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Capitolo 29

Mi sedetti lentamente su uno dei posti ancora vuoti tra i miei migliori amici. Volsi lo sguardo verso il vetro che ci divideva dai nostri avversari. Il capitano della Memorial era un ragazzo dell'ultimo anno, dai capelli azzurri che ricordavano le onde del mare e la carnagione molto abbronzata, sintomo probabilmente delle troppe ore passate in spiaggia. Chiacchierava allegramente con una violetta, come se la partita che stesse per iniziare non mettesse in loro alcuna preoccupazione. Mi domandai se fosse l'atteggiamento con cui erano abituati ad affrontare le sfide, oppure perché già erano a conoscenza di ciò che ci attendeva, forse avvisati dall' associazione Titans. Chissà se Azarial, originario anch'esso di Okinawa, avesse mai incontrato uno di loro da bambino, probabilmente però in tal caso ne avrebbe fatto cenno in precedenza. L'anno prima non li avevamo affrontati, in quanto lo schema degli incontri ci vedeva in opposizione esclusivamente se entrambi avessimo raggiunto la finale. Sfortunatamente loro non erano arrivati fino a quel punto e in quell'occasione ci eravamo scontrati con l'Alpine Junior High, vincendo per 3-2. Anche nel nostro scompartimento, nel frattempo, si era levato un leggero vociare, scaturito dai giocatori del primo anno. Era bello vedere ancora quella gioia senza filtri, tipica di chi era all'inizio, la quale non poteva essere arrestata nemmeno dagli eventi in corso. Il treno si arrestò circa dieci minuti più tardi. La stazione era identica alla precedente, perciò non avevamo nuovamente informazioni su dove ci sarebbe stato l'incontro.

<<Secondo voi cosa ci aspetta?>> Chiese Alexander sistemandosi una ciocca di capelli che gli era ricaduta sul volto. Era strano, ma soffermandomi sempre sul fatto che non sapessimo nulla, non avevo mai congetturato alcuna vera ipotesi sulla questione. Per fortuna, il più saggio e preparato Sirius aveva già formulato una teoria piuttosto attendibile.

<<Nel caso in cui ci fosse il loro zampino anche nelle combinazioni delle squadre, sarei portato a dire, conoscendo il luogo da cui provengono i nostri avversari, che potrebbero c'entrarci l'acqua o la natura. Ergo tradotto in divinità Poseidone o Demetra o Artemide.>>

<<Direi che è plausibile, solo che a questo punto mi domando se non avremmo dovuto portare il costume al posto della tuta.>>

<<Be' in ogni caso la palla deve poter essere calciata, quindi dubito che ci toccherà nuotare, o almeno lo spero.>> Ethan, mettendo un braccio intorno alle spalle del regista, disse:

<<Se butta male puoi sempre farti spuntare le ali e volare in cielo con il pallone.>> Scoppiammo tutti a ridere, probabilmente perché molti di noi, esattamente come me, si immaginarono la scena nella mente. Sarebbe stata davvero ridicola, però avrei pagato oro per vederla.

<<Sono anni che dico che a te manca qualche neurone.>> Rispose l'altro con un leggero sorriso sulle labbra. In ogni caso quella battuta era stata molto utile per smorzare un po' la tensione tangibile tra alcuni veterani, probabilmente preoccupati per la partita. Venimmo ben presto richiamati all'ordine dal viceallenatore Dark, che ci ricordò che dovevamo andare a cambiarci.

Poco tempo dopo, mentre eravamo in fila aspettando di poter uscire dal sottopassaggio ed entrare in campo, ripensai alla formazione che papà mi aveva comunicato poco prima. Rispetto al solito avrebbe avuto una leggera variazione nel tridente d'attacco; infatti, al posto di Melany sarebbe entrata Naomi. La rossa a causa di problemi femminili era bloccata da un grosso mal di pancia e non se la sentiva di entrare in campo, sia per il dolore fisico che per la poca concentrazione. Di comune accordo, perciò, avevano deciso che finalmente quel giorno la rossa avrebbe avuto la sua prima apparizione come titolare. Ovviamente la ragazza era elettrizzata e ciò si poteva notare anche solo guardando il modo in cui spostava a destra e sinistra il ciondolo che portava al collo. Ricordavo benissimo la mia prima volta, era stata alla terza della fase regionale. Il secondo tempo era iniziato da circa cinque minuti e l'azione era spostata nella nostra area di rigore, un veloce scambio aveva condotto Nico Lewis, il portiere, a cadere colpendo il palo della porta. Venne portato via in barella, costringendo me ad entrare. Avevo già giocato nel torneo pulcini, ma l'emozione di quel giorno non era nulla al confronto. A calmarmi era stata la voce di Sirius, che mi appoggiò una mano sulla spalla prima che mi muovessi. Le sue parole erano semplici, però piene di significato: "Sei pronta, ti sei preparata tutta la vita per questo. Il calcio è impresso nel tuo DNA, sei nata per essere qui. Non ho mai conosciuto nessuno con il tuo talento". Aveva ragione, come ogni volta che apriva bocca del resto. Riuscii a parare tutti i tiri e mostrai le mie abilità organizzative da capitano. Passammo il resto del pomeriggio in una sala d'attesa d'ospedale, aspettando di avere notizie sul ragazzo che di norma indossava la fascia rossa. Sfortunatamente la botta presa era stata così forte e in un punto tale da procurargli un danno permanente, non avrebbe potuto continuare a pensare alla carriera professionistica. Quando lo incrociavo in corridoio cercavo sempre di sorridergli, ma in realtà provavo solo un grande dolore per lui, solo immaginare che il mio amato sport mi venisse portato via creava dentro di me un grande vuoto. Ricevetti anche il secondo compito del ragazzo una volta giunti alla fase nazionale, infatti William Anderson, terzo anno, a cui era stato affidato in sostituzione di Lewis, disse che per lui il ruolo sarebbe stato meglio nelle mie mani. Così nel giro di pochissimi mesi mi ritrovai ad essere da matricola a portiere titolare e capitano. Mi avvicinai a passo svelto alla rossa uscendo dalla fila, toccava a me essere di conforto in quel momento.

<<Come ti senti?>> Finalmente si fermò, girandosi verso di me.

<<Bene, credo.- Alzai un sopracciglio per farle intendere che si vedeva che non fosse realmente così. -Ok, sono leggermente in ansia.>>

<<Paura di scordare come si passa una palla?>>

<<In realtà sì, forse è un po' strano.>>

<<È assolutamente normale invece, ci siamo passati tutti. Quando toccò a me le gambe mi tremavano e credevo che vedendo il pallone arrivare sarei scappata dalla parte opposta, invece non è successo. Sei un ottimo attaccante, proprio come lo era tuo padre. Sarai la degna erede di Claude Beacons.>> Per la prima volta la vidi sorridere, la conoscevo oramai da mesi, eppure non lo aveva mai fatto.

<<Grazie.>>

<<Di nulla, sai che se hai bisogno di parlare ci sono.>> Senza indugiare oltre tornai al mio posto, in quanto l'arbitro ci fece segno che da lì a poi istanti avremmo potuto lasciare la galleria.

<<BENVENUTI QUI ALLO STADIO POSEIDONE! L'INCONTRO DI OGGI VEDE COME AVVERSARIE LA RAIMON JUNIOR HIGH, CAMPIONE USCENTE, E LA MARY TIMES MEMORIAL! QUALI SORPRESE CI RISERVERÀ QUESTO STADIO, NON SO VOI MA IO NON VEDO L'ORA DI SCOPRIRLO!>> Guardai il nostro numero quattordici che camminava al mio fianco. Ci aveva preso in pieno, a volte mi faceva quasi paura la sua abilità deduttiva. Il terreno di gioco colorato di un bluastro era decisamente più in basso rispetto alle panchine, con una distanza in altezza di circa due metri e mezzo. Temevo a chiederne il motivo, anche se ero certa che lo avrei scoperto presto. Non appena scesi dalla zona riservata allo staff mi resi conto che un sottile strato d'acqua ricopriva l'intera area, però per fortuna era così poca da creare un ostacolo solo attraverso un leggero rischio di scivolare. L'architettura del resto della struttura ricordava la città perduta di Atlantide o per lo meno la rappresentazione che nel corso degli anni gli si era stata data. Sembrava davvero di essere in un palazzo sottomarino, mi dava quasi l'impressione di essere in un vecchio classico. Ci disponemmo uno di fronte all'altro, in attesa che venisse lanciata la moneta che avrebbe deciso il calcio d'inizio, azione che ci vide successivamente come vincitori. Infine, ritornati ognuno al proprio posto e superati gli imbarazzanti messaggi degli sponsor, esso sarebbe stato battuto, mentre io ancora mi domandavo quali altre minacce quel luogo ci avrebbe riservato.

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