Capitolo 6
L'imperatrice sentì la voce della giovane di Xan affievolirsi in lontananza, mentre si dirigeva verso la sala del Consiglio. Si costrinse a isolare il pensiero di sua figlia per concentrarsi sulle incombenze che la attendevano.
Era la prima riunione a cui partecipava da quando Nun si era ammalato. Lei stessa aveva convocato i suoi consiglieri; ormai era passato troppo tempo dall'ultima volta che si era occupata seriamente degli affari del suo regno.
Le due guardie all'ingresso della sala, un uomo ed una donna, le aprirono le porte e come da protocollo, dopo averle richiuse, si allontanarono dalla stanza. Non era permesso a nessuno di ascoltare quello che veniva detto all'interno, restava una cosa tra l'imperatrice e i suoi alfieri.
Le sei persone, quattro donne e due uomini, che formavano il Consiglio dell'imperatrice erano già tutte sedute nei posti che da sempre occupavano. Ananta si diresse verso il suo alto scranno e prese posto sistemando il proprio vestito mentre lo faceva.
Quella sala era stata concepita da sua nonna, l'imperatrice Baya Lauvi'iah più di ottant'anni prima. I muri erano stati lasciati al loro stato grezzo ed erano quindi ben visibili le pietre che costituivano le pareti, ma solo in alcuni punti. L'imperatrice aveva, infatti, voluto tappezzare le superfici con grandi arazzi magistralmente tessuti. Nella parte più lontana dall'ingresso, illuminato da una luce che filtrava da una finestra posta ad est, era stato posizionato un alto scranno di legno scuro, su una pedana rialzata. Di fronte, in posizione ribassata, sedevano i consiglieri, dietro ad un lungo tavolo rettangolare, in fila uno accanto all'altro come bravi soldatini. Era così che sua nonna Baya aveva voluto ricordare a quelle Lady di alto lignaggio che chi comandava era sempre e soltanto lei. Si era premurata di esercitare il proprio potere in ogni modo possibile. Durante il suo regno, aveva voluto una guardia personale formata da otto guerrieri scelti tra i figli e i nipoti dei suoi alfieri, uomini forti e nobili; due si essi non la lasciavano mai, neanche durante le sedute del consiglio. Stavano ai lati del suo scranno, ed essendo discendenti di quelle stesse donne che la consigliavano, non vi era stata nessuna violazione della legge che vietava ad altri di presiedere alle riunioni.
In quel momento tutte le sedie erano occupate tranne quella che era stata di Nun. Nun Talel non era stato solo suo marito e imperatore consorte, ma anche il discendente della famiglia Talel, e non essendoci eredi femmine, il seggio era stato suo. Per pura combinazione, lui le si sedeva di fronte, e quindi ora quella sedia era vuota.
Secondo un ordine, stabilito da sua madre, le Lady si sedevano in base alla regione che rappresentavano. Era facile vedere se quell'ordine veniva rispettato, visto che uno degli arazzi, secondo Ananta il più bello di tutta la stanza, era una fedele rappresentazione geografica del regno di Amrat. I suoi colori, vividi, dopo secoli che era stato tessuto, segnalavano laghi, fiumi e ogni altro rilievo del regno, ma, cosa ancora più importante, i confini territoriali e le città di maggiore importanza. Nella prima regione del regno, Amrat stessa, erano presenti tre grandi città: Cerebe, Andro e Drama. Andro, la città natale di Nun, era situata di fronte ad Amrat, in linea d'aria; le altre due, una a destra, l'altra a sinistra.
Nessuno dei presenti aprì bocca, aspettando che Ananta si decidesse a parlare. E l'imperatrice intendeva tenerli un po' sulle spine; qualcuna delle lezioni di potere di sua nonna, apprese dalla bocca di sua madre, le tornava utile di tanto in tanto. Inoltre, stava aspettando una persona, quella che avrebbe occupato il seggio vacante.
Un colpo deciso venne battuto sulla porta, uno solo; poi chi era dall'altro lato attese il permesso di entrare. Ananta fece un cenno e Lord Nahas diede l'ordine di aprire le porte. Shakir Nahas rappresentava sua figlia minore Assem, una ragazzina di tredici anni, erede della casa, perché sua sorella maggiore, seppure viva, era costretta a letto da una grave infermità. La lady loro madre aveva rinunciato al potere ed anche al suo buon nome per prendersi cura della figlia. Tutte le altre donne avrebbero usato l'erba silente e dato riposo ad una creatura la cui esistenza era un susseguirsi di giorni dolorosi. Nun aveva visto quella ragazza, l'aveva visitata, solo per puro spirito caritatevole e su insistenti preghiere della madre. Nulla avevano potuto le sue conoscenze mediche e per giorni era stato taciturno con lei. Solo dopo attente riflessioni era riuscito a raccontarle quello che aveva visto: una ragazza di quasi diciotto anni che pareva un'infante, con lo sguardo sofferente e che sorrideva solo a sua sorella. Avrebbe dovuto odiare quella sorella che sembrava più grande di lei, aveva il suo titolo e la vitalità che a lei mancava. La piccola Assem, però, era anche la sua unica amica e compagna di giochi. Giochi mai fatti, solo una voce che le parlava vispa e vibrante, come lei non sarebbe mai stata.
All'epoca di quei fatti, Ananta e Nun erano sposati solo da sei mesi e Tiphereth non c'era ancora. Era stato difficile pensare a come si sarebbe comportata lei nella stessa situazione e aveva creduto che sarebbe ricorsa, senza alcun dubbio, all'erba silente. Quando aveva appreso di essere in attesa del suo primo figlio, prima ancora di conoscere il sesso del nascituro, aveva capito, che anche per amore del suo titolo, non avrebbe mai potuto fare uso di quell'erba. Sentire di avere una nuova vita che cresceva in lei aveva cambiato ogni prospettiva. Per questo, aveva molto rispetto di quella donna. Un po' meno del poco avvenente marito, che seppur un uomo rispettabile, usava il suo ruolo nel Consiglio per sfuggire alla triste vita famigliare.
I battenti vennero spalancati e Lord Zohar Talel fece il suo ingresso nella stanza. Ananta poteva leggere ciò che i suoi consiglieri provavano dalle loro espressioni. Certamente Lady Aviel non era sorpresa. Quella donna era sempre un passo avanti agli altri, preceduta di molte spanne dalla propria avidità. Ogni suo gesto era improntato solo al profitto personale e niente veniva fatto se non poteva trarne vantaggio. Sullo scudo della suo nobile casa avrebbe dovuto esserci una nimae d'oro, anziché un fiocco di neve. Eppure tutto il potere e il denaro che era riuscita ad accumulare, non aveva ancora convinto nessun giovane nobile a chiedere in moglie una delle sue due figlie. Entrambe le ragazze avevano ereditato la bruttezza della madre, il suo naso aquilino e le labbra troppo sottili. In quel caso i loro volti potevano davvero essere considerati lo specchio delle loro anime.
Lord Zohar si avvicinò al tavolo restando però rigido e impettito nella sua cappa viola, trattenuta da un semplice fermaglio d'argento. Le porte erano state prontamente richiuse e nella stanza il silenzio era tale che anche il più lieve sospiro era udibile. La sempre dolce Lady Karmia, ultima erede della omonima casata, continuava a spostare lo sguardo da lei all'uomo in piedi, come se non ne vedesse uno degno di tale nome da molto tempo. Forse era davvero così, visto che sia Lord Nahas che Lord Elraz erano brutti come il peccato. E Lady Karmia mai si sarebbe permessa di guardare l'imperatore in modo meno che conveniente.
Quella considerazione le strappò quasi un sorriso. Quella donna non si meritava la sua derisione, una delle poche Lady davvero fedeli che aveva, senza secondi fini e inutili dimostrazioni di servilismo. La sua famiglia non esisteva più, a parte una sorella minore, Lady Talia. Se ben ricordava aveva solo tre anni meno della maggiore, come lei non era sposata, e all'età di quarantadue anni dubitava che l'avrebbero più fatto. Vivevano in una delle regioni più belle del regno, almeno per quelli che amavano il freddo: Elisiom, da tutti conosciuta come la regione degli specchi, per le maestose ed incredibili formazioni fredde che vi si trovavano. Composte da un materiale che sembrava ed era freddo come il ghiaccio, ma che in realtà era Sil, la più grande ricchezza del regno di Amrat. Il Sil veniva usato per forgiare armi dalle lame lucenti e molto taglienti. Quattrocento anni prima era anche stato il minerale dell'amore, perché era da esso che si ricavavano gli anelli usati nello scambio dei voti nuziali.
Molto più probabilmente, Lady Karmia, non si aspettava che qualcuno avrebbe occupato il posto di Nun, almeno così in fretta. Lei però aveva bisogno di tutti e sette i consiglieri; in quel momento il regno necessitava di ogni aiuto possibile. E non era neanche sicura di poterlo trovare tra quelle persone che le sedevano di fronte.
«Immagino tutti conosciate Lord Zohar, della nobile casa dei Talel», Ananta si rese conto di essere stata troppo formale, ma non le riusciva proprio di fare altrimenti con suo cognato.
Non aveva mai instaurato un rapporto più confidenziale con lui e il gelo era sicuramente reciproco. L'uomo, più somigliante a sua madre che al Lord suo padre, fece inchini più profondi per le donne e semplici cenni del capo ai due uomini. Zohar era alto e magro, aveva il portamento elegante che ogni nobile doveva avere e il giusto distacco da ogni cosa. Freddo, come la giornata oltre la finestra, in lui niente ricordava la parentela con il suo defunto e amato marito. Aveva preso i colori dei Talel e all'età di ventinove anni, aveva capelli neri e folti, tagliati corti, e occhi verdi.
Dopo aver salutato i consiglieri, Zohar tornò a guardarla dritto negli occhi. Aveva sempre avuto uno sguardo diretto e penetrante, di quel tipo che riesce a mettere a disagio. Continuavano a restare in silenzio e se avesse atteso che uno di loro prendesse parola, avrebbero trascorso il resto della giornata in quella stanza senza concludere niente.
«Lord Zohar è qui per occupare il posto vuoto nel Consiglio, come rappresentante della sua casa, ma anche della città di Andro», disse per mettere subito in chiaro le sue intenzioni.
Non stava chiedendo il loro permesso, avrebbero solo dovuto confermare la sua decisione.
«La carica spetta a vostra figlia, la principessa Tiphereth», replicò tagliente Zohar.
«Una bambina di soli cinque anni, che utilità potrà avere la sua presenza in questo luogo?», il fastidio trapelò appena dalla sua voce. Non le sembrava possibile che discutesse il suo operato e ancor più assurdo che osasse rifiutare la carica che gli stava offrendo.
«Una bambina che è, secondo le nostre leggi, sotto la vostra tutela», non ebbe bisogno di aggiungere che quindi quel posto spettava a lei. Il suo voto avrebbe avuto quindi valenza doppia, in qualunque decisione del Consiglio.
L'imperatrice stava per parlare nuovamente, ma prima di farlo si arrestò. Gli altri seguivano con curiosità quello scambio di battute. Anche se erano tenuti a mantenere il segreto su ciò che succedeva in quella stanza, la conversazione in questione avrebbe fatto il giro del regno in pochi giorni. Tutti avrebbero saputo che Lord Zohar aveva rifiutato la carica, e ancor peggio che la sua autorità poteva essere messa in discussione. Perdere di credibilità era assolutamente inconcepibile al momento. Doveva piegare quell'uomo al suo volere in un modo o nell'altro, le servivano solo gli argomenti giusti per farlo.
«Quel posto non potrà essere occupato da nessuno, poiché un giorno la principessa siederà su questo mio stesso scranno. Ma il Consiglio deve avere sette membri e voi avete tutti i requisiti adatti per occupare tale posto. Siete il fratello del defunto imperatore, zio della principessa e...», mentre pronunciava quella frase, vide la mascella di Zohar irrigidirsi. Menzionare Nun forse non era stata la scelta migliore, in quel frangente.
Stava vedendo tutti gli sforzi fatti infrangersi contro il muro invisibile che Zohar aveva eretto; ora lui non la guardava più. Fissava insistentemente la sedia vuota davanti a lui.
Ananta trattenne il respiro e un dubbio si insinuò in lei: voleva davvero che quell'uomo la osservasse da una posizione privilegiata? Stava davvero lottando affinché ciò succedesse? Forse era ancora in tempo per cambiare idea.
«L'imperatrice ha perfettamente ragione. Non esiste nobile più adatto ad occupare il ruolo del defunto imperatore. La casa Talel non può perdere tale privilegio e per Lady Eliora sarà sicuramente un sollievo sapere che nonostante tutto, nessuno dimenticherà», il discorso uscì tutto d'un fiato dalle labbra tremanti di Lady Yehudit.
La donna era molto più sorpresa di tutti loro messi insieme per aver osato esprimere la propria opinione. Si guardò intorno confusa, si morse le labbra e poi prese a fissare una pietra al di là dello scranno dell'imperatrice. Da lei non potevano aspettarsi altro, ma non sarebbe servito.
Guardando il volto di suo cognato, Ananta comprese che l'altra donna aveva fatto centro. Anche quell'uomo aveva un punto debole, e a quanto pareva, risiedeva nella nobile e in quel momento fragile madre.
«Sarà un onore accettare la vostra offerta, imperatrice», Lord Zohar si portò una mano al cuore e piegò il mento quasi a sfiorare la spilla che teneva il suo mantello. Senza attendere oltre, scostò la sedia e si sedette al suo posto.
Passò del tempo, prima che Lord Nahas si rendesse conto che era finalmente arrivato il momento di cominciare la seduta.
Era suo compito metterla al corrente di quello che il consiglio voleva discutere con lei, ed anche se in quel caso specifico era stata lei a convocarli, la procedura non cambiava.
«Siamo tutti d'accordo, allora, che Lord Zohar Talel sia il nuovo consigliere in rappresentanza della città di Andro», disse, gonfiando il già prominente petto il Lord, come se avesse appena scoperto qualcosa di nuovo.
Ananta sospirò, cercando di non far vedere ai suoi consiglieri quanto tutto ciò fosse molto tedioso. Stava per ricordare a tutti che c'erano molte altre cose di cui discutere, ma fu preceduta da Lord Elraz.
«Imperatrice, con il vostro permesso, vorrei esprimere, a nome di tutti i presenti quello che abbiamo convenuto nell'ultima riunione che si è tenuta qui, alcuni giorni fa».
L'imperatrice diede il suo consenso con un cenno e il Lord si alzò addirittura in piedi.
«La vostra recente perdita, che colpisce anche i nostri cuori, è un fardello pesante per voi. Siamo sicuri che ciò di cui abbiate bisogno in questo momento sia del riposo e tanta tranquillità. Come vostri consiglieri, siamo pronti ad occuparci del regno finché sarà necessario».
«Vi ringrazio per la vostra sollecita premura», disse Ananta, quando invece avrebbe voluto schiaffeggiarli «ma è mia ferma intenzione riprendere in mano ogni cosa. Non sono vecchia, né tanto meno stanca. Sono addolorata per la morte di mio marito, eppure ho mille altre ragioni per cui farmi forza. Quindi signori, e signore, adesso vorrei essere aggiornata su quello che è successo durante la mia assenza». Mettere in chiaro, una volta per tutte, quella faccenda, la fece sentire molto meglio.
Eppure, le Lady e i Lord restarono a guardarsi senza sapere cosa dire.
«Questo inverno le abbondanti nevicate che non si registravano almeno da un decennio hanno danneggiato i raccolti di tutte le regioni di Ocsamad. In particolare il capo gilda Roth, che ho incontrato solo due settimane fa, mi parlava del fatto che molto probabilmente non potranno rifornire adeguatamente i mercati dei frutti di stagione. Inoltre, persino i funghi amarantini di Lesia scarseggiano sulle tavole del popolo. Pare che Algol ne abbia limitato l'esportazione a causa dei magri raccolti. Sicuramente Lord Nahas era già a conoscenza della faccenda».
Suo cognato si girò verso l'altro uomo, invitandolo in tal modo a spiegare più approfonditamente il problema.
Mentre Zohar parlava, l'altro uomo aveva tirato fuori un candido fazzoletto da una tasca per detergersi la fronte. Eppure nella stanza solo due grossi bracieri ardevano cercando di scacciare freddo ed umidità. Il loro calore però non era tale da far sudare nessuno, anche un uomo con una pancia prominente come la sua.
«Effettivamente i raccolti sono scarsi, ma la situazione non è per niente allarmante. Bisognerà solo fare un po' di economia; certo sulle tavole di nessuno mancherà lo stretto necessario». La voce del Lord ebbe una leggera esitazione.
«Confido nel fatto che anche sulla vostra tavola ci sarà solo il necessario per sopravvivere».
«Certamente, maestà!». Fu costretto a promettere il Lord.
«Imperatrice, a proposito di capi gilda, sarebbe il momento di fare qualcosa per la situazione di Glasil». Intervenne Lady Aviel, con una prontezza che insospettì Ananta.
Si chiese se il freddo fosse davvero un problema di tale entità; avrebbe dovuto saperlo, in qualche modo, se ci fossero stati problemi a Glasil. D'altro canto, Lady Orien viveva molto più vicina a Glasil e poteva anche sapere cose che avrebbero potuto usare per anticipare i problemi, anziché doverli affrontare poi.
«Di cosa state parlando esattamente?». Fu costretta a chiedere.
«Sappiamo tutti che il capo Hodaya è molto avanti con gli anni e potremmo chiederle di lasciare il suo ruolo a qualcuno di più giovane».
Ogni mestiere svolto nel regno era sotto il controllo di una gilda. Nella regione di Glasil aveva sede la gilda della estrattrici. Era guidata da una donna, sempre a causa della successione di tipo matriarcale, di nome Hodaya Karel; da molti anni ormai la donna svolgeva quel compito in modo egregio. Prima di diventare capo gilda era stata ella stessa un'estrattrice di Sil eccezionale; le gilde erano delle organizzazioni che non dovevano sottostare all'autorità imperiale. L'unico loro obbligo era nei confronti della gilda maestra, che serviva a controllare tutte le altre gilde, e fatto eccezionale, univa i lavoratori sia di Algol che di Amrat. La sua sede era nelle terre di Enery, un piccolo stato a sud dei regni, libero dal controllo degli imperatori. Quindi, per quanto si accanisse, non c'era niente che Lady Aviel potesse fare per interferire con la politica interna della gilda.
«Non sta a noi decidere se e come sostituire il capo Karel. Le gilde non rientrano nella nostra sfera di controllo».
«Se Hodaya morisse improvvisamente, chi guiderebbe la gilda? Il Sil è la nostra più importante risorsa e non possiamo permetterci di avere ritardi o problemi nella sua estrazione!». Affermò ancora Lady Orien, le mani contratte in un pugno nervoso.
«Esistono delle precise regole all'interno delle gilde. Abbiamo tante altre cose di cui occuparci, questo non ci riguarda». Ananta pose così fine alla discussione.
«Se non c'è altro di cui parlare, al momento, la seduta si conclude qui».
Ananta si alzò dallo scranno e dopo aver rivolto loro un cenno, uscì dalla stanza seguita dagli sguardi di tutti.
Sapeva che alcuni di loro avrebbero approfittato della sua ospitalità e sarebbero rimasti a palazzo, forse anche per il resto dell'inverno. Lady Karmia era una di quelle che restava; sua sorella occupava una stanza al castello, e non avendo altri parenti importanti, evitavano di viaggiare con un tempo così poco clemente. Ad ogni modo il castello era abbastanza grande per tutti loro. Potevano anche passare giorni o settimane, prima che si incontrassero se non lo volevano davvero.
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