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1226-1241 | Missive a Federico II

▶ File: 1226-05-01 | Missiva di Giovanni 'Volpe' a Federico II


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Summo ac Venerandissimo Imperatori Federico

Porto a canoscenza di Sua Maestà di quanto da me hudito durante 'l mio viaggio ne la Inglaterra, avvenimento che per bizzarria sua potrebbe destar lo Suo interesse.

Gervasio di Canterbury, huomo di fiducia et di fede, deca lustri orsono narrò ne' suoi scritti che, presso la cittade de' Canterbury, cinque monaci videro la parte superiore della Luna apparir come se stesse per dividersi in due.

Dal punto medio della divisione comparve una torcia fiammeggiante, sputando e vomitando, a considerevole distanza, fuoco, brace atque scintille.

Nel frattempo il corpo della Luna, come fosse pervaso da sentimenti d'ansia, per dirlo con le parole di chi a me lo habe raccontato et lo habe veduto con i propri occhi medesimi, iniziò a contorcersi come un serpente ferito. Poi tornossene al suo stato abituale.

Tale absurdo phenomeno si ripeté per più di deca volte.



Anno DOMINI MCCXXVI

Semper fidelis servuus tuus

Iohannes qui dicitur Vulpes filius quondam Lodovici de Pegiis


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▶ File: 1241-09-22 | Missiva dell'Abate Reginaldo a Federico II


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Summo ac Venerandissimo Imperatori Federico

Invio cotesta missiva alla Sua Reale Persona per informar d'un accadimento c'hebbe prodigiosa natura, un oggetto 'sì strano et spaventoso che potrebbe hesser conservato in tra l'altri oggetti anomali che Sua Maestade raccoglie presso la fortezza di Castel del Monte, se solo lo si puotesse raggiunger con mano.

Il giuorno quinquem di cotesto mese apparve nei pressi della mia abbazia un masso dalle proportioni enormi et inusitate, 'sì tanto che parea una roccaforte, et fuere ch'esso restosse fermo a metà fra la terra et lo firmamento, come se peso non habesse.

Nella sexta hora poscia lo meriggio tale immenso masso, che fuere di pietra nera et lucida, 'sì che paréa metallo, spostossi et cadde al largo nel mare, facendo gran rumore atque copiosi spruzzi, per poi più non venir a vedersi.

Tra 'l volgo dicesi che fuere 'l carro del profeta Ezechiele, o la dimora degli Arcangeli. I più dicon et ripeton che fuere un castello 'n cui dimora San Giorgio, et che volasse come 'l falco che punta 'l roditore pasto suo. Miniatura d'esso facemmi fare, et cum cotesta missiva essa Vi giunge 'sì che Voi possiate farvi idea de lo facto.

Io, che pure la vedetti co' miei occhi, non ritengo ch'essa fuere maniphestatione del Nostro SIGNORE IDDIO, sed stranezza terrena, seppur non canosciuta all'huomo.

Tanto affinché Sua Maestà sapesse ciò c'haccade ne lo Regno Suo.



In fide

Abate Reginaldo


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