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Capitolo 39

La regina si era trasferita con Zohar nella sala del trono e insieme attendevano il ritorno di Drakera. A loro si erano unite Karmia e sua sorella Talia, per una volta insieme, per chiederle con delicatezza quali fossero le condizioni di Tiphereth.

Il genuino sorriso di sollievo delle due donne aveva scaldato le membra gelide della sovrana, senza toglierle di dosso quella sensazione di pericolo che aleggiava su di lei da quando una guardia l'aveva avvertita del ferimento della figlia.

Suo cognato in persona le aveva porto un bicchiere di vino rosso per ravvivare le guance bianche ed era stato evidente come la sua mano tremasse. Aveva ancora in mente le parole di suo nipote e di come solo lo sbilanciamento di Tiphereth, a causa di una radice, le avesse salvato la vita. La morte della ragazza avrebbe causato tali e tanti problemi come neanche la perdita di Nun aveva potuto fare.

Dopo ore di attesa, le porte lasciarono passare la figura snella di Yachin senza chiudersi: dietro di lui veniva l'altro comandante.

«Allora?», chiese subito, senza preamboli.

I due uomini erano impolverati e anche stanchi, ma lei non aveva tempo per le gentilezze in quel momento.

Drakera le rivolse un cenno che sciolse in parte la sua ansia così, per darsi un contegno, si sedette sul trono pronta ad ascoltare il resoconto dei due.

«Abbiamo inseguito l'attentatore per le strade del Borgo», cominciò il suo amante senza chiedere all'altro se volesse parlare, dopotutto era lui a dover rispondere della sicurezza all'interno del castello;«si trattava di un giovane di circa diciotto anni, uno del popolo,ma con conoscenze altolocate».

La reazione dei presenti fu di intensa sorpresa poiché essi stessi facevano parte di quella schiera, eppure lei aveva già valutato qualche ipotesi e sapeva che il traditore non era in quella stanza.

«Siete riusciti a interrogarlo? Può fornirci altre informazioni utili?»,tentò la sovrana, anche se l'uso del passato gli faceva pensare che il ragazzo non era più vivo.

«Purtroppo no. Durante la sua fuga ha attaccato lord Jethro e nel difendersi lui gli ha sferrato un colpo mortale», confermò il comandante.

Quel particolare attirò l'attenzione sull'altro uomo che per una volta non sembrava molto contento di ritrovarsi al centro dei loro discorsi.

Sulla gota spiccava un taglio piuttosto profondo che non era stato ancora medicato, anche se il sangue aveva smesso di uscire. I capelli poi,erano spettinati e alcune ciocche impiastricciate dello stesso cruore. La stanchezza nei suoi tratti aristocratici spiccava come neve in un giorno d'estate eppure restava molto affascinante,motivo per cui molte donne sospiravano al suo passaggio. Anche se negli ultimi anni erano rimaste deluse: si mormorava che la sua relazione con lady Elisheva continuasse in qualche maniera bizzarra pure a distanza.

«Una circostanza spiacevole, quella occorsa. E quindi comandante come siete giunto alle conclusioni che mi avete appena esposto?», si rivolse ancora al capo delle sue guardie, pur continuando a fissare l'altro.

«Abbiamo recuperato dei documenti dal suo corpo e in uno di essi vi è l'esatto schema dei turni di guardia e le indicazioni su come eludere le sentinelle e intrufolarsi oltre le mura del palazzo. Indossava degli abiti che gli permettevano di mimetizzarsi con un qualsiasi altro lavorante anche se a mio avviso gli sarà servito solo per attraversare il cortile e dirigersi verso il boschetto. Lì avrà atteso il momento in cui la principessa fosse stata a portata di tiro».

Ananta chiuse gli occhi per isolarsi dal resto della sala. Quelle informazioni seppur utili non aggiungevano molto alla realtà dei fatti: Tiphereth era in pericolo e bisognava fare qualcosa per la sua incolumità.

«Qualunque fosse la fazione a cui quel ragazzo apparteneva il suo scopo era evidente: colpire la corona attraverso la morte della principessa. Ed è questo che dobbiamo impedire che si verifichi», intervenne in quel frangente Zohar.

Drakera raddrizzò la schiena e la guardò con rammarico, come se volesse scusarsi per qualcosa.

«Ci ho riflettuto e l'unico modo che abbiamo per evitare questa tragedia è allontanare l'erede da Amrat», e tutti furono scossi da quelle parole.

La regina non aveva tempo di pensare a ognuna delle loro reazioni: aveva già un bel da fare a controllare le proprie e quelle dell'uomo difronte a lei.

«Nessun posto all'interno del regno è sicuro. Non sappiamo chi ci sia davvero dietro l'attentato e non possiamo prevedere chi vi sia coinvolto», fu ancora Zohar a parlare.

«Il posto della principessa è qui, vicino a sua madre e al popolo che sta appena imparando a conoscerla», disse l'altro fratello in aperto contrasto con il primo.

«Quello stesso popolo di cui faceva parte quel ragazzo. In questo momento l'immagine pubblica della ragazza è di rilevanza minore rispetto al difendere la sua vita stessa!», rincarò Talel.

«Esentiamo, fratello», e calcò tanto il tono su quella parola che tutti furono consapevoli dell'astio che in quel momento intercorreva tra i due, «dove vorresti che andasse la principessa?»

«Potrebbe fare un viaggio ad Algol. Lì sarebbe lontana abbastanza dagli intrighi del nostro regno e avrebbe la protezione del sovrano, un uomo che non si rifiuterà di aiutare in questo frangente», fu la semplice risposta del più grande.

«Qui si sta superando ogni considerazione logica! È un'idea del tutto ridicola e per di più una decisione del genere va presa in seduta di consiglio», ritorse Jethro.

«Signori, vi prego di calmarvi», ordinò Ananta e entrambi tacquero in attesa di quello che sarebbe venuto.

Ancor prima di parlare lei seppe già il perché dello sguardo triste del suo amante: troppe volte le idee di Drakera e Zohar erano corse parallele e non dubitava che quella fosse una di quelle occasioni.

«Non ho tempo di chiamare a raccolta i miei consiglieri né sono sicura che il loro giudizio sia libero da altri interessi. A questo punto devo dubitare di chiunque o quasi e pertanto la sorte di Tiphereth sarà decisa qui e subito», il pensiero di essere lontana da sua figlia era doloroso, ma molto meno dell'eventualità di perderla per sempre.

«Dovete pensare che la principessa sarà centinaia di volte più esposta di come lo è adesso appena lascerà le mura della città», ormai era chiaro che Jethro non volesse vedere la principessa partire, ma non c'era niente che poteva dire per farle cambiare idea e Drakera provvide a mettere in chiaro la faccenda.

«Accompagnerò la principessa nel suo viaggio e porterò con me i migliori uomini della mia guardia», quell'atto non solo dimostrava la sua indubbia fedeltà alla corona: era anche un atto d'amore nei confronti di Ananta di cui aveva deciso di proteggere il bene più prezioso, pur se questo voleva dire stare lontano da lei.

«Non vi è altro da aggiungere! Lord Talel, vi ringrazio per la vostra opinione e la premura con cui difendete la mia città, ma questa volta non posso darvi ragione: Tiphereth è troppo importante per il futuro del regno», sapeva che quelle parole, seppur gentili, erano comunque un pugno nello stomaco per lui perché gli ricordavano che il suo ruolo come soldato era in quel momento più apprezzato dei suoi consigli.

Eppure l'uomo fece un inchino rigido e con voce priva di intonazione disse: «Resto a vostra disposizione per qualunque cosa», non aspettò oltre e se ne andò seguito dagli sguardi di tutti.

La giornata non era ancora terminata che una civetta messaggera, la più veloce tra quelle a disposizione della sovrana, era partita verso Algol.

Ananta non ricordava le parole esatte che aveva usato, ma solo la richiesta di una risposta urgente e che mentre scriveva la sua mano aveva tremato tanto che alcune lettere avrebbero potuto essere incomprensibili. Tra le numerose decisioni che aveva dovuto prendere in quei difficili momenti una le appariva più strana di tutte: aveva chiesto a suo cognato Zohar di occuparsi di mantenere una corrispondenza con Elhanan una volta che la principessa fosse partita e poi di riferirle il contenuto di quelle lettere.

Non sapeva perché l'aveva fatto, sorpresa per prima dalla fiducia che stava riponendo in qualcuno con cui non era mai andata molto d'accordo, eppure si rendeva conto che era il modo migliore per sapere le cose: come regina era abituata a sentire i rapporti dei suoi subordinati e in quel modo reggeva meglio la pressione.

Era riuscita a vedere Tiphereth per pochi minuti prima che una premurosa Margalit le portasse di persona una cena leggera e un'altra dose del sedativo prescritto dal medico per alleviare il dolore della ferita. Le due ragazze erano più unite che mai e sapeva di non dover neanche chiedere alla giovane di accompagnare la figlia: le sue cameriere erano già all'opera per riempire i bauli di tutto quello che poteva servirle.

Aveva spiegato alla principessa la necessità di proteggerla allontanandola da lì e lei aveva preso la notizia con la calma che accompagnava ogni suo gesto da quando aveva iniziato a maturare. L'aveva poi lasciata alle cure di Margalit e si era ritirata nelle sue stanze inattesa di vedere arrivare lady Onyxia con la risposta del regnante.

Non sapeva quanto tempo fosse trascorso quando Drakera entrò nella camera e la raggiunse presso la finestra dopo aver lasciato il proprio mantello su di una sedia.

Le sue mani le cinsero i fianchi da dietro e lei si abbandonò un po'.

Nessuno dei due avrebbe potuto prendere in alcun modo sonno quella notte,potevano però trascorrere l'attesa in altri modi: dicendosi arrivederci, perché lei sapeva che le due persone più importanti della sua vita sarebbero tornate, dovevano farlo!

Si girò tra le sue braccia e subito le labbra la cercarono e la trovarono. In quegli anni la sintonia tra i due era cresciuta di pari passo con i sentimenti di Ananta.

Il comandante si era spinto a confessarle di provare qualcosa per lei ben prima che lo notasse e le aveva aperto il cuore con una totalità che l'aveva dapprima atterrita e poi rassicurata perché aveva capito di poter ricambiare quell'amore senza che l'ombra di Nun interferisse.

I vestiti di entrambi finirono sul pavimento di pietra e una risata cristallina le sfuggì dalle labbra quando Yachin la sollevò da terra per condurla verso il talamo al centro della stanza. Fare l'amore con lui, il secondo che l'aveva posseduta, era sempre un'esperienza diversa e non solo per le circostanze che di volta involta accompagnavano i loro incontri, ma anche perché riuscivano a essere: giocosi, romantici, passionali, e tanto altro ancora. Era la sua presenza a rendere così caleidoscopiche le sue emozioni e quel modo di amarla in tutte le sue sfumature: belle e brutte. Drakera aveva visto il meglio e il peggio di lei e non si era mai tirato indietro. Con lui si sentiva al sicuro e non perché portava una divisa e comandava un folto gruppo di soldati, riguardava soprattutto sé stessa: non doveva temere di mostrare nessun lato della propria personalità.

Nun era stato un meraviglioso esempio di virtù e rettitudine morale,così lontano dal modo di fare subdolo e contorto della corte da stupire che fosse cresciuto in una famiglia nobile. Con lui aveva sminuito un po' una parte di sé: quella che aveva ereditato da sua madre e sua nonna prima di lei e che le faceva amare governare.Certo, non sarebbe mai potuta essere crudele come Baia né vendicativa come Linor, ma riusciva a capire perché avessero fatto quello che avevano fatto. La donna di potere che era in lei non doveva nascondersi con il comandante e questo l'aveva portata a sentirsi più a suo agio anche fisicamente con l'uomo. Le aveva mostrato pratiche che la sua istitutrice di un tempo, colei la quale le aveva parlato del sesso, non aveva mai menzionato e che aveva trovato interessanti.

Sapeva quello che dicevano alcune nobildonne alle sue spalle: la consideravano quasi alla stregua di una sgualdrina per aver osato solo stare di nuovo con qualcuno dopo la morte di suo marito e per giunta più giovane. Ed erano le stesse che guardavano il comandante con desiderio e che, su alcune poteva metterci la mano sul fuoco e per le altre erano valide supposizioni, erano passate per il letto del giovane Talel prima che si votasse con fedeltà a lady Elisheva.

Quelle considerazioni erano dettate dalla gelosia perché lei aveva un uomo affascinante e devoto che le scaldava il letto mentre loro dovevano accontentarsi di qualche scappatella o dei loro noiosi mariti.

Se avessero saputo quanto fosse timido Yachin avrebbero riso di lui, mentre lei apprezzava molto la sua natura schiva.

Quella notte, diversa come già immaginava da tutte le altre, fu venata da un forte senso di struggimento e le parve che lui l'amasse con una intensità maggiore e anche lei lo strinse a sé per imprimersi a fondo il suo calore nelle membra. Dopo l'atto restarono abbracciati e le mani di lui continuarono a percorrere il suo corpo con lo stesso intento.

Ananta avrebbe presto raggiunto le quaranta primavere con una pelle giovane e fresca che poteva farle dimostrare cinque anni di meno ed era un altro dei motivi per cui si sentiva bene con il suo uomo: non era una vecchia che cercava ciò che aveva perso nella giovinezza altrui, ma di una donna che viveva i suoi anni con serenità.

Le ore passarono in fretta, nell'alba che stava per sorgere il richiamo di una civetta giunse distinto in quelle stanze. Nessuno dei due aveva dimenticato quello che stavano aspettando e così fu in silenzio che Drakera recuperò i suoi abiti e si rivestì.

«Vado a prendere la lettera, faremo prima», le disse mentre usciva.

«Raggiungimi nella sala del trono sarò lì a breve», ribatté, cominciando a propria volta a indossare un vestito fresco già preparato per lei dalla sua previdente cameriera personale.

Amaranto come quasi tutto quello che possedeva e di una stoffa abbastanza leggera per poter affrontare la primavera che stava giungendo senza che lei sudasse troppo.

Primavera che sua figlia avrebbe vissuto lontano da lì.

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