Capitolo 31: Dello spazio padron (2)
Il volto di Tommaso è vicinissimo al mio, il suo respiro corto e accelerato me lo riscalda. Più resta qui, più voglio che si allontani; così costretta non riesco ad apprezzare la situazione che mi ricorda troppo un'altra volta che sono stata bloccata contro la mia volontà. Cerco di convincermi che non sono impotente, ma quale vantaggio può essere riuscire a bruciarlo se è in grado di spegnere le mie fiamme?
Per fortuna non è necessario ricorrere a misure estreme, lui si accorge del mio disagio e indietreggia piano, con lentezza mi offre anche un fazzoletto; i suoi gesti sono ampi e calmi, niente di improvviso, si comporta come uno sventurato sorpreso da una fiera che cerchi di scappare senza scatenarla. Solo che il paragone non regge, nel nostro caso lui sarebbe il cacciatore con il fucile carico imbracciato e io la mamma di Bambi.
«Scusa, non decido della tua vita, però credevo dovessi saperlo, ecco...» Si passa una mano tra i capelli, scompigliandoli. «Hai voluto onestà, non posso schermarti dal brutto: se te ne vai, non mi pentirò di averti scelta, ma se potessi tornare indietro, non lo rifarei.»
Dovrei sentirmi ferita, ma il mio cervello ha deciso di rilasciare endorfina. Sapere che non rimpiange l'avermi presa con sé mi fa realizzare che sono saltata a conclusioni affrettate — nel peggiore dei casi, sono il suo investimento, cacciarmi ora sarebbe come vendere in perdita — il resto è conseguenza logica.
«Non voglio andarmene, ma devo. Sono stufa di essere tenuta all'oscuro e allontanata, non ho pressato, ma ora esigo delle risposte, o vivrai il resto della tua vita senza rimpianti» concludo sarcastica, scoprendo i denti.
Tommaso resta saldo sui piedi, ma inarca la schiena di riflesso, preso alla sprovvista. «Mi pare di averti dato tutte le informazioni che hai chiesto, nonostante ti abbia detto che non mi piace parlarne.»
Sul serio la sta buttando sul patetico? Inutile insistere, su di lui non caverei niente, ma da lui... È il momento di cambiare strategia. «Lo rispetto, ma, d'altro canto, siete in due, no?»
Sono stata criptica di proposito e attendo in attesa che ci arrivi. Tom piega la testa di lato e mi studia in silenzio, sa che non aggiungerò altro fino a quando lui non avrà fatto qualcosa, deve solo intuire cosa. Vedo il preciso istante in cui capisce dal contrarsi dei muscoli delle sue gambe.
Prima che possa negarmelo, mi affretto a spiegare: «Benjamin mi ha più volte ripetuto che non poteva raccontarmi niente su di te, altrimenti tu avresti fatto lo stesso, ma mi pare che lui abbia ampiamente parlato, quindi, se tu ora spifferassi qualcosa su di lui, non saresti in torto.»
Tommaso scuote la testa divertito. «Sei tremenda...»
«Ehi, fammi sfruttare la mia amicizia con il figlio del preside; tanto tutti sono convinti che già lo faccia.» Mi stringo nelle spalle, mentre scherzo sulla situazione che forse mi pesa più di quanto voglia ammettere.
Tom s'incupisce, ma non mi smentisce.
«Partiamo dalle cose semplici: di dove è originario? È un uomo, quindi dovrebbe venire da Marte...» fingo di ponderare.
Alza un sopracciglio. «Non capisco su quali basi fondi questa ipotesi, Benjamin è un terrestre, non ha mai fatto mistero della sua provenienza.»
«Quindi è davvero inglese?»
«Londinese, per essere precisi.»
Sgrano gli occhi. «Sei informato sul suo conto!»
«Lui si è documentato parecchio sul mio, era mio dovere ricambiare» confessa con tono di sufficienza, poi i suoi occhi scintillano e torna il fastidioso saccente che si divertiva a sentirsi superiore: «Mi pare, inoltre, di averti già confermato che fosse madrelingua anglofono, come avrebbe potuto essere di nazionalità marziana?»
Distolgo lo sguardo, ma sento le guance scaldarsi.
«Quanti anni ha?» Di norma, non sarebbe una domanda vitale, ma ne ha fatto un mistero troppo grande per lasciarmi indifferente.
«Un centinaio, sarebbe maleducato rivelare il numero preciso.»
«È dolce che ti stia a cuore la sua privacy» ironizzo.
Sospira. «Mi sto impegnando a chiarire i tuoi dubbi il più possibile, ma questa non è la mia storia. Ti dirò quasi tutto, ma ci sono dettagli che spetta solo a lui raccontare a chi ritiene giusto. Tutto considerato, avrebbe potuto rovinarmi di più se avesse voluto.»
«Pensi che ora non lo farà?»
«La mossa logica sarebbe raccontare di me a te, ma confido che rispetterai i miei segreti.» Annuisco, con la piena consapevolezza di mentire.
Mi ha detto poco e niente e già sono in confusione. Riordino le idee per porre la prossima domanda: Benjamin è inglese, ha circa un secolo, Benjamin... Ha combattuto nella seconda guerra mondiale!
«Sì.» Non mi ero resa conto di aver espresso ad alta voce la mia deduzione. «Sei di sicuro più ferrata di me sulla storia del tuo pianeta, ma so per certo che ha servito presso un reggimento e ha scalato parecchi ranghi durante una guerra.»
Nella foto, non era suo nonno, era lui. «Com'è possibile che nessuno lo riconosca?» Si saranno chiesti a un certo punto perché il loro generale non invecchiasse.
«Magia.» Risponde con noncuranza Tommaso. «Incantesimi di occultamento, alterazione della memoria, schermature e scudi, chiamala come vuoi, li ha usati un po' tutti.»
Ovvio. La sua fredda logica mi lascia con più quesiti di quanti mi siano concessi, dal momento che si è offerto di rispondere solo su Benjamin, devo formulare il prossimo così da trarre il massimo di informazioni "collaterali".
«Già finito?» investiga con tono di beffa.
«Faccio io le domande con i miei tempi, a te spetta solo di rispondere» chiarisco «ma dal momento che hai tanta voglia di dare aria alla bocca, dimmi tutto quello che puoi.»
«Ingegnoso... avresti potuto non fare le domande giuste o io avrei potuto tergiversare, ma con una formulazione del genere e il vincolo dell'onestà, sono costretto a dirti quasi tutto.» Mi limito ad annuire con convinzione, senza rispondere niente, cosicché intenda di dover iniziare; meglio non far sapere che stavo solo temporeggiando mentre preparavo altre domande.
«Benjamin non è umano.»
Ha iniziato sganciando la bomba, tirandomi tutto addosso per valutare la mia reazione. Probabilmente si aspettava uno svenimento, o quantomeno uno sbiancamento; non credo avesse messo in conto una sfuriata. «Non era londinese fino a un attimo fa?» Quanto ingenua crede che sia? Pensare che mi stavo davvero fidando.
«Ho detto che è terrestre» precisa «non che fosse umano. Non lo è mai stato, anche se per parte della vita l'ha creduto.»
Sono di nuovo saltata a conclusioni affrettate. La devo smettere.
«È l'incarnazione di una potente entità cosmica.»
La deve smettere. «Dimmi tutto quello che puoi senza inutili pause ad effetto.»
«Permalosa, ma ragionevole» concede.
Il suo sguardo si sposta dal mio verso destra, non mi sta ignorando ma sembra immergersi nei ricordi e intuisco che ciò che dirà ora sarà vitale.
«L'universo magico è binario; si basa sul principio di bene e male, per intenderci. Gli elementi sono polarizzati, ma le persone sono libere di decidere. Ognuno nasce con equa propensione al bene e al male, sono i suoi comportamenti, le influenze che riceve, a spingerlo da un parte o dall'altra. È possibile schierarsi apertamente con una delle due fazioni; questa stessa scuola organizza ogni anno una cerimonia in cui gli studenti possono scegliere pubblicamente, ma queste manifestazioni identificano solo alcuni, molti tacciono per paura del giudizio altrui ma in cuor loro sono fermamente decisi.»
«Chi potrebbe mai scegliere il male? Voglio dire, è male! Sarebbe una scelta stupida.»
Tommaso non condivide il mio sconcerto, anzi, resta imperturbabile. «Ci sono dei vantaggi, regole e procedure speciali da applicare in caso si commettano crimini. Persino qui si tende a chiudere un occhio sulle infrazioni più leggere dei maligni, ma siccome l'istituto segue una politica benigna sussiste un limite invalicabile.»
«Se è tanto conveniente, perché non sono tutti malvagi?»
Per un attimo tituba, poi dice: «Non tutti hanno bisogno di agevolazioni o pensano siano necessarie. Se potessi stuprare una persona con la consapevolezza di rimanere impunita, lo faresti?»
Aggrotto le sopracciglia per il colpo basso, ma la brutalità ha reso il concetto. «Nessuno ha pensato che come sistema facesse schifo?»
«Certo, qualcuno ancora lo pensa. Ma l'alternativa è rinunciare ai poteri: la magia è equilibrio preciso, non puoi sbilanciarla e aspettarti che continui a funzionare. Ci sono civiltà che dipendono totalmente da essa, togligliela e sarai artefice di un genocidio; non è meglio rischiare qualche trasgressione isolata ogni tanto? Inoltre, i pianeti e le singole istituzioni devono dichiarare che partito perseguono, così facendo la criminalità è esponenzialmente diminuita. Per questo, è difficile relazionarsi con la Terra che non ha un orientamento definito, è così... grigia; ma, del resto, non è neanche magica. Quanto a tutti gli altri, historia iudicabit.»
La Storia giudicherà. Prima ancora che il Panglottismo faccia effetto, ho tradotto.
Ho le gambe molli, sono costretta ad appoggiare la schiena al muro per restare in piedi. «Benjamin che ruolo ha in tutto questo?» Un sapore acido mi inonda la bocca.
«Te l'ho detto, è l'incarnazione di una delle due entità. Abbiamo trovato Rebecca perché ci basavamo su una profezia secondo cui arriverà un giorno in cui Bene e Male schiereranno tutti i loro sostenitori e si sfideranno per chiudere per sempre la partita e ci sarà allora una terza partito, l'Eroina, che affiancherà uno per annientare l'altro; ma per scendere in campo avranno bisogno di corpi di carne, non più solo spirito, quindi si personificheranno in due guerrieri.»
«Fonte attendibile, insomma» scherzo, sperando riveli che finora mi ha preso in giro.
«Erano scritti anche altri dettagli su eventi passati che si sono realizzati, quindi sì, è affidabile.»
Sto per chiedere chi incarni in realtà Benjamin, ma mi blocco. Se Tommaso non l'ha ancora detto, potrebbe essere uno di quei dettagli da tenere segreti, oppure crede che non reggerei anche questa verità, forse ha ragione; mi tornano in mente la sua aura manipolante, il suo guardingo comportamento, il modo in cui ha da sempre avvicinato Rebecca, e capisco che non sono pronta per quella risposta.
Mentre cerco di accantonare un dubbio, un altro s'insinua nella mente. Non riguarda più Ben, ma ho bisogno di sapere. Spero in una risposta secca, qualsiasi alternativa confermerebbe i miei timori. «Tu» deglutisco «sei schierato con i buoni, vero?»
Tommaso mi guarda come se l'avessi schiaffeggiato in pieno viso, come se gli avessi fatto un affronto insanabile. «Anche se le possibilità sono Bene e Male, buoni e cattivi sono da ambedue le parti.» La sua voce si spezza; credo di essere, infine, impallidita. «Non ho mai avuto scelta» ammette tra i denti.
«Hai appena finito di dire che si è liberi!» sbraito.
«Ho anche detto che le influenze esterne sono importanti. Non puoi capire, non hai avuto l'infanzia — se così la si può chiamare — che ho avuto io. Non avevo altra possibilità. Ho fatto ciò che ho fatto e, nonostante ciò, ho cercato di essere la versione migliore di me che mi era concessa.»
«Quindi mi hai presa con te solo perché volevi un altro membro per la tua setta?»
Apre la bocca pronto a ribattere, ma la voce gli muore in gola, quando la ritrova è meno battagliero: «Non ti avrei forzata, ma volevo scegliessi il mio stesso lato. Ti sei divertita a scorrazzare nelle zone vietate, no?» Il suo tono di voce è basso, mogio. Per qualche strano motivo, ho l'impressione che non me lo stesse rinfacciando, ma che l'ultima domanda fosse genuino interesse, quasi alla ricerca di una conferma o rassicurazione che tra noi nulla sia cambiato.
No, no, no. Troppi tasselli stanno andando al posto sbagliato nel modo giusto. Non lo posso accettare.
Non saltare a conclusioni affrettate, non saltare a conclusioni affrettate, non...
«Ho bisogno di tempo da sola per processare le informazioni. Grazie per essere stato sincero, ma ora vorrei non lo fossi stato.»
«Meglio luminose bugie dell'oscura verità?»
Meglio l'assenza di morale; come sarebbe facile se non l'avessi. Ma non lo dico, mi chiudo anzi in un ostinato silenzio; ho bisogno di riflettere, di capire perché sono disgustata dalla possibilità che alcuni commettano crimini e restino impuniti, ma non mi repelle come dovrebbe sapere che Tommaso è tra loro.
"«Non ho mai avuto scelta. Ho cercato di essere la versione migliore di me che mi era concessa.»"
«Capisco...» Storce la bocca, ma non insiste oltre e se ne va. Al limitare del corridoio, si volta: ha lo sguardo smarrito di un cucciolo abbandonato, indugia quasi sperando che lo richiami; non succederà, non adesso. Distolgo lo sguardo, passi in allontanamento. Gira l'angolo, un urlo: «Tom!»
Chi altri lo chiama così? Mi arrischio a sporgermi; l'ultima volta che ho spiato non è finita bene, ma in cuor mio ho riconosciuto la voce e ho bisogno di una conferma visiva. Tommaso mi da le spalle, ma non copre l'approssimarsi di Rebecca. Il sollievo di vedere la mia amica in salute viene subito sostituito dal fastidio di vedere come lo approccia: sorride, sbatte le lunghe ciglia scure da cerbiatta, piega la testa — così che i capelli ricadano di lato — e poi torna dritta — facendo ondeggiare la sua voluminosa chioma. Cosa sta facendo? Non era corsa da Benjamin?
«Posso rubarti qualche minuto?»
«Veramente sarei impegnato...»
«Ci metto un attimo, davvero...» Smettila di fargli gli occhioni!
Tommaso scrolla le spalle.
«Volevo solo scusarmi per essere scappata alla fine della lezione, sono corsa a specchiarmi per controllare di non avere addosso quella roba...» Non è andata a piangere dal suo insegnante, è andata a rifarsi il trucco, studiando meglio la sua faccia noto che è stato rinfrescato. «Non c'era, per merito tuo, e mi sono sentita malissimo per non averti ringraziato di avermi protetta, per quanto ne sapevamo poteva essere un composto acido.» Togligli le mani di dosso! Rebecca ha allungato un braccio e gli ha appoggiato le lunghe dita con unghie smaltate di sangue lucido sul bicipite; lui non sembra minimamente infastidito dal contatto che pare così... intimo. «Grazie ancora per aver rischiato la vita, considerando che non eri tenuto a farlo, dato che era colpa mia. Mi avevi avvertita che non era necessario bollirlo, bastava solo distogliere l'attenzione dal fatto che la pozione finita fosse già nel mio zaino, ma ho voluto strafare. Grazie anche per esserti preso la colpa con Nandyn, non apprezza gli studenti che fanno esplodere i suoi strumenti.»
«Tranquilla, nessun problema.» Tommaso copre con la sua la mano sul bicipite, per un attimo m'illudo che stia per scollarsela di dosso, invece l'accarezza. «Ti ho vista mischiare gli ingredienti, sapevo che la tua creazione non era nociva, ma c'era comunque il rischio che si fosse riscaldata a sufficienza da ustionare; come Benjamin ti avrà detto, reggo bene le alte temperature, non c'era bisogno che tu rischiassi. Inoltre, Nandyn già non mi tollera, esplosione più, esplosione meno... che vuoi che cambi?» Alza le spalle come se davvero fosse una sciocchezza, come se non gli fosse quasi costata il posto. Non posso credere che stia cercando di impressionare Rebecca, ma ammetto abbia senso: è sempre stato ai ferri corti con Ben, sedurre la sua allieva assesterebbe un bel colpo. Ma implicherebbe anche portarsi a letto la, fino a prova contraria, migliore amica della sua allieva, non penso sia così incosciente. La versione migliore di lui — che ha giurato di voler essere — non lo farebbe.
«Mi sento comunque responsabile, vorrei quantomeno ricambiare la premura. Quando hai fatto una cretinata, ti ho praticamente costretto a offrire la cena; questa volta è colpa mia, quindi spetta a me.»
No. Il mio primo pensiero è che non gli debba niente, il successivo è che gli debba troppo per ripagarlo con un pasto. In ogni caso, non c'è necessità che l'offerta sussista.
Trattengo il respiro mentre attendo che Tommaso risponda. L'assordante battito cardiaco mi rimbomba nelle orecchie mentre aspetto che Tommaso declini.
«Mi sembra equo, accetto.» Non lo posso vedere, ma so che le sta sorridendo. Gli occhi di lei luccicano di gioia, sorride radiosa di rimando.
Non sento più il mio cuore, credo si sia rotto.
~Prossimo capitolo: Don't go breaking my heart~
«Non è obbligatorio sbandierare il proprio orientamento. Non lo comunicano tutti, ma tutti siamo schierati. Anche tu.»
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