Capitolo 18
Avevo atteso con ansia che passasse l'ultima settimana, sia per l'inizio delle vacanze estive, che per la curiosità di scoprire dove saremmo andati in ritiro. Ero riuscita ad estorcere a mio padre pochissime informazioni, infatti aveva detto che voleva fosse una sorpresa. Si era lasciato sfuggire solamente che sarebbe stata una cosa pazzesca. Questo mi faceva temere persino un viaggio in un'altra galassia, considerando che la Earth Eleven e Axel avevano l'accesso all'Orion Express. La mattina della partenza eravamo stipati sulle scale che conducevano alla sede, in attesa che gli allenatori si facessero vedere. Notai con piacere che tutti erano riusciti a far entrare le loro cose solo nello zaino e nella tracolla che rientravano nel materiale fornitoci con l'uniforme. Temevo che qualcuno, in particolare, Alexander, esagerasse e si portasse tutto l'armadio. Stranamente l'attesa del autobus si era rivelata molto divertente, infatti mi aveva dato la possibilità di sentire le stravaganti teorie dei ragazzi sulla nostra meta. Genesis parlò di un ex centro del Quinto Settore, come ad esempio il Giardino Imperiale; Morgan invece si immaginava un centro all'avanguardia; mentre Aiden era convinto che ci saremmo ritrovati sul cucuzzolo di qualche montagna. Personalmente, come già affermato in precedenza, non mi sentivo di escludere nessuna ipotesi, anche perché ci era stato detto di portare anche il passaporto. Tra una chiacchiera e l'altra l'attenzione dell'intero gruppo venne attirata dal signor Antony che suonò il clacson del nostro mezzo di trasporto. Dal mio posto in seconda fila, in quanto avevamo ceduto quello solito in prima al trio manager, mi girai a controllare che tutti fossero a bordo. Non avrei sopportato di dover tornare indietro a prendere qualcuno a metà viaggio.
<<Manca qualcuno?>> Mi domandò Sirius non appena mi risedetti accanto a lui.
<<Fortunatamente no. Confesso di essere un po' preoccupata dal fatto che, se non contiamo l'autista, gli unici adulti sono mio padre e Dark.>>
<<Forse hai ragione e qualcuno ci rimetterà le penne facendo un'idiozia proposta da uno dei due. Credo toccherà a noi fare i maturi, come al solito del resto.>> Ridacchiai per poi appoggiare la testa sulla sua spalla. Non ero sicura di quanto tempo avessi trascorso in quella posizione, quando mi sentivo al sicuro non ci facevo mai caso; infatti, mi destai solamente quando il viceallenatore disse:
<<Siamo arrivati all'Aeroporto di Tokyo-Haneda.>>
<<Quindi andiamo all'estero?>> Chiese Sierra sbadigliando. Doveva essersi fatta proprio una bella dormita, perché sul viso aveva un segno rosso che le aveva lasciato il vetro del finestrino.
<<Perspicace. Penso conosciate tutti l'Isola di Liocott.>>
<<Ci hanno giocato molti dei nostri padri durante il primo mondiale.>> S'intromise Ethan.
<<Esattamente. Non ha più ospitato eventi sportivi di tale portata dopo di esso, ma tutt'oggi gode di una varietà di ambienti perfettamente conservati adatti per una moltitudine di allenamenti. In ogni zona sono stati inoltre aggiunti vari centri sportivi, anche se non rientrano molto nei nostri piani.- Il regista ed io rivolgemmo l'un l'altro uno sguardo tra il confuso e il preoccupato. -A livello di popolazione troveremo più che altro turisti e negozianti.>> Aiden alzò la mano di scatto e per la prima volta in vita sua attese che la parola gli venisse data.
<<Due domande: come arriveremo sull'isola, esiste ancora un aereo che fa metà lì? Seconda cosa, dove alloggeremo?>>
<<Prima di tutto c'è un volo che parte una volta al giorno e ci condurrà lì senza problemi. Rispondendo all'altra ho parlato con un po' di amici e colleghi della nazionale; perciò, potremmo stare nella residenza creata apposta per noi molti anni fa. Quasi dimenticavo questo non è che una minuscola anticipazione di quello che abbiamo in serbo per voi.>> Rispose questa volta papà. La mia curiosità era schizzata a livelli estremi, sia per la sorpresa appena annunciata, che per vedere dove l'Inazuma Japan aveva conosciuto la sua prima gloria. Alla fine, questo problema che avremmo ben presto dovuto affrontare aveva dei benefici inaspettati, l'anno scorso non si erano impegnati così tanto per il ritiro. Eravamo infatti andati solo ad Hokkaido a fare campeggio.
I miei livelli d'entusiasmo portarono gli altri quasi a dovermi inseguire per ogni metro che percorremmo all'interno dell'aeroporto. Non vedevo l'ora di arrivare, perciò per tutta la durata del volo non feci altro che parlare a macchinetta per la gioia. Diversamente da ogni predizione né Sirius né Ethan mi imbavagliarono o più semplicemente mi gettarono giù da un finestrino, bensì seguirono per intero la conversazione. L'evento più esilarante si rivelò però essere la scoperta che, come il padre del resto, Azariel aveva una paura folle di volare e perciò urlò in preda al panico per un tempo lunghissimo, tanto che Genesis esasperata prese un libro dalla sua borsa e glielo diede in testa. Non lo risentimmo fiatare fin dopo essere atterrati sull'isola. Non appena uscimmo ci rendemmo conto che la temperatura era di qualche grado più alta rispetto al Giappone; infatti, avrei scommesso che superasse i trenta gradi. Grazie al cielo, ben presto iniziò a soffiare un leggero venticello, che rese l'aria molto più fresca. Mi guardai un po' intorno meravigliata, non era cambiato nulla dalle vecchie foto che avevano scattato tanti anni prima. C'erano ancora gli stemmi delle varie rappresentative e la piazza centrale era curata nei minimi dettagli, come se il tempo fosse rimasto fermo. Notai con piacere che non ero stata l'unica a rimanere incantata da quell'ambiente, il giovane regista aveva già afferrato la sua videocamera di ultima generazione e stava riprendendo ogni cosa compresi noi. Mi ritrovai a salutare divertita insieme ad Emma e Melany, senza accorgerci che sullo sfondo c'era la nostra coppia di ghiaccio che si stava scambiando un bacio. Per l'incolumità di Aiden speravo seriamente che Caleb non avrebbe mai visto quel video, altrimenti le possibilità di Shawn di diventare nonno si sarebbero azzerate. Il momento, in parte persino mistico, venne interrotto dalla voce di Naomi che chiese:
<<Non per fare la rompi scatole, ma, visto che il nostro mezzo di trasporto è rimasto a casa, dobbiamo spostarci a piedi?>> Mio padre con il suo solito sorriso in volto le rispose:
<<Liocott è troppo grande per muoversi camminando da un quartiere all'altro, soprattutto sull'isola principale. Abbiamo preso in affitto un pulmino per tutta la nostra permanenza.- Ringraziai nuovamente il nostro gigantesco budget, che ci permetteva anche cose come questa. Il viceallenatore arrivò poco dopo alla sua guida. Confesso di non aver nemmeno notato che se ne fosse andato. Ci volle quasi mezz'ora prima di arrivare al quartiere nipponico, aveva ragione ci sarebbe voluto troppo a piedi. -Sapete mi sembra di fare un viaggio nel passato. Devo mandare assolutamente una marea di foto ai ragazzi.>> Preso dalla felicità si mise a scattarne a raffica con il cellulare.
<<Ti ricordi che non siamo in vacanza, vero?>> Dissi trattenendo una risata. Si bloccò un'istante sul posto, poi fece per ricomporsi.
<<È? Sì, certo. Su entriamo c'è qualcuno che ci aspetta.>> Abbastanza confusi lo seguimmo senza fare troppe domande, in più conoscendolo sarebbe stato inutile. Lea aprì il portone con disinvoltura, era stata l'unica a non soffermarsi nemmeno un attimo sulle sue parole. Uno dopo l'altro rimanemmo con la bocca aperta, una volta scoperto chi ci attendeva in salone.
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