7- Maggie la ninfomane
Riassunto:
Brandon fa domande su Lauren, scoprendo che si è trasferita a New York. Madison è sempre più in difficoltà quando Brandon, in un modo o nell'altro, si spoglia davanti a lei. Va via la corrente e Madison combina un pasticcio: accarezza l'uccello di Brandon, scambiandolo per il suo cane. Si imbarazza e si allontana da lui, andando però a calpestare una zampa di Winnie che inizia ad abbaiare. Tutti accorrono a vedere cos'è successo, torna la luce e Madison si ritira in camera da letto, non prima di aver mandato a quel paese Brandon che, dal canto suo, la prende in giro per tutta la serata.
♥️ ♥️ ♥️
La notte a casa Belli non fu delle migliori. Condividere il letto con quel certo Andrew non era stato piacevole, dato che ad ogni tuono scoreggiava.
Quando udii il canto (la lagna) di un gallo, aprii gli occhi e il sole mi accecò splendente (irritante), filtrando dalla finestra della camera di Madison e della mia ex.
Mi voltai a sinistra e potei constatare che l'amico fifone di Pollon dormiva finalmente beato. Per tutta la notte non aveva chiuso occhio: si rigirava di continuo scalciando come un mulo e sudando come un maratoneta.
Al di fuori di questo, avevo trovato conforto nel ripensare ai battibecchi avuti con la piccola combina-guai e nel pensare a nuovi modi per farla innervosire e diventare tutta rossa.
Inoltre, sapendola a pochi passi da me, la cosa era diventata molto più eccitante. Immaginarla nelle scene più ridicole che avessi mai visto, a sua insaputa, rendeva il tutto più comico. E, mentre io facevo lavorare la mia mente diabolica, lei dormiva profondamente, come una bambina.
Mi cadde l'occhio sul suo letto e lo trovai vuoto, ma già rifatto alla perfezione. Probabilmente aveva preferito alzarsi prima che quel dannato pennuto iniziasse a fracassarle i timpani, come era successo a me.
Radunai i miei indumenti e mi intrufolai nel bagno in cui avevo fatto la conoscenza di Pollon. Lei non c'era questa volta, ma preferii di gran lunga quell'opzione, dato che l'alzabandiera mattutino non avrebbe fatto altro che compromettere la nostra già strana relazione sociale.
Dopo essermi preparato, scesi al piano inferiore per fare colazione, ma non c'era anima viva. Tutto taceva, tanto che per un attimo pensai che fosse stato tutto un sogno, che Lauren non fosse stata così pazza da organizzare un matrimonio, che non avessi mai fatto la conoscenza della stramba famiglia Belli e che quella casa si trovasse solo nell'angolo più remoto della mia mente. Ma, proprio mentre mi immergevo in quell'utopia, la voce "soave" di nonna Giusy rimbombò fra le quattro mura.
Qualcosa come "We, bongiorn'!" uscì dalla sua bocca. Sbucò dal nulla con un mestolo in mano e una cuffia sul capo.
«Buongiorno, signora Giuseppina» dissi, non troppo sicuro che potesse comprendermi.
«Gud monin', gud monin', wagliò!» mi rispose in tutta la sua eleganza.
Senza farmi aprir bocca, mi riempì di dolci fatti in casa e caffè profumatissimo: a occhi chiusi la parte migliore di quel giorno!
Dopo l'abbondante colazione, mi armai di buon umore e uscii a prendere una boccata d'aria. Controllai il cellulare per assicurarmi che la linea telefonica non fosse tornata, in quanto la mia voglia di stare a sentire Kristal e le sue paranoie era pari a zero. Come sperato, Dio ascoltò le mie preghiere e mi rese irraggiungibile.
Percorsi il perimetro dell'intera fattoria e sfortunatamente mi imbattei nella mandria di mucche della sera precedente. Avevo trascorsi complicati da intendere con il loro lato B e mi misi in guardia, avendo paura che si potessero vendicare delle sculacciate poco gentili.
Trattenni il fiato e indurii le chiappe, passai davanti al loro cospetto con circospezione. Una di loro sembrò sorridermi inquietantemente, ricambiai e le lasciai un'amichevole pacca sull'enorme cranio. Tirò fuori la lingua e al che mi tirai indietro velocemente.
«Adesso non esageriamo bella, non abbiamo tutta questa confidenza» le intimai... Come se poi potesse capirmi!
«Parli anche con le mucche? Sarà un nuovo punto da aggiungere al tuo curriculum».
Mi voltai colto di sorpresa.
«Pollon!»
Dopo un attimo di smarrimento e dopo aver quasi sbavato sulla scollatura della sua camicetta, ripresi lucidità.
«In realtà è lei che vuole comunicare con me... Mi stava per leccare ed è abbastanza inquietante» affermai, lasciandomi sfuggire una sghignazzata.
Lei iniziò a parlare, ma la mia attenzione deviò sul suo fisico. Portava un jeans attillato e a vita alta che lasciava scoperto un lembo di pelle sotto la camicetta bianca, allacciata con un nodo all'altezza delle costole. Ai piedi, invece, un paio di anfibi neri con gomma alta.
Aveva una vita stretta e dei fianchi consistenti, una visuale paradisiaca, se solo non avesse avuto dieci anni in meno di me e io non mi fossi dovuto sposare a breve.
«... quindi Maggie fa così quando vuole accoppiarsi con qualcuno, è una specie di ninfomane a dirla tutta. Tra due giorni te la ritrovi nel letto» sostenne con un sorriso stronzo cucito in volto.
«Chi è questa Maggie?» chiesi confuso.
Lei ghignò e scosse il capo diffidente. «Non hai ascoltato quello che ho detto?»
La mia coscienza urló "No! Ero troppo preso a farti una radiografia", ma risposi: «Sì, certo. Volevo fare lo spiritoso, certo che so chi è Maggie. Mi dispiace, ma il discorso vale per chiunque, sto per sposarmi e non sono in cerca di distrazioni di una notte» informai serio, tentando di reprimere i miei impulsi.
L'astinenza di Kristal era una vera tortura, ma avrei dovuto resistere solo per un altro un po'. Dopo il matrimonio mi avrebbe dato via libera.
«Devi essere davvero inguaiato per credere che una vacca verrebbe a letto con te. Il tuo ego è più grande di quanto pensassi, e io stavo scherzando» puntualizzò con cinismo.
Sbiancai più del latte parzialmente scremato che la mia fidanzata mi obbligava a bere.
«In realtà non avevo capito che Maggie fosse la mucca» confessai alla fine.
Lei sollevò un sopracciglio e mi squadrò con aria fiera. Mi aveva colto con le mani nel sacco!
«Allora non mi stavi a sentire! Sei ancora più maschilista di quanto pensassi. Credi che le parole di una donna non siano degne di essere ascoltate?» strombazzò.
Caspita! Parlare civilmente con lei, quella mattina, era ancora più difficile di quanto credessi. La conversazione stava prendendo una strana piega.
«Assolutamente no! Non è che hai il ciclo? Perché oggi sembri molto più irritabile del normale» dichiarai additandola.
Lei la prese sul personale e iniziò a colorarsi di un rosso acceso. Mi trattenni per non scoppiarle a ridere in faccia e farla innervosire ancora di più, ma quell'espressione era troppo buffa.
«Avrò anche il ciclo, ma questo non toglie che sei un pallone gonfiato e maschilista» palesò, incrociando le braccia sotto al seno prosperoso.
«Tu ce l'hai con gli uomini, qualcuno ti ha fatto del male?»
In un attimo mi si accese una lampadina, un colpo di genio.
Lei rimase in silenzio e boccheggiò sperduta.
«Chiaro! Un ragazzo ti ha tradita e ti ha fatta sentire un oggetto, non è così?» parlai con tono sicuro, convinto quasi del tutto della mia teoria.
«T-tradita? Un uomo? Io u-un oggetto? C-che stai dicendo? È una follia. Sei tu che mi dai sui nervi» balbettò a fatica, cercando di mantenere il suo disappunto nei miei confronti. E quasi riuscì a imbrogliarmi, ma ciò che la tradì fu la sua voce incrinata.
«Madison, so come ci si sente ad essere traditi. Ho provato lo stesso con tua sorella, quando mi ha abbandonato tradendo la mia fiducia. So riconoscere un'anima disperata quando la vedo».
Vidi una scintilla attraversare i suoi occhi azzurri, tanto simili a quelli di Lauren, ma che erano pieni di un'emozione che non avevo mai colto in quelli della mia ex.
Mi si sciolse il cuore davanti a quella scena: lei che sembrava essere esposta totalmente, cuore e anima, difronte al mio sguardo, così dolce e ferita.
Di rimando, senza un motivo ben preciso, mi sorse spontaneo carezzarle una guancia e finii per lisciarle i capelli. Non riuscivo più ad allontanare le mie dita dal suo viso. Lei non oppose resistenza e si lasciò andare al mio tocco.
Un brivido mi percorse la spina dorsale e qualcosa mi disse che stavo peccando di infedeltà verso la mia fidanzata, così ritrassi controvoglia la mano.
«Di sicuro non sono la persona adatta con cui parlarne, ma ti consiglio di farlo e di sfogarti con qualcuno. È difficile affrontare una delusione d'amore, soprattutto alla tua tenera età» ribadii, cercando di rimediare a ciò che inconsapevolmente avevo fatto: avevo creato una specie di legame intimo fra le nostre anime dolenti e non mi sembrava una cosa innocua.
«Ah, giusto. Perché io sono una ragazzina e queste sono cose da grandi, no?» ringhiò a denti stretti.
Aveva completamente frainteso il fatto che volessi semplicemente lasciare che fosse qualcuno di speciale a curare le sue ferite. Io non ero nessuno per lei.
«No, io non vole-»
«Basta così. Se permetti, ho altro da fare, invece che stare qui a giocare a mamma e figlia» proferì arrabbiata.
Questa volta l'avevo fatta grossa...
Girò i tacchi e se ne andò chissà dove dandomi le spalle e regalandomi una visione del suo sedere perfetto.
Non distolsi lo sguardo dalla sua figura finché non scomparve oltre alcune file di alberi da frutta che, a causa del maltempo, avevano perso parecchie foglie e qualche ramo. La tempesta aveva riportato molti danni a quella fattoria, così come alle strade inagibili.
«Proprio non andate d'accordo, eh?»
Una voce rauca e virile alle mie spalle mi fece sobbalzare e per poco non andai a sbattere contro il signor John, quando mi voltai di scatto.
«Le mie figlie sono due poli opposti, eppure entrambe sanno come mandarti il cervello in tilt» continuò il suo monologo.
«Lei ha sentito la mia conversazione con Madison?» chiesi con una punta di irritazione. Proprio non sopportavo gli spioni.
«Non tutta e non di proposito, mi sono trovato a passare di qui per caso. Non sono uno spione» proclamò e al contempo cacciò dalla tasca uno spinello, se lo portò alle labbra e lo accese in tutta calma.
«Ne vuoi?»
Mi porse una canna, ma feci un cenno negativo col capo per declinare l'offerta. Non sembrò sorpreso, né tantomeno offeso e ripose l'oggetto al suo posto.
«Come ti dicevo, non è facile avere a che fare con due donne con un carattere così particolare, ma sono due forze della natura, due perle rare... E io tengo a loro più di ogni altra cosa» mi informò con aria austera, quasi come se volesse mettermi in guardia. Piantò i suoi occhi nei miei con una tale intensità da intimorirmi.
«Oh, non lo metto in dubbio, signor Belli» risposi in soggezione.
«Sai come mi sono innamorato di mia moglie?»
«N-»
«Te lo dico io. Ero più piccolo di lei e più mi faceva sentire un ragazzino stupido, più io ne ero attratto. Alla fine ci ho perso la testa e se non mi avesse ricambiato ne sarei morto» concluse.
«Non capisco dove voglia arrivare» mi permisi di dire.
«Davvero sei così cieco?»
Non utilizzò un tono derisorio, ma comprensivo e compassionevole.
Rimasi a bocca chiusa, completamente rapito dal suo discorso.
«Mia figlia è pazza di te, per questo si arrabbia così tanto quando la fai sentire una ragazzina. Crede di non essere all'altezza».
Mi aprì davanti agli occhi un mondo. Conoscevo Madison da un giorno e mezzo, ci avevo scherzato più del previsto, com'era possibile che fosse pazza di me in così poco tempo?
«Cosa? Ma la conosco solo da ieri sera» sostenni infatti.
«Brandon, dimmi: tu quando hai capito che Lauren ti piaceva? O meglio, quando credi sia successo? Perché è ovvio che tu non abbia dato peso ai tuoi sentimenti fin da subito, siamo stupidi esseri umani che hanno bisogno di troppo tempo per comprendere le proprie emozioni».
Ci pensai sù. In effetti Lauren mi era piaciuta sin dal primo momento in cui avevo incrociato i suoi occhi magnetici, ma lo avevo ammesso a me stesso più avanti.
«Quindi lei sta dicendo che Madison prova qualcosa per me?»
«Diciamo che è sulla buona strada. Ho occhio per queste cose».
«E perché non me lo ha detto?»
«Ma cos'hai nella testa! Non l'ha capito neanche lei, figuriamoci se viene a parlartene».
«Lei ha studiato psicologia, forse?»
L'uomo mi guardò con un sorriso complice e scosse il capo divertito.
«Sono solo un buon osservatore, inoltre Madison ha i miei geni e posso comprendere bene ciò che sente. Sono sicuro che tra non molto inizierà a perdere la testa per te, sei perfetto per la sua voglia di sentirsi donna. Tutte le adolescenti cercano un uomo più grande che le faccia penare».
Quelle ultime parole non furono molto confortevoli. Questo voleva dire che mi reputava uno stronzo?
Restai spiazzato, con la bocca spalancata, come se quella conversazione fosse stata frutto della mia immaginazione. Sperai fosse così.
«Brandon, tu stai per sposarti. Se Madison non ti interessa, stalle alla larga. Mi sembri un ragazzo a posto, ma questo non toglie il fatto che sperimenterei volentieri le mie conoscenze riguardo la boxe, se solo dovessi farla soffrire» disse rigoroso, solenne e inflessibile.
Tre caratteristiche che mi spaventarono a morte, ma non perché avessi paura di affrontare John in una lotta, piuttosto perché mi intimoriva pormi la fatidica domanda: "E a me, piace Madison?"
Ciò che risultava cristallino erano i miei sentimenti non troppo forti nei confronti della mia fidanzata Kristal, questo perché se l'avessi amata come lei amava me, non avrei dovuto neanche pormi un simile dubbio. Invece continuavo a sentirmi un uomo libero di aprire nuovi orizzonti.
«Signor John, le assicuro che farò il possibile per evitare una sofferenza a sua figlia» affermai, stipulando in segreto un accordo interiore con me stesso: mi sarei allontanato da Madison, e se non ci fossi riuscito avrei rimesso in discussione il matrimonio con Kristal.
Il signor Belli mi diede un buffetto amichevole sulla guancia e si dileguò nel silenzio della natura.
Quella pace mi aiutò a canalizzare l'attenzione su di me. Dovevo tutelare la mia vita, senza però arrecare dispiacere a Madison. Mi sarei fatto da parte, al tempo stesso prendendo in considerazione l'attento e scrupoloso volere del mio cuore.
Pollon sarebbe stata fondamentale per comprendere appieno ciò che provavo per la mia fidanzata. Ciò di cui ero sicuro, però, era che qualsiasi cosa sarebbe accaduta non avrei mai illuso quella piccola combina-guai. Io e lei non eravamo fatti per stare insieme, non si sarebbe dovuta fare aspettative, perché lei era troppo sensibile e vulnerabile per uno come me.
Era proprio per questo che mi ero infatuato, anni addietro, di sua sorella maggiore. Lei sì che mi sapeva sottomettere, Madison era solo una ragazzina per riuscire a contrastare il mio temperamento.
***
«Sono sudato più di un maiale. Ho bisogno urgentemente di una doccia».
Mi levai la maglietta restando a petto nudo.
Dopo la chiacchierata con il signor John, mi ero imbattuto in Amanda e avevo deciso educatamente di offrirle una mano nei lavori duri che stava svolgendo. Non mi aspettavo accettasse l'offerta, ma l'aveva fatto con sollievo e mi ero ritrovato a mungere quelle benedette mucche (tra cui Maggie la ninfomane) a rincorrere pecore, a trasportare balle di fieno e a spalare merda.
Non potevo negare la bellezza di quella fattoria così genuina, immersa in un verde sfavillante e accogliente, ma la puzza dello sterco e le goccioline che scendevano lungo la schiena rendevano tutto meno affascinante.
«Va' pure a riposarti, Brandon, sei stato prezioso per me, oggi. Hai fatto un lavoro che non ti spettava, sei stato gentilissimo e ti meriti un po' di relax» mi intimò Amanda, distogliendo a fatica lo sguardo dai miei addominali.
Dovevo togliermi il vizio di spogliarmi in pubblico. Lo facevo senza pensare alle conseguenze.
Dopo averla salutata, mi fiondai in casa e poi sù per le scale, fino a raggiungere il bagno. Entrai nel box doccia e lasciai che l'acqua spazzasse via gli ultimi residui dell'effetto che aveva avuto su di me tutto quel lavoro. La mia amica Liam aveva proprio ragione: Rockport era una campagna selvaggia e non era adatta ad un ragazzo di città come me.
Al solo ricordo delle giornate passate nel mio studio da commercialista, mi si formò un nodo alla gola. Questa gente non sapeva neanche cosa significasse guadagnare soldi stando semplicemente seduti dietro una scrivania.
Mi ero sempre lamentato delle ore interminabili passate davanti al computer, ma dopo quel giorno rimpiansi la mia poltrona in pelle e l'aria condizionata dello studio.
Quando mi cambiai, indossando dei panni freschi e puliti, cercai in ogni modo di evitare un incontro con Madison. Mi rifugiai in cucina con la signora Giuseppina e feci finta di interessarmi a ciò che stava preparando.
Nel frattempo parlava in quella lingua strana e ogni tanto si muoveva a ritmo della musica che riproduceva un piccolo stereo vecchio stampo. Anche le canzoni che ascoltava erano incomprensibili per le mie orecchie, ma avevano tutte le caratteristiche del genere folk.
Quando fu ora di radunarsi a tavola, non potei più nascondermi e scelsi di sedermi proprio affianco a Madison, per evitare di stare difronte e guardarci negli occhi. Quel posto fu invece occupato dal signor John che mi lanciò uno sguardo ammonitore, prima di lanciarsi a capofitto su un tipico piatto italiano che la nonna aveva detto chiamarsi "Parmigiana".
La gamba di Pollon non era più fasciata dal jeans, ma era nuda e, quando casualmente sfiorò la mia, ingoiai una mole di saliva.
La mia missione aveva inizio. Mi accorsi, però, che sarebbe stato davvero complicato starle lontano. Non sapevo il perché, forse non esisteva una ragione, ma quella morsa allo stomaco che mi attanagliava ogni volta che i nostri corpi si toccavano, non l'avevo mai provata prima d'allora.
♥️ ♥️ ♥️
Miei cari amati lettori di "Incidente Di Percorso", eccomi qui!
Perdonate l'attesa, ma la crisi dello scrittore ha colpito anche me. Ora l'ispirazione è più forte di prima e sono pronta a continuare questa storia!
Intanto, cosa ne pensate del capitolo?
Io vi aspetto, sempre qui, sperando che il romanzo possa essere di vostro gradimento, che vi faccia sorridere e vi intrattenga come sperato!
Corro a preparare il prossimo capitolo!🥰
Baciiiii❤️
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