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Capitolo 55

-5 Capitoli alla fine

Pov. Sirius

Era una situazione strana quella che stavo vivendo, ero in parte persino convinto di trovarmi in qualche multiverso non specificato. Se c'era una cosa a cui non avevo mai assistito nella mia vita, era la presenza di entrambi i miei nonni seduti a cenare nello stesso posto. Nonostante una quantità immensa di frecciatine, una nota positiva era presente, si parlava finalmente in giapponese. Il padre di papà aveva alcuni problemi con l'inglese, non parlandolo da molto tempo e non avendolo imparato poi così bene. Di conseguenza la scelta più pratica per tutti era tornare alla nostra bellissima lingua, il che lo consideravo quasi una vittoria personale. Ero sicuro che non sarei sopravvissuto più di una settimana con il colonnello e per fortuna tra due giorni sarebbero ripartiti. Ad essere completamente sincero, mi dispiaceva molto per granny, lei era davvero carina. Avevo riflettuto anche sul discorso che avevo sentito fare al nonno, però non ero certo se fosse giusto trattare l'argomento, soprattutto perché non gli avrei saputo dare una risposta. Completamente perso nei miei pensieri venni richiamato da quest'ultimo.

<<Sirius ... Sirius!>>

<<Eh? Scusate mi sono distratto un attimo. Di cosa parlavate?>>

<<Ti stavo chiedendo se domani giocate.>>

<<Ah, sì. Domani c'è la semifinale contro la Manners Junior High, chissà in quale folle stadio finiremo questa volta. Sono ancora pieno di lividi per l'ultimo. Se continuiamo così la settimana prossima alla visita medica scolastica sotto carnagione scriveranno viola.>>

<<Avete di già i controlli semestrali?>> Intervenne la mamma, probabilmente catturata dal fatto che avrebbe potuto mettere le mani indisturbata nella mia cartella subito dopo e verificare che fosse tutto nella norma.

<<Già e diciamo che non ne siamo proprio contenti, non tutti almeno.>>

<<Ti riferisci a qualcuno in particolare?>>

<<Emma. Ha paura degli aghi e, secondo la mia modesta opinione, anche leggermente dei medici. Finiremo di certo ad inseguirla per la scuola come l'ultima volta.>>

<<Posso immaginare, però deve pensare che è importante essere sicuri che stiate bene, sia perché siete degli sportivi praticamente agonisti e poi perché siete nell'età della crescita. Siete in quel periodo in cui il vostro corpo sta cambiando di più...>>

<<Va bene, ho capito. Evitiamo di parlare di certe cose grazie.>> Per un instante avrei voluto veramente che una voragine comparisse sotto la mia sedia e mi facesse precipitare via. Come le veniva in mente di tirare fuori certi discorsi davanti a tutti! In più ero già a conoscenza di ogni cosa dovessi sapere senza fare quel teatrino.

<<Ops, scusa.>> L'americano si schiarì la voce.

<<Tua nonna ed io abbiamo deciso di venirti a vedere domani, soprattutto considerando che non ci è mai capitato di assistere ad una tua partita ufficiale.>> Prima che avessi il tempo materiale per ribattere, il più anziano membro della famiglia Sharp prese la parola.

<<Non gli piace che si vada allo stadio quando è in campo, dice che lo disturba e deconcentra.>>

<<Ma che sciocchezze va dicendo, la nostra presenza non altererà in alcun modo il suo gioco. Noi andremo, il caso è chiuso.>>

<<Allora vengo anch'io a questo punto. Altrimenti non è giusto.>> Si stavano davvero comportando come i bambini che si fanno i dispetti, possibile che fossero così infantili.

<<Ora che ci penso da quando sei alle medie non l'ho mai fatto nemmeno io, in più domani sono di riposo.- Ci si metteva persino lei? Ma sì, a quel punto potevamo far venire anche papà e facevamo prima. Per fortuna almeno lui era bloccato con un'amichevole alla Royal. La bionda si inclinò avvicinandosi a me, attenta a non farsi sentire dagli altri. -Tesoro mi dispiace, ma temo serva un arbitro tra quei due per sicurezza e mia madre è troppo gentile per farlo.>> Almeno non era impazzita. Sospirai, sia mai che qualcuno mi ascoltasse in quella famiglia. L'incontro a quanto pareva sarebbe stato più duro del previsto alla fine, però se fossi sopravvissuto a quello sarei stato certo di poter fare ogni cosa nella mia vita.

Il giorno seguente camminando nei tunnel sotto lo stadio, Ella mi domandò sporgendosi nella mia direzione:

<<Che hai da brontolare Sir?>>

<<Non sto brontolando.>>

<<No, infatti. Ti stai solo lamentando da prima che lasciassimo il club per venire qui, persino sul treno dico io. Si capisse almeno perché poi, invece borbotti solo cose a caso.>> Nulla faceva innervosire Ethan Blaze più di non capire cosa stesse succedendo, be' in realtà non quanto il non piacere alla gente, però ci andava decisamente vicino. Guardai la mora quasi a cercare una sua reazione.

<<Lo sto davvero facendo?>>

<<Sì.- Eccola lì, lei priva di giri di parole quando le si chiedeva qualcosa. -Sono abbastanza certa che c'entri tuo nonno, ma preferirei saperlo da te piuttosto che tirare ad indovinare.>> Sospirai.

<<Oggi viene a vederci tutta l'allegra combriccola.>>

<<A chi ti riferisci di preciso?>>

<<Tutti i miei nonni, dal primo all'ultimo.>>

<<Persino il signor Sharp? Lui lo sa che non ti fa piacere.>>

<<Già, però ha cominciato a fare il bambino e a dire che se fosse venuto Daniel, lui non sarebbe stato da meno. In più è costretta ad accompagnarli la mamma per evitare che facciano danni. Se riuscirò a toccare un pallone senza fare casini sarà un vero miracolo.>>

<<Su, non essere così negativo. Magari invece scoprirai che il fatto che siano qui non ti darà fastidio, anzi.>> Nemmeno il tempo di dirlo, uscendo dal sottopassaggio che una voce mi arrivò dritta nelle orecchie.

<<SIRIUS SIAMO QUI!>> La comitiva aveva iniziato a sbracciarsi nella mia direzione, mentre mia madre cercava di fermarli senza successo.

<<Sai ora i giornalisti non sembrano così male dopotutto.>> Aggiunse ricambiando il cenno che la donna le stava facendo. Mi girai nella direzione opposta, cercando di fare appello a tutta la forza e pazienza a mia disposizione.

<<Se gli uccidessi?>>

<<Dai che andrà bene.- Il biondo mi mise un braccio intorno alle spalle. -Pensa positivo, peggio di questo non possono fare, quindi la situazione può solo migliorare.>>

<<Sei sempre il solito ottimista.>>

<<Eth ha ragione. Concentriamoci solo sul giocare al massimo!>> Mi sistemai gli occhialini rassegnato. Sarebbe stata una partita davvero molto più dura del previsto.

Lo stadio di Afrodite era davvero interessante, come i nostri avversari. Erano una squadra decisamente particolare, se avessi incontrato molti di loro per la strada probabilmente che giocassero a calcio sarebbe stata una delle mie ultime ipotesi. Erano tutti troppo perfetti, dotati di una bellezza tra l'angelico e il provocante in una combinazione letale. Mi scappò una risata pensando a quanto Alexander somigliasse più a loro che a noi, quasi fosse un loro componente perduto. Il capitano della Manners Junior High si chiamava Beau Edevane e mi dava l'impressione di essere stato partorito da dei confetti. Non era umano avere i colori di ogni singola parte del corpo, dai capelli alla pelle, pastello. In più la stessa divisa della loro squadra era di un rosa di quella tonalità, facendo quasi confondere le sue lunghe ciocche tra il rosato e il violetto. Volsi lo sguardo all'esterno della solita struttura che ricordava un tempio greco-romano. Si poteva osservare la fitta area boschiva, rialzata a causa delle montagne. Era un panorama interessante considerando il contrasto con un terreno da gioco fatto di un materiale così strano e certamente uscito da un laboratorio. Ella fece battere il tallone sul pavimento.

<<Che cos'è secondo voi? Qualcuno a qualche idea?>>

<<A me sembra vetro.>> Rispose Derek confuso.

<<Credo sia qualcosa che ci assomigli, non sarebbe possibile giocare altrimenti.>>

<<Prevedo guai in vista.>> Melany gli saltò addosso divertita.

<<Questa è l'unica cosa sicura.>> L'arbitro ci richiamò in riga per i saluti di inizio partita. Finiti i convenevoli era arrivato il momento di battere il primo calcio.

Il grande problema previsto da mio cugino come un uccellaccio del malaugurio? Il favoloso campo su cui ci trovavamo si modificava secondo uno schema preciso, facendo diventare a turno alcune sue zone specchiate ed elevando proprio alcuni specchi. Se già i nostri avversari erano specializzati nell'utilizzo di tecniche illusorie, il loro saper sfruttare il sistema dello stadio, più tre evocatori di ali, aveva reso quasi impossibile capire in che modo fermare il pallone. Proprio per queste circostanze, né la difesa né il nostro portiere erano riusciti a parare i due tiri in rete, però per fortuna avevamo segnato una volta e quindi eravamo sul 2 a 1. Nemmeno la situazione nel secondo tempo sembrava migliorare e quelli della Manners stavano spingendo decisamente di più rispetto al primo. Serviva un piano per capire quale fosse il trucco per sfruttare il complesso.

<<...C'È DA CHIEDERSI SE LA RAIMON RIUSCIRÀ ANCHE QUESTA VOLTA A TROVARE UNA SOLUZIONE, OPPURE SE QUESTA SIA LA FINE DELLA SUA CORSA!>> Ma non poteva starsi un po' zitto pure lui? Probabilmente se non avessi avuto i disturbatori seriali sulle gradinate avrei fatto molto prima, però così non riuscivo a concentrarmi. Dovevo sbrigarmi, Gabriella stava facendo i salti mortali per evitare che aumentassero la distanza. Non potevo lasciare tutto sulle sue spalle come al solito. Dovevi pensare Sirius, forza! Era stato allora che Genesis aveva improvvisamente deciso di prendere in mano la situazione.

<<Capitano usa le ali, credo di aver capito cosa fare!>> Lei le rivolse uno sguardo leggermente confuso, ma eseguì l'ordine senza fare troppe storie.

<<ALI DELL'AMICIZIA! GUARDIANO DEL TEMPIO!>> Mentre il pallone si fermava tra le sue mani, la luce che emanava si rifletteva per il campo.

<<Sì, avevo ragione. Di qua!>>

Pov. Genesis

Stoppai la palla di petto e iniziai a muovermi all'interno del labirinto che si era creato, amplificato dalla luce solare lasciata entrare dalle enormi vetrate. Se ci si fosse mossi con uno schema preciso si sarebbe potuto ingannare l'avversario arrivando direttamente a poca distanza dalla porta. Non mi aveva stupito più di tanto che Sir non se ne fosse accorto, lui aveva una visione d'insieme, io del particolare ed era quella che serviva in quel momento. Un calore mi si propagò lungo le spalle fino a raggiungere le scapole, diventando sempre più intenso. Nel riflesso di uno degli specchi scoprii cosa fosse accaduto. Due ali trasparenti, salvo per la struttura che le reggeva, erano comparse. Quasi istantaneamente, senza che me ne rendessi conto, delle parole uscirono dalla mia bocca:

<<ALI DELLA VISIONE!- Intorno a noi scese il buio, ma se gli altri non riuscivano a vedere ad un palmo dal loro naso, per me non era lo stesso. Come se i miei occhi fossero diventati come quelli dei gatti la notte. -OMBRA NOTTURNA!>> Bastò un solo gesto della mano per far comparire nella mente dei miei compagni le immagini di quello che avrebbero dovuto fare per riuscire a segnare e soprattutto il modo in cui muoversi. Pochi istanti dopo eravamo già davanti alla porta avversaria e a Derek era bastato un tiro senza nemmeno una supertecnica per segnare.

<<GOAL, LA RAIMON PAREGGIA!>> Tutti si avvicinarono a me ed Ella mi saltò sulle spalle.

<<Grande! Ora possiamo anche volare insieme se ci andasse, metodi alternativi ed ecologici per andare a scuola!>>

<<Ma quanto sei scema!>>

<<Guarda che io parlavo sul serio tesoro.>> Scoppiarono tutti a ridere per la nostra scenetta. Stranamente non mi diede fastidio, da quando eravamo amiche quei momenti erano diventati all'ordine del giorno e avevo dovuto imparare a renderli una cosa tra noi che non doveva essere influenzata dalle reazioni degli altri.

<<Forza abbiamo ancora almeno un goal da fare. Sirius affido tutto a te, io il mio l'ho fatto e ora pretendo di riposarmi.>> Lui scosse il capo.

<<Ma sentila, per una volta che fa qualcosa. Vedi di muovere il culo altrimenti nella prossima strategia ti lascio a guardare il muro.>>

<<Il Comandante assoluto del campo che usa del linguaggio scurrile? Guarda che chiamo tua madre. Se non sbaglio è seduta lì da qualche parte.>> Indicai in modo confusionario le gradinate, ricevendo uno scappellotto dietro la testa in segno di risposta prima di tornare ognuno ai propri posti.

Pov. Sirius

Triplice fischio... il silenzio sembrava rimbombare per lo stadio. Venne rotto solo dalla voce del presentatore, che entusiasta urlò nel microfono:

<<LA RAIMON JUNIOR HIGH CONQUISTA LA FINALE, SARÀ LEI A SCONTRARSI CON L'ACCADEMIA DELLA LEGGENDA NELL'IMPERDIBILE FINALE DELLA SCALATA DELL'OLIMPO. CHI TRIONFERÀ IN QUESTO GRANDE TORNEO? CHI RIUSCIRÀ A CONQUISTARE LA VETTA DEL CALCIO GIOVANILE GIAPPONESE? NON PERDETEVI LA PROSSIMA PARTITA. VI RICORDO CHE SARÀ TRASMESSA SU TUTTE LE RETI PRINCIPALI.>> Corremmo tutti gli uni dagli altri ad abbracciarci entusiasti. Avevamo vinto e ora mancava solo un ultimo obiettivo per riuscire a salvare il calcio e fermare l'organizzazione Titans, riuscire ad alzare quella coppa la settimana successiva.

<<Complimenti, è stata una bella partita.>> Rimasi sorpreso nel vedere Edevane avvicinarsi ad Ella e porgerle la mano in segno di rispetto. Non pensavo che qualcuno di "programmato" dai nostri nemici potesse essere invece così cordiale e gentile.

<<È vero. Le vostre tecniche illusorie sono davvero fenomenali!>>

<<Mai quanto il vostro gioco di squadra.>> Tra il desiderio di andare a festeggiare e la stanchezza scappammo negli spogliatoi poco dopo, nel tentativo di poter lasciare il centro sportivo il più velocemente possibile. Speravo vivamente che non ci fossero troppi giornalisti all'uscita, ma in cuor mio sapevo che non era possibile. Ci volle un quarto d'ora buono per riuscire a superare la calca nonostante i bodyguard della sicurezza. Trovammo l'allegra brigata, ovvero i nonni e la mamma, ad aspettarci vicino al bus. Aumentai il passo per raggiungerli prima degli altri.

<<Siete stati davvero bravi, tu in particolare.>> Commentò quello paterno.

<<Nah, Gen è stata la vera star di questa partita, io non ho giocato questo granché invece.>>

<<Il primo e l'ultimo goal però mi pare siano stati merito della tua regia.>> Mi grattai la nuca imbarazzato. Avevo fatto bene a non togliermi gli occhialetti.

<<Il signor Sharp ha ragione, credo di aver capito perché ti dedichi con anima e corpo a questo sport, sei davvero bravo.>> Rimasi stupito dalle sue parole, quello sì che era un complimento in piena regola e dal colonnello era qualcosa di veramente raro. Feci un leggero inchino.

<<Ti ringrazio. Per me il calcio è molto importante e spero che quello che avete visto oggi ti possa aver aiutato ad entrare un po' nella mia ottica. So che per te non è facile e che preferiresti che fossi meno giapponese e più americano, ma sono cresciuto così. Ti assicuro, però, che crescendo ho iniziato ad apprezzare entrambe le mie parti e non ho intenzione di dimenticarmi che sono formato da entrambe.- Per un attimo avrei potuto giurare di aver visto i suoi occhi lucidi, decisi ad ogni modo di non infierire. -Comunque, oltre al calcio ci sono anche tante altre cose che mi piacciono e magari quando avremo più tempo te le mostrerò. Ora venite che vi presento i miei amici, Gabriella ed Ethan non aspettano altro.>>

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