Capitolo 30
Ananta era consapevole di non sentirsi affatto bene, e anche se era seduta sul suo trono temeva di svenire da un momento all'altro.
Continuava a restare in silenzio fin dal momento in cui aveva concesso al comandante di entrare. Nella grande sala, in cui le finestre erano tutte aperte per cercare di far entrare un po' d'aria e dare refrigerio alle pietre bollenti, colpite dell'implacabile sole di luglio; oltre a lei e al biondo uomo che le stava dinanzi, elegante nell'armatura che doveva farlo sudare, c'era soltanto Karmia.
Per questa ragione, si sentiva alquanto sicura che nulla di quello che sarebbe potuto avvenire lì, sarebbe stato raccontato in giro; eppure non riusciva a emettere alcun suono. Il senso di nausea continua ad aumentare e dare di stomaco le sembrava quasi una felice idea, per quanto indecorosa.
Stava aggrappata con tutte le sue forze a quei braccioli di legno, come se potessero trasmetterle la forza di cui aveva bisogno e scaldare il suo corpo freddo, anche a dispetto del caldo.
«Ho compreso perfettamente la situazione», riuscì infine a far venire fuori, con una voce che non era la sua.
Fu proprio quel tono ad attrarre l'attenzione del comandante, che fino a quel momento si era sforzato di fissare un punto imprecisato della parete.
I suoi occhi assunsero una sfumatura preoccupata e fu con notevole sforzo che si impose di non correre da lei. Quella semplice constatazione permise ad Ananta di riprendere il controllo di sé stessa e persino di abbozzare un tremulo sorriso.
Mentre tutto questo accadeva, la splendida lady Merton fingeva di essere assorbita da un arazzo sulla parete ovest della sala. Doveva aver notato mille volte la sua pregevole fattura, nonché alcuni dei colori più intensi che andavano schiarendosi a causa dell'azione del tempo sulla stoffa; ma la sua natura sensibile le impediva di risultare indiscreta.
Drakera aveva iniziato a spostare il peso da un piede all'altro nervoso e poteva leggere il forte desiderio di correre da lei e sostenerla con la propria forza.
Quello,però, non era il luogo adatto per quel genere di cose, ed entrambi avrebbero dovuto aspettare di essere nelle sue stanze per poter essere ancora vicini.
Non ricordava quando tutto fosse iniziato, anche se le piaceva pensare che fosse stato nel momento in cui lui aveva deciso di esprimere in modo sincero e fermo la propria opinione. Il loro rapporto era cresciuto nel tempo, rafforzandosi e portandoli dove erano adesso:lord Yachin era il suo amante e non si vergogna affatto di questa cosa. Non aveva dimenticato suo marito, ma come un saggio uomo le aveva detto una volta: "l'omaggio più bello che potete rendere alla sua memoria è quello di continuare a vivere!"
E lei aveva seguito quel consiglio, certo non immediatamente e con intenzione, era successo e basta.
Un mattino aprendo gli occhi non aveva disprezzato la luce del sole;guardando altre persone non si era sentita invidiosa e il resto era venuto da sé. Con tutta probabilità Drakera era stato l'uomo giusto al momento giusto e lei ne era felice.
Rilasciando un sospiro, l'imperatrice raddrizzò la schiena e cerco di pensare in modo lucido: di lì a un'ora sarebbero arrivati i due fratelli Talel,che avevano chiesto di parlarle, e credeva di sapere quale sarebbe stato l'argomento di quella conversazione; ma come avrebbe potuto acconsentire alla loro richiesta viste le terribili condizioni in cui versava l'economia dell'intero regno?
«Non è colpa vostra tutto quello che sta succedendo», disse con voce tranquilla Karmia.
Quella frase l'aveva sentita innumerevoli volte e in una quantità considerevole di sfumature. Il comandante glielo ripeteva quasi tutte le notti, ogni volta che la vedeva angosciata, triste o pensierosa.
«Potrebbe anche essere vero lady Karmia, ma spetta comunque a me porvi rimedio».
Da quando poco più di quattro anni prima Aviel aveva occupato la regione di Glasil, le cose non avevano fatto che complicarsi.
Aggiustare la faccenda aveva portato alla luce una serie di manchevolezze della corona che avevano dimostrato come Ananta fosse: debole. La sua flotta navale era un disastro, ma anche l'esercito regolare non era sufficiente a far fronte a un'emergenza. Era stata così costretta a ingaggiare delle truppe mercenarie che infoltissero i ranghi e le permettessero di porre fine alla follia messa in atto da lady Orien.
Il costo di quella spedizione militare era stato molto salato: i ribelli della nobildonna si erano battuti fino allo stremo e molti erano caduti prima che la donna fosse catturata e portata dinanzi alla sovrana per subire la punizione che meritava.
Nel suo regno non vi era una legge riguardante i traditori, o meglio su come dovessero pagare l'onta inferta alla corona e così era toccato ad Ananta decidere cosa fare di quella spregevole intrigante. Lei non si era tirata indietro e aveva voluto fare di lei un esempio per chiunque la sfidasse.
Aviel Orien era stata giustiziata in pubblico su una forca eretta per quell'occasione nella piazza più grande della città e tutta la popolazione aveva preso parte all'evento.
Ananta non si considerava una persona cruenta, ma in quella specifica occasione non aveva avuto alcun dubbio sulla sua decisione e aveva provato una certa soddisfazione nel vedere la testa della traditrice scivolare nella cesta dinanzi al ceppo. Del resto lo doveva a tutti coloro che in quella stupida guerra civile avevano perso qualcosa:lady Merton e sua sorella non avevano più una casa e anche le loro ricchezze erano andate perdute. E tutti coloro che avevano perso amici, fratelli e genitori nel nome del denaro che aveva corrotto la natura di lady Orien.
Della sua casata non restava nessuno e il suo nome sarebbe stato citato nei libri di storia per aver dato inizio a un periodo buio per l'intero regno. Gli scontri avvenuti a Glasil avevano danneggiato diverse cavedi Sil e la Gilda delle estrattrici, con la morte del suo capomastro,aveva perso un punto di riferimento e solo in tempi recenti aveva cominciato a riorganizzarsi.
Quelli, però, erano solo alcuni dei problemi di Ananta, ancora più grave era la mancanza di denaro nelle tesorerie imperiali. Aveva dato fondo a gran parte delle sue ricchezze ed erano comunque risultate insufficienti per pagare le truppe mercenarie di cui si era servita.Ora aveva un grosso debito con Yavin Elias un gentiluomo delle terre algoliane, l'unico che aveva i capitali necessari alle esigenze dell'imperatrice. Fino a quel momento non aveva ripagato neanche un sicae al lord anzi aveva permesso che le sue borse si gonfiassero ancora chiedendo l'invio di grosse quantità di derrate alimentari.
«Quest'anno ci è stato assicurato che il raccolto sarà abbondante, presto i granai saranno pieni e gli animi si quieteranno», ripeté il comandante, anche se era stata una delle prime cose che le aveva comunicato appena entrato.
«Spero che nulla vada storto, ma intanto la gente ha fame», disse Ananta con evidente rammarico.
«Maestà state facendo tutto il possibile: aprire i magazzini reali per condividere con il popolo il cibo usato nelle cucine reali è stata una buona idea, l'unica che potevate mettere in atto», lady Merton parlò torcendosi le mani in grembo, ma senza aggiungere altro.
Le due donne avevano avuto diversi colloqui e quest'ultima aveva espresso la convinzione di essere un inutile peso che gravava sulle già difficili condizioni della corona. E per quanto avrebbe potuto anche perdere la voce Ananta non sarebbe mai riuscita a farle cambiare opinione.
Farla assistere a quel colloquio non era stata una buona idea. La donna aveva finto indifferenza mentre Drakera raccontava di come la popolazione fosse arrabbiata e affamata, del fatto che molti di coloro che un tempo potevano portare almeno un pasto caldo alle loro famiglie, fossero ora in condizioni più che critiche; eppure doveva sentirsi ben più preoccupata di quel che mostrava.
Ananta fissò per qualche istante la luce del sole che creava eleganti giochi di luce sulle ciocche chiare del comandante e pregò con tutta sé stessa che il raccolto restasse intatto fino alla mietitura.
Zohar e suo fratello Jethro arrivarono insieme, annunciati dalle guardie che piantonavano la sala del trono. Visti contemporaneamente rivelavano più che mai le differenze che intercorrevano tra loro, ma quando erano d'accordo, come in quel caso, non era semplice scrollarseli di dosso.
L'imperatrice non sapeva se si erano accordati su una linea di condotta precisa,eppure come si aspettava fu il comandante del Borgo a prendere la parola.
«Maestà, come sapete bene, mancano poco più di due mesi al decimo compleanno della principessa e sarebbe opportuno organizzare un ricevimento in suo onore», il giovane, il cui aspetto in quegli anni non era mutato quasi per niente, facendo di lui uno degli uomini più belli del regno, parlò con voce pacata e sicura di sé.
Nel corso del tempo, da quando l'imperatore Nun era morto, Ananta era ricorsa spesso al suo consiglio e anche se un altro uomo era ora parte della sua vita continuava ad avvalersi del suo spiccato intelletto.
«Mi trovo costretta a respingere la vostra richiesta. In questo momento non ho i fondi necessari per una tale spesa», Ananta era davvero addolorata da quella constatazione, anche se il suo tono era di ferrea determinazione.
Le sarebbe davvero piaciuto appoggiare quella iniziativa, e il suo cervello aveva vagliato ogni possibilità, per quanto assurda potesse sembrare: vendere i gioielli della corona e ogni altro prezioso monile che le apparteneva, liberarsi degli oggetti di valore superflui, insomma le aveva prese tutte in considerazione.
L'ultima volta che Tiphereth aveva avuto una festa per il suo compleanno era stato quando aveva compiuto quattro anni e suo padre era ancora vivo.Nel frattempo era cresciuta: stava maturando una personalità tutta sua e si meritava davvero un riconoscimento per gli sforzi che faceva ogni giorno per dimostrarsi all'altezza del ruolo che le spettava.Non le aveva mai chiesto niente del genere e quello sarebbe stato un motivo in più per darle uno splendido ricevimento.
«Ormai il regno non è più in lutto ed è giusto festeggiare tale avvenimento, anche voi avete avuto i vostri ricevimenti, ogni principessa ha diritto alla sua parte di celebrità e bisogna permettere ai lord di renderle omaggio», insistette ancora il più giovane dei Talel. L'imperatrice sollevò un sopracciglio, la consuetudine voleva che i compleanni reali fossero sempre festeggiati in grande stile, eppure il comandante del Borgo era troppo giovane per ricordare con precisione tali eventi, ma farglielo presente avrebbe significato sottolineare l'ovvio.
Zohar sembrava, invece, così immerso nei suoi pensieri da portarla a domandarsi cosa ci facesse là. Si era stabilito al castello con i suoi due figli maschi già da quattro anni senza che i rapporti con lei mutassero davvero. Non si trattava di una vera e propria questione di fiducia, semmai di una divergenza incolmabile di carattere.
Il lord non aveva stretto rapporti quasi con nessuno, anche se gli era capitato di vederlo conversare con lady Karmia in diverse occasioni e sapeva per certo che lui e Yachin erano amici.
Le guance le divennero bollenti al pensiero che lui sapesse della relazione tra lei e il comandante e si chiese cosa ne potesse mai pensare. Era un uomo tutto d'un pezzo Zohar tanto che, nonostante vedesse sua moglie poche volte all'anno, non aveva mai cercato compagnia femminile da nessun'altra parte. La sua situazione era diversa: Nun non era lontano, non sarebbe più tornato e i suoi delicati sentimenti per Drakera testimoniavano solo il suo amore perla vita.
«Vostra figlia deve avere una festa, ma soprattutto bisogna lanciare un messaggio a tutti coloro che pensano che la corona sia ormai arrivata a un punto di non ritorno», intervenne Zohar senza appellarsi alla madre che era in lei, anzi chiedendo sostegno al suo lato pubblico.
«Una bella idea, se non avessero ragione: guardatevi intorno, basterà poco per vedere la verità. Eravate presente durante la relazione del Mastro dei metalli e neppure il più ottimista penserebbe che abbiamo molte possibilità», ora era infastidita, l'insistenza di quei due uomini stava mettendo a dura prova i suoi nervi.
«Il vostro problema è il denaro, per questo sarò io a occuparmi di tutte le spese riguardanti i festeggiamenti per mia nipote», Zohar pose un accento particolare sull'ultima parola quasi ricordandole che per disgrazia di entrambi avevano un legame e quel legame si chiamava Tiphereth.
L'occhiata sbigottita di Jethro disse ai presenti che quel particolare gli era oscuro e che suo fratello doveva averlo meditato a lungo senza dirglielo.
Era una cosa che si dimenticava con facilità, ma la dinastia Talel possedeva una quantità considerevole di denaro ed era il fratello più grande a gestirlo insieme alla tenuta di famiglia. Anche se i raccolti degli anni precedenti non erano stati abbondanti, non doveva essere stata una grossa perdita per loro e, dopotutto, Ananta non sapeva molto di come si coltivassero le susine.
L'aristocratico si vestiva sempre in maniera sobria: non indossava monili eccentrici eccetto la spilla d'argento che tratteneva i suoi mantelli e faceva ben poche spese al di fuori di quelle ordinarie. Insomma era ricco,anche se non lo ostentava dinanzi agli altri.
A quel punto, come se quella soluzione fosse una manna dal cielo,Jethro e persino lady Merton presero a caldeggiare l'idea cercando di fiaccare la sua volontà già messa a dura prova nel corso della giornata.
L'unico che se ne stava in silenzio, quasi in disparte, era il comandante Yachin che le aveva già detto come la pensava nei giorni precedenti.
Il giovane era molto affezionato alla ragazzina dal momento in cui aveva iniziato a darle lezioni di tiro con l'arco e desiderava solo il meglio per madre e figlia. Le fece un sorriso che gli illuminò anche gli occhi, incoraggiandola in tal modo a cogliere quella splendida opportunità.
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