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Capitolo 16: Opuscoli informativi

Trattengo a stento l'ennesimo sbadiglio della giornata e mi sforzo di prestare attenzione alla lezione di letteratura greca, fortunatamente all'insegnante piace passeggiare tra i banchi e al momento è vicina all'ultima fila perché se avesse passato la lezione in cattedra si sarebbe accorta che non sto facendo altro che sbagliare. Sarà che sono due ore che stiamo analizzando lo stesso testo, sarà che ieri sera ho dormito poco, ma non riesco proprio a concentrarmi. Mi volto al mio fianco per vedere se anche Reb è nella mia stessa condizione, ma lei è presa a segnare la traduzione dettata dei versi sul quaderno, non riesco a capire se sia davvero interessata o abbia solo più ore di sonno alle spalle, sicuramente è un'attrice migliore di me, ma decido di disinteressarmi della questione, pensando solo ad essere felice che sia tornata a essere la mia compagna di banco. Questa mattina quando sono entrata in classe con cinque minuti di ritardo non so se sono stata più sorpresa di vedere di nuovo due banchi vicini davanti alla cattedra o Rebecca che mi salutava sorridente seduta a quello di sinistra e mi indicava il posto alla sua destra.
Quando suona la campanella della terza ora abbiamo qualche minuto per riprendere fiato mentre attendiamo che arrivi la professoressa di scienze.
«Quelli poi me li passi, oggi non ci stavo proprio con la testa e non ho segnato niente» dico a Reb, alludendo ai suoi appunti.
«Sì, ho notato che sbadigliavi in continuazione, sta diventando un'abitudine per te dormire ad occhi aperti il sabato» ribatte lei, ricordandomi il mio ingresso alla seconda ora della settimana scorsa «comunque, è probabile che dopo oggi non ci occorreranno più» commenta indicando il libro e il quaderno ancora aperti sul banco, rimane qualche istante a contemplarli ma quando sente che tutti si alzano per l'ingresso del docente li fa subito sparire in cartella per evitare accuse di stare studiando una materia diversa da quella in orario. Come se noi al primo banco potessimo anche solo pensare di farlo. Tuttavia ha ragione su un punto: ancora due ore e poi sapremo cosa ci riserverà il futuro.

Sono stati i centoventi minuti più lunghi della mia vita, ma ora finalmente siamo qui di fronte a colui che pensavo fosse un semplice professore di inglese – ammetto di aver anche pensato che fosse un agente segreto, ma quale persona sana di mente avrebbe messo in conto l'eventualità che fosse un mago? La classe si è svuotata in fretta quando si è sentito il suono dell'ultima campanella, io e Reb non sapevamo come fare a trattenerci ma Ben è stato esemplare: ha detto a voce abbastanza alta affinché venisse udito dalle prime file, ma non troppo per evitare che sembrasse un annuncio, che ci avrebbe rubato qualche minuto ancora per discutere della nostra presentazione. Sono felice che Reb abbia voluto renderlo un lavoro di coppia, così il nostro trattenerci non darà vita a pettegolezzi assurdi.
«D'accordo, come promesso vi spiegherò ogni cosa» dice dopo aver finito di aggiornare il suo registro per questa giornata «forse è meglio se vi sedete, potrebbe volerci un po'.» Io e Reb ci accomodiamo sui banchi davanti alla cattedra dopo averli avvicinati ancora un pochino. Il professore ci lancia un'occhiata torva, ma decide di soprassedere e ci domanda invece da dove vorremmo che iniziasse a parlare.
«Dov'è? La scuola, intendo» chiedo come prima cosa.
«Sulla Luna» risponde piatto Ben e rimane in silenzio attendendo la prossima domanda, anche noi restiamo in silenzio, ma per la sorpresa, Ben ci scruta e deve intuire dalle nostre espressione che non ci è affatto chiaro, così aggiunge qualche dettaglio, anticipando tutte le nostre possibili domanda: «Sì, è la stessa Luna che voi vedete di notte quella a cui mi riferisco, solo che appartiene a un altro tempo, un futuro abbastanza distante da ora, così come gli altri pianeti del Sistema Solare e del resto dell'universo, che sono popolati e alcuni degli abitanti frequentano la scuola. No, non avrete problemi di respirazione, nutrimento o altro, non perché ci sia un'atmosfera artificiale – sarebbe assurdo averne una che vada bene per tutti – ma perché possiamo contare sulla magia, così come sempre la magia ci consentirà di spostarci da qui a lì.»
«E ai nostri genitori dove verrà detto che saremo?» domando, cercando di concentrarmi su dettagli più tangibili che viaggi spaziali magici.
«Australia. L'Accademia ha fondato e tutt'ora finanzia una scuola lì, studenti senza poteri ma molto intelligenti possono costruirsi un curriculum di tutto rispetto, mentre per i magici è la copertura ideale.» Questa volta ha fornito più spiegazioni senza attendere altre domande, ora si è fermato un attimo per riprendere fiato e cercare qualcosa nella borsa, estrae un opuscolo plastificato che passa a Rebecca, appena lo prende in mano la mia amica sgrana gli occhi, io mi sporgo sulla sua spalla per vedere il logo di questa fantomatica scuola e rimango sorpresa quanto lei. L'istituto è tra i più prestigiosi al mondo ed è sufficientemente lontano da evitare visite frequenti dai familiari, ma... «E gli australiani?»
Ben mi guarda perplesso, come se non si aspettasse quella domanda. «Non ci capita di avere molto spesso studenti terrestri, ma se il caso vuole che siano australiani, allora...» tira fuori un altro opuscolo e me lo porge trattenendo a stento una risata, ma io mi accorgo lo stesso dello scintillio divertito nei suoi occhi «in tal caso abbiamo una sede dislocata a Vancouver» conclude.
Hanno una succursale in Canada? E gli australiani non si fanno due domande sul perché li spediscano laggiù invece che a casa loro? Abbasso lo sguardo sull'opuscolo e stavolta e Reb a sporgersi sulla mia spalla. Guardo il logo e sgrano di nuovo gli occhi: non è la stessa scuola, è il terzo istituto più noto al mondo, fornisce un'istruzione completa dalle elementari all'università, ma per ogni anno c'è un test d'accesso da sostenere. Esattamente come l'altro che però è appena di un gradino più in basso. Terzo e quarto posto dell'istruzione mondiale sono controllati dagli alieni.
«Non possiamo andare qui?» domanda Reb indicando la scuola canadese. Dovendo decidere l'università da frequentare ci siamo documentate sulle migliori offerte non solo in Italia, anche se sapevamo che sarebbe stato arduo frequentarle.
«La sede a Vancouver la teniamo solo per gli australiani a dirla tutta» spiega Ben lanciandomi uno sguardo divertito «è poco controllata già quando ci sono alunni magici che "tecnicamente" frequentano lì, in questo periodo non c'è proprio nessuno dei nostri.»
Io e Reb guardiamo un ultima volta gli opuscoli e poi glieli restituiamo, lui li infila in borsa e riprende a parlare senza aspettare domande: «Ai vostri genitori verrà detto che siete state scelte in seguito alla vostra domanda di partecipare ai corsi preparatori, poi siccome la vostra istruzione magica non verrà certo completata in questi pochi mesi verrà detto loro che avrete passato il test d'ingresso.»
«Ma tecnicamente ora in Australia non è estate? Non sono chiuse le scuole?» domanda Reb.
Ben storce il naso e la sua "professorialità" riprende il sopravvento mentre risponde: «Non è ancora estate piena, e comunque entrambe le sedi sono aperte tutto l'anno.»
Reb si morde il labbro realizzando che era una domanda non molto intelligente, per toglierla d'imbarazzo cambio argomento : «Che poteri ci sono?»
L'attenzione di Ben si concentra su di me: «I quattro elementi. Tutti hanno sopita la capacità di interagire con uno di essi, non tutti però riescono a risvegliarla.»
«Tu che elemento controlli?» domando di getto, senza pensarci, ma poi mi mordo il labbro, chiedendomi se non sia stato un quesito troppo personale. Tommaso di sicuro maneggia il fuoco, anche se poi non si spiegherebbe come ha fatto a sollevarci in aria... la risposta di Ben mi distrae e mi fa dimenticare quei pensieri: «Nessuno.» Aspetto che vada avanti, che aggiunga altro ma non dice più nulla, forse era il suo modo di dirmi che non sono affari miei? Oppure la verità è che è davvero solo un insegnante senza poteri?
«Ieri hai parlato di un "fascino"» lo incalza Rebecca, ricordando quel dettaglio che avevo dimenticato.
Ben si irrigidisce sulla sedia e il suo sguardo si fa più scrutatore: «Che, come dicevo, non è un elemento, è più un modo di calmare animi agitati e permettere alle persone di capire il tuo punto di vista» risponde vago, ma un lampo di consapevolezza mi attraversa lo stesso la mente: il suo "fascino" è quello che per tutto questo tempo ho identificato come "aura calmante". Ripenso alla conversazione che ho avuto con Reb all'intervallo in cui le chiedevo come fosse entrato Ben e lei rispondeva che aveva chiesto ai genitori e loro le aveva detto che aveva solo chiesto di vederla e loro avevano pensato che fosse saggio lasciarlo fare, e lo pensavano ancora mentre glielo riferivano. Poi ripenso a come si è procurato l'indirizzo di Reb, chiedendolo in segreteria, a come è in grado di tenere buona la classe senza alzare la voce, e ancora più indietro al nostro primo incontro, a come mi sembrava giusto accompagnarlo alla cassa e poi chiamarlo Ben.
Come fa un uomo così dolce ad essere un insegnante? mi sono chiesta una volta, ora ho la mia risposta: non è un'"aura calmante" ma "manipolante".
Sento il bisogno di allontanarmi da lui, Reb mi stringe la mano per bloccarmi e rammentarmi la promessa di ascoltare fino alla fine e solo poi decidere, ma come posso restare ancora qui sapendo l'entità del suo potere? E io che pensavo che Tommaso fosse quello pericoloso!
«Tu... tu...» balbetto.
«Non è come pensi!» urla Rebecca rivolta a me «C'è altro che devi sapere, lui è-»
«Basta così signorina Marrineti!» Ben scatta in piedi e sbatte una mano sulla cattedra per zittirla con lo sguardo di un professore i cui alunni continuano a parlare anche se sono stati avvisati di smettere diverse volte; l'averla chiamata per cognome dovrebbe essere un ammonimento sufficiente.
«Ma lei deve sapere!» protesta Reb, poco ci manca che inizi a sbattere i piedi a terra «Se potessi dirle della profezi-»
«Ho detto basta!» sbotta di nuovo Ben, palesemente arrabbiato, l'espressione che ha ora mi ricorda quella di quando parlava all'auricolare, mi domando chi fosse l'interlocutore, ma Ben richiama la mia attenzione e mi fa dimenticare anche questo pensiero: «Mi dispiace di essere stato brusco» si scusa e abbottona i bottoni della giacca che ha tenuta aperta per tutta la lezione «ma queste sono informazioni estremamente riservate.» Dall'occhiataccia che lancia a Reb sembra la stia sfidando a contraddirlo e riprovare a parlarmi, lei abbassa la testa, sconfitta.
«Tanto mi cancellerete la memoria, quindi perché non dirmelo?» domando, già ieri li ho sentiti parlare di una profezia e voglio ricevere qualche risposta.
«Come ho già detto, sarebbe uno spreco di tempo; in ogni caso, se davvero passerai la prova d'ingresso, i ricordi non verranno toccati e non possiamo permettere che certe informazioni vengano diffuse, cosa che potrebbe accadere data l'immensa fiducia che l'Incantatore ripone nei tuoi confronti.»
L'Incantatore? Chi è?
«Tommaso» mormora Rebecca intercettando i miei pensieri; in effetti ci sarei potuta arrivare dato che è stato l'unico ieri a sostenere che avessi dei poteri.
«Ah, è così che si fa chiamare ora?» commenta Ben, noi annuiamo, ma lui è soprappensiero e neanche ci guarda.
Reb lancia un'occhiata all'orologio al mio polso e anche io abbasso lo sguardo, è passata quasi un'ora da quando siamo qui e ancora non so se davvero voglio buttarmi in questa avventura, ci sono ancora troppe incognite. Cercando di smorzare il silenzio grave che si è venuto a creare faccio un'altra domanda: «E la retta?»
Ben sbatte le palpebre un paio di volte, smette di contemplare un punto indistinto della parete e torna a concentrare la sua attenzione su di me: «Ai vostri genitori verrà detto che avrete ricevuto una borsa di studio, quella di Rebecca sarà a copertura totale, la tua... dipenderà dal tuo potenziale magico.»
«Se dovessi rivelarmi una delusione... se mi cancellaste la memoria... potrei almeno avere un posto nella scuola normale?» domando titubante, non so come mi sia uscita questa richiesta, ma a prescindere da se avrei mai la possibilità di frequentare sarebbe buono da inserire nel curriculum.
«Almeno questo me lo dovete» conferma Reb dandomi ragione, anche se sorvolo sul modo strano in cui ha formulato la frase.
Ben sembra soppesare un attimo la proposta, poi annuisce: «Credo si possa fare, inoltre quando gli anni di apprendimento magico finiranno se doveste decidere di restare sulla Terra anziché vagare per lo spazio, l'istituto vi rilascerà laurea, diplomi e attestati che vi potranno essere utili.»
È una proposta allettante, davvero troppo. Mi volto a guardare Reb, ma so che lei ha già deciso, resto solo io.
«Se dovessi avere dei poteri, ma volessi rinunciare, mi cancellereste i ricordi e mi lascereste andare?»
«Sì, certo, nessuna costrizione» dice Ben, poi sembra ripensarci: «Se dovessi avere dei poteri, la cancellazione della memoria non sarebbe più obbligatoria, potresti andartene e basta. Sugli altri pianeti è normale fare il test d'ingresso e poi magari non iscriversi, come in una qualsiasi università terrestre.»
«Non è pericoloso lasciare in giro persone dotate di poteri magici ma senza istruzione?» domando preoccupata che molti altri terrestri lo abbiano fatto.
Ben tentenna un attimo, ma poi risponde secco: «Senza un'istruzione adeguata non si può evocare la magia.» Incrocia le braccia al petto, segno che per lui quella parte della conversazione è da considerarsi conclusa, anche se io vorrei insistere sull'argomento decido di lasciare perdere. Posso iniziare facendo l'esame, magari non ho poteri e mi sto facendo tutti questi problemi per niente, poi nel caso prenderò una decisione.
Mi volto verso Reb e senza dire niente annuisco, lei sorride perché ha capito, probabilmente mi ha di nuovo letto nel pensiero.
«Visto te l'avevo detto che avresti accettato!» urla felice gettandomi le braccia al collo. Io ricambio l'abbraccio, ma non sono certa che mi piaccia l'idea che sapesse prima di me cosa avrei fatto.


Nota conclusiva al capitolo:
Di solito non faccio note, ma questa mi è sembrata doverosa: non intendo spiegare ogni cosa strana non spiegandola e dicendo "tanto è fentasi", verrà approfondito meglio sia il luogo in cui si trovi la scuola, sia perché non ci siano problemi di respirazione e affini, e anche spiegazioni più specifiche sui poteri dei diversi personaggi; si tratta solo di aspettare qualche capitolo che la domanda venga posta a qualcuno di più informato sull'argomento: infatti anche se sembra più vecchio Ben, è Tommaso quello che vive nel "mondo della magia" da più tempo, il povero "professore" conosce solo certe cose che certe persone gli hanno detto. Tale discorso vale anche per qualsiasi interrogativo più "tecnico" possa venire posto in futuro (magari non si tratterà di aspettare qualche capitolo ma il secondo libro), insomma terrò un po' di suspense, ma alla fine tutto avrà le sue spiegazioni. Ovviamente non aspettatevi una spiegazione scientifica, sempre di magia stiamo parlando, ma sarà più chiara ed in linea con le regole che regolano l'universo magico da me creato.
P.S. Con questa nota ho detto più che abbastanza, ho fatto anche qualche sottile spoiler, qualcuno si è già fatto delle idee a riguardo?

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