Capitolo 17
Avevo sempre trovato interessante guardare Sirius ideare una nuova strategia e spesso mi ero domandata cosa potesse accadere nella sua testa quando lo faceva. A cosa pensava? Vedeva schemi oppure immaginava di essere in campo? Essere un regista doveva essere davvero incredibile, soprattutto per la grande capacità nel valutare e comprendere le persone solo attraverso i loro comportamenti precedenti. Da quel punto di vista essere un capitano era più semplice, il tuo intervento era richiesto in situazioni che si stavano svolgendo nell'immediato o che avevano fatto il loro corso da poco tempo. In ogni caso, avevi già tutti gli elementi nelle tue mani. Quel giorno era così tranquillo che sembrava durare un'eternità, forse a causa del sole che stava diventando sempre più caldo mentre noi studenti attendevamo con ansia le vacanze estive. Mancava solo una settimana di scuola e poi, nonostante le vacanze, per sei settimane avremmo potuto pensare solamente agli allenamenti e alle partite, ma per lo meno non eravamo costretti a sorbirci anche le lezioni. Ero molto curiosa di sapere cosa avesse organizzato papà quell'anno, si divertiva a trovare i posti più strani dove passare il tempo con tutta la famiglia. Ero stata molto fortunata da quel punto di vista, non solo eravamo davvero uniti, ma avevamo anche possibilità economiche estremamente alte, grazie al lavoro da calciatore dell'uomo. La voglia di allenarsi era poca, quasi per tutta la squadra. Il giovane Sharp aveva corso, fatto un po' di riscaldamento e qualche passaggio, però poi, a causa dell'estremo calore di quella giornata, si era fermato togliendosi occhialini e mantello e grondante di sudore con l'asciugamano sulle spalle si era messo ad ideare nuove tattiche. Il resto dei ragazzi era attaccato alle loro borracce che i manager non facevano altro che riempire. Gli unici masochisti ancora in campo eravamo Ethan ed io che ci stavamo cimentando nei calci di rigore. Il tempo sembrava scorrere lento come mai prima di allora, forse anche perché abbandonati a noi stessi con poche indicazioni. Mio padre e il viceallenatore Dark avevano infatti una riunione con Riccardo e compagnia bella per capire cosa stesse succedendo visto che le ultime partite non mostravano alcun segno di tutto quello che ci avevano raccontato. Improvvisamente mi si accese una lampadina.
<<Qualcuno mi spiega perché non siamo al campo interno che è climatizzato?>> Si girarono tutti verso di me, davano l'impressione di essersi bloccati in quella posizione.
<<Aspettate avete un posto per allenarvi con l'aria condizionata e noi siamo qui a prendere caldo?>> Domandò irritata Lea allentandosi il fiocco verde bottiglia della divisa.
<<Perché a nessuno è venuto in mente prima?>> Disse altrettanto confusa Emma.
<<La vera questione è un'altra, perché non ci ha pensato Sirius. Di solito è lui che si ricorda questi dettagli importanti.>> Lui sembrò nemmeno avere ascoltato Alexander, troppo concentrato com'era sul foglio che aveva davanti.
<<Lascia perdere, quando ha una nuova strategia in mente non sente nessuno.>> Rispose il nostro numero dieci.
<<Forza tutti in marcia per il campo interno prima che qualcuno e parlo con le mozzarelle qui presenti si prenda una bella ustione, se non fosse abbastanza chiaro mi riferisco a Melany, Naomi, Alex ed Aiden.>> Aggiunse Genesis alzandosi in piedi.
Pov. Mark
Il tempo passava così velocemente che quasi non me ne rendevo conto. Avevo davanti a me dei ragazzi che poco più di quindici anni fa incontravo a scuola tutte le mattine, mentre adesso erano alcuni calciatori famosi e altri avevano scelto strade diverse. Era strano pensarlo, eppure alcuni di loro erano persino genitori. Arion e Skie avevano una bambina di due anni, sia Riccardo che Victor avevano invece due maschietti a testa, che mettevano costantemente alla prova la loro pazienza. Il virtuoso aveva sposato Diane una cantante americana conosciuta in tutto il mondo e che lui aveva incontrato ad un gala a New York. Anche l'attaccante aveva trovato la propria anima gemella fuori dal Giappone, infatti era una modella italiana. Come Di Rigo persino loro avevano modificato il loro stile nel corso degli anni, il centrocampista aveva dato ancor più ai suoi capelli l'idea del vento impetuoso, mentre il rigorista li aveva in uno stato confusionario, che però mi dava l'impressione di essere studiato attentamente. Ero totalmente perso nei miei pensieri quando sentii Axel chiederci di sederci. Ci eravamo riuniti dagli Schiller, che avevano un'abitazione così isolata che non avremmo certamente dato nell'occhio. Eravamo in dieci seduti a quel tavolo, oltre a quelli già nominati c'erano Lucian, Gabi, Jordan e Trevis. Questo mi rimandava a quando combattevamo contro il Quinto Settore, quanta strada aveva fatto il calcio libero da allora, eppure eccoci di nuovo in una stanza a scontrarci nuovamente contro qualcosa che voleva minacciarlo.
<<Qualcuno ci può spiegare bene la situazione? Siete sicuri di tutto ciò che ci avete detto? Perché vi assicuro che le partite che abbiamo giocato fino a questo momento non erano nulla in confronto a quelle con gli imperiali.>> Domandai abbastanza confuso. Era davvero una situazione strana, che difficilmente riuscivo a spiegarmi. Se esisteva veramente, questa minaccia era ancora nell'ombra. Trevis mi rispose con il suo solito tono calmo:
<<Inizialmente siamo rimasti anche noi molto confusi dalla cosa, soprattutto perché negli altri gironi invece la situazione è quella che vi avevamo preannunciato. È diventato tutto molto più chiaro quando Jordan è riuscito ad hackerare il loro sistema.>> Mi veniva sempre un po' da ridere al pensiero che il verde fosse riuscito a diventare un informatico così bravo; infatti, nella mia testa vedevo ancora il ragazzino che si allenava notte e giorno in campo. A quel punto lo stesso prese parola:
<<Non sono potuto rimanere a lungo, ma ho comunque ricuperato qualche file interessante.- Uno schermo olografico comparve davanti a noi, confesso che non mi ero ancora abituato all'incredibile sviluppo tecnologico degli ultimi anni. -Da quello che ho potuto capire il loro scopo è proprio quello di farvi arrivare al torneo nazionale. È lì che il loro progetto andrà in atto. Ogni altra squadra contro la Raimon, l'élite del calcio taitans annienterà dando spettacolo quello libero.>>
<<Un po' come nell'Antica Roma, panem et circenses. La fase regionale è molto seguita, però non ha certamente lo stesso impatto mediatico della fase finale della Scalata dell'Olimpo. Immaginate una sconfitta in uno stadio da loro costruito gremito di gente, ha indubbiamente un altro effetto rispetto a quella in una scuola.>> Aggiunse Riccardo.
<<Stanno giocando con noi quindi, per il momento siamo solo pedine nella loro scacchiera.>> Dissi irritato.
<<C'è una cosa che non mi torna però, come possono essere certi che arriveremo noi lì.- Ci girammo tutti verso Lucian, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. -Alcune delle squadre che abbiamo affrontato erano sì abbastanza scarse, ma nel nostro girone ci sono anche team tra i più forti del paese, come ad esempio la Royal Academy. Mi chiedo in che modo possano essere certi che saremo noi a scamparla?>>
<<Non so, forse ritengono che in quel caso loro prenderebbero il nostro posto a capo della "rivolta", infondo è Jude il comandante ed è sempre stato al nostro fianco in questo genere di battaglie.>>
<<Sì avete ragione, magari mi sto solo facendo io troppe domande.>>
<<Su forza continuiamo.>> Rispose Axel sfogliando altri documenti.
Rimanemmo lì per diverse ore, finché per l'ora di cena non riuscimmo ad ottenere il permesso di tornare a casa. Confesso che una parte di me sperava di trattenerci ancora un po' per saltare la cucina di Nelly almeno per una volta. Non ero sicuro di come fosse possibile, però da quando era incinta era peggiorata notevolmente, nemmeno l'aspetto si salvava oramai. Speravo con tutto il cuore che dopo la nascita di Iridio almeno avremmo riavuto quello. Era più facile immaginare che fosse buono se almeno l'aspetto lo era altrettanto. Sconsolato rientrai in villa con passo funebre. Mi bloccai sulla soglia quando sentii un odore buonissimo venire dalla cucina. Che i crampi di fame mi stessero giocando brutti scherzi? Indossai alla velocità della luce le pantofole e corsi dove il mio naso mi conduceva. Rimasi sorpreso quando notai che lì non c'era mia moglie con un pancione da sesto mese, bensì Ella con un grembiulino rosato sopra la divisa. Probabilmente l'ultima volta che avevo assistito a quella scena lei era ancora all'asilo e voleva a tutti i costi aiutare mia madre a cucinare. Accorgendosi della mia presenza e del mio sguardo altamente confuso mi disse:
<<Mamma era molto stanca, perciò ho pensato di preparare qualcosa io. Spero sia buono, tra le ricette che ho imparato nelle ore di economia domestica e quelle della nonna dovrei essere riuscita a produrre qualcosa di commestibile.>> Sussurrai a bassa voce:
<<Tranquilla peggio di tu sai chi non puoi fare.>> Ci sedemmo tutti a tavola pochi minuti dopo, per la prima volta da vent'anni, ovvero da quando mi ero sposato, ero curioso di assaggiare tutto quel ben di Dio. L'odore prometteva bene, ma questa era la prova del nove. Senza pensarci troppo presi una forchettata di ciò che avevo nel piatto. Mi vennero le lacrime agli occhi.
<<Ho sbagliato il quantitativo di qualcosa vero? Non sono capace a fare queste cose.>> Chiese Gabriella preoccupata.
<<Al contrario è buonissimo!- Allora qualcuno bravo c'era in questa casa! Ringraziai ancora una volta tutte le divinità che mi vennero in mente per aver fatto ereditare a mia figlia i geni degli Evans, in particolare, in questa circostanza, quelli della mia meravigliosa mamma. -Quasi dimenticavo la prima settimana delle vacanze andremo in ritiro con la squadra.>>
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