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Capitolo 42: Le regole dell'inganno perfetto

~Sì, il titolo è un palese riferimento a Le regole del delitto perfetto (in inglese diventerebbe "How to get away with lie")~

«Sei pessima a mentire» mi sgama Tommaso quando chiudo la porta.

«E tu sei pessimo a rinfacciarmelo. Non volevo che ci restasse male e ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente.» Tellula è passata per invitarmi a un pigiama party da lei, con tutte le altre maghe della terra, ma non mi sentivo proprio in vena di accettare, quindi le ho raccontato che avevo già un impegno con Tommaso, sapendo che così non avrebbe insistito oltre.

«E hai fatto male, cosa sarebbe successo se io le avessi detto che non era vero?»

Ma che gli prende oggi? Perché è così polemico? Voglio solo stendermi in pace, non ho la forza di ribattere.

«Saresti stato un bastardo. Ora taci?» Il letto è troppo lontano, mi sdraio sul divano a pancia in giù.

«Perché non le hai detto che non ti andava e basta?»

«Perché non dici a un'amica che non hai voglia di trascorrere la serata con lei. Fa parte delle regole non scritte dell'amicizia.» La posizione non mi piace, provo a cambiarla raggomitolandomi su un fianco.

«Peccato che quella scenetta ti abbia fatto infrangere tutte le regole non scritte degli inganni.» Stavolta non gli rispondo neanche, provo a tornare a pancia in giù mettendo un cuscino sotto il ventre. «Si può sapere che hai?» Ringhio contro il bracciolo del divano. «D'accordo, non mi stai ascoltando.» Complimenti per la perspicacia! «Che vuoi per prestarmi la tua attenzione?»

Salto subito a sedere. «Cioccolata, tanta cioccolata.»

Con una torta al cioccolato e panna nello stomaco e una scatola di cioccolatini a due piani aperta a fianco, sono più bendisposta ad ascoltare la lezioncina dell'Incantatore.

«Ti sei esercitata molto di recente? Di solito una dose massiccia di nutrimento è richiesta dopo un grande dispendio di energie magiche...»

No, che non mi sono esercitata più del solito, te ne saresti accorto, e poi "una dose massiccia di nutrimento è richiesta dopo un grande dispendio di energie" in generale, genio. È solo che di solito sono più brava a gestirmi. Credevo davvero che l'avrebbe capito, ma se non ci arriva, non sarò io a rovinargli la sorpresa.

Per sottolineare che non dirò niente, mi infilo in bocca un cioccolatino, del resto sappiamo entrambi che non è questo ciò che l'attanaglia.

«D'accordo, tornando alle cose serie...» Finalmente! «Sei una pessima bugiarda e non posso permetterlo.»

«Tommy» lo appello di proposito così, mi diverte vederlo stringere i denti «tranquillo, non ho mai detto bugie eclatanti, mi servono solo per riuscire a declinare un invito ogni tanto.»

«Tu non capisci, non ti serve solo di saper mentire, ti serve di saper riconoscere le menzogne altrui. Qui nessuno si fa scrupoli, perfino la tua amica del cuore mente costantemente sulla sua identità.»

«Rebecca non mente, omette di essere l'Eroina, perché gliel'ha chiesto Ben tra l'altro.»

«L'omissione è una menzogna fatta e finita quando sai per certo che l'altro la sta interpretando in maniera diversa, come tu vuoi che la interpreti tra l'altro.»

«E questa era la frase a effetto di oggi. Abbiamo finito? Posso tornare a dormire?»

«No! Comunque, l'omissione è una menzogna abbastanza facile, usa questa invece d'inventarti scuse, bastava dicessi a Tellula che avevi già un impegno, senza aggiungere che era quello di spaparanzarti sul divano, lei avrebbe inteso che era con me e tutti felici con la coscienza pulita. Basta non concludere la frase, è semplice.»

«D'accordo...» Altro cioccolatino.

«Senti, devi prenderla sul serio, ho una reputazione da difendere, che figura ci faccio se la mia protetta si fa raggirare dal primo maghetto che passa?»

«Una reputazione da bugiardo?»

Per un brevissimo istante il suo sguardo è fuori fuoco. «Quasi.»

«D'accordo, ho capito...»

«No, tu non capisci!» Ha appena sbattuto il piede, sul serio?

Oh, no, capisco benissimo invece. Capisco che tra noi due, quello con il ciclo sembri tu.

Mi sembra una pessima idea. Anzi, rettifico, è una pessima idea. A cui ho acconsentito a prendere parte perché comunque avevo bisogno di parlare con Jurian. È stato capace di evitarmi due giorni, nonostante lo abbia cercato in lungo e largo, e non mi ancora vista indossare la spilla, secondo Tommaso i cugini hanno riferito ai familiari che in ogni caso avrebbero avuto una qualche spia alla scuola, ma è necessario che prima o poi la veda anche lui.

Approccio Jurian quando è solo con Kajt vicino al muro del cortile, avrei preferito fosse completamente solo, ma meglio di niente.

«Ciao, ragazzi» esordisco, Ki si lascia salutare con due baci sulle guance, Jurian mantiene le distanze, limitandosi ad un ossequioso piegamento del capo. «Come va?»

«Bene» risponde prontamente Kajt. Di tutti è stato quello che si è sbalordito di meno per la spilla, a detta sua solo un "ringraziamento per la piacevole serata trascorsa", non so se fosse vera convinzione o solo un modo carino per disincentivarmi dal chiedere la mano dell'amico.

«Va.» Il mago del fuoco è laconico, ma, vedendo che la risposta monosillabica non ha contribuito a far scemare la mia attenzione per lui, cambia tattica: «Kajt, potresti lasciati un attimo? Ti raggiungo direttamente fuori dalla mensa tra poco.» Il ragazzo ci studia entrambi con una rapida occhiata per poi acconsentire alla richiesta. Non appena se n'è andato, Jurian riprende: «Ebbene? Se sei qui per una proposta, hai fatto un viaggio a vuoto.» Mi sarei aspettata suonasse come un'accusa, invece il suo tono è divertito e leggero; per assurdo, il suo atteggiamento è più rilassato ora che la sua intera famiglia ci vuole accoppiare che quando Tommaso lo ricattava.

«No, anzi, ti sarei grata se fossi tu a non proporti neanche, mi dispiacerebbe metterti in imbarazzo rifiutando.»

«Ti credo. Ho visto come lo guardavi, al ballo.» Il suo sguardo vaga per gli alberi circostanti, evitando accuratamente le mie guance rosse. «In realtà...» I suoi occhi, accesi da uno scintillio divertito rosso, trovano i miei. «Ho visto come guardavi entrambi, ma sopratutto il tuo tenebroso principe.» Gonfio le guance in fiamme in una finta espressione offesa, ma non provo neanche a ribattere, si merita di prendermi in giro dopo quello che gli ho fatto passare, seppur involontariamente, finché restiamo su toni scherzosi lo posso accettare, del resto nessuno dei due è un santo.

«Mi dispiace che con Vandine non sia funzionata» mi esce di getto, forse per rispondere alle sue critiche su una mia fantomatica relazione bigama.

«Non è stata colpa tua, non tutta almeno. Eravamo troppo diversi, non saremmo potuti durare, tu hai solo accelerato il processo. Mi manca ogni tanto, ma penso sia normale, no?»

«Suppongo di sì.» Vorrei poterlo confortare in qualche modo, ma non ho esperienze pregresse con cui confrontarmi.

«Grazie per il supporto. Comunque, puoi togliere la spilla, è stato riferito che l'hai accettata.»

«Ti da fastidio? A me piace, ma posso toglierla.» È un bel gioiello, questo è innegabile, e poi è stato divertente come perfetti sconosciuti abbiano attaccato bottone cercando di non far capire che mi stessero guardando il petto.

«Allora tienila, del resto a chi non piace?»

«La spilla?»

«Il potere.» Resto in silenzio, non sapendo come ribattere. «Questo per dire, non sentirti obbligata, fa' quello che ti pare.» Sentenziato ciò, Jurian mi da le spalle.

Vedendolo prepararsi ad andarsene, ricordo perché sono venuta qui in primo luogo: «Dov'eri due sere fa?» La stessa sera in cui ho convinto Tommaso ad uscire e che lui mi ha assicurato aver passato con Ben a lavorare, facendomelo persino confermare dal mago.

Lui si blocca e mi guarda perplesso. «Perché lo vuoi sapere?»

«Perché... Potresti rispondere e basta?»

«All'Ozdust con qualche amico, contenta ora?»

No, non sono affatto contenta, perché so che quello che sto per dire non gli piacerà. «L'Incantatore dice che eravate al Wonderland, solo voi due.»

«Se vuoi raccontare una menzogna che ha bisogno di un alibi, assicurati che il tuo alibi sappia, beh, di esserlo.» Tommaso mi ha istruita e mi ha consigliato, dopo avermi provato le differenti locazioni di lui e Jurian di chiedere a quest'ultimo una conferma. «Che davvero lo sia stato... Oh, quella è un'inezia.»

La postura del mago cambia, divenendo più rigida e difensiva, il suo sguardo è assottigliato e sospettoso.

«Ha ragione lui, mi sono confuso.» Non prova neanche a negare o chiedere delucidazioni. Non è finita, l'Incantatore lo tiene ancora in pugno. «Voglio offrirti un consiglio, da fuoco a fuoco, l'ultimo che mi sento di darti: so quanto siano persuasive le lusinghe del potere e posso immaginare quelle di un principe delle tenebre, ma non ti conviene farti ammaliare dall'Ingannatore.»

Quando rientro, Tommaso non mi chiede neanche se ho parlato con Jurian, si limita ad alzare lo sguardo dai fogli per un rapido istante, rivolgendomi un sorrisetto compiaciuto.

Io però non accetto di aver perso la sua attenzione così presto, sopratutto ora che gli devo chiedere una cosa importante, quindi piazzo una mano tra lui e la carta, costringendolo a riconsiderarmi.

«Questo potrebbe essere imbarazzante, ma temo di aver fatto delle gaffe continue, come ti chiami?»

Inclina la testa, probabilmente chiedendosi se abbia battuto la testa e sia soggetta a una momentanea amnesia. «Tommaso, molto piacere.»

«No, questo lo so, intendo l'altro nome, quello vero.»

Sento la carta frusciare quando stringe la presa. «Non è un nome, è un titolo che ho adottato come tale.»

L'ho offeso. Probabilmente ho sentito io male questa volta, non avrei dovuto prestarci troppa attenzione. «No, hai ragione, lascia perdere, avrò capito io male.» Pensandoci adesso, forse ho sentito qualche altra volta quella parola riferita a lui, ma l'ho sempre accantonata come incomprensione momentanea, ma se avessi sbagliato dal primo istante?

Faccio per andarmene, ma Tommaso si alza. «Cos'è che hai sentito?»

Sembra preoccupato. «Ho... Non capisco se tu sia l'Incantatore o l'Ingannatore» ammetto, aspettandomi che ora mi prenda in giro per la mia sordità.

Invece, lui mi sorprende, rispondendo serio e malinconico: «Non hai sentito male in nessun caso, mi chiamano con entrambi i titoli, il primo è ovviamente quello che preferisco, quello con cui mi presento, il secondo è sussurrato alle mie spalle o sputatomi in faccia come un insulto ma non per questo è meno veritiero. Non ci far caso, io non ci faccio più caso.»

«Ma perché? Tutti inganniamo, è perché insegni agli altri a mentire?» Forse è una domanda troppo personale, ma se così fosse non si farebbe problemi a non rispondere, quindi è inutile rimuginare.

«Non "insegno agli altri a mentire", stavo solo facendo un favore a te, di certo non condivido i miei trucchi con chiunque» spiega, risentitosi che abbia banalizzato la sua azione caritatevole. «Non è per quello che faccio, è per quello che sono. Tutti i miei incanti sono inganni. Io stesso lo sono, sono solo inganni e illusioni.»

«Non credo di capire...»

«Ricordi che ti ho parlato della magia vuota? Bene, quello è il tipo di potere che possiedo, è un tipo di magia nato dall'esaurirsi della magia stessa, sarebbe come illuminare con la luce di una stella però usando il buco nero che è divenuta. In effetti, tempo fa era conosciuta come magia nera, in opposizione alla bianca, ma poi si è deciso che era traviante perché anche i maligni usavano la magia bianca ed è divenuta nota con un altro nome, ma sto divagando.»

«Sì, direi» confermo, mentre la mia mente fa un troppo rapido collegamento che subito cerco di ignorare.

«In breve, siccome non è magia in senso stretto, ma quel che è stata magia, in realtà io non lancio incantesimi, ricreo quelli che un tempo sono stati lanciati.»

«Quindi niente è tuo?»

«Il fuoco è praticamente mio, preso dal nucleo della stella bruciata. Gli altri elementi sono eco, potrei evocare un'onda ma nessuno affogherebbe, anche se potrei dargli l'illusione di essere sommerso.»

«E allora? Controlli tutti gli elementi, più o meno, buon per te, sono solo invidiosi.» Sinceramente non vedo questo grande problema.

«Hai ragione, sono invidiosi, ma non per quello che credi tu. Lo sono perché il mio tipo di magia, essendo già consumato, non si consuma. Quando la magia elementale, sì anche quella bianca ha cambiato nome, si sarà esaurita io continuerò ad avere i poteri.» Tommaso sospira, si ferma un attimo per osservare la mia reazione — sono pietrificata dalle notizie — ma poi decide di riprendere per concludere: «E c'è un'altra cosa... Anche questo corpo è un'illusione che ho creato, modellando le ombre di chi fu, l'ho reso fisico a caro prezzo, qualsiasi modifica ora sarebbe solo fumo inconsistente, perfetta magari, se mi impegnassi potrei farla percepire ai cinque sensi, ma pur sempre un'illusione.»

«Basta, zitto!» esclamo di colpo, prendendolo in contropiede. «Non un'altra parola. Se vuoi continuare a vedermi, comportati come se non mi avessi mai detto niente.» Senza dargli tempo di ribattere, scappo nella mia stanza, abbandonandolo lì, solo e rifiutato, ma non me ne pento.

Non lascerò che il mio meraviglioso incanto si riveli un tremendo inganno.

Non sono pentita, però sono impensierita. Non sento nessun rumore provenire dall'altra stanza, ma anche se li udissi, cosa mi assicurerebbe che non siano illusioni?

Perché ha dovuto rovinare tutto? Perché non poteva stare zitto? Perché ha voluto... essere onesto?

Mi ha rivelato il suo più grande segreto e io gli ho sbattuto la porta in faccia. Ma forse, dopotutto, non era poi tanto un grande segreto se molti altri ne erano a conoscenza, e neanche tanto importante se non ha neanche provato a bussare per spiegarsi ancora. O forse sta solo rispettando la mia volontà di ignorare la questione?

Perché deve essere tutto così complicato? Perché devo complicare tutto?

La prima mossa toccherebbe a me, ma non me la sento di tornare di là, quindi mi limito a far scattare la serratura della porta e poi accostare quest'ultima, rendendo chiaro che se vuole — se è ancora lì e non se n'è andato come avrebbe avuto tutte le ragioni di fare — può entrare.

Non succede niente, quindi mi stendo sul letto a fissare il soffitto. Non so quanto tempo passi, so solo che d'un tratto, dal nulla, Tommaso è sdraiato accanto a me. Il mio cuore manca un battito, ma non nel senso buono.

Prima che possa aprire bocca, ha già risposto: «Sì, ho ingannato tutti i tuoi sensi. Di solito non colgo così di sorpresa neanche i miei nemici, ma mi hai fatto arrabbiare. Non è stato carino come ti sei comportata, poi ti chiedi perché ti tenga nascosti i dettagli del mio passato.»

«Non è la stessa cosa...»

«Ah, no? Andiamo, persino tu ti rendi conto dell'insensata obiezione che sollevi.» Non ci guardiamo, fissiamo entrambi il soffitto, almeno fino a quando Tommaso non rotola, puntellandosi con mani e ginocchia, così da essere a quattro zampe sopra di me. «Io mi faccio sempre perdonare, credo che ora sia il tuo turno.» Qualcosa scatta nella mia mente, lievi brividi mi scuotono e i palmi sudano. Tommaso mi scruta con scintillanti occhi rossi, studia il mio volto, soffermandosi sulle labbra, non si avvicina però; cosa si aspetta, che gli vada incontro? Io non... «Chiedimi un'illusione.»

«Un'illusione...» ripeto in un sussurro, cercando di guadagnare tempo.

«Qualsiasi cosa: un gattino da coccolare, una collana da sfoggiare, della cioccolata da mangiare, ciò che vuoi, anche una piccola caramellina.» "Farò quello che vuoi, ma non lasciarmi, accettami per come sono davvero" sembra quasi implori e, per tutto ciò che ha fatto ed è stato, un'illusione gliela posso concedere.

«Abbiamo anche sulla Terra una storia» inizio, d'un tratto di nuovo calma e lucida «di un ingannatore che fu una stella prima di sprofondare nelle tenebre e divenirne il principe.» Principe delle tenebre, così l'ha chiamato Jurian. «Con quella parte ci siamo, a grandi linee, anche con l'aspetto. Spesso questo principe è descritto con capelli di corvo» passo una mano tra i suoi ciuffi, spettinandoli «e occhi d'inferno» faccio scivolare la mano sulla sua guancia e poi traccio lo zigomo «ma, sopratutto, con ali di pipistrello» concludo, facendo risalire l'altra mano sulla sua schiena, fino alle scapole. Non dico altro, lascio che metabolizzi ciò che ho raccontato e che operi la sua magia.

Tommaso si alza, senza parlare anche lui e mi offre una mano per aiutarmi a mettermi in piedi; appena sono stabile, mi stringe a sé. La sorpresa mi fa sbattere le palpebre, quando le riapro, parte della stanza è sparita dal mio campo visivo, sostituita da gigantesche ali nere. Senza pensarci, allungo la mano per toccare, all'inizio mi sembrano inconsistenti, ma poi avverto sotto i polpastrelli le venature della pelle, si è impegnato tanto.

«Non possono sollevarmi, ma sono sicuro che possono rivelarsi utili a modo loro» sussurra al mio orecchio, prima di avvolgercele intorno, chiudendoci in un bozzolo di oscurità. «Allora, che ne pensi? Sono giusto una sciocchezza, non credo potrei fare di meglio. Reggo il confronto con il principe della tua storia?»

«No» rispondo senza esitare «quel principe è astuto, arrogante, ambiguo e affascinante. Tutte qualità che non ti appartengono.»

Tommaso non ribatte e anche io taccio, ci limitiamo a crogiolarci nella rispettiva vicinanza. In ogni caso, non è necessario aggiungere altro, siamo entrambi in grado di riconoscere una bugia.

*Trivia:
me a inizio capitolo: voglio scrivere qualcosa di leggero e divertente in previsione della grande rivelazione dell'Eroina tra un paio di capitoli
me a fine capitolo: e questo era un trattato argomentato sull'influenza del politicamente corretto nella comunità magica

~P.S. Ho fatto alcune aggiunte al cast della storia in previsione di una sorpresa futura a cui sto lavorando, le avete viste? curiosi?~

~Prossimo capitolo: A carte scoperte~
«Mi dispiace che tu l'abbia scoperto così, ne sono venuto anche io a conoscenza solo poco fa e, per quanto avrei voluto avvertirti, sapevo che sarebbe stato troppo tardi. Mi dispiace.»

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