Capitolo 35
I due mesi successivi al compleanno della principessa erano volati come i lontani pomeriggi della sua infanzia in cui passava il tempo a osservare gli immensi campi coltivati a susine della sua famiglia dall'albero nel giardino sul retro della loro dimora.
I primi giorni erano stati molto impegnativi mentre a poco a poco il Borgo si svuotava dei nobili e degli artisti intervenuti.
C'erano stati piccoli problemi: qualche popolano che aveva brindato con abbondanza al decimo anno di Tiphereth e gridava per le strade di notte, ma nulla che un paio di soldati non potessero gestire.
Lui era stato molto più impegnato a corteggiare e lusingare la bella lady Oded.
Come presto aveva scoperto, la madre di lei aveva puntato tutto sul partito più ambito dell'intera serata di ballo, e anche il più difficile da conquistare.
Jethro non si faceva illusioni e sapeva che la dama lo aveva scelto per la sua posizione, ma la figlia, quella con cui in fondo avrebbe poi dovuto avere a che fare per il resto della vita, sempre che si decidesse a sposarla, vedeva in lui molte altre qualità tra cui anche la bellezza.
Era curioso che proprio quegli occhi chiari simili a quelli di Nun e della madre suscitassero in Elisheva il delizioso rossore che le accendeva le gote.
Quello che la scaltra lady Oded non aveva potuto prevedere era quanto i due si sarebbero spinti oltre prima che qualunque promessa fosse fatta, ameno che non facesse parte dei suoi piani.
'Mano! ', si disse ad alta voce nella strada deserta, spingere la figlia a dargli la propria verginità l'avrebbe solo fatta apparire troppo ansiosa e avrebbe compromesso la ragazza stessa se la cosa non fosse andata in porto tra loro.
Il ricordo di come Elisheva si fosse concessa lo fece sorridere e i dubbi furono fugati dalle immagini successive dei loro incontri: era una donna disinibita a cui piaceva dare e ricevere piacere senza gli inutili sensi di colpa che aveva notato in altre gran dame, pur con un'esperienza ben maggiore della sua.
Aveva percorso a piedi la distanza che separava i suoi alloggi dalla raffinata locanda dove risiedevano le due donne. Sapeva come evitare tutte le pattuglie, visto che era lui a deciderne gli itinerari.
La luce della stanza che Elisheva occupava era accesa e la finestra aperta benché lui non dovesse passare da quel lato.
Appena uscì dall'ombra della casa di fronte un garzone di stalla gli venne incontro e gli sorrise con la sua bocca piena di denti per metà marci. Poteva avere circa sedici anni e le cattive condizioni in cui versava il suo aspetto, nonostante gli abiti puliti, gli dicevano che veniva dai bassifondi di qualche piccola cittadina e che aveva il vizio del fumo.
Era un'abitudine, oltre che stupida, anche costosa che lui era ben felice di incentivare purché egli girasse il capo dall'altro lato a ogni sua visita e gli permettesse di usare le scale di servizio per arrivare dalla ragazza.
Il tipo, con un ghigno che mal sopportava e pieno di sottintesi, gli fece un cenno affermativo controllando che tutto fosse a posto.
Il solo passargli accanto gli fece rivoltare lo stomaco e gli lanciò una nimae d'oro, perché mai lo avrebbe toccato e lesto come un ratto affamato questi la prese a mezz'aria. L'odore era anche peggio di quello che ricordava dalla sua ultima visita due notti prima e gli confermò che aveva appena masticato il fumo come comunemente chiamavano quella misteriosa miscela di erbe che dava assuefazione.
Il miscuglio era tenuto segreto dai produttori, loschi affaristi provenienti dal peggiore strato sociale del regno, disposti a tutto pur di guadagnare e i cui bersagli erano altri poveracci senza speranza e un piccolo gruppo di viziosi nobili. In effetti ne conosceva un paio che usavano il fumo, ma lo facevano solo in serate particolari e mai in quantità tali da emanare quel puzzo.
Jethro,curioso per natura, era quasi giunto a provarlo lui stesso, ma nell'annusare le foglie che gli erano state date aveva riconosciuto una minima quantità, davvero irrisoria, di erba silente, che era un veleno. Sospettava fosse quell'ingrediente a far marcire i denti con il lungo utilizzo e ad accelerare la morte di chi, senza più controllo, usava il fumo più volte al giorno. E se c'era una cosa che lui detestava era non avere il pieno dominio di sé.
Lasciatosi alle spalle il garzone salì i gradini di servizio come un felino attento a non farli scricchiolare e con una rapidità dettata dall'impazienza.
La porta della giovane Oded non era chiusa con il chiavistello e gli bastò abbassarne la maniglia e spingere per entrare.
Quella che da fuori era apparsa come una notevole luce, nel buio della notte, era soltanto una piccola lampada a olio che la giovane aveva lasciato sulla cornice interna della finestra.
Tutto come la prima volta, quasi che lei cercasse di ricreare quei momenti più e più volte.
Il pensiero portò il sorriso sulle sue labbra perché rivelava una duplice natura nella donna: concreta e decisa da un lato, sognatrice e romantica dall'altro.
La porta stavolta fu chiusa con la chiave poiché nessuno doveva disturbarli fino a quando Jethro non fosse andato via alcune ore dopo; prudentemente molto prima che i lavoranti della locanda si svegliassero.
Non c'era nulla nei gesti dell'uno e dell'altro che ravvisasse premeditazione, ma solo il desiderio che li consumava entrambi.
Si incontrarono al centro della stanza e si baciarono con passione anche se non si vedevano che da un giorno e mezzo. Si separarono affannati e lord Talel iniziò a sbarazzarsi degli strati di abiti che portava:niente mantello da comandante, sostituito da una semplice cappa di lana nera, brache e farsetto dello stesso colore.
Elisheva lo osservò qualche istante affascinata, glielo si leggeva nello sguardo, dal corpo che man mano si svelava. Poi con un movimento improvviso, che lui non aveva calcolato, portò le mani all'altezza di un grosso nodo che fermava la sua veste da camera sotto i seni e lo sciolse. Bastò un lieve movimento delle spalle a svelargli cosa c'era sotto.
Jethro si fermò, non sapendo più bene cosa stesse facendo, ma solo continuando a fissare la visione dinanzi a lui: pelle nuda e rosea senza neanche un altro velo che la celasse.
Sbatté le palpebre e si rese conto di fissarla a bocca aperta solo quando udì la lieve risata di lei. La sensualità e la disinibizione che la ragazza gli mostrava era naturale quanto ogni voluttuosa curva del suo corpo. Cercando di ribaltare il gioco a suo favore toccò con gli occhi ogni punto sensibile della donna: la curva delle spalle e quella dei fianchi così femminili, le caviglie e infine lasciò che lo sguardo si concentrasse nel punto in cui si congiungevano le cosce tornite.
Aveva avuto tante di quelle donne, ma anche alcuni uomini, che la bellezza di un corpo non avrebbe dovuto toccarlo così in profondità non dopo la sua prima volta: l'unica in cui si era lasciato andare completamente. Eppure Elisheva per lui era diversa, speciale.
Gettatigli abiti ai suoi piedi la raggiunse e la condusse verso l'imponente letto al centro della camera coperto da raffinate lenzuola ricamate con il fiore della luna.
Il lord aveva insegnato diverse cose alla ragazza, eppure quella notte Elisheva lo sorprese prendendo l'iniziativa. Dopo essersi stuzzicati a vicenda riuscì a farlo stendere sotto di sé per dominarlo dall'alto.
Prima però che potesse concretizzare un'immagine, forse vista in un libro, Jethro sollevò il busto per averla più vicina e poterla baciare ancora mentre la prendeva. Sapeva che la fanciulla non riusciva a essere silenziosa e preferiva soffocare il più possibile i gemiti che di lì a poco avrebbe emesso.
A passione consumata Elisheva gli si sdraiò accanto a pancia in sotto dondolando i piedi nell'aria e il suo viso si adombrò appena.
La luce vivida dei suoi occhi si spense e Jethro, che non era uno stupido, presagì problemi.
«Perché non possiamo sposarci?», gli chiese a bruciapelo e irritandolo un po', visto che mai prima di allora lo aveva annoiato con richieste sciocche.
«Quindi dopotutto è questo a cui miri, vero?», ribatté lui a sua volta con una famigliarità e un disprezzo che mai le aveva celato, da quando erano intimi, per certi atteggiamenti.
Le gambe smisero di muoversi e lei si sedette guardandolo senza nascondergli il suo corpo nudo, come, invece, avrebbe fatto qualunque altra donna.
«Non posso restare la tua amante a vita e qualcosa dovremmo pur fare della nostra situazione. Eppure la mia domanda non proviene dallo stupido desiderio di una ragazzina sognante», quegli occhi lo fissarono senza remora. «Sono l'erede degli Oded e non ho studiato e affiancato una vita intera mia madre solo per finire così. Mia madre ha necessità di tornare a Xan e io con lei e prima di andare io debbo sapere», quel tono autorevole, che esigeva, spiegando perché lo esigeva, anziché alterarlo; lo portò ad apprezzare ancora di più la donna.
«Anche tu hai sempre saputo chi fossi e cosa facessi, cosa pretendi, che ti sposi e venga a reggerti il gioco mentre tu dirigi le grandi terre della tua famiglia?», doveva metterla alla prova, sapere con certezza cosa la loro relazione avrebbe comportato, il matrimonio era solo un cavillo che in quel momento non poteva permettersi di convalidare, non se aveva la possibilità di portare a termine quello che si era prefissato.
«No!», fu l'assoluto diniego di lei e il dolore per un qualche ricordo del passato le attraversò il viso.
«Allora credo di non seguire il tuo ragionamento», la voce gli si addolcì perché, si rese conto in quel momento, farla soffrire non lo entusiasmava.
«Forse se mi spiegassi quello che hai in mente potremmo trovare la soluzione perfetta per entrambi», lei si era infilata con abilità nel primo spiraglio che lui aveva mostrato e gli aveva preso la mano per enfatizzare quel noi delle sue parole.
Jethro ristette, cercando di pensare in fretta a quanto poteva rivelare a Elisheva. Rapido, come era solito essere, e proprio la qualità che lo qualificava adatto al ruolo di comandante del Borgo, prese il tassello che la donna era nel suo quadro generale, soppesò quanto valeva ai suoi occhi e decise: lei valeva molto per lui e poteva aiutarlo più di quanto immaginasse in un primo momento.
Dirle tutto era però fuori questione e doveva convincerla a fidarsi di quel poco che poteva metterla a parte.
«Allontanarmi dal mio ruolo ora significherebbe perdere tutto per me e i legami che ho con fatica creato cadrebbero, lasciandomi, anzi lasciandoci con un pugno di mosche», la precisazione illuminò lo sguardo di lei che annuì cercando di seguire il suo ragionamento. «Sei nata per brillare e io sento che ho lo stesso scopo nella vita, ma per raggiungere la grandezza dovremo fare dei sacrifici: per ora ci separeremo e tu tornerai con tua madre a Xan e a tempo debito staremo insieme come desideriamo».
«Mia madre vorrà che mi sposi e se non sarai tu, sceglierà qualcun altro per me», spiegò lei scuotendo la testa, incapace di trovare una soluzione.
«E tu fa in modo che rimandi tale decisione, sei una donna dalle mille risorse e sono sicuro che, se lo vuoi davvero, puoi farcela», fece una breve pausa indicandosi, «guardami! Sono qui dove volevi che fossi e una parte di me si chiede ancora come tu abbia fatto, ma non mi importa», aggiunse per tranquillizzarla, «si sta più che bene qui», concluse mostrando il suo sorriso malandrino.
Elisheva rifletté sulle sue parole, parve soppesarle per capire a cosa credere e sembrò quasi assentarsi dalla stanza per farlo, con lo sguardo perso sulla parete in cui non c'erano che assi di pregiato legno che si susseguivano stolidamente.
Jethro trattenne il fiato, sorpreso da quanto gli importasse che lei rimanesse al suo fianco e non per il ruolo che aveva scelto di darle,ma per il vuoto che scavava al centro del suo petto il pensarla perduta per sé.
Poi il volto di lei si rasserenò e lui seppe che aveva vinto la battaglia e che Elisheva Oded sarebbe stata sua nei molti anni avvenire.
«Mia madre ha fissato la partenza tra tre giorni», gli annunciò.
«Ed hai aspettato fino a ora per dirmelo?», capì finalmente il suo modo di comportarsi: prima di sapere come sarebbe andata tra loro, aveva voluto un glorioso addio.
Le guance rosse di lei confermarono l'ipotesi.
Non era l'unica tra loro che poteva sorprendere l'altro e così Jethro l'abbracciò da dietro e se la strinse al petto sussurrandole che quella notte non era ancora finita.
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