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Capitolo 5

Il giorno precedente e quello prima ancora non aveva fatto altro che nevicare, così che il mondo fuori era diventato una fiabesca distesa bianca.

In verità tutti gli anni nevicava abbondantemente ad Amrat.

Tiphereth, però, aveva solo cinque anni e non aveva visto molti inverni e quelli precedenti non li ricordava bene. Quell'anno, però, era diverso da tutti gli altri: aveva perso da poco suo padre e quindi avrebbe ricordato a lungo ogni particolare. Vedere la bianca distesa dalla finestra della sua stanza le aveva sollevato un po' il morale. La sua cameriera stava finendo di allacciare l'abito bianco che aveva scelto e non vedeva l'ora di poter uscire per andare a toccare la neve.

Era fredda e umida, come la pietra che avevano posto sulla tomba di suo padre. O almeno era quello che le aveva raccontato Lady Nili. La donna, nel colmare la curiosità della bambina, non si rendeva conto a volte di dirle cose che lei avrebbe preferito non sapere, come il fatto che suo padre sarebbe stato posto sotto una pietra. Era stata poi sua madre a dover rimediare spiegandole che solo il corpo di suo padre sarebbe stato lì, ma che quello che lui era davvero sarebbe stato sempre con lei.

Tiphereth si muoveva ogni istante, rendendo il lavoro della sua cameriera più difficile, ma questa non si lamentò neanche per un momento. Alla fine la principessa fu pronta e si allontanò quasi di corsa dalle sue stanze. Non stava mai nella sua camera, aveva un mondo da scoprire e restare chiusa dentro quattro pareti le sembrava uno spreco. Ora più che mai, le odiava. Ci aveva passato fin troppo tempo a piangere per la propria perdita e conosceva a memoria ogni oggetto che contenevano. Quando non aveva il viso affondato nel cuscino, con le orecchie piene dei propri singhiozzi, soleva fissare imbambolata ciò che la circondava. Sapeva che accanto alla specchiera il legno dei pannelli era più scuro che altrove, che il tavolino dove veniva riposto il suo pettine aveva una scheggiatura sul lato sinistro verso il fondo e tante altre cose del tutto inutili.

Volò sui due gradini che la separavano dalla sala dove faceva colazione con sua madre e la guardia davanti alla porta gliela aprì, prima che lei vi giungesse innanzi, così non dovette neanche fermarsi. Vide lo stesso il sorriso che il giovane soldato le rivolse e udì il suo ossequioso «Principessa».

Una volta dentro si fermò e cercò di riprendere fiato per non far capire a sua madre che aveva corso ancora per i corridoi, ma il suo sguardo severo le disse che sapeva.

«Buongiorno madre», la salutò appena fu in grado di articolare le parole.

«Buongiorno anche a te, figlia poco ubbidiente», ricambiò sua madre, rivolgendole anche uno stanco sorriso.

Sul tavolo, coperto da una bella tovaglia scura, in quei tempi tutto quello che girava intorno all'imperatrice lo era, era stata già preparata la colazione.

C'erano tutte le cose che la bambina preferiva: pane appena sfornato, piccoli dolcetti ripieni di una morbida crema bianca e latte dolcificato con del miele.

Mentre la bimba si accingeva a divorare la colazione, sua madre monitorava ogni suo movimento. Aveva da poco cominciato le lezioni di etichetta con Lady Nili e quello era l'unico pasto che consumava con l'imperatrice, che ne approfittava per vedere se faceva progressi o meno. Così Tiphereth si sforzò di ricordare tutte le regole che la donna le aveva ripetuto molte volte e soprattutto di applicarle. Il fatto era che Ananta aveva tutta la sua attenzione puntata sulla figlia, perché in realtà lei non mangiava.

Sua madre non faceva mai colazione, le era stato spiegato che era sconveniente consumare tre pasti al giorno per una donna adulta in perfetta salute e che volesse conservare inalterato il proprio aspetto fisico. Tiphereth non sapeva esattamente cosa ciò volesse dire, ma nella sostanza sua madre in quel momento non aveva niente di meglio da fare che controllarla.

Nel frattempo le rivolgeva anche le solite domande.

«Ti senti un po' meglio stamane, Tiphereth?», chiese come da copione.

«Sì, madre. Molto meglio. Oggi non nevica e mi chiedevo se potessi avere il permesso di uscire», si sforzò di usare il linguaggio che Lady Nili le stava insegnando e sua madre parve soddisfatta dei suoi modi.

«Certamente, ma dovrai fare attenzione, la neve può essere pericolosa».

«Va bene», mentre sua madre si voltava al suono di nocche sulla porta, Tiphereth fu lesta a nascondere del pane nella tasca del suo vestito, l'unica che avesse.

Un uomo, un soldato della Guardia del Borgo, ebbe il permesso di entrare. Fece un inchino e poi porse una lettera a sua madre.

L'imperatrice lo ringraziò con un cenno e l'uomo se ne andò. Strappò il sigillo alla missiva e scorse le righe; i suoi occhi volavano sulla parole, non molte evidentemente, visto che dopo pochi istanti sollevò lo sguardo per posarlo di nuovo su sua figlia. Lei sfoderò l'espressione più innocente che conosceva, sperando che non si fosse accorta di nulla, ma la donna aveva altro per la testa.

«Temo che la tua passeggiata di oggi dovrà essere rimandata Tiphereth», le disse con calma.

«Perché madre? Voi mi avevate dato il permesso... mi sto comportando bene, perché?», chiese Tiphereth quasi sull'orlo delle lacrime.

Sapeva che la donna detestava vederla piangere e di tanto in tanto non le dispiaceva usare quel metodo. Soprattutto nell'ultimo periodo funzionava molto bene. Questa volta, però, sua madre non si fece convincere e continuò con le sue spiegazioni.

«Tuo zio Jethro mi ha appena informata che Lady Margalit sta per giungere al castello e voglio che sia tu con Lady Nili ad accoglierla», disse con un tono che non ammetteva repliche.

«Ma madre», disse ora confusa la bambina, «sarà sicuramente venuta per vedere voi questa Lady, cosa dovrebbe farsene di me!», esclamò Tiphereth indicandosi.

«Si tratta di una ragazza con qualche anno più di te. Sua madre, Lady Oded ed io, ci siamo messe d'accordo affinché ella venga istruita qui a palazzo con te e sia la tua dama di compagnia».

«Volete dire che ci sarà finalmente qualcuno con cui Lady Nili mi permetterà di stare?», esclamò sbalordita Tiphereth.

Ananta sorrise, forse sorpresa dal cambio repentino di umore della figlia e annuì.

«Sua madre è una donna molto influente che vive a Xan e il fatto che sua figlia vivrà con noi, creerà un'alleanza tra le nostre due famiglie. Voglio che tu capisca, Tiphereth, che questa mia scelta ha molti significati importanti non solo per te, ma per tutta Amrat», sua madre aveva usato il tono che esigeva attenzione, così la bambina cercò di ascoltare le sue parole e capirle.

Quando l'imperatrice parlava di Amrat, lei aveva le idee poco chiare. Aveva provato a chiedere spiegazioni a Lady Nili, che si era lanciata in una dissertazione lunga e troppo complessa per lei, così la bambina continuava a non sapere esattamente come fosse fatta questa Amrat che un giorno avrebbe dovuto governare.

Era passata un'ora dalla colazione e sua madre l'aveva lasciata sola con Lady Nili per un ripasso della lezione sull'accoglienza fino a quando non fosse arrivata questa ragazza.

«Principessa, ricordate, Lady Margalit farà il suo inchino a cui voi dovrete rispondere con una genuflessione leggera del vostro corpo. Solo un cenno, perché anche se avete meno anni di lei siete l'erede al trono e non sta bene che una futura imperatrice si inchini davanti ai suoi sudditi», il modo in cui la sua istitutrice pronunciava le parole principessa e imperatrice, avevano per Tiphereth un suono sgradevole. Vi poneva l'accento in modo particolare e la sua voce diventava appena più stridula.

Lady Nili era una donna più vecchia di sua madre con la pelle tirata sugli zigomi e un collo troppo sottile per reggere il peso della sua testa. Portava i capelli sempre legati in un'orribile crocchia che doveva farle molto male. Erano talmente tirati all'indietro che a volte la bambina si chiedeva se erano veri. Sempre in ordine, nessun ciuffo sfuggiva a quell'antiquata acconciatura, che rendeva più sgradevole il suo viso troppo ossuto. I suoi abiti erano di colori tristi e smorti più dell'inverno in corso e con il corpetto che nascondeva tutta la pelle. Solo mani e viso erano risparmiati da quei vestiti soffocanti. La parte peggiore arrivava d'estate quando, nonostante la stoffa degli abiti fosse più leggera, il senso di soffocamento era ancora più accentuato. Non l'aveva mai vista sudare o lamentarsi per qualcosa, se si eccettuavano le volte in cui la rimproverava per il suo comportamento. Forse non era vera, ma un pupazzo parlante che sua madre aveva creato per rendere la sua vita difficile.

Eppure Lady Nili era l'unica persona che le restava, visto che sua madre era sempre impegnata a governare. Invece quella donna non aveva altra priorità nella sua vita se non guidare quella della giovane principessa.

Tiphereth nella sua giovane mente poteva già vedere come sarebbe stata la sua nuova amica. E immaginava tutto quello che insieme avrebbero potuto fare. Un improvviso pensiero sgradevole, però, offuscò queste sue considerazioni.

«Lady Nili, e se poi non piaccio a Lady Margalit?», chiese interrompendo il discorso dell'altra.

«Impossibile. Voi siete la principessa, e tutti vi amano!», affermò sicura la donna.

«Questa ragazza non mi conosce affatto, potrebbe odiarmi oppure considerarmi troppo piccola per stare con lei», continuò imperterrita.

«Nessuno vi odia. E vedrete che sarà come dico io. Dovete fidarvi della parola di qualcuno più grande e saggio di voi».

«Adesso state mentendo», l'accusò alzandosi dalla sedia dove l'altra aveva voluto che si sistemasse. «Vi ho sentito dire che mio zio Zohar mi odia!», finì sicura la bambina.

E per la prima volta, Lady Nili non seppe che dire, così restò in silenzio, salvata dall'arrivo di una serva che annunciava la carrozza di Lady Margalit Oded.

Tiphereth e Lady Nili si diressero verso il portone di ingresso di Amrat. Sua madre stava già sulla scalinata ad attendere che la carrozza si aprisse. Non vi erano altri membri della corte, l'arrivo di Lady Margalit era un evento quasi privato, come una nuova figlia di cui l'imperatrice aveva scelto di prendersi cura, un onore di per sé immenso.

Un servo aprì la porta della carrozza, azzurra e grigia con dei delicati fiori dipinti sulle fiancate, porgendo la mano a qualcuno all'interno. Dopo un istante una pallida mano di ragazzina prese l'altra per farsi aiutare a scendere.

Lady Margalit era una bambina di circa dieci anni, con la pelle chiara e delicata e biondi capelli lunghi. Aveva occhi verdi, attenti e curiosi. Appena ebbe sceso l'ultimo gradino davanti alla carrozza, lasciò la mano del servo e alzò il viso verso il castello. Osservò l'imperatrice per un solo istante prima di abbassare lo sguardo e inchinarsi rispettosamente davanti a lei.

«Benvenuta al castello di Amrat, Lady Margalit. Questa è mia figlia, la principessa Tiphereth, spero che andrete d'accordo», l'imperatrice attese solo il tempo di vedere la bambina inchinarsi di nuovo davanti alla figlia, poi si congedò lasciando il compito di occuparsi della nuova arrivata a Lady Nili.

Lady Margalit era una ragazzina praticamente perfetta, pensò Tiphereth, osservandola mentre assieme a Lady Nili l'accompagnavano nelle sue stanze. Camminava lentamente con grazia e anche se il suo abito, una deliziosa creazione di un rosso chiaro, toccava il pavimento, lei non ne era intralciata in alcun modo. Parlava lentamente, scegliendo e dosando accuratamente quello che diceva. Per lo più dando ragione alla Lady che ora era anche la sua istitutrice.

Le stanze scelte per lei erano accanto a quelle della principessa. I servi avevano già deposto ai piedi del letto due enormi bauli che contenevano gli abiti della bambina.

«Adesso ti lasciamo da sola, arriverà subito una serva ad occuparsi dei tuoi vestiti, dopo averti aiutato a rinfrescarti. Quando sarai pronta ci raggiungerai nella sala del cucito. Lì la principessa Tiphereth sta apprendendo le prime nozioni della materia. Oggi ci limiteremo a far trascorrere il resto della giornata, senza che vi stanchiate troppo. Il viaggio deve avervi affaticato a sufficienza, ma da domani dovrete seguire il programma che ho pensato per voi due», Lady Nili parlava con un tono autorevole che ben si addiceva alla sua figura così severa.

«Veramente la Lady mia madre ha fatto venire in un'altra carrozza le serve che si occupano da sempre di me. Loro saranno sufficienti ad aiutarmi ogni giorno», le spiegò Lady Margalit, mentre sentivano bussare alla porta.

Quando ebbero ricevuto il permesso per entrare, due serve fecero il loro ingresso, si inchinarono e subito dopo presero a disfare i bagagli della ragazza.

«Vostra madre è una donna piuttosto previdente», osservò Lady Nili.

«Senza alcuna ombra di dubbio», confermò la ragazzina.

Dopo questa ultima frase, Lady Nili e Tiphereth lasciarono la ragazzina sola e se ne andarono.

Mentre percorrevano il corridoio verso la stanza del cucito, l'istitutrice fece notare diversi particolari che a Tiphereth erano sfuggiti, proprio perché era solo una bambina e di certe cose non sapeva nulla.

«Lady Margalit indossava un abito di quel colore per fare una buona impressione sull'imperatrice».

«Perché?», chiese semplicemente la piccola.

«L'amaranto è la tonalità di rosso scelta da vostra madre quando salì al trono, indossarlo è una forma di rispetto nei suoi confronti», spiegò per una volta paziente.

«Il colore della Lady mia madre è più forte. Il suo vessillo sventola ogni giorno sulle mura del castello, dovreste andare a vederlo e capireste la differenza», era fiera di aver compreso il ragionamento di Lady Nili, ma soprattutto di essersi ricordata quello che le aveva spiegato suo padre.

«Quello che indossava Lady Margalit era di una tonalità più chiara, perché un colore tanto intenso non si addice ad una ragazzina della sua età», la corresse ancora l'altra.

«I miei abiti sono quasi tutti bianchi, è perché sono tanto piccola?», la voce della bambina tremò appena sulla parola quasi. Questo perché non riusciva a dimenticare a cosa si riferiva, cioè a quell'abito nero, indossato solo la settimana precedente e che aveva gettato nel fondo di un baule, quando nessuno poteva vederla.

«I vostri abiti sono bianchi perché la tradizione vuole che le future imperatrici indossino questo colore finché non avranno deciso quale sarà la tonalità di rosso che le rappresenterà. Solo allora lasceranno il bianco per gli altri colori».

Le due avevano raggiunto la stanza in cui erano dirette e la principessa si sedette al suo posto. L'istitutrice prese il ricamo che aveva lasciato lì la volta scorsa e occupò una sedia accanto a lei. Tiphereth era ancora un po' troppo piccola per le lezioni di cucito e ricamo, ma Lady Nili era convinta che osservarla all'opera non le potesse fare di certo male. Intanto le spiegava una delle milioni di cose che lei doveva conoscere per poter essere una brava imperatrice. Quel giorno scelse di raccontarle delle case nobili del regno, restando in tema con l'arrivo dell'altra ragazzina. E per fare in modo che Tiphereth non si distraesse dall'ascoltarla, ogni tanto le chiedeva di ripetere quello che le stava dicendo. Non sempre la principessa era attenta, ma ogni volta che rispondeva correttamente, Lady Nili si premurava di farle un cenno di approvazione con il capo.

Questo finché lady Margalit non le raggiunse. Allora Lady Nili lasciò perdere le lezioni permettendo alle due bambine di iniziare ad instaurare un rapporto.  

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