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Incanto

                  

"Come quando io ti ho visto per la prima volta
Tra milioni di occhi la vita si nascose
Come fissare il sole in una notte
Far sparire tutti gli altri in un secondo come niente"

L'aveva notata subito, con quegli occhi verdi e quei capelli di un colore troppo particolare per essere definiti comunissimi capelli rossi.

Forse un po' fuori posto in mezzo alle altre bambine, lei era molto più intelligente e speciale di loro.

E lui non aveva potuto far a meno che restare a guardarla mentre parlava spigliatamente con le sue nuove amiche, o mentre svolgeva i compiti seduta ad un banco poco avanti al suo.

Lei invece quasi non si era accorta della presenza di quel bambino un po' iperattivo, probabilmente non sapeva neppure il suo nome.

Fece caso a lui solo un pomeriggio mentre erano tutti quanti nel cortile sul retro della scuola elementare.

Era certamente una bambina socievole e gentile, ma suscitava comunque molta invidia in alcune compagne e compagni. Lui se ne era accorto già da tempo e avrebbe tanto voluto fare qualcosa per evitare che la guardassero con quegli sguardi inadatti a dei bambini di terza elementare, per evitare che potessero fare del male a quella bimba che lui vedeva perfetta.

Purtroppo la sua struttura fisica, magra e non particolarmente slanciata, non lo aiutavano e a meno che non volesse arrivare a casa morto, era meglio non mettersi in mezzo.

Semplicemente guardava da lontano. Tranne quel giorno, quella volta gli fu impossibile lasciare che una moretta affiancata da un biondissimo bambino di quarta, la offendessero senza motivo.

Non riuscì a sentire cosa le dissero, ma vide chiaramente quegli occhi verdi smeraldo che tanto gli piacevano diventare lucidi. E a lui non andava affatto bene.

Come se non fosse bastato farla piangere, la bambina le tirò una ciocca dei capelli che lui aveva rinominato "biondo fragola".

Il suo cuore perse un battito nel vederla correre in classe piangendo e non poté fare a meno di seguirla.

La vide seduta sul suo banco che si asciugava gli occhi.

"Hey." la richiamò con dolcezza mentre si avvicinava lentamente.

"Va' via." la bambina girò la testa dall'altro lato per non farsi vedere "Non voglio che qualcuno mi veda piangere!"

Lui avanzò comunque, fin quando non si trovò faccia a faccia con la bimba dai capelli biondo fragola.

"Bhe è un vero peccato, perché penso tu sia bellissima quando piangi."

Un sorriso si fece spazio sul broncio di lei e il bambino sorrise di rimando.

"Davvero?"

"Davvero."

Le passò un fazzoletto con ricamate le sue iniziali e poi si mise accanto a lei in silenzio. Stavano bene senza dire nulla.

Passarono alcuni minuti in quella classe silenziosa, sentendo ogni tanto gli strilli degli altri bambini che giocavano.

"Comunque piacere, io sono Lydia." gli tese la mano sorridendo.

"Lo so. Io sono Stiles."

"Dopo un lungo inverno accettammo l'amore
Che meritiamo di pensare o pensiamo di meritare
Per questo a volte ci facciamo così male"

La scuola stava per finire, faceva caldo e tra i corridoi quasi non si riusciva a camminare.

Stiles era seduto in mensa con Scott, parlavano del più e del meno facendo il resoconto dell'anno scolastico quasi giunto al termine.

Ne avevano passate tante, troppe per essere solo dei ragazzi.

Avevano perso compagni, amici, amori. E nonostante tutto erano ancora là a combattere ogni giorno.

"Inizio seriamente a pensare di andare via da Beacon Hills." sbuffò Stiles passando una mano davanti al viso.

"Oh avanti amico, ti mancherebbe la dose di sovrannaturale che c'è qui." scherzò l'altro.

Non che avesse tutti i torti, a Stiles sarebbe mancato davvero tutto quello, gli sarebbe mancato sentirsi parte di qualcosa come si sentiva parte del loro branco. Ma delle volte gli sarebbe piaciuto essere un normale adolescente con una vita senza lupi mannari, Banshee, Kanima, Kitsune e altre cose strane.

"Gli mancherei io!" una massa di capelli biondo fragola gli cadde letteralmente sulla faccia e due braccia esili lo abbracciavano da dietro.

Quel profumo che aveva sempre amato lo travolse completamente e la felicità di averla lì, vicino a lui dopo tutto quello che era successo, gli sciolse il cuore.

Si voltò verso la ragazza che gli lasciò un tenero bacio a fior di labbra prima di sorridergli.

Scott li guardò felice che finalmente fossero riusciti a ritrovarsi.

"Tu credi?" la provocò il ragazzo.                                     

"No, Stilinski, io ne sono sicura." si sedette sulle sue gambe e gli rivolse un sorrisetto.

Lui non riusciva ancora a credere di poterla tenere tra le sue braccia.

"Qualcuno qua dovrebbe fare qualche iniezione di modestia." fece un finto colpo di tosse e la indicò con un cenno del capo.

Lydia rise e poi rivolse la sua attenzione agli altri che si erano appena aggiunti al tavolo creando come sempre una gran confusione.

Li guardò uno per uno e non poté non sorridere nel vedere ciò che avevano creato.

C'era stato un periodo che aveva davvero pensato che forse sarebbe stato meglio se quel morso l'avesse uccisa. Sarebbe rimasta come la leggendaria Lydia Martin morta sul campo di lacrosse al ballo d'inverno, l'avrebbero tutti ricordata per la leader che era, non avrebbe dovuto imparare a convivere con i suoi poteri da Banshee, non sarebbe mai stata chiusa all'Eichen House.

L'Eichen House, da cui Stiles l'aveva salvata e da cui tutto era iniziato.

Infatti dopo non molto tempo avevano deciso di vedersi un pomeriggio e avevano parlato e parlato e ancora parlato. Si erano detti tutto quello che non avevano mai avuto il coraggio di dire negli anni precedenti.

"Lydia a che pensi?" una voce la risvegliò dai suoi ricordi.

Kira la stava guardando in attesa di una risposta.

"Oh a nulla, ero solo distratta."

Si inserì nella discussione dei suoi amici, fin quando non sentì la mano di Stiles accarezzarle con delicatezza una coscia.

"Ti va se prendiamo un po' d'aria?"

"Certo." si alzò dalle gambe del ragazzo e prese la sua borsa.

Entrambi salutarono gli amici che non risparmiarono le battute maliziose per quella loro "fuga" e si incamminarono verso il giardino della scuola.

Stiles teneva stretta nella sua la piccola mano di Lydia. C'era chi ancora li guardava con stupore, perché per quanto tutti fossero a conoscenza dell'amore di lui nei confronti della ragazza, nessuno si sarebbe mai aspettato che lei potesse ricambiare. Ormai anche lo stesso Stiles aveva perso le speranze che il suo piano decennale potesse funzionare.

Lydia dal canto avrebbe voluto capirlo prima quanto lui fosse perfetto per lei. Quanto amore provasse già da quando erano più piccoli. Avrebbe voluto capirlo quando seduti su quel banco, lui l'aveva consolata, forse avrebbe evitato molte sofferenze inutili, forse non avrebbe perso tutte le persone che adesso non fanno più parte della sua vita o forse avrebbe capito in tempo che Stiles si meritava l'amore che lei gli aveva sempre negato e lo avrebbe fatto soffrire di meno. Forse entrambi avrebbero trovato la loro primavera, il loro sole, attraversando un inverno meno lungo e faticoso.

"Ti amo, Stilinski." fu un soffio ma bastò perché lui lo sentisse.

"Ti amo anche io, Lyds."

"Desidero sapere dove va a finire il sole
Se il freddo delle parole gela lo stupore
Se non ti so scaldare né curare dal rumore

Ho soltanto una vita e la vorrei dividere
Con te che anche nel difetto e nell'imperfezione
Sei soltanto... incanto, incanto."

Una volta finite le superiori, le strade di tutti quanti si divisero.

Ognuno scelse il college più adatto alle proprie attitudini ed era impossibile vedersi con la stessa frequenza di quando andavano a scuola.

Stiles e Lydia avevano vissuto una piccola parte della loro favola, certo tra misteri ed eventi sovrannaturali, ma erano ogni giorno più forti.

Erano sempre stati complici, ma da quando si erano fidanzati, tutti notavano la differenza. Erano legati, più di quanto chiunque avesse potuto immaginare.

Deaton non aveva sbagliato sulla loro forte connessione.

Eppure per quanto un amore possa essere potente, per quante prove abbia potuto superare, certe volte può crollare per una stupidaggine.

I ragazzi erano riusciti a sostenere la lontananza per circa un anno, ma con il passare del tempo le cose si complicavano e avevano deciso che lasciarsi sarebbe stata una buona idea per entrambi.

Non si vedevano da quasi tre anni, il Natale era arrivato e con lui anche le vacanze.

Stiles aveva deciso di passarle a Beacon Hills da suo padre e Melissa nella loro nuova casa. Ci sarebbe stato anche Scott e questo lo rendeva felice, sarebbero stati tutti insieme dopo tanto tempo.

Il college del suo migliore amico non era poi molto distante dal suo, ma era comunque difficile vedersi come ai vecchi tempi.

La casa era accogliente e moderna, non troppo lontana dal centro.

"Io farò una passeggiata nel bosco, credo." annunciò Scott dopo aver disfatto nel valige nella sua spaziosa stanza "Stiles, tu vieni?"

"Una passeggiata con un lupo mannaro in pieno inverno nel bosco? No, grazie." si mise seduto sul divano e accese la televisione.

Scott alzò le spalle e prese una giacca prima di uscire di casa.

Dei passi frettolosi si avvicinarono.

"Oh Stiles, tu sei rimasto qua!" una Melissa affannata con un cucchiaio in mano e grembiule addosso si parò davanti al ragazzo "Mi servirebbero alcune cose che tuo padre ha dimenticato di comprare, potresti andare tu?"

In realtà non aveva molta voglia di uscire con un'imminente nevicata e una partita di lacrosse alla televisione che lo attirava come una calamita. Ma non poteva dire di no a quella donna che aveva fatto tanto per loro. Così mise il primo giubbino che trovò e uscì con in mano la lista scritta ordinatamente.

Salì sulla sua ormai consunta Jeep e si avviò verso il supermarket più vicino.

Nel frattempo Lydia Martin, infreddolita e stanca, sceglieva le ultime cose da comprare per la cena mettendole nel carrello senza prestare attenzione.

Veniva a Beacon Hills più spesso di quanto avrebbe voluto e ogni volta sperava di incontrare una persona che puntualmente, veniva a sapere, rimaneva al college anche per le feste.

Si sentiva incredibilmente stupida, ma pensava di meritarselo un po'. Insomma Stiles l'aveva aspettata per più di dieci anni, forse voleva farle pagare il suo essere stata così ottusa prima.

Lo avrebbe voluto accanto a sé ogni volta che le voci tornavano, ma lui non c'era più.

Immersa nei suoi pensieri quasi non si accorse di essere già arrivata alla cassa, pagò velocemente e si diresse all'uscita con le buste che a momenti pesavano più di lei.

Quanto avrebbe voluto essere a casa accanto al camino!

Stava superando la porta automatica quando urtò qualcosa o meglio qualcuno.

"Mi scusi..." borbottò distrattamente continuando a camminare guardandosi i piedi per paura di scivolare sul ghiaccio che si era formato sui marciapiedi.

"Lydia."

Stiles l'aveva appena sussurrato, ma lei avrebbe riconosciuto la sua voce anche se lo avesse detto ancora più piano o se avesse parlato tra mille persone. L'avrebbe sempre riconosciuta.

Alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi color nocciola che per anni l'avevano guardata adoranti.

Ebbe un tuffo al cuore e il suo primo impulso sarebbe stato quello di lasciar cadere a terra le buste e buttargli le braccia al collo. Prendere il viso tra le sue mani e ritrovare quelle labbra calde che amava. Ma decise che era meglio avere un po' di contegno.

"Ciao." quasi le mancavano le parole.

Oh avanti, ma da quando era diventata così! Dove era finita la vecchia Lydia Martin?

"Tutto bene?" lei annuì impercettibilmente "Hai...hai bisogno di una mano?" chiese il moro indicando le borse della spesa con un cenno del capo.

"Oh ehm...sì, cioè no! No tranquillo."

Lui sorrise nel vederla così impacciata e in imbarazzo, mentre lei guardava i cambiamenti del suo corpo e del suo viso. Aveva sempre quell'espressione dolce, ma adesso sembrava più adulto e Lydia era sicura che se avesse tolto il pesante cappotto avrebbe mostrato molti più muscoli di quelli che aveva prima di partire per il college quattro anni prima.

"Ti aiuto." era un'affermazione più che una domanda, infatti si chinò leggermente per toglierle le buste dalle mani e aspettò che lei gli indicasse la sua auto.

Se la guardava, vedeva una donna e chiunque non avrebbe trovato la ragazza che era stata, ma lui sì. Stiles la guardava in modo diverso, lui la osservava, le prestava attenzione, ricordava. Lo avrebbe sempre fatto, perché per lui Lydia Martin era un essere troppo speciale e perfetto per essere dimenticata, per non essere conosciuta in tutte le sue sfaccettature.

La ragazza aprì il cofano e rimase a guardarlo mentre posava dentro gli acquisti.

"Un po' scontato incontrarsi il giorno di Natale, quando sta per iniziare a nevicare, non trovi?" Stiles non aveva idea del perché avesse detto una cosa del genere ad alta voce.

Lei si morse un labbro sorridendo e riuscì a vedere lo sguardo del ragazzo posarsi sulla sua bocca mentre tratteneva il fiato.

Era felice di fargli ancora lo stesso effetto nonostante tutto.

"A volte le cose che consideriamo scontate sono le più belle, forse le sottovalutiamo." rispose lei sottovoce, perché dire una cosa del genere a voce alta sarebbe stato davvero imbarazzante.

"Forse sì."

Rimasero a guardarsi, il verde di lei fisso nel nocciola di lui.

Non sapevano cosa dire, eppure avrebbero avuto così tanto da raccontarsi.

"Buon Natale, Stiles." sorrise la ragazza alzandosi sulle punte per baciargli una guancia appena coperta dalla barbetta.

Lui aveva sempre trovato adorabile la loro differenza di altezza. Amava abbracciarla e sentire la sua testa biondo fragola poggiata proprio sul suo cuore, dove sarebbe dovuta sempre essere.

"Buon Natale anche a te, Lyds." lei sussultò nel sentire quel soprannome e il suo sorriso si allargò ancora di più.

Stiles le diede un bacio sulla fronte, un gesto troppo intimo forse ma che gli mancava, e poi si girò per entrare al supermarket.

Stava per superare le porte quando si sentì chiamare.

"Stiles! Fermati!" vide Lydia correre affannata verso di lui "Volevo...volevo chiederti se domani...ti andrebbe di prendere un...caffè."

Lei in attesa di una risposta si torturava le mani. Nessun ragazzo le aveva mai messo così tanta agitazione.

"Certo, alle quattro al solito posto." le rivolse di nuovo un sorriso ed entrò nel grande negozio lasciandola lì che sorrideva al vuoto mentre i primi fiocchi di neve cominciavano a scendere.

Al solito posto. Un bar piccolo e accogliente che avevano scoperto anni prima e dove erano soliti andare quando avevano un caso da risolvere. Il posto in cui ormai quasi sei anni prima si erano incontrati per parlare e si erano scambiati il loro primo vero bacio.

Quella era una conferma. Il destino li aveva fatti incontrare dopo tutto quel tempo e loro dentro non erano cambiati, innamorati, legati da qualcosa di più dell'amore.

Era bastato guardarsi un'altra volta negli occhi per capire che nonostante gli anni, il dolore, i difetti e le imperfezioni, loro combaciavano perfettamente come due pezzi dello stesso puzzle.

E che quell'incasinata vita in cui si trovavano l'avrebbero vissuta insieme.


"Istantanee di secondi lunghi quanto un anno bisestile
Quando posi la tua testa su di me
Il dolore tace... incanto, incanto.
Semplicemente incanto."

"Stiles!"

Lo scuoteva delicatamente pregando affinché tutto potesse finire al più presto. Alcune volte avrebbe voluto prenderselo lei quel dolore che torturava il marito.

Così come lui avrebbe voluto evitarle la sofferenza quando sentiva quelle voci che la soffocavano.

"Lydia, stai bene?" si svegliò di soprassalto e si mise seduto sul letto. Attirò la moglie a sé e le lasciò un bacio tra i capelli biondo fragola. "Stai bene." diede una conferma a se stesso e strinse la mano di Lydia.

Solo da poco tempo aveva capito Scott quando parlava di Allison come la sua ancora. Anche Stiles aveva trovato la sua adesso, il punto fermo capace di tirarlo via dalle mani dei ricordi che ancora dopo tanti anni lo tormentavano.

"Tu stai bene?" gli chiese lei accarezzandogli delicatamente una spalla.

Il ragazzo annuì e si distese nuovamente, poggiando la testa sul cuscino e lasciando che Lydia posasse la testa sul suo petto in modo da poterle accarezzare i capelli.

Si rilassò quasi immediatamente, anche se le immagini fin troppo nitide del sogno continuavano a scorrergli davanti agli occhi.

"Ti ricordi la faccia di Scott quando gli abbiamo detto che volevamo sposarci?" come ogni volta in cui lui aveva un incubo o un attacco di panico, la ragazza tirava fuori un ricordo felice a caso.

Qualcosa che li aveva fatti ridere o semplicemente un momento che avevano passato insieme.

"Oh Dio credo che non lo dimenticherò mai." continuò ridendo, consapevole del fatto che il marito fosse ancora troppo scosso per risponderle. "C'è voluta una buona mezz'ora per farlo riprendere dallo stupore."

Stiles ridacchiò, ripensando alla faccia emozionata e confusa del suo migliore amico quando con Lydia si era presentato a casa sua per chiedergli di fargli da testimone.

"Erano tutti sconvolti." aggiunse lui.

"Sì hai ragione. Chi si sarebbe aspettato che noi, che abbiamo fatto passare circa quattordici anni prima di diventare una vera e propria coppia, saremmo stati i primi a sposarsi?" domandò retoricamente lei.

"Hai fatto passare." Stiles rimarcò la prima parola e strinse di più la donna accanto a lui.

Lei rise battendosi una mano sul petto come per indicare la sua reale colpa di quel tempo sprecato.

"Abbiamo comunque recuperato." si giustificò Lydia.

"Aspettavo dalla terza elementare di poterti mettere quell'anello al dito." ammise lui.

La ragazza sollevò il viso quanto bastava per poterlo guardare negli occhi e sorrise prima di lasciargli un bacio leggero sulle labbra.

"Buonanotte, amore." posò di nuovo la testa sul petto di suo marito e chiuse gli occhi.

La mano di Stiles scivolò dolcemente sul pancione di lei e le diede un bacio sulla punta del naso.

"Buonanotte, amori." sottolineò l'ultima vocale.

Poi chiuse gli occhi anche lui, stretto nell'abbraccio dell'unica donna che avrebbe mai potuto amare a tal punto.

"E se sono insicurezze, entusiasmi e poi silenzi
Il mestiere dell'amore al tramonto nei tuoi occhi
Il coraggio in una frase che fa paura
Il rancore nelle storie maturato nel silenzio
Il sorriso che sconvolge mesi di tormenti
La bellezza che stringo, io geloso del tuo cuore
Che proteggerò dal male"

Loro erano ancora lì.

Erano passati anni e anni da quando si era formato quel branco stranamente assortito, ai tempi del liceo.

Eppure loro erano ancora lì.

Seduti attorno ad un grande tavolo ricco di ogni cibo, ridevano e scherzavano felici. Con i sorrisi di chi le ha passate tutte, ma che ogni volta si è tirato su in piedi più forte di prima.

Erano cambiati tutti quanti, ormai non erano ragazzini che pensano di 'fare i grandi', ma veri e propri adulti.

Uomini e donne forti, con delle grandi storie alle spalle e delle bellissime avventure ad aspettarli nel futuro.

Nel grande salone di casa Stilinski, seduti sul tappeto, stavano Allison e Derek, rispettivi figli di Stiles e Lydia e di Scott e Kira.

Entrambi stavano discutendo su quale gioco fare senza riuscire a mettersi d'accordo.

"Io sono più grande quindi decido." affermò Allison agitando i boccoli biondo fragola uguali a quelli della madre.

"E io faccio brillare gli occhi!" la provocò il bambino che nonostante la tenera età di quattro anni riusciva già a far illuminare gli occhi ereditati dai genitori.

"E io urlo!"

Allison sapeva bene che se voleva poteva urlare molto più forte degli altri bambini e sapeva anche che poteva farlo grazie ai poteri della sua mamma.

Erano davvero impossibili quei due.

"Avanti bambini, potreste comportarvi come se fossimo tutti umani per una volta?" chiese Lydia esausta mentre teneva tra le braccia la piccola Claudia di appena tre mesi.

Lei e Stiles avevano deciso di non voler perdere altro tempo ed entrambi dopo la nascita di Allison desideravano già un altro figlio, si vedeva negli occhi di entrambi l'amore per quelle due bambine.

"Dovreste dare ascolto a lei, è sempre stata la più intelligente." concordò Isaac ridacchiando e mettendo un braccio attorno al collo di Lydia.

"Tieni lontane quelle mani mannare da mia moglie!" lo rimproverò Stiles.

Tutti risero, compresi i bambini che avevano momentaneamente dimenticato il loro disaccordo.

Non avrebbero potuto desiderare di meglio.

                                       ***

"Sai certe volte penso che rifarei volentieri tutto per poi avere tutto questo."

Stiles e Lydia erano distesi sul loro letto matrimoniale dopo la tradizionale serata tra amici.

"Mi è sempre bastato vederti sorridere per capire che ne valeva la pena, valeva la pena rischiare la vita se poi potevo vedere quel bellissimo sorriso illuminare il tuo viso."

Le diede un bacio sulla testa e lei lo strinse con le sue braccia candide.

"Avrei voluto proteggerti meglio alcune volte, avrei voluto che non vedessi scomparire così tante persone dalla tua vita."

Stiles ci pensava spesso. Aveva fatto molto per Lydia, ma forse non tutto.

"Hey tu hai sempre fatto fin troppo per me, non pensare più queste cose." gli diede un bacio e poi un altro e un altro ancora.

Lui rispose ai suoi baci e tracciò le curve del corpo della moglie con un dito.

Sorrisero l'uno sulla bocca dell'altra.

Finalmente avevano un po' di tempo per loro e non avevano intenzione di sprecarlo.

Stiles l'avvicinò il più possibile a sé fin quando lei non si mise a cavalcioni sopra il marito continuando a baciare quelle labbra che non la stancavano mai.

Certo nel corso degli anni c'erano stati alti e bassi, litigi e incomprensioni, ma l'amore, soprattutto quando è così forte è difficile da gestire, bisogna imparare ad amare nel modo giusto. Ma nessuno ha il libretto d'istruzioni quindi è il tempo ad insegnarlo.

Lui guardò dentro gli occhi verdi di lei e vide lo specchio di se stesso, il suo porto sicuro, dove tornare quando tutto attorno è tempesta.

La baciò con passione, beandosi della dolcezza del sapore di Lydia nella sua bocca.

Stava per toglierle la camicia da notte in seta quando "Mamma! Mamma! Falli smettere ti prego!"

Allison entrò correndo nella stanza dei genitori, che avevano appena fatto in tempo a separarsi, e si tuffò sul lettone urlando.

La madre la prese tra le braccia e le diede un bacio sulla fronte, pregando il cielo affinché la più piccola non si svegliasse per il grido della sorella maggiore.

"Ma perché ho sposato una Banshee?!" esclamò ironicamente Stiles lasciandosi cadere sul cuscino.

"Perché la ami, papino!" rispose ovvia Allison dando un bacetto sulla guancia al padre e sdraiandosi tra i genitori che non persero tempo ad abbracciarla.

Quella bambina, insieme a Claudia, era la prova che l'amore vince sempre.

"Sì, hai ragione tesoro." guardò la moglie negli occhi e si scambiarono un sorriso prima di addormentarsi.

Perché nonostante tutto ce l'avevano fatta, finalmente.

"Ho soltanto una vita e la vorrei rivivere così
Incanto... è un incanto."


Spazio autrice

Prima di tutto grazie alla mia Moonlight_Thoughts_ per aver creato questa meravigliosa copertina e per avermi supportata (ma di più sopportata) nella pubblicazione di questa mia prima One Shot. Grazie tesoro❤️

E grazie soprattutto a chi è arrivato fino a qui e non ha abbandonato la lettura alle prime righe.

Se ci sono errori scusatemi, prometto di revisionarla il prima possibile. Se invece non è il massimo, capitemi: è la prima volta che scrivo una One Shot.

Spero vi sia piaciuta nonostante sia praticamente solo fluff, ma amo troppo gli Stydia e scrivere di loro mi fa questo effetto 😂. Se vi va mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Comunque ora vi lascio, grazie ancora a chi ha letto.

Baci,

Giada.😘

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