Capitolo 40
Il lunedì, prima ancora che la mia sveglia suonasse, il mio risveglio era stato causato da una notifica sulla fascia inazuma. Chi poteva essere a quell'ora? Rimasi sorpresa nel leggere che si trattava della chat con Fabian. Mi aveva inviato un'immagine e un messaggio singolare: "Foto dell'incontro di ieri, spero di piaccia". Aprii immediatamente l'allegato incuriosita. Di cosa poteva trattarsi? Solo una parola, wow! Mi ritraeva nel momento della parata decisiva con le ali e il guardiano che ci sormontava. Quella era la prima volta che avevo il tempo di osservarle con cura. Il giorno precedente a causa dell'impeto non gli avevo prestato molta attenzione, dovevo ammetterlo. Di primo impatto mi ricordavano molto quelle di una fata, leggermente più fini nella parte superiore e quasi trasparenti di un misto di colori differenti. Era davvero strano vedersi in quelle sembianze. Finita la mia analisi degna di Sirius, riposi il dispositivo e andai a farmi la prima doccia della giornata nella speranza di darmi una leggera svegliata. Ripresa coscienza del pianeta su cui mi trovavo mi preparai velocemente e dopo una leggera colazione corsi fuori casa. Arrivata a villa Sharp ci vollero solo cinque minuti d'orologio prima che il regista mi raggiungesse. Lo salutai allegra. Notai immediatamente che aveva delle leggere occhiaie. Che avesse fatto tardi la sera precedente?
<<Lascia perdere. Mio padre ha letto l'articolo, o forse dovrei dire i diecimila articoli, e mi ha fatto il terzo grado fino a mezzanotte. Voleva capire cosa ci fosse di vero sapendo già dei miei sentimenti. È stata la conversazione più imbarazzante della mia vita, mai più.>>
<<Se vuoi tu la prossima volta ti becchi i giornalisti e io zio Jude, faccio a cambio anche subito.>>
<<No grazie. Mi tengo il Comandante. Ad ogni modo ne hanno scritto un altro dopo l'abbraccio finita la partita con tanto di foto in copertina.>>
<<Prevedibile, ma nulla che mi interessi. Dopo ieri sono arrivata ad una conclusione, che gli altri parlino pure io in testa ho il calcio e solo a quello devo pensare, soprattutto ora.- Vidi un sorriso amaro formarsi sul suo viso. -Ovviamente questo non significa che non stia riflettendo anche su quello che ti avevo detto. Solo che per quello servirà ancora un po' temo e adesso ci sono cose con maggior priorità in ballo, ecco tutto.>>
<<Sta tranquilla lo so perfettamente.>> Gli presi la mano.
<<Forza Ethan ci aspetta e, a parte se non vogliamo volare con le ali, credo ci tocchi camminare.>>
<<Già.>> Scoppiò ridere. Raggiungemmo il solito incrocio abbastanza in fretta e senza alcuna sorpresa era ancora libero. C'erano molte più probabilità che un meteorite colpisse la terra piuttosto che il biondino arrivasse in orario ad un appuntamento. Varie volte era praticamente salito sull'autobus in corsa per andare alle partite. In poche parole, era un ritardatario cronico e con il passare degli anni ci avevamo fatto l'abitudine. Non seppi bene per quanto tempo rimanemmo lì fermi ad aspettarlo, eppure di lui continuava a non esserci la benché minima traccia. Ad essere sincera ero sul punto di iniziare seriamente a preoccuparmi.
<<Ma quanto ci mette oggi!>>
<<Penso gli toccherà farsela da solo la strada, sempre se non è già andato magari. È troppo tardi, se non ci muoviamo adesso rischiamo di non arrivare in orario agli allenamenti mattutini.>> Aveva dannatamente ragione, ma l'idea di lasciare qualcuno indietro non mi piaceva per niente. Strinsi i pugni.
<<D'accordo. Non penso se la prenderà.>>
Oramai con l'uniforme addosso mi sedetti su uno dei divanetti all'interno dello spogliatoio maschile, che fungeva spesso anche da base di ritrovo, intenta a sentire il racconto di Genesis sulla serata precedente.
<<Voi non avete capito, mio padre ha visto la partita e mi sta sfottendo da ieri per quel goal. Che vergogna! Non posso ucciderlo, vero?>>
<<Sono abbastanza sicura sia illegale.>> Da quello che raccontava Caleb era in grado di prendere in giro persino sua figlia. Era un tipo sicuramente molto particolare, quello era certo. Sembrava uno che non dava molte regole, anzi spesso regalava consigli sul come bai passarle o creare guai, il che non era male. Al contrario però sapeva essere spietato quando voleva e soprattutto, come in quel caso, era in grado di ridicolizzare chiunque. Non la invidiavo per nulla. Lo sguardo mi cadde sull'armadietto del nostro numero dieci. Era ancora intonso, nessuno lo aveva toccato quella mattina. Gen parve notare immediatamente la mia agitazione.
<<Vedrai che magari era semplicemente stanco e quel cuore di panna del signor Blaze lo avrà fatto restare a casa. Sempre detto che quell'uomo è troppo buono.>>
<<Forse hai ragione.>> Non si presentò nemmeno alle lezioni. Era insolito vedere quel banco vuoto, chissà se stava bene. Tutti mi cercavano di rassicurare, persino papà e l'allenatore Dark, eppure una parte di me aveva un brutto presentimento. Trovai Shiny ad attendermi fuori dall'aula e neanche lei sembrava fosse molto serena.
<<Oh Gabriella-senpai, eccoti finalmente. Devo dirti una cosa.>>
<<Certo.>> Sospirò. Inclinai la testa di lato, abbastanza confusa.
<<Sono molto preoccupata per Ethan. Ieri l'ho incrociato nei corridoi dello stadio e sembrava sconvolto, lo definirei quasi scioccato. Temo gli sia successo qualcosa!>>
<<Allora non sono l'unica ad aver avuto quella sensazione. Forse dovrei chiamare zio Axel per sicurezza.- Proprio in quel momento la fascia iniziò a squillare. Rimasi sorpresa leggendo il numero che vi era comparso. Accettai immediatamente la chiamata ed estrassi il piccolo auricolare inserito in essa. Non era il caso di fare una videochiamata. -Ciao, stavo per chiamarti io a dir la verità. È successo qualcosa?>>
<<Ella, Ethan ha per caso dormito a casa di uno di voi la scorsa notte? Non è rientrato, ogni volta che provo a contattarlo parte la segreteria e la scuola mi ha appena avvisato che oggi era assente!>> Dalla sua voce traspariva tutta l'agitazione che sentiva, quella di un padre che non aveva idea di dove fosse finito il suo unico figlio, la sua ragione di vita. Avrei voluto dargli una risposta. Fargli sapere che stava bene e che Sirius o Aiden lo avevano ospitato, ma così non era. Dove poteva essere finito quel ragazzo.
<<Mi dispiace, ma nessuno di noi ha sue notizie da ieri. Sono stata l'ultima a vederlo da quello che sappiamo. Aveva detto che eri venuto a vedere la partita e che sareste tornati a casa insieme, a quanto pare era una bugia bella e buona.>>
<<Cosa! Devo avvisare immediatamente la polizia! Grazie mille per il tuo aiuto.>>
<<C'è un'ultima cosa. Sembrava sconvolto, come se avesse visto qualcosa che lo ha turbato, però non saprei dire di cosa si trattasse.>>
<<Va bene.>> Chiuse il telefono, gettando noi ragazze nel terrore assoluto. Bisognava avvisare la squadra e soprattutto gli allenatori.
Radunato tutto il gruppo e tentate senza il benché minimo successo una ventina di telefonate al biondo, avevamo bisogno di escogitare un piano. Non poteva certo essere sparito dalla faccia della terra, qualcuno doveva averlo visto. Nel frattempo, però era scattato il panico generale tra di noi, dov'era finito la Freccia di fiamma? Se il giorno successivo fosse ricomparso dicendo che era con una ragazza lo avrei ammazzato, poco ma sicuro.
<<SILENZIO!- Ci girammo di scatto verso la cattedra della sala riunioni. Papà era lì in piedi con un'aria calma e pacata. O per lo meno era quello che voleva far credere. Poteva darla a bere a chiunque, però non a me. Riconoscevo un suo atteggiamento forzato da uno vero, eravamo così identici anche in quello. Infondo Eth era il suo figlioccio, era normale che fosse preoccupato. Anche Sirius se n'era accorto, ma era troppo impegnato a fissare il vuoto imperterrito per farlo notare, cosa che accadeva ogni volta che era troppo nervoso. Lo capivo perfettamente, era da quando avevo sentito lo zio che continuavo a rigirarmi una ciocca di capelli tra le dita. -So che siete tutti in pensiero per Ethan, ma Axel ha già avvisato la polizia. Mi è stato comunicato che vogliono parlare anche con voi visto che la sua ultima posizione conosciuta è lo stadio. I vostri genitori sono stati avvisati e stanno arrivando, nel caso in cui arrivassero prima gli agenti la signora Samford o io vi affiancheremo per tutta la durata del colloquio.>> Annuii, avrei risposto alle domande, però non appena finito non avevo la benché minima intenzione di rimanere con le mani in mano. Avevo un piano e nessuno mi avrebbe impedito di metterlo in pratica. Ci ritrovammo a Riverside, al Campo al fiume poco dopo essere stati congedati. Rimasi piacevolmente sorpresa nell'osservare che erano accorsi tutti non appena ricevuto il messaggio. Persino Melany, che aveva Xavier conosciuto per la sua iperprotettività nei confronti della figlia, era riuscita convincere suo padre a lasciarla venire.
<<Non ho intenzione di starmene a casa aspettando notizie. Ho pensato che potremmo dividerci e cercare nei posti che lui frequenta di solito, noi lo conosciamo meglio della polizia e magari potremmo essere utili in qualche modo. Vi chiedo per favore di aiutarmi in questa ricerca.>> Abbassai la testa inchinandomi per pregarli, le lacrime, che non davano l'intenzione di fermarsi, avevano iniziato a rigarmi il volto. Mi sorpresi quando sentii qualcuno mettersi al mio fianco e ricoprire la mia stessa posizione.
<<Ve lo chiedo anch'io.>> Sirius, avrei riconosciuto quella voce tra mille. Persino mentre manteneva la sua figura composta e autoritaria ero in grado di notare che anche lui fosse spaventato per quello che stava accadendo.
<<Mi stupisce che abbiate dubbi, contate sul nostro aiuto!>> Rispose Morgan come portavoce della squadra.
<<Grazie mille.>> Alzai lo sguardo verso gli edifici, ovunque fosse lo avremmo trovato, era una promessa!
Dove sarà finito Ethan? Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi!
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