Capitolo 31
Gli allegri rintocchi delle campane della città raggiunsero Ananta mentre la sua cameriera, ne aveva una nuova perché l'altra era stata cacciata in seguito a un evento increscioso, le sistemava la pesante corona tra la scura chioma.
Quel suono annunciava l'inizio dei tre giorni di festeggiamenti per il compleanno della principessa, e ogni mattina lo avrebbe ricordato a tutti i cittadini.
Suo cognato Zohar non aveva badato a spese e aveva deciso di fare le cose talmente in grande da rasentare, per certi aspetti, l'ostentazione.Essendo, però, uno sfoggio di potere e forza aveva raggiunto in pieno il suo obiettivo.
La ragazza, di cui non era ancora riuscita ad assimilare il nome, una creatura rotondetta e piuttosto bassa, con una chioma rossa che sembrava indomabile anche legata in quel nodo basso; aveva fatto tre passi indietro e aspettava suoi ulteriori ordini.
Linor,che l'aveva servita da quando era stata incoronata, era stata sorpresa da una delle guardie di Drakera a frugare tra i suoi gioielli e ne aveva già infilati alcuni nelle due tasche nascoste cucite all'interno del suo abito. Si trattava di ninnoli che indossava di rado e che se rivenduti non avrebbero fruttato più di qualche nimae d'oro ciascuno, ma era pur sempre un oltraggio verso la casa imperiale. La verità comunque era che lei era rimasta delusa da quell'atto e non aveva potuto perdonarla soprattutto quando, dopo alcune ricerche, aveva capito che si trattava di pura e semplice avidità: non vi erano bocche in più da sfamare, e vivendo a palazzo, lei faceva una vita comoda e dignitosa. Avevano allontanato con discrezione la ladra e cercato in fretta qualcuno che la sostituisse perché era impossibile per Ananta vestirsi e prepararsi da sola. Così era arrivata questa giovane cameriera che subiva ora i suoi sguardi gelidi e la sua totale sfiducia con umiltà e pazienza.
Alcune volte era impacciata nel chiudere i lacci dei suoi abiti, ma aveva mani d'oro quando si trattava dei suoi capelli, motivo per cui quella mattina era arrivata tardi: prima di occuparsi di lei, aveva acconciato i capelli di Tiphereth.
«Avete seguito le mie istruzioni per i capelli della principessa?», le chiese mentre si dirigeva verso la porta.
«Certamente,maestà!», la ragazza rimase a capo chino e immobile. Solo quando lei fosse uscita, avrebbe iniziato a sistemare gli oggetti sulla sua specchiera.
«Bene».
«Imperatrice?»,la richiamò titubante.
Lei aveva già la mano sulla maniglia, ma le fece un cenno del capo invitandola a continuare.
«Ieri mi ha mandato a chiamare lady Oded e mi ha chiesto di occuparmi di sua figlia maggiore», disse con la voce un po' insicura.
Il riferimento alla signora proveniente da Xan risvegliò la sua attenzione costringendola a voltarsi verso la giovane. Restò in silenzio, aspettando il resto di quella storia.
«Ho rifiutato la proposta dicendole che, in quanto al vostro servizio,non posso occuparmi di altri che di voi e vostra figlia», la voce aveva acquistato sicurezza man mano che parlava.
«Ha accettato le vostre parole senza tentare di convincervi?», disse Ananta mentre un sorriso cinico le attraversava il volto. Non conosceva nessuno che avesse negato qualcosa alla nobildonna senza subire gravi conseguenze.
«Adire il vero, ha tentato di convincermi offrendomi il doppio della cifra che aveva menzionato», le confermò a disagio.
Eora era lì per dirle che tutte quelle monete non si rifiutavano, e lei si sarebbe dovuta cercare un'altra cameriera, di nuovo.
«Le ho detto che io non ero disponibile, ma che se proprio ci teneva potevo mandarle mia sorella minore», continuò, invece, l'altra strappandole un moto di sollievo.
«Avete una sorella?», chiese quindi, interessandosi per la prima volta alla vita di lei.
«Vive ad Amrat e prima lavorava come ricamatrice presso una sarta. Eppure all'inizio dell'anno è stata mandata via. La signora non poteva tenere tutte le sue lavoranti», spiegò parlando in fretta, forse perché non voleva farla irritare.
«Allora adesso avete entrambe un lavoro, ci sono altre bocche da sfamare?»,stava perdendo troppo tempo con quella storia, ma adesso voleva sapere.
«Siamo sole, da quando nostro padre ha perso la vita durante gli scontri a Glasil. Era un soldato», la naturalezza con cui pronunciò quelle parole le fece acquisire dei punti agli occhi di Ananta.
Dopotutto aveva scelto qualcuno che sembrava essere fedele alla corona.
«Grazie»,quella parola le uscì prima di potersi fermare. Era solo un termine,ma racchiudeva mille significati: apprezzava che non si fosse venduta per denaro, che avesse capito che il sacrificio di suo padre era stato per una giusta causa e, anche se era sciocco, per la sua abilità nel sistemare i capelli.
La ragazza ebbe un leggero tremito e sollevò d'istinto gli occhi, per poi riabbassarli subito, ma non prima che lei avesse avuto il tempo di vederglieli sgranati e di accorgersi che erano dii un bel verde brillante.
«È con immenso onore che vi servo, maestà», fu l'ultima cosa che la cameriera disse prima di lasciarle infine cominciare quella giornata.
Fuori dagli appartamenti imperiali, Drakera l'attendeva insieme a uno dei suoi uomini. Appena la vide congedò l'altro e dopo averle augurato il buongiorno si mise a camminare al suo fianco.
L'avevo lasciata molte ore prima, dopo aver fatto l'amore, perché doveva prepararsi anche lui per quella intensa giornata. Con un evento di quella portata, infatti, la sicurezza era molto importante e non andava affatto trascurata.
«I miei uomini sono tutti ai loro posti, chiunque sia entrato al castello è stato perquisito anche se il comandante del Borgo mi ha assicurato che aveva già fatto un controllo».
«Non avevo dubbi che fosse tutto in ordine, voi assisterete ai giochi?»,gli chiese con sincera curiosità. Entrambi facevano in modo che la loro relazione non interferisse mai, in alcun modo, con il ruolo che ricoprivano.
«Certamente.Io e altre quattro guardie scelte saremo sul palco riservato alla casa imperiale», a quella notizia non poté fare a meno di lanciargli un'occhiata sollevata e per niente disinteressata.
Drakera la sovrastava solo un paio di centimetri e i suoi occhi chiari come laghi di montagna le restituirono uno sguardo diretto e intenso, ma senza sottintesi.
Adesso si chiedeva come aveva fatto a non accorgersi prima di lui e dell'immenso rispetto che le dimostrava da sempre. Era bello il suo uomo, di una bellezza che non passava inosservata e più di una donna lo aveva guardato con interesse, ma lei non poteva essere gelosa perché lui l'amava e glielo dimostrava tutte le volte che poteva.Come alcune settimane prima: le avevano preparato gli abiti che avrebbe dovuto indossare in quei tre giorni e lei aveva voluto che Drakera li vedesse per sentire il suo parere.
Aveva trattenuto il fiato aspettando come un ragazzina alla prima cotta enon le importava che lui lo avesse pensato: lei doveva sapere.
Lui l'aveva guardata, studiando ogni singolo particolare: dalla scollatura tonda e per niente azzardata, ai punti che stringevano la stoffa sotto il seno per lasciar cadere il tessuto libero fino ai suoi piedi e infine il leggero strascico. Aveva scelto per sé abiti semplici sia perché non era più una giovane al suo primo debutto,sia perché quello era il momento di Tiphereth ed era giusto che lei passasse in sordina.
Due sole parole erano uscite da quelle labbra: "sei bellissima", ma erano state sufficienti a placare ogni suo dubbio.
Ora indossava quello stesso abito, di colore amaranto, simbolo della sua stessa persona e si accingeva a dare inizio a quei tre lunghissimi giorni.
Tiphereth,insieme a una pacata Margalit, attendeva appena prima del portone per fare il suo ingresso insieme a lei.
Quella giornata, che precedeva l'esatto giorno in cui la principessa compiva dieci anni, sarebbe stata dedicata ai giochi e subito dopo, appena giunta la sera; ci sarebbe stata una grande cena con tutti i nobili di rilievo dell'intero regno.
Uscirono nel cortile più grande del castello salutati da una folla festosa che prese ad applaudire con fragore.
Il palco loro riservato era collocato sulla destra, mentre a sinistra erano stati posizionati degli spalti per i lord e le lady che erano già giunti lì.
Ananta salì i dieci scalini, il mastro che si era occupato della loro costruzione era un tipo davvero superstizioso, e si sedette al suo posto. Tiphereth, un passo dietro di lei, salutò tutti con un cenno elegante del capo, provocando un secondo scroscio d'applausi.
Il cortile era stato sgombrato per l'occasione e adesso numerosi artisti, provenienti soprattutto da Enery, poiché ad Amrat come ad Algol tale mestiere era considerato frivolo, attendevano di potersi mettere in mostra.
Ben presto giocolieri, saltimbanchi, mangia fuochi e altri ancora iniziarono i loro giochi dimostrando indubbia maestria. Flauti dai suoni sottili e tamburi dal rumore sordo accompagnavano ogni salto,peripezia e gioco di prestigio.
Zohar si era spinto anche oltre chiedendo al comandante del Borgo che, con le dovute precauzioni, le porte della città fossero aperte per coloro che volevano esibirsi e quindi le strade erano piene di persone in festa, liete di dimenticare i loro problemi almeno per quel giorno.
La principessa prestava molta attenzione perché doveva scegliere alcuni di loro affinché continuassero a intrattenerli anche quella sera e anche perché si stava divertendo molto: batteva le mani a tempo e non riusciva a trattenere dei gridolini eccitati ogni volta che le acrobazie degli artisti si facevano più audaci.
Non tutta l'attenzione dell'imperatrice era, però, concentrata su tale scena: con la coda dell'occhio continuava a osservare gli spalti dalla parte opposta. Fu molto semplice individuare lady Nirit e sua figlia Elisheva sedute in prima fila all'estrema sinistra. La donna,una splendida quarantenne dalla folta chioma color caramello,mostrava il suo sorriso più accattivante, senza nessuna traccia del rancore che doveva provare per aver in un certo qual modo perso contro di lei.
In tutta onestà, non conosceva bene la signora con cui aveva intrattenuto una breve corrispondenza epistolare quando era stato deciso che Margalit sarebbe diventata la dama di compagnia di Tiphereth. Il loro accordo prevedeva non solo che la ragazzina vivesse a palazzo reale, ma anche che Ananta al momento opportuno le permettesse di fare un ottimo matrimonio. E ciò equivaleva dire che lei doveva trovare il miglior partito possibile per la secondogenita di casa Oded.
Una compagnia di ballerini di danze popolari invitò la principessa a unirsi a loro in un breve giro di danza. La ragazzina non ebbe bisogno di chiedere il suo permesso e con un gentile sorriso accolse la richiesta. Sotto gli occhi vigili del comandante e di tutte le guardie presenti scese tra gli artisti che si spostarono per lasciarla passare.
Due coppie erano già in posizione e un ragazzo di non più di quindici anni, con il viso cosparso di efelidi, aspettava paziente l'arrivo dell'erede al trono. Un'allegra melodia, composta da un insieme di strumenti a fiato, diede inizio alla danza.
Tiphereth,istruita sulla materia dai maestri di corte, non ebbe alcuna difficoltà a muoversi al ritmo mentre l'insieme di complicate trecce tra i lunghi capelli sciolti le danzava sulla schiena. Un passo qui e un saltello lì, la coreografia era piuttosto complicata, ma la principessa sorrideva felice, mentre una pioggia di petali bianchi erosa scendeva dall'alto, lanciati da altri figuranti abilmente celati.
Quandola musica terminò i ballerini si fermarono e Tiphereth stette con il respiro ansante in mezzo a quelle persone comuni e che neanche la conoscevano, a proprio agio, godendosi il genuino applauso che le tributavano.
Un altro ragazzino, con un impressionante somiglianza con il ballerino di Tiphereth, si avvicinò con passo incerto reggendo tra le mani una collana fatta di fiori freschi. Era basso, ma lei si chinò con grazia, senza piegare il capo, per permettergli di posargliela sulle delicate spalle. Non era per niente paragonabile alla coroncina composta da leumeca glasiliana: un fiore proveniente dalla regione di Glasil che restava quasi cristallizzato, adagiato tra i capelli scuri della bambina, eppure lei accolse il dono come fosse il più prezioso mai ricevuto.
Ananta chiuse per un istante gli occhi, e dopo molto tempo sentì di nuovo la mancanza di Nun. Era anzi dispiaciuta che lui non potesse essere presente per vedere quanto fosse cresciuta la loro bambina.
«Imperatrice»,mormorò una voce appena dietro di lei, proseguendo subito dopo, «il maestro dei metalli chiede di parlare urgentemente con voi», la voce di Drakera era costernata di dover interrompere quella giornata, ma non si poteva ignorare una chiamata di quell'uomo.
«Restate qui con la principessa», gli ordinò prima di alzarsi e defilarsi senza che nessuno vi facesse caso: erano tutti concentrati sulla piazza del castello, dove la vera stella della giornata spendeva più dei gioielli della sua corona.
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