Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 26

Pov. Sirius

Mi ero letteralmente smarrito in quell'intrigo di corridoi e non avevo la benché minima idea di dove stessi andando. Avevo perso di vista gli altri una decina di minuti prima durante la pausa pranzo, a causa del fiume di persone che si era riversata nei corridoi. Eppure, in quel momento senza sapere bene come, mi ero ritrovato in uno deserto con la soglia che avevo appena varcato bloccata. Cercai di forzare la serratura magnetica più volte senza successo; perciò, arresomi, decisi di proseguire nella speranza di individuare un'altra uscita. Innanzitutto, però, tirai fuori da una delle tasche il guanto che serviva per controllare la mia videocamera. Una delle cose che amavo maggiormente del mondo moderno era lo sviluppo tecnologico, in particolare quello delle cineprese. Attualmente si spostavano levitando in aria autonomamente. Chi filmava vedeva esattamente ciò che riprendeva attraverso degli occhiali a proiezione olografica, i quali comparivano non appena essa entrava in funzione, dandogli la possibilità di avere una doppia visuale, sia quella appena descritta che la propria. Veniva infine comandata con dei semplici spostamenti della mano. Se già mi piaceva farlo normalmente, l'idea di essere finito in qualche posto strano mi dava subito il desiderio di afferrarla. Ci misi un po', ma alla fine miracolosamente notai una porta lungo il muro destro. Si aprì non appena la toccai, lasciandomi davanti una stanza buia. Tastai con la mano la parete, finché non raggiunsi un interruttore. L'accendersi dell'illuminazione mi permise finalmente di aver una visuale definita dello spazio. Dava tutta l'impressione di essere un archivio o qualcosa di simile. Curiosai un po' tra le infinite file di scaffali, c'erano così tante scatole contrassegnate dalle targhette più strane. Per ottenere una prospettiva migliore, feci girare la camera in lungo e in largo. Grazie ad essa riuscii a confermare la mia teoria secondo la quale erano stati sistemati in ordine cronologico, da quelli maggiormente recenti ai primi mai registrati. Era come se fossi finito nel cuore e nella storia stessa della Royal Academy. Spostandomi sempre più in profondità, la mia attenzione venne catturata d'un tratto da una fotografia che fuoriusciva da dove era stata deposta. La tirai via del tutto, cercando di non provocarne in alcun modo il deterioramento. Osservando il materiale con la quale era stata stampata, potevo dedurre avesse quasi trent'anni. La mia analisi si rivelò corretta attraverso una data scritta a penna sul retro, 8 ottobre 2009. Quando la girai rimasi molto sorpreso nello scoprire cosa ritraeva, riconobbi mio padre a tredici anni e, seduto al centro della scena, Ray Dark. C'era qualcosa in quell'immagine che mi faceva rabbrividire, probabilmente molti si sarebbero concentrati sull'ambiente a tratti spettrale dove si trovavano, l'ufficio del Comandante, nel quale ero stato sì e no una volta quando ero piccolo, ma per me erano le loro espressioni il vero punto focale. Quei ghigni sui loro volti sembravano essere la manifestazione del male assoluto, come se tutto il bene del mondo fosse scomparso con uno schiocco di dita. Non conoscevo quasi nulla dei primi anni in cui il mio vecchio aveva studiato lì, lui non ne parlava mai, al massimo accennava qualcosa su Joe e David, senza però sbilanciarsi troppo. Mi ero sempre domandato perché ogni volta che provavo a chiedergli qualche informazione sviasse sugli anni alla Raimon, forse in quel momento avrei trovato la mia risposta. Tirai immediatamente giù il contenitore nel quale era precedentemente e iniziai a spulciarlo da cima a fondo. I documenti al suo interno erano tra i più vari, soprattutto personali su gente che non avevo mai sentito nemmeno nominare. D'un tratto mi capitò invece tra le mani un plico di articoli di giornale. Lessi mentalmente il titolo del primo: "Trentanove anni di imbattibilità", controllai subito anche il secondo che proprio come l'altro citava l'anno successivo un seguito di vittorie, questa volta, però, veniva citata l'assenza del capocannoniere della Kirkwood, Axel Blaze, per motivi sconosciuti. Frugai a quel punto ancora più in profondità, finché non trovai un fascicolo con su scritto Jude Sharp. Lo studiai con attenzione, stando attento a non tralasciare nulla e a riprendere ogni dettaglio. Una volta finito rimasi per un tempo indefinito con lo sguardo fisso nel vuoto, non potevo credere a ciò che avevo appena scoperto. Mi risvegliai dalla moltitudine dei miei pensieri solo quando la fascia suonò dandomi la notifica di un messaggio. Ella mi avvisava che dovevamo tornare in classe. Feci un bel respiro e risistemai tutto quello che avevo spostato per impedire a chiunque di notare il mio passaggio. Corsi fuori dalla stanza e ripresi il corridoio dal quale ero arrivato, andando però nella direzione opposta. Fortunatamente ben presto riuscii ad individuare l'uscita che tanto avevo bramato. Mi mossi lentamente da quel momento in poi, come infondo facevano anche gli altri studenti intorno a me in quanto non si poteva correre, pena violazione del regolamento interno. Proprio quando Derek, mio cugino, entrò nel mio campo visivo, mi venne un'idea. Se avessi voluto sciogliere il garbuglio che mi si era creato in testa, avrei dovuto chiedere a qualcuno che conoscesse la storia per intero.

<<Ehi, senti zio è a casa oggi?>>

<<Sì, perché?>>

<<Posso venire da voi dopo gli allenamenti? Vorrei parlargli di una cosa.>>

<<Certo, non penso sia un problema.>>

<<Ottimo, puoi avvisarlo tu?>> Fece un leggero segno d'assenso con il capo prima di riprendere a camminare verso la sua meta.

Passai il resto della giornata scolastica senza quasi mai rivolgere la parola a nessuno, nonostante i tentativi di Gabriella di instaurare una conversazione. Probabilmente la frase più lunga che avevo pronunciato era per dirgli di mettere al corrente mio padre che sarei andato via con il bianco-azzurro. Non aspettai nemmeno che rispondesse, continuai dritto verso casa Samford. Zia Celia, ignara a quanto pare della mia visita, rimase piuttosto sorpresa di vedermi arrivare, mentre l'ex attaccante mi accolse calorosamente.

<<So che volevi parlarmi di una cosa, vieni andiamo nel mio studio.>> Lo seguii in silenzio e aprii bocca solo una volta seduto difronte a lui sul divano.

<<È una questione complicata da spiegare, posso mostrarti un filmato?>>

<<Così mi stai facendo preoccupare, però va bene.- La cinepresa incominciò al mio segnale a proiettare le scene di quella mattina. Quando arrivò il momento clou l'uomo si volto nella mia direzione di scatto. Aspettò in ogni caso la fine prima di riprendere il dialogo. -Cosa vuoi sapere?>>

<<Tutto, compresi i dettagli.>> Era stato un discorso molto lungo, pieno di fatti e ricordi. Scoprii per la prima volta un lato che il Comandante aveva cercato di nascondere, nella speranza che il suo periodo più oscuro e i suoi peccati non ritrovassero mai la luce. Non potevo credere alle mie orecchie, come riusciva ancora a guardarsi allo specchio? In un'istante la figura a cui avevo sempre guardato con ammirazione, mi si sgretolò davanti. Mi alzai in piedi di scatto, ma prontamente l'altro mi afferrò il polso.

<<Per favore, non considerarlo colpevole per il male che Dark ci ha costretti, o se preferisci convinti, a portare. Lui è buono.>> Lasciai la casa a passo spedito, avanzando a grandi falcate verso la torre, dove speravo che la mia migliore amica si fosse rifugiata come ogni singolo giorno. Fortunatamente era lì, intenta a cercare di fermare un copertone che viaggiava ad alta velocità. Si accorse della mia presenza dopo che cadde a terra sbilanciata da quello che aveva sulle spalle.

<<E tu che ci fai qui?>> L'aiutai a risistemarsi e soprattutto a levarsi quel peso ingente dalla schiena. La osservai togliersi i guantoni e pulirsi le mani sporche prima di prendere la borraccia. Il solo averla così vicina mi lasciava addosso una serenità incredibile, anche se non bastava a fermare le rotelle che mi giravano in testa. Le raccontai tutto ogni minimo particolare che avevo scoperto, mi serviva assolutamente una sua opinione. A differenza mia la sua reazione era stata calma e non si era messa ad inveire contro nessuno.

<<Per quale motivo sei così tranquilla? Io sono letteralmente sconvolto, di norma è il contrario.>> La sentii sospirare e poi mi rivolse un sorriso dolce e comprensivo.

<<Ti dirò la verità, molte di queste cose già le sapevo. Mio padre non mi ha mai nascosto nulla su quei tempi. Lo sai lui non è un tipo molto riservato.>>

<<E com'è possibile che tu abbia ancora un'opinione positiva su ...>>

<<Zio Jude? La risposta è pressocché ovvia, lui ha lottato per espiare i suoi errori. Si è ribellato, ha fatto ammenda e infine si è unito alla Raimon ritrovando definitivamente la luce che aveva perso. Non commettere lo sbaglio di giudicarlo per il suo passato. Potrà aver commesso azioni deprecabili, ma questo non fa di lui una persona cattiva. Serve molta più fatica per cadere nell'obblio e risorgere che per restare fissi in cielo. Ha lottato per essere l'uomo che è ora.>>

<<E ALLORA PERCHÉ NON MI HA MAI DETTO NIENTE!>> Avevo le lacrime agli occhi; io quello che di norma era l'imperturbabile.

<<Mi vergognavo.>> Riconobbi immediatamente quella voce alle mie spalle, rivolsi uno sguardo al portiere che toccando la fascia mi fece capire che c'era di mezzo il suo zampino. Mi mossi lentamente, finché d'un tratto non eravamo uno difronte all'altro.

<<Io tolgo il disturbo.>> Disse la ragazza raccogliendo le sue cose e incominciando a scendere la collina.

<<Ti assicuro che è stato peggio scoprirlo così, trovando una stupida fotografia. Avrei voluto sentirla da te questa storia, non dovendomi improvvisare investigatore. È questo che mi fa arrabbiare, non tanto ciò che hai fatto quando eri solo un ragazzino cresciuto appositamente per diventare quello.>> Si tolse gli occhiali, rivelando le iridi color cremisi uguali alle mie, che in quel momento sembravano persino lucide.

<<Non è facile rivelare a chi ami che sei molto lontano dalla perfezione. Ho impiegato molto tempo per trovare il coraggio di dirlo a tua madre e con te ce ne sarebbe voluto persino di più. Non potevo distruggere il modello che ti eri creato, avevo paura che poi mi avresti odiato, eppure a quanto pare mi sbagliavo.>> Era la prima volta che lo vedevo esporsi così tanto, aveva deciso di abbassare ogni scudo, tutte le sue difese. Senza rendercene conto entrambi andammo l'uno verso l'altro. Non ero certo di chi avesse dato inizio all'abbraccio, ma in quell'istante non mi interessava minimamente. Finalmente sentivo di conoscerlo veramente. Di sfuggita notai inoltre che la mora in realtà aveva deciso di mimetizzarsi in una specie di cespuglio e ci ammirava allegra. Quella era un'altra cosa che amavo di lei, dava sempre tutta sé stessa per fare in modo che chi amava fosse felice.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro