Pill n.398
Giorno 6
Steve si reggeva alle due sbarre accanto al letto, stringendo i denti.
Steve: Ancora uno sforzo...
Mosse la gamba lentamente, stringendo la presa con le mani, mentre l'infermiera lo osservava, pronta ad intervenire in caso in cui scivolasse o si facesse male. Aveva percorso solo venti centimetri dall'ora prima, il che era un passo in avanti dai giorni precedenti, senza dubbio, eppure ancora troppo poco.
Steve: Ngh... Un altro passo solo...
Anche se la porta si aprì, Steve la ignorò completamente e si protrasse in avanti, ma le sue gambe cedettero, al che urlò e si sostenne con le braccia per evitare di cadere.
Infermiera: Signorino Grim, tutto bene?
Commentò la donna, offrendogli aiuto, che lui accettò.
Steve: Sì. Forse l'ultimo era un po' troppo...
Notò che un'altra figura era entrata e visto di chi si trattava ed il modo in cui lo stava guardando, lo apostrofò
Steve: Erik, che ci fai qui?
Lui era come incantato e si dovette riscuotere, con in braccio una busta.
Erik: È un brutto momento? Il signor Blaze ha detto che adesso era orario di visite.
Steve: No, tranquillo. Ho finito adesso.
L'infermiera lo accompagnò verso il letto, stendendolo subito dopo. Appena uscì, salutando educatamente, Erik accennò una battuta
Erik: O pesi pochissimo o è più forte di Myrna. Ce ne è voluto per metterti sulla barella, il giorno della partita.
Steve: Ahah! La signorina Beatrix è una fisioterapista patentata da anni. Sono sicuro che è abituata a clienti più difficili.
Erik si sedette accanto al letto dell'amico, porgendogli la busta.
Steve: Cos'è?
Erik: Pensavo ti potesse far piacere vedere il trofeo.
Steve: Oh! La coppa.
Quasi attratto dall'oggetto, Steve lo afferrò e lo rimirò, fieramente.
Erik: Ci dispiace che tu non abbia potuto fare le interviste.
Steve: Pazienza. Troppe telecamere... Troppe persone... Magari è meglio così.
L'americano ridacchiò.
Steve: Mh? Che ho detto di divertente?
Erik: Nulla, è che... Anche Eve ha detto una cosa simile.
Steve arrossì.
Steve: L'ha fatto?
Erik: Quindi stai facendo un po' di fisioterapia? È un buon segno.
Il ragazzo annuì di rimando, mentre Erik si sistemava più comodamente sulla sedia, sorridendo in maniera assente.
Erik: Scusa per prima, è solo che, vedendoti...
La sua mente corse agli anni prima, tutti i suoi giorni passati in sedia a rotelle, agli sforzi e alle sudate che si era fatto per far fare alle sue dannate gambe quello che voleva, alla lontananza dai suoi amici che lo faceva sentire solo...
Erik: Sono rimasto un attimo bloccato.
Steve mise giù il trofeo, fissando il suo amico preoccupato, per poi sospirare e dire
Steve: Ti devo delle scuse, Erik.
Lui lo guardò, confuso.
Steve: Vedi, ecco, io... Quando tu e Jude siete entrati in squadra, non riuscivo a smettere di essere invidioso. Come credo lo fossi anche di Byron. È indubbio che siate tutti molto più talentosi di me e la cosa... Mi ha mandato nel panico.
Erik non interruppe il flusso di parole, anche perché voleva riuscire a rispondere per bene e smontargli questa massima.
Steve: Anche quando stavo nei Dark Emperors.
Ecco. Lì, Erik si sentì in dovere di fermarlo, ma si trattenne dal farlo.
Steve: Il risentimento che provavo per giocatori come Axel o te... Ha avuto la meglio. Però adesso che ho trovato il coraggio di affrontare a viso aperto Hershel, io... Mi rendo conto di essermi sbagliato. È vero, il talento è un fattore importante nel calcio, però anche l'impegno, la costanza e la perseveranza devono essere tali. E voi ne avete da vendere. Per questo... Mi dispiace di aver pensato certe cose di te.
Erik si appoggiò sullo schienale, prese un respiro e disse
Erik: Allora, primo, io non avevo idea che ti sentissi così, perché sinceramente sei sempre stato carino nei miei confronti. Ora, perché con Byron non fosse così, mistero, anche se ammetto che non è proprio una persona con cui è facile andare d'accordo.
Steve annuì.
Erik: Secondo... Beh, in realtà quello che volevo dire io l'hai già detto tu. Perciò sono solo contento che tu ti sia ripreso.
Steve: Sì. Mi serviva...
Ripensò al giorno prima.
Steve: Una spinta.
Erik: Dai. Ti vedo. Stai facendo progressi. Tornerai a camminare presto.
Steve: Ti ringrazio per la visita, Erik. Tieni, riportalo alla sede.
Erik annuì e riprese la coppa, rimettendola nella busta. Mentre usciva, poi, si fermò sull'uscio e disse
Erik: Oh, piccolo trucchetto che ho imparato a mio tempo... In aria i movimenti riescono meglio. Tirati su con le braccia e sgranchisci un po' le gambe prima di cominciare.
Steve: Lo terrò a mente. Ciao.
Erik fece il suo solito saluto con la mano e lo lasciò di nuovo solo.
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