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Capitolo 53

Se fino ad un attimo prima correvo, non appena il cinema entrò nel mio campo visivo iniziai a rallentare il passo un po' alla volta fino a fermarmi. Vidi Sirius in piedi davanti alle porte automatiche dell'ingresso che giocherellava con i suoi occhiali da sole, forse per il nervosismo. Portava degli abiti che gli avevo già visto mille volte indossare, ma che erano in assoluto i suoi preferiti. C'era da dire che poi gli stavano benissimo. La camicia bianca lasciata sbottonata sul colletto e con le maniche risvoltate, fatta aderire al petto dalle bretelle rosse dei pantaloni, accentuava il fisico lavorato dai lunghi allenamenti quotidiani. Improvvisamente provai una strana sensazione, il mio cuore batteva così forte che riuscivo a sentirlo addirittura rimbombare nelle orecchie. Persino la fascia inazuma me lo segnalava. Cosa mi stava succedendo? Era una semplice uscita tra amici, nulla di nuovo, allora perché ero agitata. Feci un respiro profondo cercando di calmarmi e recuperare il controllo. Ripresi a camminare rapidamente nella giusta direzione, nella speranza di risultare il più naturale possibile. Notai le sue labbra incresparsi in un sorriso appena entrai nel suo campo visivo. Non sorrideva spesso, il che era un vero peccato, era davvero meraviglioso.

<<Ehi, scusa se ho fatto tardi. Diciamo che ho ricevuto delle visite inaspettate oggi.>>

<<Nessun problema, poi rispetto agli orari a cui siamo abituati con Ethan direi che sei in largo anticipo.>> Scoppiammo a ridere entrambi, aveva proprio ragione. Si sistemò gli occhiali nello scollo della camicia, per dargli finalmente una collocazione. In quell'istante parve accorgersi del mio abbigliamento.

<<Hai cambiato look?>> Mi grattai la nuca imbarazzata.

<<Sì, diciamo che c'è di mezzo lo zampino di Alexander e delle ragazze. Questa mattina sono stata praticamente rapita.>>

<<Be' stai benissimo ... cioè, non che prima stessi male sia chiaro, è che... ma cosa sto dicendo.>> Si passò una mano sul viso, forse nella speranza di smettere di parlare.

<<Tranquillo, ho capito cosa volevi dire. Allora che presentimento ha il mio critico cinematografico di fiducia sul film che stiamo per vedere?>>

<<La trama sembra avvincente, ma mi tengo il diritto di cambiare opinione nel caso in cui fosse necessario dopo la visione.>>

<<Mi sembra giusto e una risposta molto professionale da parte sua signore.>>

<<Apprezzo molto signorina.- Ci scambiammo un sorriso, quasi quel piccolo siparietto fosse riuscito a scacciare l'ansia che divorava entrambi fino ad un attimo prima. -Vogliamo entrare?>>

<<Con molto piacere.>>

I nostri posti erano circa al centro della sala e miracolosamente eravamo riusciti ad evitare di divorare tutti i pop-corn prima dell'inizio del film, cosa che succedeva sempre al membro mancante del nostro trio. Si rompeva così tanto con le pubblicità che finiva per mangiare qualunque oggetto fosse commestibile nei suoi pressi. La situazione conduceva sfortunatamente ad un'altra nell'arco di tempo subito successivo, ovvero il dover nascondere il nostro cibo da lui. Per riassumere una nostra giornata tipo al cinema avremmo potuto dire che Eth ed io litigavamo come bambini per gli snack, mentre nel frattempo Siri si lamentava di non riuscire a sentire bene con noi vicino. Quella volta invece eravamo rimasti in silenzio per tutta la durata della pellicola, lui sembrava quasi una statua. Salvo qualche scambio di sguardi e un momento in cui le nostre mani si sfiorarono per sbaglio, provocando uno scatto da parte di entrambi e un ringraziamento al buio da parte mia perché nascondeva il colore del mio viso. Era sempre così quando vedeva un bel film o una scena nella realtà che voleva assolutamente riprendere, si incantava e gli occhi sembravano brillargli. Quelli erano gli attimi che avrebbe definito di felicità pura e aveva dannatamente ragione quando diceva che non esisteva nulla di più bello da ammirare. Un giorno aveva raccontato che, secondo lui, avevo quell'espressione ogni volta che giocavo a calcio, anche se fosse con dei bambini. Speravo con tutto il cuore che fosse vero. Non mi era mai interessato più di tanto se vincessi o perdessi, quello che volevo era solamente scendere in campo, giocare al meglio, ma soprattutto divertirmi.

Lasciammo il cinema un'ora e mezza più tardi piuttosto allegri. Lo spettacolo era stato davvero carino, la trama era avvincente e ben articolata, mentre le animazioni superavano le nostre più rosee aspettative. Ne era proprio valsa la pena. Alzai le braccia nel tentativo di stiracchiarmi, stare troppo seduta non faceva per me. Era ironico come mi distruggesse meno un allenamento nella Inabikari. Ridacchiai tra me e me divertita al pensiero. Il mio accompagnatore mi lanciò un'occhiata confusa mentre rindossava gli occhiali da sole.

<<Lascia perdere, soliti pensieri senza senso.>>

<<Nessuna novità quindi.- Controllò l'orario sulla fascia. -È ancora presto, che ne pensi di andare a prendere un gelato?>>

<<Da Aisukurīmu? Certo!>>

<<E dove se no? È la mia gelateria preferita.>>

<<Lo so fan sfegatato del gelato!>>

<<A volte dimentico che parlo con una che preferisce il salato.>>

<<Il dolce è troppo stucchevole.>>

<<Dei vi prego abbiate pietà di lei quando arriverà il suo giorno.>> Gli diedi un piccolo schiaffo sulla spalla. Era sempre il solito, ma infondo gli volevo bene anche per quello.

Raggiungemmo la nostra meta circa una decina di minuti più tardi chiacchierando tra noi. Parlare con lui era una di quelle cose che non avrei mai smesso di fare, riusciva a catturare in ogni momento la mia attenzione e, soprattutto, a tenerla, il che non era molto semplice a causa del mio ADHD. Un tintinnio si levò nell'aria non appena Sirius aprì la porta a vetri del locale. Mi guardai un po' intorno, per fortuna non era molto affollato e non avremmo avuto problemi a trovare un tavolo libero. La cameriera ce ne indicò, quasi mi avesse letto nella mente, uno vicino alle vetrate, che ci avrebbero permesso di dare uno sguardo sulla strada. Era sicuramente una delle vie più belle della città, grazie ai suoi palazzi colorati e ai numerosi punti verdi, divisi tra fiori e alberi. Sembrava curata nei minimi dettagli e mi ero sempre chiesta se fosse effettivamente così.

<<Cosa ti frulla in quella testolina?>>

<<Mi sono distratta di nuovo è?>> Mi grattai il collo imbarazzata.

<<Tranquilla.>>

<<Allora cosa vi porto?>> Gli ci volle un istante per rispondere, almeno per il mio, prendevo ogni volta lo stesso. Ero abbastanza prevedibile e monotona in quanto a gusti.

<<Uno al fior di latte e uno ... vaniglia e zafferano, grazie.>>

<<Certo che tu un abbinamento normale mai è?>>

<<Na, sarebbe troppo facile.>> Ridemmo divertiti insieme, eravamo due pazzi. Entrambi matti, però per cose differenti. Ricordavo ancora vividamente il giorno in cui, a maggio scorso, lo avevamo trascinato per la prima volta nella sua vita in un fast food. Non credevo sarei mai stata in grado di cancellare dalla mia memoria la sua espressione schifata nel leggere i cibi sul menù, era persino confuso non conoscendone alcuni, o la sua immagine mentre tagliava un hamburger con coltello e forchetta. Ci tenevo a precisare che si era lamentato per venti minuti buoni con una povera dipendente perché inizialmente non gli avevano dato le posate. Forse proprio per quel clima allegro e leggero non ci eravamo resi conto dei sussurri degli altri clienti quando eravamo entrati. Quello era uno dei momenti in cui avrei voluto che il calcio giovanile non fosse così popolare. La notizia di noi da soli davanti a due coppe di gelato aveva fatto il giro del web in pochi istanti e un invadente numero di flash aveva fatto la sua comparsa.

<<Era troppo bello per durare, possibile che non possiamo avere un attimo di pace? Abbiamo quattordici anni per la miseria, non hanno qualche idol da seguire?>> Sir al contrario li fulminò irritato e si alzò di scatto.

<<Gli rompo le macchine fotografiche e torno.>> Prima che potesse allontanarsi anche solo di un passo gli afferrai il polso.

<<No, ignoriamoli. Non lasciamo che ci rovinino questo bel pomeriggio. Vogliono qualche foto? Bene, scattino pure quanto gli pare.>>

<<Davvero? Sei sicura?>> Percepii immediatamente qual era la sua preoccupazione, il fatto che nascondessi tutto dietro un bel sorriso per sembrare forte. Solo che non ero più quella persona, non più oramai.

<<Non ho intenzione di farmi rovinare il tempo libero da quei rompiscatole e spero nemmeno tu.>> Gli rivolsi un sorriso leggero, non uno di quelli esaltati di quando eravamo in campo, ma uno semplice e forse addirittura più sincero.

<<Assolutamente no.>> E senza aspettare un altro secondo tornò a sedersi e la conversazione riprese nella nostra piccola bolla, cancellando tutto il frastuono che c'era intorno. Il giorno successivo uscirono un numero infinito di articoli sulle riviste scandalistiche, però per la prima volta non mi importava. Finalmente ero riuscita a superare l'idea di dover adattare il mio comportamento a quelle che erano le aspettative delle persone, se avevo voglia di fare qualcosa, che non ledeva nessun altro, avevo tutto il diritto di farlo.

Curiosità

Vi lascio infondo al capitolo delle immagini che raffigurano le stanze dei ragazzi, almeno nell'idea generale.

P.s. Quella di Ella è l'unica che ho disegnato io

Gabriella

Sirius

Ethan

Aiden

Genesis

Melany

Derek

Sierra e James

Naomi

Azariel (Ad Okinawa)

Emma

Alex

Morgan

Shiny

Lea

Fabian

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