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Capitolo 34

Zohar represse l'impulso di mettersi a sbadigliare e cercò di assumere una posa più naturale anche se non era per niente facile visto che era già un'ora che se ne stava in piedi e ne sarebbero trascorse altre prima di potersi riposare.

L'idea di fare del compleanno di Tiphereth una sorta di grandiosa festa dimostrativa per chiunque pensasse che la corona era in difficoltà era stata sua e adesso, proprio a un giorno dalla fine, non poteva tirarsi indietro.

Erano nella stanza del trono e la principessa sedeva sul suo scranno composta, attendendo che i nobili intervenuti le porgessero i loro doni.

Lui se ne stava accanto a lei con le mani incrociate dietro la schiena e l'espressione meno annoiata che riusciva a trovare nel suo repertorio.

Erano anni ormai che viveva a palazzo ed era diventato piuttosto bravo a dissimulare i suoi pensieri, ma non lo faceva sempre: solo quando riteneva più utile una piccola bugia della cruda verità.

Tiphereth indossava un abito semplice color pesca, di una sfumatura leggerissima ed era stata lei a sceglierlo. Il regalo di sua madre per il suo decimo compleanno, infatti, era stato un altro grosso carico sulle spalle della giovane: scegliere da sé gli abiti da mettere e affrontare quella giornata con i sudditi senza l'appoggio dell'imperatrice.

Doveva riconoscere che la bambina aveva preso bene la cosa posando il cucchiaio sulla tavola e annuendo con il capo in direzione della genitrice.

Spesso la piccola non parlava e si limitava a sorridere o a gentili gesti del capo verso chi aveva di fronte, ma non perché non sapesse chi fosse, era sicuro che conoscesse a memoria i loro nomi. Era più che altro una sorta di contegno quasi regale che la faceva apparire ancora più maestosa della madre, nonostante la bassa statura e l'età. Era una mescolanza quasi stupefacente delle migliori qualità di suo padre e sua madre e Zohar non aveva dubbi sul fatto che sarebbe stata una buona regnante.

Perfetta no, nessuno lo era, ma pronta a dare il massimo per gli altri. Si chiese se le parole di Nun di tanto tempo prima non fossero una sorta di previsione del futuro e in tal caso lui non gli aveva chiesto di credere in Ananta, ma nel frutto del loro amore.

Il gentiluomo si spingeva, solo con sé stesso, ad ammettere che avrebbe davvero potuto seguire quella ragazzina che aveva imparato a conoscere in quegli anni.

La casa Talel fu una delle prime a presentare il proprio dono recato da suo figlio Ephram, ormai tredicenne, accompagnato dal nonno. Era stato il ragazzino stesso a scegliere il regalo: una pietra di Sil incastonata in una semplice catena di maglie d'oro. La particolarità risiedeva nella pietra stessa: era un raro cristallo estratto nell'anno della guerra civile di Glasil e di colore rosa.Blocchi simili erano più che unici e intorno a quello da cui era stato ricavato il gioiello, in particolare, circolavano strane voci:per molti era stato il sangue versato da Karel a essere assorbito dal metallo e ad averlo tinto in modo indelebile.

Suo figlio lo aveva scelto solo per la sua bellezza e dubitava che avesse voluto fare un tale macabro dono alla cugina. I due andavano molto d'accordo e non era raro vederli passeggiare insieme nel giardino quando non erano impegnati negli studi.

Ephram era un tipo pensieroso, come lui, eppure sapeva sorridere con il cuore caratteristica presa dalla madre. Jubal, invece, stava crescendo fin troppo dispettoso per i suoi gusti e anche rimandarlo da sua madre non avrebbe fatto differenza: sospettava ormai che la sua indole lo avrebbe portato a cacciarsi nei guai.

Tiphereth scese dal trono che ormai aveva le dimensioni giuste per il suo corpo e andò a fermarsi di fronte a Ephram per permettergli di farle scivolare la collana intorno alla gola.

Zohar sorrise suo malgrado a quella scena anche se avrebbe voluto vedere anche sua madre lì con loro. Lei, invece, se ne stava nella stanza che le era stata preparata in attesa di tornare a casa. Sembrava che ogni miglioramento fatto fosse andato in fumo la sera prima e un nodo aveva strinto il suo petto ascoltando il resoconto di Gali su di una discussione tra lady Eliora e Jethro.

Il breve ricongiungimento con sua moglie era stato lieto solo per metà:avevano passato quelle due notti insieme prima facendo l'amore e poi parlando a lungo.

Il loro vivere lontano, per quanto non fosse piacevole, gli aveva insegnato molto sul loro rapporto. Amava davvero quella donna e non solo perché ne desiderava il corpo ogni volta che si rivedevano, ma anche perché, per quanto riuscisse ad ammettere che vi erano altre donne meritevoli nel regno, per lui rimaneva l'unica.

Negli ultimi tempi, ormai si incontravano solo due, tre volte l'anno; era stato meno attento del solito nei loro rapporti, rassicurato da Gali che diceva di non essere nel suo periodo fertile.

Non si era mai considerato un uomo con appetiti eccessivi in qualunque campo, eppure la distanza aveva acuito, fin quasi a rendere insopportabile e dolorosa, la bramosia con cui la cercava; soddisfatto solo nel constatare che il sentimento sembrava reciproco.

Resosi conto che la sua testa aveva divagato troppo, imbrigliò i suoi pensieri per tornare alle grigie mura della sala del trono. Dopo i Talel, molti altri nobili si erano fatti avanti, in un ordine del tutto casuale, ognuno pronto a rivelare quanto fossero pieni i forzieri di famiglia in base alla pregevolezza del dono offerto.

Due si distinsero tra gli altri: la famiglia Oded e il regalo giunto dall'imperatore Elhanan tramite il giovane Magma.

Fu Margalit in persona a consegnare il presente accompagnata da due servi dalle braccia robuste che reggevano un baule di dimensioni notevoli.

Il sorriso sbocciò ampio sul volto della principessa ricambiato dalla sua amica con altrettanto trasporto.

La cassa, di per sé eccezionale in quanto recava intarsi raffinati che rappresentavano uno scorcio del continente di Umbriel, conteneva stoffe leggere e vaporose, ma anche piume e pelli di animali rari quali i Tanari: una razza di canidi molto pericolosa e cacciata solo a costo di gravi perdite umane.

Zohar sapeva che il valore di quell'offerta era nullo per la principessa che aveva già ricevuto dalla dama di compagnia i soli due regali che desiderava: la sua amicizia e l'esplicita offerta di consumare insieme una particolare bevanda. Quello che la nipote voleva, in buona sostanza, era l'accettazione e Margalit gliel'aveva già data.

Poi venne il giovane cugino delle terre di Ticne e nessuno poté contenere i commenti e le esclamazioni: se ci fosse stata una gara,il monarca l'avrebbe vinta a occhi chiusi.

Lui reggeva le briglie di un giovane stallone dal manto candido che non poteva che essere di una sola e unica razza: un Nobile di Frostia.

Si diceva che il bel Stallone della Valle, cavalcatura del sovrano,fosse stato fatto accoppiare con uno dei rari esemplari dell'altra razza ed evidentemente avevano avuto successo.

Il cavallo se ne stava docile, addestrato da mani sapienti, anche circondato da quella piccola folla.

«Principessa,è con grande onore che sono qui a rappresentare il mio re e a porgervi il dono che egli ha scelto per voi», disse con voce sicura.

Lotan che aveva ormai sedici anni era un giovane notevole in aspetto e portamento. Aveva capelli castani tagliati corti e occhi dello stesso colore che sapevano osservare. Era alto come un adulto e con braccia allenate, visibili anche sotto il farsetto azzurro con decorazioni gialle che ricordavano lo stemma della sua casata. Se Zohar avesse dovuto descriverlo in poche parole gli aggettivi che gli balzavano in mente erano: posato e possente. Assomigliava molto al nonno che aveva in comune con la ragazzina e che lord Talel aveva visto solo una volta al funerale di suo fratello.

«Ed è con lo stesso sentimento che lo accolgo, giovane Lotan», furono le accorte parole della principessa.

Di nuovo scese i gradini che la separavano dal ragazzo e con prudenza sollevò una mano verso il muso del cavallo. Questo nitrì, ma abbassò il muso e diede un colpo leggero alla mano protesa,suscitando una lieve risata nella principessa.

«Il suo nome è Syra, datogli dallo stalliere reale appena nato, come è tradizione», spiegò Magma.

«Un nome insolito, ma adatto! Credo proprio che dovrò imparare ad andare a cavallo per onorare al meglio il senso di questo dono», e quandolo disse si girò a guardare lui.

Zoharl e fece un cenno con la testa, non parlavano mai molto loro due,eppure riuscivano a capirsi sempre.

«Avrete tempo per questo e ora se permettete, vi è un'altra cosa che debbo mostrarvi».

Ricevuto il consenso dalla bambina, il ragazzo tirò fuori da una piccola borsa di pelle conciata, portata sul fianco e quasi invisibile, un cofanetto azzurro che poteva contenere solo un gioiello.

«Il principe Mitzrael mi ha chiesto a sua volta di recare un dono da parte sua», mentre lo diceva aprì la scatola per mostrarne il contenuto.

Il silenzio si protrasse a lungo nella sala, le cui dimensioni parevano amplificarne il senso. Molti colli si allungarono e alcuni spintonarono anche quelli davanti, sulle balconate, ansiosi di vedere il monile.

Conscio che qualcosa non andava Magma spostò l'attenzione dalla ragazzina all'oggetto nella sua mano e sgranò gli occhi.

La mano tremò appena e per un attimo chiuse le palpebre sgomento.

Il principe non doveva sapere bene cosa piacesse alle donne, a meno che non conoscesse individui di sesso femminile dal dubbio gusto, ma si poteva forse perdonare l'errore a causa della sua giovane età.

Adagiato sul velluto scuro vi era una spilla in prezioso metallo che rappresentava una rana verde dalle zampe color carminio. Non poteva trattarsi di un gioiello trovato per caso poiché la squisita fattura, nonché l'insolito soggetto, dicevano che era stata commissionata apposta.

Lotan cercò di ignorare i colpi di tosse di chi aveva visto l'oggetto e dopo essersi schiarito la voce tentò una disperata difesa del principe.

«Egli ha pensato che figure più elaborate e seriose non fossero adatte a voi. Donne più adulte indossano quel tipo di gioielli e voleva qualcosa di diverso, di unico», concluse semplicemente.

«Insolito,è il termine con cui lo definirei. Ringraziatelo da parte mia»,disse stoica la bambina e prima che il cugino si congedasse Zohar lesse sulle sue labbra poche parole sussurrate all'indirizzo di Tiphereth: "vi ringrazio per la comprensione!"

Dopo quel bizzarro interludio, il resto della mattinata scivolò lento verso l'ora del pranzo e la fila di nobili in attesa si assottigliò finché tutti furono ricevuti.

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