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Capitolo 22

Negan si svegliò come sempre passando in modo immediato dal sonno alla veglia. Poteva sentire Roho muoversi nella tenda per prepararsi al giorno da poco sorto. Aveva dormito di lato, e così si girò sulla schiena fissando il tetto di foglie sopra di lei.

Alcuni mesi prima si era unita a Roho per cominciare la loro vita insieme e lui aveva costruito una nuova abitazione solo per loro due. Era,infatti, inconcepibile vivere dove erano stati fino a quel momento:nelle capanne occupate dai loro genitori. E Negan poteva capirne il perché. Non si vergognava del proprio corpo e nemmeno dei bisogni che sentiva, ma preferiva abbandonarsi a tali esigenze nell'intimità di uno spazio tutto loro.

Roho aveva già avuto altre femmine e aveva cercato di essere il più gentile possibile con lei. Negan era però figlia di suo padre in tutto e per tutto: il sesso era stato per lei una scoperta piacevole e affascinante, senza alcun momento di paura o indecisione. Quando ne sentiva il bisogno era lei stessa a cercarlo per soddisfare il proprio desiderio.

Lei e Roho avevano molte cose in comune poiché entrambi appartenevano al gruppo dei guerrieri e passavano molto tempo insieme.

Il padre di Negan, Gralk, guidava quel gruppo e teneva molto inconsiderazione Roho e non perché fosse figlio del loro capo villaggio, ma per le sue qualità come combattente. Il giovane Eshua aveva ventuno anni e aveva superato la propria prova quando ne aveva compiuti quattordici. Guadagnandosi rispetto e ammirazione.

Tutto sommato Negan andava orgogliosa di essere stata scelta per essere sua compagna e forse sarebbe stata pienamente felice, se solo non fosse fuggita dal villaggio due anni prima e non avesse conosciuto Idris.

Era rimasta in quella posizione con la testa priva di pensieri, quando vide una grossa sagoma inginocchiarsi accanto a lei e accarezzarle i capelli.

«Sakyki, ti sei svegliata», Roho aveva una voce grossa, possente proprio come lui, ma chissà come, quando usava quel nomignolo riusciva a infonderci tutto quello che provava.

«Impossibile non sentirti muovere: sembra di vivere con un grosso e maldestro Shoal», era questo il loro modo di parlarsi e infatti lui non si offese per il paragone di lei.

Le mostrò un enorme sorriso, mettendo in evidenza le lucide e affilate zanne nella sua bocca, provocandole un involontario brivido di desiderio. A Negan piaceva giocare e Roho era ben disposto ad accontentarla e la cosa che preferiva in assoluto era sentire quei denti morderla.

«Dobbiamo andare, il sole è sorto da tempo», Roho stava per sollevarsi e Negan gli afferrò un braccio per trattenerlo.

«Il dovere può aspettare ancora un po'», Negan strinse appena la presa, mentre un sorriso languido attraversava i suoi tratti.

«Cosa hai in mente, mia Sakyki?», quel nome era rimasto dalla prima notte passata insieme.

Davanti agli altri membri del loro clan la chiamava con il suo nome, ma da soli non conosceva altro appellativo.

Il Sakyki era un fiore raro che cresceva nelle distese di Cordo VulvioNebula e riusciva a resistere al forte calore emanato da quella terra perché amava il caldo. Sakyki infatti, nell'antica lingua Eshua significava fiamma e come quel germoglio, per Roho, Negan era il fuoco. Il bocciolo era di colore rosso sangue, ma quando si schiudeva l'interno poteva essere giallo o addirittura bianco quasi come i capelli degli Eshua.

«Vieni qui e te lo mostrerò».

A Negan piaceva sorprendere il suo maschio cercandolo anche in momenti in cui non se lo aspettava. Quella mattina poi, sentiva il bisogno,quasi viscerale, di rafforzare il loro legame. Scacciò il senso di colpa per concentrarsi su Roho, perché sapeva che quel desiderio veniva dall'aver sognato un altro Eshua, quella notte.


Il villaggio della tribù Fuoco di Nebbia, quella in cui Negan era nata e cresciuta, era un insieme di capanne costruite nei modi più disparati. Ognuno degli Eshua la concepiva nella forma ritenuta più adatta alle sue esigenze e con i migliori materiali che riusciva a trovare.

Creare un ambiente in cui vivere non era un'attività condivisa con i simili, ma piuttosto un modo per esprimere la loro capacità di prendersi cura della famiglia.

Così vi erano case grandi e piccole, con i tetti fatti di pelle di Shoal odi rami di alberi e tante altre varianti. Anche gli interni erano molto diversi tra loro: c'era un guerriero che accumulava oggetti e la cui capanna era stata più volte ricostruita per creare nuovo spazio per altre cianfrusaglie. Quella di Roho e Negan era, invece,essenziale e niente che non fosse di uso immediato vi trovava posto.

Negan salutò con un cenno le donne che si accingevano ad andare a prendere l'acqua dal fiume, mentre la grossa figura di Roho proiettava la sua ombra accanto a sé. Tutti erano abituati a vederli sempre insieme, anche se spesso Gralk affidava loro incarichi diversi.

«Le pattuglie mandate a nord ovest dovrebbero essere tornate, non vedo l'ora di sapere cosa hanno trovato!»

Roho di solito adeguava il proprio passo a quello della sua compagna, mal'impazienza lo portò a superarla di un buon tratto. Lei lo lasciò camminare avanti, limitandosi a seguirlo con calma.

Gralk riuniva i suoi guerrieri in un ampio spazio dietro il villaggio e come aveva intuito Roho, quella mattina a catalizzare l'attenzione era un gruppo di Eshua fermi vicino al padre di Negan. Gli ultimi ad arrivare furono proprio loro.

Suo marito scambiò qualche parola con ogni altro Eshua presente, mentre aspettavano che Gralk finisse di parlare con il capo della spedizione. Negan conosceva bene quello sguardo del padre e si preparò quindi a sapere solo una parte della verità: presto Gralk si sarebbe allontanato per parlare con Umar, capo della tribù dei Fuoco di Nebbia. Solo dopo il loro colloquio privato avrebbero deciso se e cos'altro raccontare agli altri.

Continuando a seguire con attenzione i movimenti del genitore Negan fu la prima ad accorgersi che lui stava per parlare. Il grosso Eshua si spostò in una posizione più centrale, affinché tutti potessero udire le sue parole.

Il capo dei guerrieri era un Eshua di dimensioni notevoli: alto più di due metri e trenta e con un corpo fatto per combattere. Non aveva ancora compiuto quarant'anni ed era il più forte Eshua conosciuto da Negan. Persino Roho non poteva competere con lui sia per abilità che forza e aveva moltissime cose da imparare prima di poter solo sperare di raggiungerlo. Negli anni Gralk aveva continuato a sfoggiare la sua lunga chioma chiara acconciata in grosse e seducenti spirali che gli arrivavano oltre la metà della schiena, anche se, da quando Fikya gli aveva confessato, diciassette anni prima, di essere incinta, aveva smesso di andare con le altre femmine.

Perla verità non era pratica usuale degli Eshua giacere con un solo compagno: per loro il bisogno fisico era staccato da quello emotivo e poteva essere assecondato senza sensi di colpa. Infatti, quando i guerrieri o i cacciatori si allontanavano dalla tribù, potevano restare via per più giorni e questo avrebbe costretto i monogami a una astinenza forzata. Ma sia Gralk che Fikya si erano trovati bene nell'essere fedeli l'uno all'altro.

«Krirk, Roho, oggi sarete voi a occuparvi dell'addestramento dei nuovi guerrieri», l'ordine fu dato in maniera secca, forse per impedire qualunque tipo di replica. «Da questo momento in poi voglio che tutti gli altri si esercitino ogni giorno. Presto mi unirò anche io a voi: simuleremo degli scontri. Io, Roho e gli altri veterani saremo i vostri avversari. Per ora è tutto».

Questa volta suo padre non aveva nemmeno tentato di dare spiegazioni,limitandosi solo a reindirizzarli verso i loro compiti. Negan si era già voltata per seguire gli altri, quando fu richiamata dalla voce baritonale di Gralk.

«Non tu, Negan devi venire con me!», lei si voltò verso Roho che si limitò a scuotere le spalle, prima di andarsene.

La giovane Eshua si ritrovò a seguire il genitore senza porre domande.Era inutile chiedere in quel momento una risposta che non sarebbe arrivata. Lui avrebbe parlato quando fosse stato il momento.

Arrivarono davanti alla costruzione più grande e rifinita dell'intero villaggio: non un'abitazione, ma il luogo dove si riunivano tutti gli Eshua per alcune cerimonie speciali. Il posto era suddiviso in due parti: c'era una grossa stanza allungata e, separata da essa,un'altra parte più piccola in cui, per quanto Negan ne sapeva, non entrava mai nessuno tranne il capo villaggio e sua moglie. Cosa ci fosse lì dentro per loro era un vero mistero.

Nella sala c'erano Umar e un altro Eshua grosso quasi quanto suo padre e Roho.

«Negan, lui è Ralreke, capo dei Roccia e Legno, la sua tribù vive a sud del nostro villaggio», suo padre le presentò l'Eshua che lei ricordava di aver visto moltissimi anni prima in una delle rare volte in cui un'altra tribù aveva fatto loro visita.

«La piccola Negan, sei diventata così grande! E ora sei una guerriera,decisa in tutto e per tutto a seguire le orme di quel testardo di tuo padre».

Ralreke era più vecchio di Gralk, ma più giovane di Umar e parlava con una certa solennità che gli ricordava Idris, senza però essere altrettanto profondo nei suoi ragionamenti.

Negan si limitò ad annuire, non sapendo come replicare a quelle parole che esprimevano un concetto, senza essere una domanda, ma neanche un'affermazione.

Vedendo che lei se ne stava in silenzio, il capo dei Roccia e Legno si rivolse di nuovo a Umar, con cui stava parlando fino a quel momento;continuando il ragionamento dove lo avevano interrotto. Gralk doveva già sapere quello di cui stavano discutendo.

«Spostare un'intera tribù richiede del tempo: gli uomini porteranno i nostri strumenti e le donne cibo e i più piccoli.»

«Qui il cibo non mancherà e saranno costruite capanne, ognuno di loro potrà vivere così come ha fatto fino a ora».

«Non saranno felici che le loro case siano costruite da altri», affermò in tono scontento Ralreke.

«Pensavo fossimo già d'accordo su tutto. Non abbiamo molto tempo e mi serve la vostra abilità», il sospiro di Umar conteneva tutta la sua stanchezza, dovevano aver già detto quelle cose molte volte.

«Ogni guerriero avrà la sua lancia di pietra buia e una protezione di legno, Ralreke mantiene le sue promesse!»

Negan che continuava ad assistere silenziosa allo scambio di battute fissò il grosso cerchio di legno portato sulla schiena dall'Eshua: era rozzo e poco rifinito, ma robusto e in grado di reggere molti colpi.Lanciò uno sguardo di sbieco a suo padre e sorrise per la sua smorfia. Quando Negan aveva imparato a combattere, naturalmente da lui, aveva ricevuto delle spiegazioni sul fatto che vi fossero molti modi per farlo. Gralk usava una lancia alta quanto lui ed era micidiale in ogni colpo che sferrava, adoperava anche i suoi robusti artigli e le zanne acuminate, ma mai, neanche una volta, lo aveva sentito elogiare le virtù di usare uno scudo. Per lui rappresentava un peso che lo rallentava e lo rendeva meno agile e veloce.

«Ci servono più armi di pietra buia, e per quanto riguarda gli scudi, in pochi ne vorranno fare uso», Gralk intervenne per la prima volta e incrociò le braccia sul torace, come faceva tutte le volte che voleva che una sua idea fosse accettata a prescindere dal fatto che fosse giusta o meno.

«Le armi costruite da noi sono solide e non si spezzeranno certo dopo un utilizzo, a cosa serve averne più di una per ogni Eshua che vive in questo posto?», Ralreke stava dimostrando di essere ostinato,continuando a porre domande a cui né Umar, né tanto meno Gralk avrebbero voluto rispondere.

«Presto arriveranno altri Eshua e dovranno essere tutti armati. Saranno tanti quanti i capelli di Gralk e Negan messi insieme», disse Umar senza l'ombra di un dubbio.

Allora Ralreke si volse a guardare padre e figlia e non parlò per un lungo istante.

«I miei avranno molto da fare e ci vorrà tempo per preparare tutte quelle lance».

«Il tempo non mi preoccupa al momento: l'importante sarà essere pronti quando decideremo di andare».

Negan lo sapeva: con quell'ultima frase Umar intendeva dire che presto o tardi gli Eshua e gli uomini avrebbero lottato. Lei aveva già deciso da che parte stare e le era costato tanto prendere quella decisione.

La madre di Roho scelse quel momento per entrare nella stanza passando per la porta che divideva le due parti dell'edificio. Era alta e magra, forse un po' troppo per una femmina della sua età. Più giovane di Umar di diversi anni, era la terza donna con cui il capo divideva il suo letto. Lei e Negan non avevano quasi niente in comune ed era convinta di non piacerle molto. Infatti si limitò a un cenno del capo verso nessuno in particolare prima di uscire senza dire niente.

La giovane Eshua ignorò il comportamento sgarbato dell'altra concentrandosi sulla parete che divideva la parte grande della costruzione da quella più piccola. Sperava quasi di poter vedere attraverso i grossi tronchi. In precedenza la curiosità l'aveva spinta a interrogare Roho, che però ne sapeva quanto lei.

Suo padre la richiamò per farla tornare al presente e a quello che era il compito in serbo per lei.

«La pattuglia che è andata a est ha trovato un gruppo di Eshua morti,pensiamo possa trattarsi di membri della tribù del Ruggito degli Shoal e qualcuno deve andare a parlare con loro. Dobbiamo capire cosa è successo!», Gralk aveva saputo mascherare bene le sue emozioni fino a quel momento, non a caso era diventato il capo dei guerrieri.Era forte e abile, come altri lo erano, ma a loro forse mancava lo stesso sangue freddo.

«E vuoi che sia io ad assolvere a questo compito?», chiese titubante Negan.

«Non ti senti all'altezza della missione?», domandò a sua volta l'altro guerriero. In quel momento non era suo padre, ma l'Eshua a cui lei era tenuta a obbedire.

«Non si tratta di questo. Ma sappiamo bene cosa pensa delle donne Hoklol».

«Nella sua tribù le donne hanno ruoli differenti, eppure lui non può che rispettare le decisioni prese dagli altri Eshua. Sei mia figlia e una guerriera di valore, ascolterà le tue parole, che gli piaccia o no».


Quel discorso pose fine a ogni altra obiezione Negan potesse porre. Quel viaggio non le dispiaceva davvero: adorava viaggiare e avrebbe anche potuto fare delle indagini per Idris, così come gli aveva promesso. 

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