. Fuori dalla porta si ritrovò tutti gli altri ad attenderlo con occhi quasi speranzosi...
—"Cosa vi aspettate? Che possa resuscitarlo?" Lex scosse la testa, e lì superò senza degnarli di un ulteriore sguardo. Notò solo che Eleonor stava ancora piangendo. Lacrime inutili che non avrebbero cambiato niente a nessuno... era già passato ormai e il passato non può essere cambiato. Con questi pensieri lasciò il resto da parte e se ne tornò nella sua tenda, nella sua stanza e si andò a fare una doccia fredda per rilassarsi dalla tensione che aveva persistito nell'ultima ora. Gli passò per la mente il problema di come dire dell'accaduto ai tutori/genitori di Victor; era vero, lui se n'era andato consapevole di non essere sicuro di fare ritorno e i genitori lo avevano lasciato essendo comunque a conoscenza dei rischi... ma sarebbe stato ovviamente un trauma per loro che lo avevano cresciuto da quando aveva 8 anni. Adesso, inoltre, avevano un angelo in meno su cui contare, un guerriero in meno, una mente in meno, ma più che altro quello che pesava era avere un amico in meno. Capì che la disgrazia li avrebbe accompagnati per tutto il percorso. Lex uscì dalla doccia, indossò dei bermuda neri e una canotta bianca e si asciugò i capelli, poi si mise a riordinare per l'ennesima volta le sue belle armi, operazione che gli occupò tutta la mattinata e metà pomeriggio. Non mangiò nulla, nonostante avesse comunque un po' fame, invece decise di rilassarsi sul letto leggendo un romanzo dell'autrice francese Marilyn French: Mia Madre Non Mi Ha Mai Spazzolato I Capelli. Era la storia di una ragazza che aveva vissuto la sua infanzia a piangere per la mancanza della madre, sempre lontana e insensibile verso la figlia. Una volta cresciuta la ragazza si era riscossa dalla sua malinconia e aveva quello che sarebbe potuto essere l'amore della sua vita, ma quando tutto sembrava essersi sistemato, nonostante la morte di suoi padre, la madre tornò a chiedere perdono dalla figlia... e Lex non aveva ancora terminato di leggere la fine della vicenda. Era stata una storia molto toccante, l'aveva quasi terminata in pochissimi giorni, perché si sentiva coinvolto nei sentimenti della ragazza, come se ciò che le era successo lo riguardasse in qualche modo. Poi la porta cigolò distogliendo l'angelo nero dalla lettura. Nella stanza entrò Shane ancora con l'espressione turbata in viso, come se stesse ancora cercando di riordinare ricordi e sentimenti.
—"Cosa leggi?" cercò di fare conversazione Shane, ma Lex era troppo giù di morale per fare tutto.
—"Mia madre non mi ha mai spazzolato i capelli." rispose semplicemente. L'altro annuì e tirò un sospiro, evidentemente rendendosi conto che sarebbe stata un impresa ardua far parlare il ribelle, probabilmente cosa sottolineata dal tono di voce che questi aveva usato per rispondere.
—"Vado a lavarmi" annunciò Shane e scomparve dietro la porta del bagno, mentre Lex riprese la coinvolgente lettura delle ultime 20 pagine. La storia proseguiva tra i pianti disperati della madre Belle e la ragazza sempre più titubante, sia in ciò che faceva sia in ciò che diceva, ma soprattutto nei suoi poco ordinati pensieri. Nello stesso tempo in cui l'angelo bianco uscì in boxer e maglietta dal bagno il ribelle lesse le ultime righe: "«Non si può dare ciò che non si è mai ricevuto» disse angosciata Belle porgendo una mano alla figlia. Anastacia non sapeva ciò che la madre aveva patito in tempi di guerra, il suo bisogno d'affetto che non c'era mai stato per i genitori, Belle non gliel'aveva mai raccontato. Sapeva di essere stata crudele con la bambina, ma solo allora si era resa conto di avere bisogno di lei, della sua piccola, la sua piccola che non prese la mano della madre si lanciò nel vuoto." Lex restò per immensi secondi a fissare quelle righe... Finché Shane non si avvicinò curioso e l'angelo nero chiuse prontamente il libro e lo appoggiò sul comodino affianco al letto, si voltò dal lato della finestra dando le spalle al compagno e si sistemò piegando le gambe e mettendo un braccio sotto il cuscino.
—"Buonanotte" si limitò a dire e finse di essersi addormentato, mentre sentiva i passi del compagno allontanarsi incerti e terminare verso il suo letto.
—"Buonanotte" rispose alla pari, ma Lex non si addormentò ovviamente. Stava pensando ancora al libro tragico... e pensava a sua madre, l'avrebbe mai trovata? Questa domanda lo tormentava ada quando era piccolo, tanto che solo il ricordo gli fece venire i brividi. Quanto possono essere nocivi i libri? Erano armi, i libri erano armi con cui ci si feriva da soli. Armi che graffiavano l'anima facendo riemergere i ricordi più lontani e indesiderati. Continuava a chiedersi se prima o poi lei sarebbe tornata, se si sarebbe mai pentita di averlo abbandonato... ma niente ritorna, proprio come niente resta. Era quello il motivo per cui bisognava tenersi stretto ciò che si aveva, lo stesso per cui valeva la pena lottare per prendersi qualcosa di cui si ha bisogno. Amore, era questo quello di cui Lex aveva bisogno. «Se vuoi qualcosa corri a prenderla» gli ricordò la coscienza. Il ribelle lasciava troppo spesso la scelta agli altri, ne era a conoscenza, ma non poteva fare altro per mantenere la sua maschera impassibile. Il menefreghismo era quasi essenziale per quello che aveva mostrato di essere fino ad allora. Ma sarebbe sempre stato così?
—"Non riesco a dormire Lex..." bisbigliò l'angelo bianco. Il ribelle alzò gli occhi verso l'orologio, erano le 2:00 di mattina. Non che cambiasse qualcosa, dato che comunque Lex non aveva neppure chiuso occhio. Dalla finestra filtrava la luce fioca della luna; l'angelo nero aveva sempre pensato che la fase di luna crescente, come quella, fosse la più bella. Si girò nel letto e rivolse uno sguardo di sfuggita a Shane, era attorcigliato tra le lenzuola, che ormai sembravano solo un groviglio di stoffa stropicciata, aveva gli occhi semichiusi e i capelli biondi sparpagliati sul cuscino.
—"Vieni qua" disse ad un tratto il ribelle sorprendendosi di se stesso, ma si spostò ugualmente facendo spazio all'angelo bianco nel suo letto. L'altro sgranò gli occhi per la sorpresa, ma probabilmente si arrese subito, tanto ormai aveva capito che avere a che fare con Lex significava dargli ragione e obbedire, perché il ribelle si rendeva conto di avere sempre e comunque ragione.
—"Ma... N-non è un po' troppo stretto un letto p-per tutti e due?" chiese Shane balbettando, ma, come se non facesse conto a quello che usciva dalla sua bocca, si alzò comunque dal letto trascinandosi dietro il suo cuscino.
—"Sta zitto e non rompere."— disse semplicemente il ribelle con quel suo tono autoritario, sapendo che in questo modo avrebbe evitato conversazioni imbarazzanti per entrambi. —"Sia chiaro che ti permetto di dormire nel mio letto per motivi unicamente legati al fatto che ho sonno e gradirei che tu la smettessi di lamentarti." sottolineò Lex, ma sapevano entrambi che quelle parole in fondo erano solo una bella menzogna. Lex avvertiva ancora i pensieri di Shane e non era difficile interpretarli... era brutto da sapere perché è come se stesse rubando la privacy di pensare al suo compagno, ma sapere che almeno qualcuno lo amava gli rendeva le cose più facili da un lato, anche se le complicava dall'altro.
—"Mmm... afferrato." rispose Shane sistemandosi nel letto, dando le spalle al ribelle, affondò la testa nel cuscino e poi restò immobile, tanto immobile che Lex pensò che avesse persino smesso di respirare. Le ali bianche dell'angelo si erano fatte piccole piccole, come erano solite durante la notte; era strano, ma era come se le ali degli angeli fossero collegate in qualche modo ai pensieri. Quando ce n'era bisogno si rimpicciolivano da sé, senza applicare alcun incantesimo, come ad esempio quando ci si lavava, quando ci si vestiva o quando si dormiva, erano qualcosa di unico e bellissimo, e forse era uno dei pochi pregi dell'essere angeli secondo Lex. "Una bellezza unica e sensibile..." pensò il ribelle guardando davanti a sé l'angelo bianco. Era sempre bello, conservava quella grazia docile e incantevole di un bambino, ma aveva la consapevolezza della ragione, la mentalità di chi ha vissuto tanto tempo ormai. Non aveva mai pensato che l'angelo bianco potesse stargli così vicino, ma adesso era tutta un'altra cosa, quella voglia irrefrenabile di contraddire la normalità aveva sempre occupato gran parte della sua personalità, ma la scelta ormai stava diventando inevitabile, e quella scelta ad ogni modo avrebbe causato dolore. "Dovrei lasciarmi andare finché ne ho la possibilità...?" se lo era chiesto così tante volte, e mentre i dilemmi lo impegnavano mentalmente la sua mano si mosse indipendentemente dai suoi pensieri, e nonostante il tremolio riuscì a sfiorargli i capelli, Lex non aveva mai esitato tanto in vita sua, poi Shane si mosse, un movimento tanto lieve quanto irrilevante, qualcun altro forse non se ne sarebbe nemmeno accorto, e comunque non protestò. Allora il ribelle accarezzò con più libertà le morbide ciocche bionde dell'angelo bianco sparse sul cuscino, finché il sonno cominciò a pesare sulle sue palpebre, quando i suoi occhi viola si abbandonarono all'oscurità e le ultime parole che lasciarono le sue labbra furono —"Buonanotte Shane." Parole sussurrate in un soffio al suo orecchio ornato da un orecchino d'acciaio e diamanti a forma di anellino. Parole che lo accompagnarono durante le due seguenti ore di sonno, in cui per la prima volta, Lex non ebbe incubi.

—"Come mai sei già sveglio?" chiese l'angelo bianco con voce impastata dal sonno, distogliendo Lex dai suoi pensieri, e si rese conto di avere costantemente la testa fra le nuvole. Non si era nemmeno accorto che l'altro si fosse svegliato. Non si capacitava ancora di tutto ciò che era successo un giorno prima, erano passate circa 24 ore da quando avevano preparato l'evocazione, e 23 da quando Victor si era sacrificato per salvare la vita di tutti loro, ma soprattutto quella di Lejla e di Lex. Sentiva la mancanza dell'amico sapendo che dopo il suo atto volontario non sarebbe stato ammesso all'Ordine, e quindi Lex non sapeva dove potesse star vagando in quel momento la sua anima stanca e distrutta. Ricordava tutto troppo bene adesso, aveva la memoria impressa a fuoco nella mente e vedeva tutto più lucidamente di come aveva vissuto l'evento il giorno prima. Vedeva se stesso inebetito dalla situazione e un eroico Victor che arrivava a salvarlo, mentre il resto giaceva nel terrore e nell'apparente indifferenza, tranne Shane che piangeva oceani colmi di dolore. Shane che adesso lo guardava con quei suoi innocenti occhioni azzurri che emanavano quel luccichio solito di chi si è appena svegliato. I raggi del sole illuminavano abbastanza la stanza da offuscare la vista del ribelle, quindi, dato che si era comodamente seduto sul davanzale della finestra, allargò le ali coprendo la luce del sole con le sue piume nere, proprio come se fossero una tenda. Adesso vedeva molto meglio l'angelo davanti a sé e il magnifico sorriso che gli lambiva le labbra, un sorriso che a vederlo così lacerava il cuore.
—"Colpa del sole."— rispose semplicemente Lex —"Tu invece hai dormito bene?" chiese facendo un sorriso di traverso, conoscendo già la risposta. L'angelo bianco infatti non rispose si limitò ad arrossire abbassando lo sguardo. Ultimamente Lex aveva passato tante notti insonni e aveva guardato dormire Shane quasi ogni notte, quindi poteva tranquillamente ammettere che quella era stata l'unica volta in cui lo aveva visto dormire completamente rilassato. Anche Lex ne aveva tratto benefici in realtà, aveva dormito più tranquillamente anche lui, forse, però, si era lasciato andare un po' troppo, dato che si era risvegliato quasi abbracciato a Shane, ma... dopotutto stava dormendo, se lo aveva  abbracciato nel sonno non era cosciente quando lo aveva fatto, quindi non aveva da rimproverarsi.
—"Quindi ora... voglio dire... noi..." iniziò Shane
—"Si ora dovremmo cambiarci e scendere a fare colazione." lo interruppe Lex preso da un vorticoso senso di paura, non sapeva cosa stesse per dire Shane, ma la sua testa gli suggerì che quello che stava per dire non lo avrebbe aiutato certo a schiarirsi le idee, quindi preferì non sentire cosa avrebbe voluto dire, e probabilmente Lex non avrebbe mai avuto l'occasione di scoprirlo.
—"Hai ragione." si limitò a dire Shane, poi cercò di liberarsi dal groviglio di lenzuola in cui si era inconsapevolmente avvolto, era talmente concentrato per liberarsi dalle lenzuola che non si accorse dello sguardo divertito del ribelle su di lui. Shane sembrava così infantile a volte, in senso buono ovviamente, aveva l'innocenza e la caparbietà dei bambini, sebbene fossero sempre moderate, ma conservava comunque una dolcezza in sé capace di sciogliere persino i cuori ghiaccio, anche se Lex pensava di esserne immune, il suo cuore era talmente oscuro che anche quell'orrendo demone aveva preferito il suo a quello degli altri...

Notte insonne anche per Xavier che, quando aveva visto Lex uscire sconfortato dalla stanza in cui aveva portato Victor, si era subito dato da fare mentalmente per risvegliare Lejla. Lex se n'era andato con un'aria così abbattuta che il ribelle dai capelli blu non aveva voluto disturbarlo e se l'era vista da solo. Era andato a prendere il necessario e aveva intimato ad Alexander di andarsene, quindi l'angelo bianco probabilmente era andato da Isabel o Eleonor essendo anche loro sole. Xavier aveva preso il sangue di demone e lo aveva lasciato essiccare velocizzando un poco i tempi con un incantesimo. La difficoltà però era aumentata notevolmente quando aveva dovuto scalfire il blocco nero di sangue secco demoniaco. Il sangue demoniaco solidificato era un materiale alquanto resistente e gli ci era voluto tutto il pomeriggio per polverizzare quella misera quantità di sangue. Aveva sfogliato tutti i suoi libri di incantesimi demoniaci, aveva scavato nei meandri dei suoi ricordi per verificare se ci fossero particolari effetti o conseguenze, aveva calcolato tutto nei minimi dettagli e finalmente la polvere aveva fatto il suo dovere. Dopo pochi minuti Lejla si era svegliata tra la gioia del ribelle che l'aveva abbracciata mentre le lacrime avevano cominciato a solcargli le guance.
—"Mi sei mancata tantissimo Lel" ammise, mentre lei cercava di tranquillizzarlo accarezzandogli piano i capelli.
—"Anche tu mi sei mancato" aveva risposto lei sorridendo sulla spalla dell'angelo nero.
—"Io... dovevo dirti una cosa.. M-ma quando sei.. svenuta ho temuto il peggio..."— aveva iniziato lui, aveva voglia di parlarle, di dirle tutto. Sapeva che la ragazza si era appena ripresa, ma la sua mente sembrava non importarsene, quei sentimenti erano cresciuti troppo per tenerli ancora in gabbia. —"Pensavo d-di averti p-persa per sempre..."
—"Ehi... io sono qui ora, non preoccuparti" aveva cercato di rassicurarlo Lejla dandogli un leggero bacio sulla guancia e tornando a sorridere con gli occhi lucidi. Il ribelle aveva scosso la testa in disaccordo
—"Non è così semplice..." aveva detto cercando di limitare le lacrime e abbracciandola più forte. Lei lo aveva stretto allo stesso modo, poi si erano sdraiati sul letto e si erano addormentati quasi subito, Xavier cullato dalle dolci parole della ragazza che promettevano eterno. Erano rimasti così per tutto il resto della notte, abbracciati l'uno all'altra come il ribelle aveva sempre sognato, sebbene per la ragazza non fosse lo stesso. Quando, però, Xavier si svegliò Lejla si era già alzata e non c'era più in giro. Mille domande affollarono la sua mente, addirittura lo misero in dubbio a tal punto da fargli chiedere se non fosse stato tutto un sogno e Lejla fosse già morta... Scacciò quegli orrendi pensieri e si impose di cercarla, quindi si cambiò e uscì con la speranza di ritrovare la ragione della sua vita.

Lex avvertì improvvisamente un dolore lancinante alla testa e chiuse gli occhi per l'immenso fastidio. Sentiva la mente scoppiargli, non riusciva a connettere nulla. Si portò le mani alle tempie come per voler fermare quel dolore, ma invano. In sottofondo sentiva la voce musicale di Shane che pronunciava il suo nome come se fosse lontano chilometri, e le mani delicate dell'angelo bianco che si posavano sulle sue braccia. Fu allora che apparì: l'ennesima visione, così come un sogno ad occhi aperti... ma si può sognare da svegli? A quanto pareva si.

Lex era lì, di fronte a Shane, in piedi nel nulla, la completa oscurità li avvolgeva crudele. L'angelo bianco lo fissava sorridente, poi a un certo punto si portò le mani alle labbra e vi soffiò dentro, sprigionando una piccola fiammella luminosa. Lex l'afferrò e questa si tramutò in uno specchietto dai contorni dorati, mentre intorno a loro si costruiva velocemente una stanza vuota ottagonale dalle pareti completamente rivestite di specchi, compresi il soffitto e il pavimento. Shane era scomparso, dissolto nel nulla mentre il ribelle si era perso a guardare se stesso riflesso decine di volte nelle centinaia di specchi attorno a lui. Lacrime. Lacrime nere cadevano lentamente dai suoi occhi scorrendo sulle guance pallide. «Piangerai lacrime nere» sussurrò una voce intorno a lui, poi un soffio di vento freddo e poi ancora «piangerai lacrime nere, Lex.» una risata leggera trasportata dal vento risuonò tutt'intorno «Piangerai lacrime nere e poi capirai, solo in quel momento saprai che è amore puro.» e gli specchi cominciarono a bruciare in modo inverosimile.

Lex aprì di scatto gli occhi ansimando, come se avesse appena fatto una corsa. Guardò gli occhi lucidi di Shane, azzurro oceano, le sue ali non si erano ancora aperte e la sua espressione preoccupata lo faceva sembrare così umano... senza pensarci due volte, il ribelle lo attrasse a sé abbracciandolo. L'altro si lasciò trasportare piacevolmente in quell'abbraccio di disperazione e Lex rimosse momentaneamente l'orrenda visione di pochi istanti prima.
—"Cosa ti è successo?" domandò l'angelo bianco con voce dolce e carica di preoccupazione. Riusciva sempre a trasmettere l'amore che non ammetteva neppure a sé stesso, si vedeva dai suoi gesti, non solo dai suoi pensieri. L'altro scosse la testa in risposta, e il biondo rinunciò subito a chiedere spiegazioni, perché una delle cose che Shane aveva capito prima su Lex era proprio quella di lasciar scorrere il tempo. Loro avevano l'eternità... In tutta risposta Lex allargò le cosce sul davanzale e fece spazio al compagno per farlo sedere davanti a lui, gli circondò la vita con le possenti braccia e appoggiò la testa sulla sua spalla lasciando che i suoi riccioli neri ricadessero tutt'attorno a lui, oscurandogli la visuale. Si chiuse attorno le ali, come per protezione, e sentì le sottili e morbide piume corvine sulla pelle mentre si stringevano attorno a loro abbracciandoli entrambi. Non si chiese nulla su quello che aveva visto, non voleva saperne in alcun modo. Eppure gli erano tornati in mente ricordi poco piacevoli, come uno degli ultimi incubi che aveva fatto, uno di quelli che Lex stava legando alla profezia: quello dei sue bambini... Adesso il ribelle riusciva a distinguere i tratti dei bambini, vedeva chiamante entrambi e ne capiva il significato, troppo tardi, però, per cercare di fare qualcosa. La reinterpretazione era abbastanza semplice dopo che i fatti erano già accaduti: I due bambini che stavano giocando con le spade erano Lejla e Lex, poi l'ombra di Lejla diventava un demone, il demone che era stato rappresentato da Bahbel nella realtà, il demone che tiene prigioniera Lejla e chiede in cambio un cuore. Solo allora si rese conto che il bambino dell'incubo a un certo punto si trasformava, perché pensandoci bene il bambino che si strappava il cuore non aveva più i riccioli svolazzanti del bambino che giocava all'inizio, non erano più come quelli di Lex, bensì erano lisci e abbastanza corti, proprio come quelli di Victor. Era Victor che completava l'incubo, era Victor che si strappava il cuore. Non vi era alcuna sicurezza nel fatto che se il ribelle avesse interpretato prima l'incubo Victor si sarebbe salvato... La soluzione sembrava essere unica e spietata. Non solo riguardo quello, ma anche riguardo tutto il resto. L'angelo nero lasciò da parte i suoi pensieri, avvertendone alcuni estranei nella sua mente, pensieri troppo lontani perché arrivassero integri... Allora Lex ci rinunciò e si rilassò completamente, eliminando ogni preoccupazione e godendosi il momentaneo silenzio. Il silenzio era una cosa meravigliosa in queste situazioni, Shane doveva averlo capito. E il ribelle, invece, si era reso conto di quanto fosse bello poter abbracciare qualcuno sapendo cosa pensava, e quello a cui l'angelo bianco stava pensando era nient'altro che Lex.

Lejla si era alzata presto intenzionata ad andare da Lex.. era stata contenta di rivedere Xavier, ma dopo tutto il tempo in cui era rimasta incosciente il primo volto che avrebbe voluto vedere era quello del ribelle dagli occhi viola. Un capriccio del cuore più che altro. Inoltre la conversazione con l'angelo dai capelli blu l'aveva spiazzata abbastanza la sera prima. Non sapeva a cosa stesse riferendosi Xavier, ma dalla sua agitazione la ragazza aveva capito che era qualcosa di serio, e aveva preferito rimandarlo a quando si sarebbe completamente ripresa. Lejla si cambiò in fretta e uscì dalla stanza, andò prima in bagno per prepararsi decentemente e poi si fermò in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, dato che era passato troppo tempo da quando lo aveva fatto l'ultima volta. Girando per la casa in cerca della stanza delle armi, dato che non ricordava più dove fosse, aprì per sbaglio la porta di una stanza mai vista prima: era una semplice camera da letto, arredata in maniera essenziale e in stile neoclassico, la tappezzeria si alternava tra il bluetto e il verdastro. Solo dopo un'attenta analisi della stanza notò qualcuno sul letto. "Victor!" si rese conto la ragazza sorridendo, e si era addormentato con i vestiti indosso... "Deve essere stata una giornata piuttosto stressante quella di ieri per ridurre un tipo preciso come Victor a dormire vestito" pensò la ragazza richiudendo silenziosamente la porta. Lasciò da parte quei pensieri e andò sul retro della tenda, c'erano due porte, allora si ricordò che in una di quelle c'era l'armeria, ma non ricordava quale.. aprì la prima, quella a destra, senza nessun criterio entrò e si mise subito in allerta. Era una stanza abbastanza ampia, con le pareti imbiancate e il pavimento di cemento grezzo levigato. Ciò che la colpì, però, furono delle rune disposte a cerchio verso il centro della stanza, una delle quali era stata frettolosamente cancellata... Erano le rimanenze di un'evocazione, e a giudicare dalle rune utilizzate era stata un'evocazione demoniaca, infatti il puzzo di demone impregnava ancora l'aria. Davanti al cerchio c'erano ancora macchie di sangue, ma... "È sangue angelico" dedusse con sorpresa la ragazza, "e non è nemmeno molto vecchio." Demone o no, in quella stanza era successo qualcosa, era chiaro agli occhi esperti di Lejla. Il suo primo pensiero a proposito si rivolse subito a Lex. Sperò con tutto il cuore che non gli fosse successo niente, sapeva che lui avrebbe fatto di tutto per salvarla, ovviamente per la loro amicizia, non per altro. La ribelle continuava a chiedersi se il riccio lo facesse di proposito a ignorare l'amore che lei gli dimostrava, oppure se non se ne accorgesse affatto, o ancora se non fosse proprio lei a sbagliare non amandolo abbastanza... Eppure lei sentiva che tutto il suo cuore apparteneva a Lex ormai, ogni suo pensiero arrivava sempre a lui, ogni suo gesto era collegato a lui in qualche modo, Lejla non era nulla senza.
Rivolse un'altra occhiata alla stanza e poi uscì di corsa, entrò nella porta accanto e finalmente trovò l'armeria, di munì di due coltelli e una spada magica che infilò nella cintura assieme a uno dei due coltelli, mentre l'altro lo infilò nella crocchia in cui aveva legato i capelli. Corse di nuovo sopra e per poco non si scontrò con qualcuno... Era Eleonor(?) ma che ci faceva lei lì?
—"O dio... Lejla, sei viva!" disse la ragazza abbracciandola e la ribelle si sentì a disagio in quell'abbraccio, non aveva mai avuto confidenza con Eleonor.
—"Si.. non dovrei?" rispose l'altra non sapendo cosa dire.
—"Altroché... Ci ho pensato tutta la notte.. Ho temuto che fosse stato tutto invano" confessò la rossa abbassando la testa per un secondo, poi tornò a guardare l'altra negli occhi con un sorriso tremolante e gli occhi verdi pieni di lacrime.
—"Eleonor..."— la chiamò Lejla senza parole, era rimasta spiazzata sia da ciò che aveva detto sia dal suo tono dolce e preoccupato, non era la stessa Eleonor di Asgard —"Che.. cosa è successo?"
—"Oh nulla, non preoccuparti, pensa a riposarti e a rimetterti... Devi farlo altrimenti sarà stato tutto inutile." si raccomandò la ragazza mentre qualche lacrima tradiva i suoi occhi e lei prontamente le asciugava con la manica della maglia, senza mai perdere quel piccolo sorriso vacuo.
—"Tutto cosa?" chiese Lejla contemporaneamente irritata e commossa dal comportamento dell'altra ragazza, Eleonor però la liquidò con un gesto della mano salutandola.
—"Nulla, io devo andare da Victor adesso, ci vediamo dopo." disse andandosene mentre continuava a piangere in silenzio. Lejla non riuscì a capire il motivo, anzi, la rossa l'aveva solo confusa ulteriormente. Quindi prima che potesse impazzire andò dritta nella tenda di Lex, sperando con tutto il cuore di non trovarci Shane. Voleva trovare Lex e parlargli, dirgli tutto una volta per tutte, dirgli del suo immenso amore e della sua sofferenza ogni volta che lo vedeva felice senza di lei. Era convinta al cento per cento di poterci riuscire, sentiva che quello era il momento giusto e aveva riposto speranze anche nella minima percentuale che il ribelle si innamorasse di lei. Arrivò davanti a quella che doveva essere la porta della loro stanza, sospirò, aspettò qualche secondo in silenzio ripensando alle parole che avrebbe dovuto usare, poi di fece coraggio bussò e senza aspettare una risposta spalancò la porta... E tutte le sue certezze crollarono di nuovo, insieme ad ogni programma e ad ogni discorso che si era preparata. C'era Shane seduto sul davanzale della finestra e Lex dietro di lui che lo abbracciava con la testa sulla spalla del compagno e con le ali avvolte attorno a loro come un mantello nero. E solo in quel momento Lejla si resa conto di stare intromettendosi in qualcosa di molto più importante del suo amore verso Lex... Quello che quei due angeli erano insieme, il modo in cui si completavano l'uno con l'altro andava oltre tutto. Oltre l'amore.

"Quello che ho dentro non lo vendo, me lo tengo stretto, senza cuore nel petto."
- Luca J

∞ R I Σ C C Ω M I  ∞

ѕσиσ тσяиαтα α яσмρєяє ℓє ραℓℓє. νι ѕσиσ мαи¢αтα?❤

Alloraaaa.. Quanto ha fatto schifo questo capitolo da uno a dieci? Hahah oddio non so con quale coraggio ho pubblicato, mi aspettavo di meglio. Vi starete chiedendo come ho fatto a perdere due settimane appresso a questo capitolo... Sappiate che me lo chiedo anch'io. Ho avuto mal di testa per una settimana intera a causa dell'emicrania e sto ancora cercando di ristabilirmi.
Detto questo. Volevo informare che ho chiarito la trama centrale della storia e ad un certo punto la storia si alterna tra il pianeta Terra e Asgard *puffff* (intorno al capitolo 20). Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che romperà le palle a quei due poveri cristi di Shane e Lex, proprio come io rompo le palle a voi ogni volta con questi spazi autrice. Quindi mi dileguo e levo il disturbo.

#SPAZIODUBBIESISTENZIALI  (lol)
Chi è il personaggio che si è guadagnato tutto il vostro odio fino ad ora? Invece il vostro personaggio preferito? Vi è piaciuta la storia di Victor? Credete sia stato giusto che sia finito così o avreste preferito un'alternativa? Avete capito completamente il sogno o secondo voi c'è ancora da spiegare qualcosa?

Okay, direi che vi ho messo in dubbio abbastanza cose lol, ma mettiamo in gioco la vostra fantasia... riuscite a interpretare l'ultimo "incubo" di Lex?

Si, ora mi dileguo davvero perché so che vi ho stufato. Spero con tutto il cuore di vedere tanti commenti e voti qui sotto, perché sto davvero combattendo contro me stessa per non cancellare questa storia uffff.

Grazie a tutte di cuore, tra l'altro, grazie perché mi perdonate sempre se pubblico in ritardo e se faccio errori di battitura quando scrivo... Grazie davvero tante per le quasi 6 k di visualizzazioni. Sono contentissima per questo traguardo!

Al prossimo capitolo tesoreee!

~ Emily

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