Capitolo 32
Pov. Ethan
Corsi il più velocemente possibile verso la Torre Inazuma non appena la campanella suonò l'ultima ora. Avrei saltato gli allenamenti, ma in quel momento non mi interessava. Come aveva potuto dirmi una cosa del genere quella ragazzina, io non ero prepotente o un montato. Volevo solamente farle uno scherzo e lei l'aveva presa male. Il fatto che la gente mi seguisse o mi esaltasse non mi interessava minimamente. Ok, forse un po' ... d'accordo molto. Ero popolare e non me ne vergognavo, da quando era un crimine? Ogni cosa che avevo me l'ero guadagnato con i miei sforzi e soprattutto con il mio talento. Che ne sapeva lei di quanto tempo avevo passato ad esercitarmi e il sangue che avevo versato per seguire programmi strampalati e che a volte potevano risultare persino letali! Quella faceva la manager da due giorni e il massimo di cui si occupava era mettere dell'acqua in delle borracce. Cosa poteva saperne lei della fatica? Matricola insolente, ero anche un veterano, avrebbe dovuto portare rispetto. Sbraitai nella mia testa per diversi minuti, mentre colpivo un bersaglio, che avevo disegnato anni prima, con un pallone. Ad ogni tiro la mia rabbia aumentava, distribuendosi di conseguenza nella forza che mettevo nel mio modo di giocare. Alla fine, esso prese fuoco e viaggiò ad una velocità tale che toccato il terreno esplose autodistruggendosi.
<<Quella dovrebbe essere la testa di Shiny?>> Mi girai di scatto. Sirius era in piedi in tuta e mantello, che mi fissava con uno sguardo pieno di pietà e comprensione. Odiavo quando la gente lo mostrava nei miei confronti, non ero debole, non avevo bisogno di nessuno.
<<Cosa ci fai qui?>>
<<Ella, pensava avessi bisogno di un amico. Anzi più precisamente di un maschio con cui sfogarti.>>
<<E tu saresti la persona adatta per parlare di sentimenti?>> Alzò le spalle.
<<Così pare, avresti preferito Aiden? Immagino che con lui avresti direttamente progettato l'omicidio di quella povera ragazza e avreste domandato a me il luogo migliore dove occultare il cadavere. Prima che tu possa negare l'evidenza, ti ricordo che ho visto la fine che hai fatto fare a quella palla. Allora ne vuoi parlare o torno a scuola?>>
<<Un minimo di empatia ogni tanto non ti farebbe male, lo sai?>>
<<Come a te evitare che la tua fiamma interna divampi facilmente in un incendio.>>
<<Colpito e affondato.>> Lo osservai sedersi sull'unica panca nelle vicinanze, spostando indietro il mantello rosso. Mi fece segno di avvicinarmi e mettermi vicino a lui. Ecco una grande differenza tra lui e me, quando aveva troppe cose per la testa si sedeva e cercava di riordinare le idee, mentre io scaricavo lo stress nello sport. Chissà se proprio queste divergenze fossero il segreto della nostra amicizia così duratura. Se uno dei due avesse avuto il carattere dell'altro non saremmo mai riusciti a sopportarci, nemmeno con la costante mediazione di Gabriella, che a volte si era dimostrata veramente essenziale anche nella realtà. Riflettendoci bene era raro che fossimo solo lui ed io. Mi lasciai cadere al suo fianco. Il silenzio regnò sovrano per diversi minuti, come se nessuno volesse veramente iniziare l'argomento. Il Comandante assoluto del campo sarebbe mai venuto da me se il Capitano leggendario non lo avesse spinto a farlo? Non eravamo consueti a quel tipo di interazioni, le nostre conversazioni in coppia tendevano a riguardare il calcio o me che mi vantavo delle ultime ragazze con cui ero uscito. I sentimenti erano materia di Ella, insomma tra maschi non parlavamo di certe cose, allora perché non era venuta lei. Mi domandai se il bruno non si stesse chiedendo la stessa cosa e conoscendolo avrei potuto metterci la mano sul fuoco. Passati altri minuti, alla fine era stato lui a prendere coraggio e parlare:
<<Ho sentito che Shiny non ha preso bene la tua ultima idea.>>
<<Già, nemmeno l'avesse morsa una tarantola. Ha dato di matto davanti a tutti come un'idiota.- Alzò un sopracciglio e sul suo viso comparve il suo solito ghigno. Oh, se conoscevo quella faccia. -Che mi devi dire?>>
<<Sappiamo entrambi che non è il caos che si è creato che ti disturba, tu ami stare al centro dell'attenzione, nel bene o nel male che sia. Il problema è che lei ti tiene testa, non cade ai tuoi piedi con uno sguardo, ma soprattutto sono state le parole che ha detto. Fingi di fregartene di quello che gli altri pensano di te, ma in realtà ti ha colpito molto di più di quello che vuoi ammettere. È la prima volta che qualcuno ti si oppone seriamente.>> Mi arrestai sul posto, fermando anche la gamba che continuavo a muovere iper attivamente.
<<Ma che dici, mio padre ama rispondermi di no.>>
<<Axel Blaze? Mister non posso rischiare che mio figlio ci resti male? Quell'uomo ti dice di sì da quando tua madre se n'è andata, ha paura che tu possa soffrire di nuovo.>> Solo sentire nominare quella donna, per giunta con quel tono sbeffeggiativo, mi fece scattare in piedi adirato.
<<Non ti azzardare mai più a nominarla.>> Sibilai a denti stretti. Il sorrisetto sul suo volto non si mosse però di un millimetro.
<<Cosa c'è che ti dà fastidio, Luna o che sai che infondo ho ragione?>>
<<Ho detto piantala.- Lo afferrai per la felpa tirandolo verso di me. Rimasi, però, sconvolto quando mi resi conto della sua fermezza e tranquillità, come se fosse certo che non gli sarebbe accaduto nulla. Quanto avrei voluto averla anch'io, essere capace di reprimere le mie emozioni così facilmente. Solo in quel momento mi resi conto del vero motivo per cui era venuto lui da me, era bravo ad analizzare quanto a colpire i nervi giusti. -Scusami, ho esagerato.>> Lo lasciai andare immediatamente e con le mani si stirò la felpa.
<<Avevo messo in conto che provocandoti avresti potuto reagire così, tranquillo.>>
<<Come fai?>>
<<A fare cosa?>>
<<A centrare sempre il punto in ogni discussione.>>
<<Tu sei bravo a mandare sempre il pallone in rete, io a capire le persone. Ognuno ha le abilità che la genetica gli ha dato. Chiederai scusa a quella povera ragazza?>> Emisi un grugnito in senso di dissenso, lo facevo a malapena con loro, figuriamoci con una matricola. Una manata mi colpì la nuca.
<<È Gabri che lo fa, da te si viene fulminati con lo sguardo. Sei pregato di non appropriarti di mosse non tue. Comunque, sì, se ci tieni tanto lo farò. Hai vinto.>>
<<Ottimo. Torniamo agli allenamenti forza.>> Fece per avviarsi lungo la discesa, quando lo fermai.
<<Aspetta. Già che ci siamo, quando pensavi di dirmi che ti piace?>>
<<Ma ti pare, chi ti ha detto una stupidaggine simile.>>
<<A parte che queste cose sono il mio campo e si vede lontano un miglio, lo hai appena confermato non domandandomi nemmeno a chi mi riferissi.>> Si appoggiò le mani sul volto e si girò verso la discesa.
<<Merda.- Bofonchiò tra sé e sé, per poi rispostarsi nella mia direzione. -Avrei voluto dirtelo giuro, solo che avevo paura che non l'avresti presa bene e che avrebbe distrutto il nostro gruppo. Sei arrabbiato?>>
<<Secondo te? A me interessa solo che voi siate felici. Ti confesso inoltre che vi ho sempre visti bene come coppia; perciò, faccio il tifo per te amico.- Inclinò la testa scettico. -Si può sapere perché sei sempre così malfidato? Cammina prima che ti usi al posto del pallone.>> Forse avrei anche dovuto comunicargli che lei era a conoscenza della cosa, però non mi sembrava il caso di buttargli una bomba così su due piedi. Gli sarebbe venuto un infarto e avevamo bisogno che rimanesse vivo almeno fino all'ultima partita. Sì, ero un pessimo amico a volte.
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