Capitolo 16
Zohar aspettò che il soldato si allontanasse prima di avvicinarsi a suo fratello che era affacciato alla balconata e guardava verso il cortile in basso. Lo sentì ridere e lanciò una veloce occhiata per vedere cosa lo divertisse tanto.
Ovviamente Jethro non si era scomodato di persona per andare a chiamarlo, ma aveva usato uno dei tanti uomini a palazzo che pendevano dalle sue labbra. Il giovane Lord Talel era un uomo che riusciva ad affascinare non solo le donne, che lo cercavano come compagno, anche di una sola notte; ma persino gli uomini restavano vittime del suo modo di fare. I soldati del palazzo non prendevano ordini dal comandante del Borgo, eppure eseguivano volentieri quello che lui chiedeva.
Così si era ritrovato a dover seguire il giovane ragazzo, appena uscito dall'accademia, che aveva avuto ordine di cercarlo e portarlo lì. Il percorso era stato pulito dalla neve che in quei giorni si stava sciogliendo, creando un pericoloso strato di ghiaccio, per permettere agli occupanti del castello di attraversare quei luoghi in tutta sicurezza.
«A quanto pare ti sei sistemato bene, qui al castello. Prima vieni nominato consigliere e poi questo, stai bruciando le tappe!», Jethro si volse verso il fratello e si esibì in uno dei suoi scanzonati sorrisi.
Il più grande si fermò a un passo dall'altro e abbassò lo sguardo verso di lui. Negli anni Jethro era diventato un uomo molto bello, solo di qualche centimetro più basso di lui. Uno dei pochi che riusciva a fissarlo negli occhi senza mai distogliere lo sguardo. Erano cresciuti insieme, e mai il ragazzo era stato impressionato dal suo fare compìto e riservato.
«Un riassunto perfetto delle mie ultime settimane di vita. C'è una ragione particolare per cui mi hai costretto a venire fin qui?», chiese, invece, lui.
«Non ci vediamo dal giorno delle esequie dell'imperatore, e mi piacerebbe sapere se prima di prendere queste decisioni hai mai pensato a nostra madre», pose l'accento sul titolo di Nun in un modo particolare, ma non abbastanza perché l'altro potesse capire di cosa si trattasse.
«Gali e nostro padre sono con lei, non potevo lasciarla in mani migliori».
«La Lady tua moglie è una donna adorabile, ma non penso che lei abbia bisogno di una nuora. In questo momento avere tutti i suoi figli lontani potrebbe distruggerla!»
Zohar strinse le mani a pugno, essere condannato dal fratello minore per le sue decisioni non lo rendeva incline al dialogo, ma una specie di nuova consapevolezza venne in suo aiuto in quel momento. Ogni volta che i tre fratelli si erano trovati insieme, Jethro aveva sempre cercato un modo per provocarlo. Un tempo aveva pensato che fosse il suo modo di essere, ora iniziava a pensare che volesse scatenare in lui una qualche reazione. E proprio per questo si impose di calmarsi e lasciarsi scivolare addosso le sue parole.
«Anche tu non sei lì per lei. Entrambi abbiamo degli obblighi più importanti a cui adempiere, obblighi verso la corona, che non possiamo ignorare. Il Lord nostro padre mi terrà informato sul suo stato di salute e io farò lo stesso con te».
«Va bene. Forse era solo questo che volevo sentirti dire. Sono preoccupato per il suo comportamento, sembra essere un dolore troppo grande da sopportare per lei. Ma avere con sé Lady Gali non sarà un male. Le donne sono più inclini di noi a comprendersi tra loro».
Jethro scrollò le spalle, lasciando semplicemente cadere l'argomento. Parlava delle signore come se le conoscesse bene, anche se era molto giovane e soprattutto, teoricamente, troppo impegnato per potersene occupare. Le voci su di lui circolavano ormai da anni. Storie di relazioni con donne di ogni tipo ed età, non aveva mai fatto mistero di amare il genere femminile, pienamente ricambiato. Eppure Lord Zohar non avrebbe saputo dire che tipo di donna gli piacesse. Le preferiva brune, oppure bionde? Basse, alte, con le forme più abbondanti o sottili come giunchi? Tante le parole, pochi i reali fatti su cui basarsi. E mai, neanche una volta, aveva parlato di un eventuale matrimonio.
Esattamente come lui, i figli che avrebbe avuto un giorno, non avrebbero mai potuto ereditare, e forse quello era un motivo sufficiente per restare libero, trastullandosi con donne che saziassero solo i suoi appetiti.
L'attenzione del giovane era tornata di nuovo su quello che accadeva di sotto. Nel cortile, il maestro d'armi di Amrat impartiva lezioni ai suoi figli. Stavolta Zohar si prese più tempo per osservare la scena. Suo figlio maggiore, chiamato Ephram come il nonno, ascoltava attento i suggerimenti dell'uomo anziano che maneggiava con abilità una spada a due mani. Ephram aveva iniziato a prendere confidenza con le spade di legno quasi un anno e mezzo prima e forse all'inizio dell'anno successivo sarebbe dovuto passare a una vera arma, magari senza il filo.
Quando il maestro finì la sua spiegazione, il ragazzo impugnò la sua lama provando i movimenti che gli erano stati mostrati. Teneva la spada con la sinistra, proprio come suo padre e proprio come lui, era alto per i suoi otto anni. Zohar era l'unico dei tre fratelli che usava la sinistra per brandire un'arma, ma il fatto più strano era che svolgeva ogni altra attività come mangiare o scrivere, con la mano destra. Quando aveva capito questa cosa, le sue prestazioni con la spada erano notevolmente migliorate, eppure sapeva bene di non essere adatto alla vita del soldato e infatti aveva lasciato quella professione al fratello minore.
Voltando appena il capo, Zohar si rese conto che a un lato del cortile c'erano altri bambini che osservavano la scena. Uno era l'altro suo figlio Jubal di appena tre anni, che dava la sua mano paffuta a una graziosa ragazzina bionda, la figlia di Lady Oded. Accanto a loro c'era, invece, una bambina dai capelli corvini e la cappa tutta completamente bianca. Erano loro quelli a cui suo fratello era interessato e la piccola principessa il motivo della sua ilarità. Tiphereth continuava ad agitarsi a ogni affondo provato da Ephram e a cercare di imitarlo, mentre il cuginetto spostava lo sguardo dall'uno all'altro con espressione stupita.
«A quanto pare nostra nipote vorrebbe imparare l'arte della spada», disse Jethro con fare divertito all'altro uomo.
Zohar non ritenne opportuno rispondere, preferendo aspettare e vedere cosa il minore gli avrebbe detto.
«Forse dovremmo lasciarla provare, in fondo si tratta di esercizio fisico».
«Non essere ridicolo! Potrebbe farsi male», tagliò corto lui.
«Lord Zohar contrario alla presenza delle donne nell'esercito. Dovresti evitare di dirlo in giro, a nessuna di loro piacerebbe scoprirlo».
«Parlavo della principessa. Ha un corpo troppo delicato per quel tipo di attività e soprattutto sarebbe alquanto sconveniente che se ne andasse in giro piena di lividi».
«A tutto c'è un rimedio, il tiro con l'arco, per esempio. Ci sarebbero meno rischi per la sua salute, a parte per le sue dita e lei potrebbe esserne placata. Parlo di un giocattolo ovviamente, un semplice passatempo».
«La sua educazione non è un nostro problema, né il suo comportamento un divertente passatempo per te», la sua voce conteneva una nota di avvertimento che Jethro afferrò al volo.
Per questo motivo, distolse l'attenzione dai bambini e si incamminò lungo la balconata seguito da lui. Forse ora avrebbero discusso del vero motivo per cui era andato a trovarlo.
«Nostro fratello vorrebbe che ci prendessimo cura del suo piccolo tesoro, come soleva chiamarla; siamo le uniche figure maschili che le rimangono. Anche se la tua presenza spaventa Tiphereth e quindi possiamo dire che resto solo io».
Vedendo che Zohar non rispondeva, fece un sospiro esagerato prima di cambiare argomento.
«L'imperatrice ha nominato un nuovo capo per la sua guardia personale. Un giovane aristocratico, proveniente dalla casa degli Yachin, un terzogenito».
«Cosa ci sarebbe di strano in questo?», chiese dubbioso Lord Talel.
«Niente, neanche nella sua giovane età. Dopotutto anche io sono diventato capo delle guardie del Borgo presto, ma preferirei sapere che qualcuno lo tiene d'occhio. E quel qualcuno mi piacerebbe che fossi tu».
«Hai sentito qualcosa che ti ha messo in allarme?», si informò Zohar, fermandosi sui suoi passi. Teneva le mani allacciate dietro la schiena e conficcò le unghie di una nel dorso dell'altra.
«Al contrario, di lui non si sa molto. È un'ottima spada e un uomo assennato. Come immagini non ha nulla da ereditare e la carriera militare è l'ideale per lui.»
«Tutto da perdere e niente da guadagnare, quindi, da eventuali errori».
«Purtroppo siamo in una situazione non del tutto stabile, e il minimo sbaglio potrebbe costarci caro. Sapere che sei qui a palazzo, mi conforta».
«Perché? Hai altri amici che siedono nel consiglio dell'imperatrice, sicuramente più inclini a condividere le informazioni giuste».
Zohar stava ripensando a Lord Elraz, e a come erano sembrati uniti il giorno del funerale di Nun, più di quanto lo erano mai stati lui e suo fratello minore.
«Tu sei la mia famiglia e mi fido di te più di chiunque altro», le parole di Jethro erano state dette con il giusto tono partecipativo, e anche lo sguardo era quello adatto, eppure Lord Talel restò freddo.
Annuì brevemente una volta e fu così che i due fratelli si salutarono. Jethro strinse la mano sul braccio del più grande, un gesto alquanto inconsueto, poi si volse per andarsene.
Zohar continuò a fissare la sua schiena dove il mantello amaranto si gonfiava a causa del vento, rivelando l'elsa della spada portata sul fianco sinistro. La postura era superba e la camminata sciolta, fluida. Aveva il portamento di un uomo che ha tutto sotto controllo. Ripensò a quello che si erano detti, soffermandosi sull'evidente malanimo di Jethro verso il comandante della guardia personale di Ananta. Ammise con sé stesso di non aver fatto caso all'uomo e si ripromise di osservarlo con la dovuta attenzione.
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