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Capitolo 32: Don't go breaking my heart

Non so quanto tempo trascorra. Ho sentito i loro passi che si allontanavano e mi sono ritratta, accucciandomi addosso al muro, fin quando non ho smesso di piangere. Non ho emesso un singhiozzo, ma non sono stata in grado di fermare le lacrime fin quando non sono finite. Cosa mi aspettavo? Ho mandato via Tommaso e lui ha trovato un'altra. È ridicolo, anche se non lo avessi cacciato, non stiamo insieme e lui potrebbe andare con chi vuole, anche con la mia migliore amica. Non è quello a ferirmi, ma che non si sia neanche voltato indietro.
L'ha fatto, l'hai respinto.

Per il resto della giornata non ci sono più lezioni e la mia voglia di tornare in stanza dove potrei incontrare Tommaso è sotto i tacchi, cosa posso fare? Un brontolio del mio stomaco mi ricorda che devo ancora mangiare; potrei iniziare ad andare a mensa e, a stomaco pieno, riflettere sulle prossime mosse. Controllo nella telecamera del telefono di avere un aspetto presentabile e mi immetto nel corridoio principale.

Neanche pochi passi e mi sento picchiettare sulla spalla. Possibile che...? Mi volto per trovarmi davanti due occhi rosa.

«Kajt?» Più che un saluto mi esce una domanda, ma non sembra farci caso.

«Lara, che piacere! Proprio di te stavo parlando!» Sussulto, ma neanche questa volta sembra farci caso. «Noi stiamo andando a pranzo, tu hai già mangiato?»

Noi? «No, in realtà stavo giusto andando in mensa.»

«Fantastico! Ti va di unirti a noi?»

«Perché no?» Chiunque altro sia con lui non m'importa, Kajt è simpatico e si tratta solo di mangiare qualcosa, posso sopportarlo.

«Eccoti qua finalmente!» sbotta una voce alle sue spalle.

«Potrei dire lo stesso...» ribatte mentre si sposta a lato per liberarmi la visuale sulla ragazza sopraggiunta. I voluminosi capelli castano scuro sono raccolti con sottili forcine in una mezzacoda, la forma leggermente allungata degli occhi nocciola è accentuata dall'eyeliner steso perfettamente, le sottili labbra rosa perlato lucido risaltano contro l'incarnato olivastro. Il suo maquillage è impeccabile, ma sospetto che la base su cui è applicato fosse già perfetta.

«Con quale criterio hai creduto che ti sarei corsa dietro con queste scarpe?» Di riflesso abbasso lo sguardo sulla camicetta bianca - ma non trasparente al punto da lasciare intravedere il reggiseno - la gonna a tubino - la vita alta evidenzia il punto vita e la lunghezza al ginocchio slancia le gambe sode; l'accoppiata con la giacca offre un'aria da donna d'affari - e le stiletto di dodici centimetri. No, decisamente non avrebbe potuto correre. D'altro canto, l'abbinamento è mozzafiato.

«Non è colpa mia se hai scambiato il corridoio per una passerella» la rimbecca.

«Per quello che sono costate, il corridoio avrebbe dovuto trasformarsi in una passerella.» Mi ci vuole uno sforzo di volontà immane per non ridere.

«Ecco qualcosa che mi sarebbe piaciuto vedere.»

La ragazza rotea gli occhi al cielo, ma Kajt l'abbraccia e riesce a farsi perdonare, ottenendo un sorriso a trentadue bianchissimi denti.

«Allora, andiamo? Ho fame» lo pressa, sciogliendosi dal suo abbraccio.

«Sì, andiamo, Lara è dei nostri» mi indica con un cenno del capo.

«Ciao, sono Larissa» mi presento, per un attimo considero aggiungere il pianeta di provenienza, ma esito troppo e l'occasione è sfumata.

«Larissa detta Lara? Piacere, io sono Tellula detta Tea.» Stringe con decisione la mano che le offro. «Kajt mi ha parlato di te, sono felice che l'occasione di pranzare insieme si sia presentata prima di un giorno indefinito.» Con i tacchi, è alta appena un paio di centimetri più di me e raggiunge appena Kajt.

«Tu devi essere la sua ragazza, aveva accennato anche a me la possibilità di un pranzo.» Mi esce più acida di quanto volessi, ma tutto il loro sbattermi in faccia che mi hanno parlato alle spalle non è proprio il massimo.

Tellula sbatte le folte ciglia un paio di volte, ma non sembra turbata. «Me la sono andata a cercare» riconosce la mancanza con tranquillità. «Spero non sia troppo tardi per aggiungere "solo cose belle".»

«Cos'altro ci sarebbe stato da dire?» scherzo in risposta. Mi viene naturale, non la conosco ma sono già a mio agio con lei.

Con la coda dell'occhio mi pare di notare Kajt irrigidirsi, ma lo ignoro.

«Non sto migliorando molto la mia situazione, eh? Se non vuoi più mangiare con noi, non te ne farò una colpa» confessa costernata.

«Potevi dirlo subito che si trattava di un subdolo piano per non avere terzi incomodi al vostro pranzo romantico.»

«Oh, no. Mi hai beccata.» Sghignazziamo entrambe.

Mi era mancato, questo botta e risposta pungente e vivace con una femmina. Come ho potuto pensare che Tommaso fosse il rimpiazzo ottimale di Rebecca? Con lui mi diverto, ma è più un continuo stuzzicarsi fin quando uno cede, inoltre ogni tanto ho quasi l'impressione che ci stia provando con me e mi destabilizza, in quei momenti stento a raccapezzarmi.

«Sai» di colpo cambia destinatario delle sue parole, ma non tono «ora ho capito perché volevi baciarla; dopotutto, penso ti avrei perdonato.»

Mi sembra che Kajt arrossisca, ma è difficile dirlo sotto la carnagione già scura. «Non ho voluto correre il rischio.»

«Peccato.» Torna a concentrarsi su di me. «Io l'avrei fatto.» Strizza un'occhio.

«E a te, io l'avrei lasciato fare.» Ricambio.

«Se volete, vi lascio sole» propone Kajt.

«Magari un'altra volta» postpone Tea, prendendomi a braccetto «ora ho troppa fame.»

Approvo in pieno il suo piano e lascio che mi trascini in mensa, con Kajt che ci segue a pochi passi di distanza non osando interrompere i nostri sproloqui, ma incapace di fermare il roteare degli occhi.

La mensa è affollata, ma riusciamo a trovare posto. Nel momento in cui ci sediamo - la coppietta di fronte a me - sento ancora più pressanti gli sguardi degli altri commensali; non ci hanno staccato gli occhi di dosso da quanto siamo entrati e continuano a fissarci senza alcun ritegno.

«Ma che hanno tutti?» sbotto di colpo, infilzando con troppa prepotenza un pezzo di carne. Sono venuta altre volte in mensa, ma oggi sembra quasi che mi sia spuntata una seconda testa.

«Perdonali, solo che è raro vedere una primina in compagnia della miglior maga della scuola» cerca di spiegare Kajt.

Tellula lo spintona. «Smettila! Non sono la migliore, solo una delle più brave» si vanta. «Anche se, considerando che quelli dell'ultimo anno si vedono poco e niente in giro, potrei atteggiarmi di più. Scherzi a parte, è vero che di solito noi del penultimo tendiamo ad avvolgerci di disprezzo verso i nuovi arrivi, quando arriverai qui lo capirai anche tu quanto possano essere noiosi, senza offesa.»

«No, immagino. Nella mia vecchia scuola ero io la più grande e guardavo dall'alto i basso i novellini.»

«Carina e intelligente» esclama Tea «capisce che non si deve offendere, almeno qualcuna con cervello in quel corso c'è. La tua compagna azzurrina non è stata tanto sveglia e se l'è presa un casino quando Jurian ha scherzato.» Scuote la testa sconsolata. «Davvero, non so come quel ragazzo la sopporti.»

«Jurian?»

«Pupillo di Piryntia, manipolatore del fuoco, erede della casata Ignatus, ignifugo, studente modello, attualmente impegnato con la principessina dell'acqua» snocciola Kajt con un sorrisetto divertito. «Adoro il senso dell'umorismo della Sorte, voi no?»

Non credo di aver capito la domanda, ma un altra parola ha solleticato la mia curiosità. «Ma qui siete tutti principi e principesse?» Cerco di enfatizzare il sarcasmo, ma è una perplessità autentica.

«Hai visto quanti zeri ha la retta? Non tutti se la possono permettere» sentenzia Kajt con noncuranza.

«Non siamo tutti reali, ma siamo tutti realmente ricchi» conferma Tea.

La loro indifferenza mi infastidisce, non vengo da una condizione disagiata ed è innegabile che se una cosa costa non è accessibile alle masse, però loro più che grati per l'opportunità sembrano scocciati.

«No, non lo so. Ho una borsa di studio totale» rivelo. Forse sono io la superficiale per non essere neanche andata a controllare.

«Davvero?» chiedono all'unisono, sbigottiti.

Complimenti, fatti escludere dai figli di papà. «Già.» Sei in ballo, balla.

«Non ci posso credere!» Per poco il gridolino stridulo di Tellula non mi distrugge i timpani. «Sapevo che doveva averci visto qualcos'altro in te, oltre all'innegabile bel faccino.»

Che?

«Tea, non la traumatizzare» ammonisce la compagna, poi si rivolge a me: «Scusala, di solito è più contenuta; solo che è raro trovare qualcuno con una totale.»

«Neanche io la ho e sono la migliore della classe» precisa la castana, d'un tratto propensa ad elogiarsi.

«Perdonatemi, ma non vi seguo.»

«"Borsa di studio" è un termine lato per indicare gli esoneri dal pagamento riservati agli studenti più capaci, una sorta di incentivo a scegliere questa scuola; ce ne sono varie parziali in giro, ma la direzione è molto parca nel dispensare quelle totali. Quindi, Signorina Copertura Totale, cos'hai di tanto speciale?» mi interroga Kajt.

Cos'ho di tanto speciale? Non lo biasimo per chiedere, dopotutto è stato spettatore delle mie pessime prestazioni in classe, che suppongo abbia riferito alla compagna. Mi sono risvegliata in soli tre giorni, questo mi ha fatto conquistare la borsa... No, in realtà c'è un altra cosa che mi ha fatta arrivare qui in primo luogo.

Sorrido spavalda e il mio sguardo scivola sulla punta del tovagliolo di carta con cui Tellula si sta pulendo l'angolo della bocca, in meno di un battito di cuore va a fuoco.

L'ho tenuto segreto perché temevo danneggiasse Tommaso, ma ormai me ne infischio di quello che potrebbe succedergli: figlio del preside e agevolato dal Male, dubito che incorrerà in una punizione troppo severa.

Tellula sembra perplessa dal trovarsi un fuocherello accanto alla guancia, ma riacquista subito la compostezza e soffia sulle fiamme per spegnerle. L'incendio è domato in meno di cinque secondi e l'attenzione della coppia si concentra su di me.

«Capisco» sentenzia Tea. Kajt fa su e giù con la testa per sostenerla. Sfoggiano un'aria solenne, neanche avessi rivelato il senso della vita.

«Un consiglio?» offre la ragazza «Non lo sbandierare ai quattro venti; il potere e la scelta sono tuoi, ma al tuo posto non lo farei. Lasciati sottovalutare e conserva l'asso nella manica per il momento opportuno.»

La precisione, la celerità, la rarità... Tommaso mi ha ripetuto quanto lo stupissi, ma non avevo inteso la vera specialità di ciò che mi riesce. La decisione di mantenere la riservatezza non riguarda più il mio insegnante, diventa un vantaggio per me.

Annuisco. La tensione che per un attimo ha pervaso l'aria si dissipa e torniamo a mangiare allegramente.

«Ricordami di non farti arrabbiare» è l'ultimo commento, ma non resisto a una ribattuta: «Appoggiami nelle mie folli soluzioni e non avrai nulla di cui preoccuparti.» E non lo spifferare in giro, mi sembra superfluo aggiungerlo a voce, ma sono certa che abbia capito.

«Consideralo fatto» assicura Kajt.

Con un'occhiata analizzo la sala, non ci fissano più spudoratamente, ci dedicano solo occhiate sporadiche, la mia bravata col fuoco è stata così rapida da passare inosservata.

«Come fai a sopportarlo?» domando apprensiva a Kajt. «Gli occhi di tutti addosso ogni volta che vi vedete?»

«Oh, no.» Scuote la testa. «Non sono io che li sorprendo. Anche se sono al primo anno, sono grande e amico d'infanzia dei due migliori studenti del penultimo. Non è niente di eccezionale vedermi con loro. Sei tu la novità.»

«Spero di diventare presto "niente di eccezionale" anche io allora.»

«Domani avranno trovato un altro da fissare, non è necessario voler essere non eccezionali» mi tranquillizza Tea.

«Quindi, amici d'infanzia, eh? Cresciuti insieme e innamorati nel corso degli anni?» Mi fa strano pensare che Kajt sia più giovane di lei, sembrano coetanei.

«Più o meno: abbiamo ufficializzato la cosa due anni fa, ci siamo rivisti dopo un paio di lustri e abbiamo notato quello che quando ci malmenavamo a dieci anni ci era sfuggito.» Tea la fa suonare come una sciocchezza, ma da come si guardano capisco che il sentimento che li lega è esattamente il contrario.

L'unica cosa che non ha senso è la linea temporale: lui avrà al massimo vent'anni, stanno insieme da due, non si sono visti per dieci, ma a dieci ancora giocavano insieme.

«Stai contando in numeri terrestri» mi avverte Tellula, accortasi che il picchiettio delle mie dita era un modo di contare. «Abbiamo una vita più lunga della vostra. Se consideri settant'anni a testa, ti dovrebbe tornare.»

Settant'anni. Hanno settant'anni a testa. Sembrano così giovani. Forse per i loro criteri lo sono; Tea ha ragione, devo smettere di prendere la mia vecchia vita come riferimento.

«Ho pensato che frequentando anni diversi ci fosse differenza di età» ammetto.

«Infatti c'è» conferma Kajt. «ma non come la intendi tu: Jurian ha un mese in più a me, lei otto in meno. Non è obbligatorio iscriversi a un'età precisa, la scuola accetta tutti purché superino la prova; ho preferito dedicarmi ad altro prima di concentrarmi sulla magia, tutto qui.» Solleva le spalle.

Avrei dovuto intuire che non mi posso fidare della vista per stimare l'età già da un po', ma ho necessitato di un riscontro fuori dal mio "circolo" per capirlo.

«Pur vero è che la maggioranza sono novellini, i casi speciali sono sporadici. Il signorino sa già fare incantesimi a distanza solo perché ha avuto più tempo per provarli da autodidatta, anche se ha ben pensato di non divulgarlo.» Credo che Tea mi fornisca questa informazione come rincuoro per il bidone che ho preso. Non riesco a trattenere un risolino; non sono convinta ne colgano il senso, ma ridacchiano con me e tanto mi basta.

Un'oretta fa, presa dall'esplosione, non ci ho dato molto peso e penso che gli altri neanche l'abbiano notato, ma in effetti Kajt ha spalancato la finestra con una folata.

«Pur vero è che l'aria è l'elemento più facile da maneggiare a distanza» le fa il verso.

«Non dovresti spiattellare neanche questo, lascia credere che sia difficile come gli altri e fatti ammirare» suggerisco complice.

«Purtroppo non è così semplice» sospira abbattuto. «L'aria è chiamata "elemento al contrario" per un motivo: facile da controllare a distanza, difficile imprigionarla nel pugno. L'abilità sta perlopiù nella quantità di spazio che riesci a lasciare tra te e l'uragano.»

«Non lo sapevo...» mormoro prima che riesca a impedirmelo.

«È normale, noi lo diamo per scontato e voi non pensate a chiederlo. No, non fare quella faccia, non ti sto insultando; anche se lo chiedeste, come molta probabilità sareste ignorati.» Noi: i magici. Voi: i terrestri.

«Già, ho notato che noi terrestri non siamo proprio i meglio accetti» minimizzo.

«Sono solo invidiosi» commenta Kajt, ingoiando un boccone.

«Di cosa?»

«Della tecnologia» rivela Kajt, mangiando un altro pezzo.

«Ma anche voi avete la tecnologia!» Noi. Voi.

«Ma abbiamo anche la magia.» Il tono di voce di Tea è basso, come fosse qualcosa di cui vergognarsi; non la capisco. «Forse non lo sai, ma molti dipendono solo da essa, quando finirà intere culture andranno distrutte per sempre. Voi terrestri invece v'inventerete qualcos'altro e sopravviverete, come in qualche modo assurdo siete riusciti a farlo per millenni senza magia.» Per un attimo mi sembra di scorgerla, quella scintilla d'invidia, nel suo sguardo e in quello di Kajt, che ha smesso di mangiare per carezzare il braccio della compagna. Non avevo capito niente, non l'avevo mai vista in questo modo.

Il silenzio scende pesante sul tavolo, anche il mormorio della mensa sembra quietarsi, come se l'umore cupo del tavolo si fosse propagato per la sala.

"«Ci sono civiltà che dipendono totalmente dalla magia, togligliela e sarai artefice di un genocidio.»"
"«Molti dipendono solo da essa, quando finirà intere culture andranno distrutte per sempre.»"

Niente. Non ho capito niente. La magia è... come il petrolio, per fare un esempio banale. Utile, funzionale, disponibile in natura, fonte di ricchezza, potere ed energia... non rinnovabile. Quando si esaurirà, moriranno tutti. Loro. Voi.

«Si può fare qualcosa?»

«Ci sono varie proposte, per il momento niente di definitivo» vagheggia con lo sguardo vacuo. Non indago oltre.

«Comunque, il nuovo taglio Nandyn non si poteva guardare.» Il brusco cambio di argomento, così palese e netto, mi lascia perplessa, ma quando gli occhi di Tea tornano ad illuminarsi capisco che Kajt punta a farle riprendere il buono umore. Non appena lei si lancia in uno sproloquio su come andrebbero acconcianti i capelli a seconda della forma del viso, sul volto di lui si dipinge un sorriso sornione.

«Sì, lo scalato, in quel caso, per dare volume al viso è il massimo» appoggio in pieno una delle affermazione di Tea e in breve diamo il via a un'accesa discussione.

«Visto? L'avevo previsto che le due terrestri sarebbero andate d'accordo» esulta Kajt, interrompendo il nostro fiume di parole.

«Terrestre?» Sebbene Tellula sembri avere un aspetto naturale, il nome non mi ha portata a considerarla una coplanetaria, anche se, a ben pensarci, non dovrebbe avere derivazione greca? La sua età non tornerebbe, però sembra conoscere molto sul Pianeta Azzurro... Noi. Voi.

«Non rimuginarci troppo, non sono terrestre come te, solo nel senso che controllo il terreno.» Un sospiro esasperato lascia le sue labbra nel momento in cui rivolge un'occhiataccia al ragazzo. «Gli studenti dalla Terra al momento sono solo due.»

Kajt rotea gli occhi, ma coglie l'avvertimento e torna a concentrarsi sul suo piatto.

«Siete adorabili» mi scappa. Kajt si limita a un sorrisetto, Tea finge di abbracciarmi.

«Tienilo bene a mente, così riferisci al tuo insegnate che non ha motivo di minacciarmi» scherza Kajt. O forse è serio, questa volta non lo riesco a discernere.

«Ti ha minacciato?» Il fatto che Tellula capisca chi sia il soggetto senza neanche dover chiedere mi infastidisce fin troppo. «Ma lo sa che stiamo insieme! Pranzava con noi fino all'altro giorno praticamente.» Sapevo che Tommaso conosceva personalmente quelli degli ultimi anni e lei frequenta il penultimo, non dovrei essere così indispettita.

«Sta esagerando, l'ha appena guardato di sfuggita.» Non ho idea di quale sia stata la dinamica in classe, ma so che non c'è stato il tempo materiale per una minaccia. D'altro canto, Tommaso è malvagio, per quanto ne so può aver minacciato preventivamente l'intera popolazione maschile della scuola per divertimento.

«Ma guarda come lo difende...» stuzzica la castana.

«Non lo sto difendendo, sto esponendo la realtà oggettiva dei fatti. Oggi non avrebbe avuto possibilità di minacciarlo.»

«Come fai a sapere che tutto il giorno gli è mancata l'occasione?» indaga con interesse, ma un secondo dopo sembra aver già trovato la sua risposta: «Vivete insieme o sbaglio?» Rifiuto d'immaginare cosa implichi quel sorrisetto consapevole.

«Mi ha scelta, non possiamo fare altrimenti. Siamo bloccati insieme, tutto qui.»

«Tutto ? Per anni ha presenziato alle selezioni solo perché costretto e tu sostieni che ti abbia scelta tanto per? Da quando è tornato dalla Terra è cambiato...» Tea assume un'aria sognante, reggendosi il mento con la mano smaltata. «Oserei perfino dire che tu gli faccia bene, di solito a quest'ora c'è già scappato il morto.»

«La scuola accetta gli omicidi?» Mi rendo conto dell'assurdità del quesito nel momento in cui lo pongo, ma la superficialità con cui l'ha detto mi ha impressionata.

«Non tra le sue mura, sarebbero una pessima reputazione. Quello che succede fuori dal cancello, d'altro canto, non la riguarda più» precisa Kajt, continuando indifferente a tagliare il suo pollo come se non avesse appena sottinteso che qua si ammazzano giornalmente.

Se valgono anche i decessi fuori da qui... «Mi spiace contraddirti, un morto c'è stato.»

«Davvero?» D'un tratto, il ragazzo sembra interessato, e abbattuto. «Non riferirlo a Jurian o mi toccherà pagare.»

«Il mio silenzio costerebbe altrettanto, ti conviene di più saldare la scommessa» contratta Tea, poi si rivolge a me: «Chi è stato il malcapitato?»

Non mi illudo sia davvero scossa, ma quantomeno mostra più tatto del compagno. «Un terrestre, credevo fosse suo amico, ma non ha esitato a farlo fuori quando è stato necessario.» Non l'ho mai raccontato a nessuno e sono stata parca di dettagli, ma credo mi abbia fatto bene. È morto, non può più farti male, è finita. È morto perché Tommaso l'ha ucciso in un comportamento maligno, forse uno del Bene avrebbe semplicemente voltato la faccia.

«Suo amico? Questa è divertente! Probabile fosse un suo complice non più utile» sghignazza Kajt.

«Non spetta a noi giudicare» lo rabbonisce la ragazza.

«Non c'è nulla da giudicare» scatto, esternando quello che gli avrei voluto urlare in faccia non riuscendosi. «Tommaso è malvagio, è una realtà oggettiva e non c'è altro da aggiungere.»

«Tommaso?»

«Voi lo chiamata Incantatore, credo» cerco di spiegare. Essere una tantum il rispondente invece del richiedente, mi fa strano, ma mi piace riuscire a sorprenderli.

«In effetti, sulla Terra il titolo avrebbe suscitato scalpore» conferma Tea. «Anche se, posso offrirti un altro consiglio? Attenta a come lo chiami, faresti meglio a usare il suo appellativo noto quando ti riferisci a lui.» Questa volta non aspetta che annuisca, consiglia direttamente e qualcosa mi suggerisce di tenerlo a mente. Con un secondo di ritardo capisco che sono più sorpresi e preoccupati per il nome che per l'orientamento. Realizzo due cose in sequenza: uno, lo sapevano, e, due, lo sapevano perché l'Incantatore è schierato apertamente. Dovevano esserne a conoscenza tutti; chissà come si sono divertiti alle mie spalle quando hanno scoperto che il principino cattivo stava corrompendo l'ingenua terrestre.

«Non credi di essere troppo severa?» indaga Kajt.

«Affatto. Io mi fidavo e lui...» mi limito a un ringhio conclusivo perché non riesco ad esprimere in altro modo ciò che provo.

«Non mi permetto di entrare nelle vostre dinamiche di coppia» - al che si guadagna una mia occhiataccia: gli ho spiegato che non stiamo insieme - «ma non ti sembra di essere prevenuta a giudicare tutti i seguaci del Male cattivi?»

«"Seguaci del Male" ti dice niente?» controbatto.

«Come credi, ma non è che andiamo in giro con una targhetta. Non puoi sapere se stai parlando con un maligno o un benigno; non mi pare di averti terrorizzata, eppure...» Lascia la frase sospesa, con tutte le implicazioni che ne conseguono. Come ho fatto a non capirlo? Non potevo, come ha detto lui, non c'è niente di visivo che li contraddistingua. Forse l'unica era l'atteggiamento a un tratto difensivo non appena è stato toccato l'argomento, però non è sufficiente.

«Non ipotizzare l'orientamento magico di qualcuno solo dall'impressione che ti fai, a meno che non sia apertamente dichiarato non hai certezza di azzeccarlo» consiglia ancora Tea. Le sue perle di saggezza sono diverse da quelle che dispensava Tommaso, non vogliono mostrare la sua conoscenza superiore, ma aiutare una novellina nella stessa situazione in cui si è trovata lei.

«Comunque, prendo come un complimento che tu mi abbia "dato del benigno", non potevi saperlo. Non lo tengo nascosto, sono disposto a dirlo se richiesto, ma neanche lo sbandiero, anche perché non ho avuto nessuna occasione ufficiale per farlo.» Ridacchia, ma ritrova subito la serietà per avvertirmi: «Non chiunque perdonerebbe l'errore, fai attenzione.»

«Quindi, ricapitolando, abbiamo buoni, malvagi e neutrali?» Non avendo ancora annunciato niente in pubblica piazza, suppongo di classificarmi nell'ultima categoria.

«Non è proprio così che funziona. Ci chiamiamo benigni e maligni, i neutrali non esistono» precisa Kajt, più propenso a soprassedere sulle mie ipotesi sbagliate che sulla mia ignoranza magica. «Ci sono quelli che non divulgano il proprio orientamento, ma nessuno può definirsi al di sopra delle parti.»

Tellula gli dà corda: «Non è un requisito indispensabile dirlo ad alta voce, molti non lo riveleranno neanche sotto tortura, ma sono fermamente decisi. Siamo tutti schierati. Anche tu.»

«Con il bene» chiarifico subito. Se non esiste la neutralità e sono obbligata a scegliere, chi altri sarebbe saggio supportare?

«Sicura?» pressa Tea. Le sue pupille indugiano sul tovagliolo bruciato, poi tornano a studiarmi con insistenza. Non capisco dove voglia andare a parare. «Tanti anni di vita e non avevo mai sentito di una gonna andare in combustione spontanea.»

Sgrano gli occhi, non riesco a impedire la reazione istintiva, ma cerco di non sembrare più colpevole del necessario. La coppia non aggiunge altro, lascia la sentenza sospesa sulla mia testa, cosicché possa valutare le implicazioni. Quando ho deciso di bruciare Vandine perché mi andava, perché mi aveva fatta arrabbiare, non frequentavo ancora assiduamente Tommaso, è stata una scelta solo mia, la cui colpa ero pronta a scaricare su Rebecca. Se Tom ha avuto un ruolo in quella storia, è stato di farmi ragionare, di rendermi più responsabile nell'uso dei miei poteri, è merito suo se ho evitato di scattare a ogni minima provocazione.

C'è anche il ricordo ancora ai bordi della mia mente perché rinvangato poco fa: Carlo che cerca di... Quanto ho agognato che soffrisse in quel momento, quanto ho bramato che morisse.

"«Non è un requisito indispensabile dirlo ad alta voce.»" No, non lo è. Io mi sono schierata molto tempo fa, senza l'influenza di Tommaso.

Con che faccia tosta gli ho fatto la morale?

«Tranquilla, è meno grave di quanto sembri. Solo perché perdi il controllo più spesso dei benigni, non vuol dire che tu sia cattiva. È una divisione molto semplicistica, ma bisogna arrangiarsi. Per noi che ci siamo nati dentro è facile da comprendere, tu ti ci abituerai.»

«Ancora più banale se la limiti all'arrabbiarsi ogni tanto» la rimbecca Kajt, per poi spiegarmi: «è il motivo per cui si è incoraggiati a non prendere decisioni affrettate, in teoria si può sempre cambiare schieramento, ma in pratica sarebbe alquanto ridicolo farlo solo perché una mattina ci si alza con il piede sbagliato.»

Annuisco, anche se so che non si tratta di un paio di episodi isolati.

«Non me la confondere adesso, Ki» fa il broncio Tea «che poi si fa venire i complessi.»

Questi due parlano di me come se neanche ci fossi, ecco cosa succede ad unirsi ad una coppietta.

«Non ci siamo dimenticati di te» mi conforta la manipolatrice della terra, in qualche modo intuendo il mio disagio. «Solo che questo è lo stesso discorso che ho ricevuto al primo anno.»

«Da un'altra adorabile coppia di piccioncini?» indago.

«Più o meno.» Sorride misteriosa. «Permettimi di raccontarti una storia per aiutarti a capire.»

Glielo concedo con un cenno del capo.

«Una ragazza più grande mi aveva puntata, era apertamente schierata con i cattivi e io mi ero incaponita che sarei stata buona ad ogni costo, sai combattili con la gentilezza e simili. L'istituto ha regole piuttosto blande, gli serve una denuncia per intervenire, ma lei mi terrorizzò a sufficienza da avere la certezza che la lasciassi fare; finché scelse un giorno sbagliato.

«Per farla breve, è inciampata su una radice e si è infilzata su un ramo. Ha mancato il cuore, ma ha perso la mobilità al braccio. Non è più tornata a scuola; non è neanche rientrata a casa se per questo, sulla via del ritorno ha avuto un incidente e... diciamo solo che non ho pianto. Non è mai stato provato se quell'albero fosse già lì o fosse comparso per magia, l'intera faccenda è stata insabbiata troppo in fretta.

«Quanto a me, ho dovuto affrontare che non mi era piaciuto tutto quel sangue, ma mi era piaciuto ancor meno quello di cui ero stata vittima, così ho deciso che avrei usato qualsiasi mezzo per impedire che capitasse a qualcun altro; il Bene mi limitava troppo. Questo fa forse di me una cattiva persona?»

«Affatto» decido subito. «Ci vorrebbero più cattivi così.»

«Oh.» Sembra sorpresa.

«Cosa?» Spero non si sia offesa perché l'ho chiamata "cattiva", avrei dovuto pensarci prima.

«Niente, solo che mi è stato detto lo stesso durante il discorso.»

«Da chi?» Perché mi interessa? Conoscere il nome non sarebbe di alcuna utilità dato che avrà lasciato questa scuola anni fa.

«L'Incantatore e il professor Smith.»

Tommaso e Ben.

«Quei due sembrano andare sempre in coppia» non riesco a trattenere il commento amaro.

«Non mi sorprende, le conosci le voci che girano sul loro conto, no?» No, non le conosco, ma ne ho sentite troppe per oggi di voci sul loro conto per avere la forza di ascoltarne altre, quindi annuisco. «Anche se girano voci di qualsiasi tipo su chiunque, quindi non tutti ci credono. Bisogna saper distinguere tra quelle malevoli e quelle reali.»

«Ad esempio?» indago, sporgendomi verso di lei. Kajt alza gli occhi al cielo e si abbandona sullo schienale, capendo che sta per iniziare il momento "pettegolezzi tra ragazze".

«Per dirne una, l'amichetta del cuore della maga turchina si vocifera sia benigna, ma pare anche abbia una cotta per il di lei uomo, oltre che per il suo professore e un altro docente - ma non mi sento di biasimarla, l'insegnante di Letteratura Magica è un bel bocconcino. Per dirne un'altra, prendi l'adorabile coppietta JurianxVandine, lei già pianifica il matrimonio e lui neanche ha detto ai suoi che la frequenta perché teme di essere diseredato, ma questo lo sa tutta la scuola meno la poveretta, quindi acqua in bocca, mi raccomando.»

È molto interessante, ma un nome spicca su tutti. «Aspetta, Vandine ha un ragazzo? Da quanto tempo?»

«Prima che iniziasse l'anno scolastico, perché?» Tea mette il broncio, quasi delusa che di tutte le succose notizie che mi ha rivelato mi sia soffermata proprio su quella. Non ha ancora idea della bomba che sto per sganciare.

«Perché è andata a letto con Tommaso dopo che è iniziato» spiego con il vetriolo sulla lingua.

«Oh, oh.» L'esclamazione preoccupata di Tea si spreca con la luce febbrile nei suoi occhi. «Davvero? Lo sospettavo, ma non ho mai avuto conferma. Dobbiamo pranzare più spesso insieme!»

«Non vorrai dirglielo? Non è che Jurian abbia fatto voto di castità! La predica da te poi!» Kajt s'inserisce nella conversazione per tentare di proteggere la relazione dell'amico con argomenti di carta velina.

«Ma è stato prima. Anche per quanto mi riguarda, non stavamo insieme, non è tradimento.» Schiocca la lingua a termine della sua inoppugnabile argomentazione. Quando si rivolge a me è meno spavalda: «Giusto perché sia messo agli atti, non indirizzare il tuo odio verso di me, Tommaso è in circolazione da un po' e... beh, come posso metterla... ha conosciuto parecchia gente, specialmente femmine.»

Per un attimo sono perplessa dalla strana scusa di Tea, poi capisco: teme che sia gelosa, a ragion veduta anche, eppure per qualche motivo non sento niente. "«Non stiamo insieme, non è tradimento.»" O forse non la considero una minaccia. In realtà, anche il pensiero di lui con Vandine ha smesso di pungolarmi: non è per lei che si è sacrificato, non è lei che ha scelto.

«Non siamo una coppia, con chi se la fa non è affar mio» puntualizzo.

Per un attimo i due si scambiano un'occhiata complice, poi la ragazza ammette: «Se non avessi visto il trucchetto del fuoco, avrei avuto più difficoltà a crederci, ma adesso non dubito che tu sia rimasta qui per meriti magici e non altri. Anche se qualcuno avrà da ridire, ignoralo, va bene? Sono voci, te l'ho detto, girano su chiunque per qualunque cosa.»

Annuisco, ma non ho voglia di aprirmi anche su quello adesso. Così svio il discorso, riportandolo su toni allegri e complottistici.

«E tu? Qualche scheletro nell'armadio?» la stuzzico.

«Non essere sciocca» mi riprende sorridente, sollevando il bicchiere per l'acqua con la stessa grazia che si riserverebbe a una flûte di champagne. «Non ho scheletri nell'armadio, altrimenti non potrei metterci i vestiti.»


~Prossimo capitolo: Indovina chi viene a cena~
«La tua amica è stata un incanto; ho trascorso con lei una serata davvero piacevole e divertente... almeno finché non mi ha minacciato.»

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