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Capitolo 15

Avevo controllato tre volte il calendario quella mattina, avendo avuto paura di sbagliare i conti anche solo di una settimana. No, nessun errore, mancavano esattamente due giorni al compleanno di Sirius, il 24 giugno. Quest'anno avevo in mente una sorpresa speciale, non il solito gelato in centro e cena con i suoi. Volevo organizzare qualcosa che non fosse un completo mortorio. Zio Jude e zia Alyxia avevano accettato di reggermi il gioco, facendo finta che nulla fosse cambiato rispetto al normale programma. Il grande problema era che nelle ultime settimane non avevamo avuto un attimo di riposo dal club; infatti, tra gli allenamenti intensivi ideati da papà e Mister Dark e i due incontri andati molto bene eravamo stati più tempo a scuola o in campo che a casa. Per mia fortuna però gli altri avevano accettato di darmi una mano e la signora Samford aveva fatto in modo che tranne suo nipote avessimo il pomeriggio libero. Noi ragazze, con l'aggiunta di Ethan, il quale aveva insistito per venire, ci stavamo dirigendo dagli Stonewall per metterci d'accordo sul da farsi e successivamente avremmo mandato agli altri ragazzi i rispettivi compiti. Che avessi memoria non ricordavo di aver mai messo piede in quell'abitazione, il che era strano visto che mio padre e Camelia erano molto amici. Forse era semplicemente dovuto al fatto, che vivessero dalla parte opposta del quartiere rispetto a noi, infatti, per facilitare alla moglie gli spostamenti, l'ex giocatore della Royal l'aveva acquistata nei pressi dell'ospedale.

<<Eccoci arrivati.>> Disse Genesis entrando in un palazzo di circa dodici piani. Era estremamente moderno rispetto alla maggior parte delle costruzioni della zona e questo lo faceva risaltare ancora di più.

<<A che piano abiti?>> Chiesi non appena divenne necessario premere il pulsante dell'ascensore.

<<Ultimo, cioè in realtà abbiamo anche l'attico, ma sono collegati solo internamente come se fosse a due livelli.>> Melany ridacchiando aggiunse:

<<Certo che Caleb si tratta bene.>>

<<Come se tu non vivessi in una villa gigantesca circondata solo da una foresta e dal giardino e non ti accompagnasse a scuola l'autista ogni giorno.>>

<<Touché.- Le porte si aprirono direttamente davanti ad un grande portone nero, che prontamente la padrona di casa aprì con le chiavi. Era diversa da come me l'aspettavo, soprattutto conoscendo i gusti opposti dei suoi genitori. Ero convita che alla fine uno dei due, probabilmente la viola, avesse imposto le sue idee e che l'altro avesse dovuto accettarle in silenzio, invece il tutto mixava le due personalità in modo oserei dire perfetto. Le grandi vetrate percorrevano tutti i muri esterni, creando un incredibile gioco di luce nell'ambiente, grazie anche ad alcune il cui vetro era stato scelto colorato. L'ambiente era predominato dal bianco, ma l'arredamento spiccava con mobili dalle tonalità accese. -Alzi la mano chi si aspettava la Batcaverna.>> La mora ci lanciò un'occhiataccia degna di nota quando si accorse che ognuno di noi aveva risposto affermativamente.

<<Qui vivono i miei, il mio regno è nell'attico. Non sarà grande come questo, però vi assicuro che è molto spazioso.>>

<<Ho capito, quindi anche la sala torture è di sopra. Tutto chiaro.- Annuì Ethan, che ricevette in immediata risposta un pestone di piedi. -Calma, stavo scherzando. Non c'è bisogno di picchiarmi.>>

<<Ricordatemi perché ci siamo portate lui?>>

<<Ottima domanda, ma credo che la risposta sia molto semplice, si è imbucato.>> Dissi con nonchalance e suscitando lo scoppio di una risata tra le ragazze. Al contrario il mio migliore amico fece l'offeso e borbottò qualcosa del tipo: "Le donne sono pazze". Il nostro vociare attirò nella zona dove ci stavamo togliendo le scarpe, niente di meno che Caleb Stonewall in persona. Non era cambiato molto da quando aveva compiuto venticinque anni, o per lo meno per quanto riguardava il modo di vestirsi e di pettinarsi. Solo il viso, che oramai iniziava ad essere leggermente segnato dal passare degli anni, si era modificato.

<<Ciao papà.>> Ci squadrò uno per uno come se stesse cercando di capire chi fossimo. Per un attimo mi domandai se Genesis avesse chiesto il permesso ai suoi genitori per farci stare lì quel pomeriggio e vi potevo assicurare che una parte di me ne dubitava fortemente. Fortunatamente lui rispose con un leggero cenno.

<<Voi dovete essere le sue compagne di squadra.- Solo allora parve accorgersi del biondino, che fino a quel momento si era mimetizzato tra di noi, nonostante spiccasse abbastanza in altezza. -Quei capelli e quelle sopracciglia le riconoscerei ovunque, tu devi essere il figlio di porcospino.>> Me l'ero sognato o aveva appena chiamato zio porcospino?

<<Sì, credo, sono Ethan Blaze, il figlio di Axel. È un piacere conoscerla.>> Fece un leggero inchino in segno di rispetto.

<<Vediamo, chi altro c'è. La prole dell'italiano, dell'americano, dell'alieno e di tulipano.- Si fermò poi davanti a me. -Non ci credo, anche quella del fanatico del calcio. Che ricordi.>> La mora forse preoccupata che il padre potesse aggiungere altro, s'intromise:

<<Lei è Gabriella, il nostro capitano. Ora abbiamo una festa da organizzare perciò se vuoi scusarci andiamo.>>

<<Di chi è il compleanno?>>

<<Sirius Sharp.>> Mentre la centrocampista cercava di trascinarci verso le scale, ero abbastanza sicura di aver sentito l'uomo dire: "...il moscone".

Raggiunto finalmente il piano superiore ci accomodammo in una specie di salottino, che per terra aveva tantissimi cuscini e che noi utilizzammo per sederci. Rovistai un po' nella borsa alla ricerca del tablet che la scuola ci dava in dotazione, possibile che quando cercavo qualcosa non riuscivo mai a trovarla, mentre quando non mi serviva era sempre tra i piedi. Alla fine per fortuna riuscii nell'impresa, infatti era nascosto dai guantoni, forse prima o poi avrei dovuto svuotarla la cartella, c'era davvero di tutto lì dentro. Aprii velocemente l'app per prendere appunti e mi appoggiai al tavolino.

<<Allora l'idea di base ce l'abbiamo, ovvero fare qualcosa di speciale, ma la domanda è cosa?>>

<<Partiamo con le basi, la location. Per voi preferirebbe qualcosa al chiuso o all'aperto?>> Domandò Emma ad Ethan e me. Non avevamo nemmeno bisogno di pensarci.

<<All'aperto. Non si direbbe ma ama molto passeggiare nei giardini, gli danno sempre ottimi spunti.>>

<<Casa mia è l'ideale allora, potremmo farla nel parco della villa. I miei non daranno nessun problema, anzi saranno felici di poter rivedere anche qualche vecchio amico.- Aggiunse elettrizzata Melany, che, dopo aver ricevuto un segno d'assenso da ognuno di noi, mandò immediatamente un messaggio a suo padre che non tardò a risponderle. -Che vi dicevo.>> Non che avessimo realmente qualche dubbio, Xavier non diceva mai di no alla rossa e questo era risaputo.

<<Come decorazioni potremmo aggiungere delle lanterne e delle lucine legate tra gli alberi, per sedersi proporrei invece delle coperte da picnic colorate e molti cuscini.>>

<<Perfetto dico a Morgan di procurarsi le luminarie, mentre Alex che è l'unico tra i ragazzi con un minimo di senso dello stile delle altre cose.- Blaze emise un grugnito. -Mi spiace, però è vero. Voi ogni tanto mettete insieme certe cose che non si possono vedere. Al cibo potreste pensarci tu e James, Sierra?>>

<<Conta pure su di noi, mio fratello ha già provato anche tutte le pasticcerie della zona e saprà certamente dove procurarsi persino la torta migliore.>> Ripetei la lista a mente un paio di volte, ero sicura che mancasse qualcosa ma cosa. D'un tratto mi si accese una lampadina.

<<Credete sia possibile procurarci uno schermo/telo dove proiettare i film?>>

<<La madre di Aiden lavora nel mondo dello spettacolo, sono sicura non avrà problemi a procurarcene uno. Toglimi una curiosità, che vuoi farci?>> L'attaccante che fino a quel momento, salvo qualche rumore di dissenso, era rimasto in silenzio, finalmente si intromise nella conversazione:

<<Sirius ha una grande passione per il cinema, credo vi siate accorte che ha sempre una videocamera nella borsa. Chissà magari se gli andasse male con il calcio potrebbe diventare un regista famoso prima di prendere le redini dell'azienda di famiglia.>>

<<Perché noi non sapevamo nulla di questa cosa?>> Chiese l'italiana. Questa volta presi parola io.

<<Non ne parla molto, lo sappiamo in pochi. In realtà non so nemmeno quanto ne sappiano anche i suoi genitori di questa sua passione, infondo per tutti lui ha già un futuro stabilito, seguire le orme del padre. In ogni caso mi ha raccontato una volta che spesso è proprio mentre riprende le cose o le persone che gli vengono in mente le strategie più geniali. Tornando all'organizzazione potremmo fare un piccolo cinema all'aperto, sicuramente lui lo preferirebbe ad una festa rumorosa.>>

<<Io mi occupo di procurarmi il suo film preferito, La grande bellezza.>> Rispose Ethan.

<<Ottimo, abbiamo organizzato tutto ed io ho un'idea pazzesca per il suo regalo.- Mi alzai di scatto da dove ero seduta. -Devo andare, non voglio perdere l'ispirazione. Ci vediamo.>> Corsi via come un fulmine. Solo molto tempo dopo seppi del commento di Menany: "Un giorno lo capirà che il più bel regalo che potrebbe fargli è ricambiare i suoi sentimenti".

Il 24 giugno si era rivelato perfetto per un compleanno, infatti il cielo oramai imbrunito era limpido e l'aria era fresca, ma non eccessivamente permettendoci di stare all'aperto con un semplice giacchetto o con una felpa.* Mia madre mi aveva persino comprato un vestito per l'occasione, che confesso scartai con estrema preoccupazione. Le mie paure alla fine si verificarono infondate, infatti era un semplice abito rosato senza maniche e con una leggerissima gonna in tulle. Rimase anche lei piacevolmente sorpresa quando scoprì che il mio istinto da maschiaccio non aveva preso il sopravvento e invece ci avevo abbinato solo un giubbino di pelle nero, delle ballerine e, evento unico nel suo genere, al posto del foulard tra i capelli avevo un cerchietto. Stranamente per la prima volta mi sentivo molto a mio agio in quegli abiti così femminili e non mi davo l'impressione di essere appena uscita da un circo. Tornando alla festa, mi guardai più volte intorno controllando che ogni cosa fosse al proprio posto, volevo che ogni cosa fosse perfetta. I genitori c'erano, i ragazzi, lo schermo, il proiettore, il cibo e le decorazioni anche, non mi ero dimenticata nulla. Ora dovevo solo sperare che gli zii fossero riusciti a trascinare in auto il figlio senza troppi problemi, conoscendo il padre e i suoi trucchetti mentali avevo però pochi dubbi in merito alla questione. Cinque minuti, ecco il tempo che dovetti aspettare prima di sentire il rumore della macchina degli Sharp sul vialetto e la voce del ragazzo dire:

<<Mi spiegate perché siamo dagli Schiller?>> La risposta non tardò ad arrivare, infatti non appena ci raggiunsero venne travolto dalle urla degli invitati che gridavano:

<<SORPRESA!>> Andai immediatamente da lui ad abbracciarlo.

<<Non dirmi che dopo quattordici anni sei finalmente riuscita ad organizzarmi una sorpresa?>>

<<Dovresti saperlo che non mi arrendo alla prima difficoltà.>> Non appena mi staccai da lui furono tutti gli altri a saltargli addosso uno dopo l'altro, impedendogli quasi di respirare. Proprio in quei momenti riuscii ad avere l'occasione di guardarlo meglio. Gli occhi cremisi e i capelli sciolti facevano risaltare il gilet da completo rossastro che portava, mentre le maniche risvoltate della camicia accentuavano il fisico scolpito dai tanti allenamenti. Era davvero bellissimo quella sera. Quando realizzai cosa avevo pensato scacciai il pensiero, ma che mi veniva in mente. Il film, che il giovane Blaze faticò molto a trovare a causa dei ventiquattro anni trascorsi dalla sua uscita, piacque davvero a tutti, persino ai nostri sabotatori preferiti ovvero "La coppia di ghiaccio", conosciuti singolarmente come Stonewall e Froste. Passai tutto il tempo utilizzando il povero festeggiato come cuscino, finché a pochi istanti dai titoli di coda presi nuovamente parola.

<<Ora c'è un'ultima cosa che dobbiamo vedere e Sirius sappi che mi prendo ogni responsabilità per questa cosa visto che è il mio regalo e se dopo vorrai uccidermi non opporrò resistenza. Quasi dimenticavo è anche un piccolo omaggio ai nostri padri visto che domenica vi abbiamo fatto a malapena gli auguri per la vostra festività.>> Sir mi rivolse un'occhiata perplessa e io diedi il segnale di far partire il filmato rimettendomi a sedere. Tre bambini comparvero sullo schermo, erano completamente sporchi di fango e accanto a loro rotolava un pallone. Non ci volle molto a riconoscerci all'età di quattro anni, esattamente dieci anni fa. Una voce fuori campo, facilmente riconducibile a mia madre ci chiese cosa volessimo fare da grandi. Immediatamente le nostre vocine si sommarono in una e urlammo che saremmo diventati dei calciatori. Una mini me disse: "Diventelò il portiere più blavo di tutti i tempi, ploplio come il mio papà". Ethan invece parlò del voler segnare tanti goal come Axel, mentre di punto in bianco la voce di Sirius gridò: "Io non voglio diventare solo un centrocampista, ma anche un regista, così creerò strategie invincibili come il mio idolo" e quando la mamma gli chiese chi fosse lui aggiunse: "Ovviamente il calciatore più forte del mondo, papa" era divertente sentire ancora quel vecchio modo in cui lui chiamava Jude. Notai con la coda dell'occhio che il mio e quello di Ethan erano alla disperata ricerca di un fazzoletto, in quanto si erano commossi, mentre l'ultimo aveva un sorriso stampato sulla faccia. Seguirono altri cortometraggi di scene quotidiane a volte di cose semplici tra di noi, in famiglia o con la squadra, altre di scene comiche e altre ancora molto dolci, persino di noi nuovamente da piccoli. L'ultima immagine che avevo montato mostrò uno dei video che il giovane regista aveva fatto l'estate scorsa al mare e che lui amava di più. La spiaggia era quasi vuota visto che il sole stava iniziando a tramontare. C'erano solo due persone, ma se ne vedeva solo una, perché l'altra era nascosta dietro all'obiettivo. Ricordavo ancora il vento di quel giorno, non troppo forte, però abbastanza da farti scompigliare i capelli, che all'epoca avevo ancora molto lunghi. Ero di spalle in costume con la chioma che andava da tutte le parti, le gambe in parte immerse nell'acqua, mentre guardavo l'orizzonte. D'un tratto mi girai solo con il busto, notando la videocamera a cui rivolsi un dolce sorriso, che in realtà era diretto solamente a chi stava filmando. Fortunatamente per la sottoscritta il mio amico finì per apprezzare molto il tutto ed io ebbi salva la pelle. Il resto della serata si dedicò per lo più allo scarto dei regali e allo spegnere le candeline, infatti come ci ricordarono varie volte il giorno dopo avevamo scuola essendo giovedì e alle sei e quarantacinque ci aspettava l'allenamento. Salutai Sirius con un bacio sulla guancia e un ultimo buon compleanno.

Pov. Jude

La mattina dopo ero nel mio ufficio alla Royal Academy a controllare delle carte quando Preston Princeton entrò dalla porta. Nonostante la carriera come professionista nel calcio aveva deciso di lavorare anche qui insieme a David e me, invogliato probabilmente dal fatto che il mio vice si era preso un anno sabatico.

<<Comandante è arrivata.>> Alle sue spalle apparve una ragazza del secondo anno dai capelli castano-rossicci legati indietro con uno chignon, che per quanto cercasse di domare prendevano sempre la loro strada, e gli occhi grigi. Sulla guancia sinistra spiccava inoltre un tatuaggio a forma di stella. Lea era la figlia di Joe, uno dei miei più cari amici. Si guardò un po' intorno forse nell'attesa che parlassi o forse per la curiosità di osservare per la prima volta il mio ufficio.

<<Sai già quello che devi fare?>>

<<Sì, papà mi ha spiegato tutto. Sono felice di aiutare se posso.>>

<<Bene, allora dalla prossima settimana sarai ufficialmente trasferita alla Raimon Junior High.>> 

* La temperatura media a Tokyo a giugno varia tra i 26 e i 19 gradi, mentre la sera all'incirca tende ad essere di 23

Vi presento ufficialmente Lea King 

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