Capitolo 33
Quella sera aveva lasciato il suo ruolo di comandante del Borgo, assieme al suo mantello, nel complesso di stanze assegnatogli nella parte principale della guarnigione, per indossare i panni del figlio terzogenito di una delle più importanti casate del regno: i Talel.
Jethro amava quelle situazioni, tanto quanto sapeva che erano detestate dal fratello maggiore.
Proprio quest'ultimo si accingeva ad aprire le danze con la nipote in vece del defunto imperatore.
Lasala da ballo, una delle più ampie di tutto il castello, era gremita di nobili che, con il fiato sospeso, aspettavano.
C'erano molte bellissime donne quella sera e Tiphereth, ancorché una bambina, sapeva farsi notare per il portamento, ma anche grazie all'abito che lui le aveva donato. La osservò con occhio critico soddisfatto da come i colori delicati, ma non banali, accentuassero i capelli corvini della ragazzina e ravvivassero le sue gote candide.La gonna, confezionata in una raffinata seta a più strati, era di un rosa carico nel fondo che si andava schiarendo fino a diventare bianco in vita e sul corpetto. Aveva uno scollo quadrato che riusciva a nascondere bene l'assenza di seno su quell'acerbo corpo e delle maniche strette fino al gomito, che poi si aprivano in un ampio ventaglio e toccavano delicatamente terra. Sparsi sul carré e lungo tutta l'ampiezza della gonna, in un gioco all'apparenza casuale, vi erano delicati fiori rosa cuciti con una tecnica raffinata e complessa. Insomma era un capolavoro capace di esaltare la bellezza della principessa Amriana.
I passi dell'antica danza, quasi l'unica non proibita dalle assurde leggi imperiali, erano semplici: quattro tempi ripetuti per un intero giro affinché tutte le dame li eseguissero con il cavaliere che in ogni scambio si trovavano di fronte.
Come da tradizione, la principessa e il suo accompagnatore erano soli al centro della stanza con tutti gli occhi puntati addosso. Solo dopo la prima serie completa, le altre coppie li avrebbero raggiunti.
Nel biglietto che aveva accompagnato il suo regalo Jethro si era fatto promettere dalla nipote che lui sarebbe stato il secondo con cui avrebbe ballato e fedele a quell'invito si trovava alla destra della suddetta.
Tiphereth era un bocciolo assai più bello di quanto tutti sperassero e il sorriso che gli rivolse, appena i loro sguardi si incrociarono, la faceva apparire ancora più radiosa. La luce birichina nei suoi occhi gli faceva sperare che avesse preso qualcosa anche da lui e non solo dai due fratelli maggiori: fulgidi esempi di virtù, ma scarsi in quasi tutto il resto.
Ogni volta che il comandante era stato visto in compagnia della nipote i commenti erano stati numerosi, del resto parlare ai nobili piaceva sempre; sia nei tempi prosperi che in quelli magri. Aveva raccolto tante voci disparate, eppure concordavano tutti su una cosa: la principessa adorava suo zio.
Del resto non aveva bisogno di sentirlo dire dagli altri poiché il loro rapporto parlava da solo. Sapeva anche dell'avversione che la bambina provava per Zohar e l'unico momento in cui le brillavano gli occhi parlando di lui era quando si ricordava che le aveva donato un arco. Le sue lezioni con il comandante Drakera non si erano mai interrotte e la ragazzina adesso poteva annoverarsi tra i migliori arcieri più giovani del regno.
Al termine della danza molte coppie restarono per il giro successivo in cui variava la musica suonata, ma non i passi.
Lui decise che era il momento di compiere una passeggiata tra gli invitati per scambiare qualche parola con ognuno di loro, cercando di evitare il punto in cui si trovavano sua cognata Gali e sua madre:lady Eliora. Nessuna delle due lo approvava molto e se la prima teneva per sé le proprie opinioni, la seconda non si faceva scrupolo di dirgli tutto quello che non era, ovunque si trovassero. Da quando poi Nun era morto aveva adottato una tattica ancora peggiore: niente parole, ma lunghi istanti di silenzio in cui studiava, disapprovando,ogni suo più piccolo gesto.
Anche se Jethro era solo il terzogenito godeva di grande prestigio e di un ruolo di potere che lo rendeva un partito appetibile per le mamme presenti nella stanza che avevano sempre giovani figlie, di nobili natali, da presentargli.
Lui non era fatto per il matrimonio e neanche per i rapporti duraturi:preferiva abbandonarsi al piacere con donne, anche sposate, che il giorno dopo avrebbero cercato soddisfazione altrove.
Stava per scansare l'ennesima madre sfacciata, quando i suoi occhi si posarono sulle punte di due scarpette argentate. Avendo capito di essere stato fermato, sollevò lo sguardo per incontrare la proprietaria e vide che appartenevano non a una incipriata donna dimezza età bensì a una giovane fanciulla. In questo caso la madre,che di vecchio aveva ben poco, era alla sua destra.
Prima ancora che fossero fatte le dovute presentazioni e di conoscere il nome della ragazza sapeva di trovarsi davanti all'erede delle immense fortune degli Oded, una famiglia a cui mancava una sola cosa:un titolo nobiliare antico e di prestigio.
«Buonasera, lord Talel è da un po' che vi osserviamo, ma arrivare vicino a voi per salutarvi come si conviene è stata davvero un'ardua impresa. Siete sfuggente quasi quanto vostro fratello è brutalmente onesto!», disse la dama parlando in modo fin troppo scoperto.
Sua madre avrebbe definito quell'approccio: sgraziato, privo di tatto e per quanto potesse in parte concordare con lei; voleva vedere fin dove si sarebbe spinta l'altra.
«Mi rincresce molto sentire di avervi fatto affannare, sono un uomo d'azione e mi piace muovermi piuttosto che restare fermo in un punto; eppure se avessi saputo prima tutto ciò mi sarei fermato volentieri», mentre lui conversava con lady Nirit, la figlia continuava a lanciargli occhiate dirette, per poi, ogni volta che il oro occhi si incrociavano distogliere lo sguardo.
«Non avevamo dubbi sul vostro modo di essere, dopotutto siete il comandante del Borgo. Sono sicura che non ci sia mai stata occasione di presentarvi mia figlia Elisheva», la mano indicò la figura accanto, come se fosse possibile non averla vista.
Con un gesto che aveva ripetuto già più volte, la ragazza si inchinò davanti a lui che ebbe così modo di osservarla con più attenzione.
La giovane, che poteva avere circa diciotto anni, era stata vestita per essere notata da chiunque nella sala, e la sua spudorata bellezza aiutava la madre in quel gioco.
Il vestito era audace e anche un po' provocatorio realizzato in un modello che si ispirava agli abiti delle donne di Enery. Le spalle erano scoperte e le maniche, puro elemento decorativo, carezzavano appena la sua pelle.
«Voi siete la sorella della dama di compagnia della principessa, Margalit, se non erro!», esclamò lui sicuro che quel particolare avrebbe inorgoglito la donna.
E,infatti, ne ebbe subito conferma: «Esattamente, la mia piccola mi scrive con regolarità e mi ha raccontato di avervi visto più volte,ma che voi ricordiate il suo nome è davvero un grande onore».
«Sono sempre attento alle persone che circondano mia nipote. Dopotutto gli rimaniamo solo noi».
«La principessa dev'essere senz'altro protetta, ma non rinchiusa,altrimenti come farebbe a conoscere chi dovrà governare?», disse Elisheva mentre sua madre la guardava con rimprovero.
L'intervento non era stato programmato dalla signora e fu proprio quello ad accendere l'interesse di Jethro: la ragazza aveva un carattere, al di là dei fili materni che la volevano mero burattino nelle sue mani.
La musica, che continuava a fare da sottofondo a quella conversazione,era cambiata e lui la riconobbe subito: un pezzo suonato a Rodesia e una novità lì nel regno. Questo perché aveva passi diversi da molti considerati scandalosi poiché permettevano agli uomini di non essere solo i pali per qualche passetto femminile e mettevano sullo stesso piano le due figure danzanti che dovevano interpretare la stessa coreografia, e cercare di farlo in maniera coordinata.
«Lady Elisheva, volete farmi l'onore di eseguire questa danza con me?Sono sicuro che vostra madre non avrà nulla in contrario», allungò la mano verso la fanciulla per sottolineare il suo invito, certo appunto, che lady Oded non si sarebbe opposta.
Stavano per cominciare il secondo giro di quel ballo, quando si rese conto che Elisheva continuava a mordersi le labbra nervosa. I suoi movimenti erano perfetti: armoniosi, eleganti e specchio dei suoi eppure, la ragazza guardava il pavimento.
Erano abbastanza vicini da poter intraprendere una conversazione che sarebbe stata quasi privata, complice la musica che impediva ai vicini di ascoltarli.
«Temo di aver commesso un grave errore nell'invitarvi a danzare»,bastarono quelle parole per attirare l'attenzione di lei che lo guardò in viso.
Sembrava costernata poiché la frase era stata volutamente fraintendibile.
«Non intendevo costringervi a fare qualcosa contro il vostro volere»,aggiunse quindi come spiegazione lui.
«Non si tratta di questo, ma del comportamento di mia madre, del quale sento il dovere di scusarmi».
Ora la ragazza era fin troppo attenta alle sue reazioni e non sapeva che Jethro aveva imparato a mascherarle tantissimi anni prima.
«Non avete nulla di cui scusarvi», e lei non lo fece neanche finire la frase.
«Certo che sì, invece! Forse non ve ne siete accorto: il suo intento era quello di spingermi tra le vostre braccia», disse accalorandosi nel discorso.
«Immagino che vostra madre miri di più a un matrimonio, che a quello che avete appena detto voi», la rimproverò cercando di imitare l'espressione tipica di Zohar, e vedendola così arrossire.
«Sembrate tranquillo, posso chiedervi una cosa? Non vi infastidisce il fatto di essere avvicinato da gran parte delle nobildonne del regno che vi propongono le loro figlie?»
«Sinceramente no», mentì senza pudore lui, «sono più indignato dal fatto che vi esibiscano come merce di valore!», questa seconda parte era vera. Se una persona decideva di giocare alle regole della società doveva essere libera di farlo per propria scelta e non perché costretta dalle velleità materne.
«Oh!»,fu l'unica esclamazione che uscì dalle labbra innaturalmente vermiglie della ragazza.
«Ma sapete una cosa? Stavolta non sono affatto dispiaciuto per voi, anzi sono contento che vostra madre mi abbia avvicinato o non avrei potuto conoscervi», spiegò lui lusingandola.
Aveva appena deciso che Elisheva gli piaceva e avrebbe fatto in modo che restasse lì per un altro po': mentre la madre si sarebbe crogiolata nell'ipotesi di un loro matrimonio, lui avrebbe approfondito la relazione con l'affascinante giovane, ma alle sue regole.
«Mia madre sarà felice di saperlo», e dal modo in cui lei lo guardò seppe che aveva appena deciso di giocare a sua volta
«Potrei spingermi a dirglielo io stesso, anche se preferirei che le fosse raccontato solo la metà del mio entusiasmo», ammiccò verso la bionda che rise con le gote arrossate dal tanto movimento.
«Lord Talel, sapete essere davvero impertinente!», fu la volta di lei di rimproverarlo, divertita da quello scambio di battute,
«Allora la domanda che sto per farvi vi allontanerà da me. Ci sono altri a cui siete stata presentata stasera?», gli serviva sapere con chi avrebbe avuto a che fare perché non era saggio calpestare i piedi a certi individui, soprattutto se per lui si trattava solo di un passatempo.
«Tutti coloro che non avevo ancora incontrato nei miei diciannove anni di vita. Mia madre ritiene importante che io conosca le altre casate, è da tempo che mi prepara a succederle».
Ancora una volta Elisheva lo sorprendeva: era riuscita in poche parole a ricordargli quello che avrebbe potuto ottenere con un matrimonio con lei e allo stesso tempo era rimasta vaga sul resto. Che fosse una sua innata capacità, o il frutto dell'attento insegnamento materno, la giovane donna sapeva amoreggiare in maniera sopraffine.
«Pare proprio che mi toccherà scoprirlo da me. Purtroppo io sono un uomo impegnato in quanto, al contrario della maggior parte degli altri signori, il mio compito mi assorbe parecchio».
«Sta a voi decidere quanto tempo potete sottrarre ai vostri doveri. Fermo restante che comprendo appieno il vostro ruolo, lo rispetto e non mi permetterei mai di chiedervi di venirvi meno».
Elisheva si inchinò di nuovo come prevedeva il termine della loro danza.Avevano continuato a muoversi mentre varie musiche si succedevano con gli stessi passi. Il comandante aveva potuto notare in tal modo come,in barba alle assurde leggi imperiali che ostacolavano il prolificare di quei balli ritenuti sconvenienti, tutti conoscessero i passi giusti.
Con il fiato ansante che sottolineava la linea audace del suo abito, un tripudio di argento abbinato al rosso, Elisheva si lasciò condurre verso il punto in cui una raggiante lady Oded li attendeva. Avrebbe dovuto capirlo subito che non aveva a che fare con delle donne qualunque, quando si era accorto del colore del vestito: richiamava il fiore di luna, simbolo della casata, ma era anche una mossa coraggiosa quella di indossare il colore imperiale a una festa nel palazzo della regina.
Dopo poche parole di congedo si allontanò deciso a trovare refrigerio in una delle stanze attigue a quella dove si trovavano.
Gran parte del castello era interdetto agli invitati e la presenza di coppie di guardie armate impediva alle persone di infrangere tale divieto.
Quella sera le misure adottate da Yachin era impeccabili. Con il tempo il giovane stava imparando bene il suo mestiere, ma Jethro continuava a trovarlo detestabile e il suo coinvolgimento con l'imperatrice contribuiva a farlo sentire come suo fratello maggiore che disapprovava quasi tutto il mondo.
Scelse una camera dove non vi era nessuno per avere il tempo di raccogliere le idee, ma non rimase a lungo da solo. Passetti leggeri si udirono alle sue spalle avvertendolo che si trattava di una donna.
Voltandosi,però, restò davvero sorpreso di ritrovarsi di fronte Eliora senza sua nuora.
Quello che doveva dirgli non doveva avere testimoni perché la premeditazione del gesto era evidente: lui non credeva al caso.
«Vi trovo molto bene, madre», sfoderò il suo tono più mellifluo pur sapendo che con lei non attaccava.
«Sappiamo bene entrambi che questi ultimi cinque anni sono stati inclementi con me e che il trucco e tutti gli accorgimenti femminili possono poco a un occhio attento e il tuo lo è», aveva fatto un gesto della mano destra, come a spazzare vie le sue parole.
«Dunque siete qui affinché io vi rassicuri sul vostro aspetto?», chiese scettico e curioso.
Sua madre e lui non si parlavano davvero da molti più anni di quanti ne avesse contati. La frattura c'era stata quando lei gli aveva fatto capire cosa contava davvero nella vita togliendogli quello a cui teneva e disprezzandolo per il suo comportamento: l'atteggiamento di un ragazzino di neanche quindici anni. Da allora lei aveva smesso di preoccuparsi di lui, se mai lo aveva fatto; perché egli aveva sempre pensato di essere un figlio in più: quello capitato per caso.
Eppure doveva ammettere che aveva imparato molto da lei e di averla ammirata, quando più grande aveva conosciuto molte più donne, perla sua grande capacità di stare in società.
«Qualunque cosa tu abbia in mente, smettila! Io so chi sei davvero e a costo di svelarlo al mondo non ti permetterò di farle del male», disse con voce alterata.
La donna che aveva stimato tanto non c'era più e seppure il suo aspetto non era terribile come lei affermava, era la debolezza del suo carattere a tradire il suo stato.
Di certo si stava riferendo a Elisheva benché lo stupisse che si prendesse la briga di sgridarlo come un ragazzino ora che aveva trent'anni e quando nel corso del tempo aveva intrattenuto rapporti che lei avrebbe giudicato moralmente deviati.
«Madre,comprendo che dobbiate sentirvi confusa e che le emozioni di questa serata vi abbiano affaticato più di quanto ci aspettassimo. Qui a corte non potete avere la tranquillità di cui avete bisogno», non aggiunse altro in quanto con la coda dell'occhio aveva visto un'ombra oltre la porta e poteva solo sperare che fosse Gali così da mettere fine a quella conversazione insensata.
Come aveva previsto sua cognata entrò con in viso stampata una costernazione quasi comica: doveva aver ascoltato abbastanza da giudicare folli le parole della suocera.
«Lady Eliora, vi stavo cercando. Credo che ora sia meglio se vi ritirate nelle vostre stanze, lord Ephram vi raggiungerà tra una manciata di minuti, dopo aver salutato per entrambi la principessa».
La donna si lasciò trascinare docilmente via, ma continuando a fissarlo in quel modo che lo aveva sempre fatto sentire sporco, fin da quella prima volta: quando si era solo lasciato trasportare dall'amore. Amore giudicato "sciocca infatuazione" per una facile servetta.
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