CAPITOLO 2: Primo giorno
Scusate per eventuali errori di grammatica e/o ortografia
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Mi sveglio a causa di un affare costituito da ingranaggi e plastica scadente, anche comunemente denominato: sveglia. La spengo con un veloce movimento del braccio.
Senza tante storie mi alzo dal letto, decido di lasciare Mark dormire ancora un po'.
Noto che la casa è silenziosa, questo è un chiaro segno che sia mamma che papà sono già andati a lavoro, ma per mia fortuna trovo la colazione già pronta sul tavolo: frittelle di mele.
Mangio in fretta così da non contendermi il bagno dopo con il castano che sta ancora ronfando nel letto.
Rientro nella camera e do dei leggeri scossoni al braccio di Mark.
«Ei, bell'addormentato, dobbiamo andare a scuola.» Dico, ma ricevo solamente delle parole sconnesse da parte sua, si rigira nel letto e mi da le spalle. Rimango incredula nel guardarlo.
«Okey, fa come vuoi.» Alzo le braccia, in segno di resa, e vado vestirmi in bagno.
Dopo essermi messa dei pantaloni neri a vita alta, abbandono una camicia bianca a cui arrotolo le maniche fino al gomito e che sistemo all'interno dei pantaloni, concludo infilandomi un gilet beige. Mi trucco giusto per sembrare presentabile e pettino i capelli. Ritorno in cucina dove c'è Mark che mangia come se non toccasse cibo da due giorni.
«Ehm... okey.» Decido di ignorare la scena senza fare commenti.
«Fiao forelfina.» Mi saluta con la bocca piena di frittelle.
«Ciao Maiale.» Ricambio il saluto ridacchiando.
«Eif!» Esclama offeso.
Si alza sistemando il piatto vuoto nel lavandino.
«Io vado a prepararmi.» Mi guarda dalla testa ai piedi. «Vieni vestita così?»
Aggrotto le sopracciglia. «Io sono una ragazza seria e indipendente: vesto come voglio, non mi cambio solo perché elegante e attiro l'atten...» Mark mi interrompe.
«Mia cara sorellina, che non mi lascia mai finire di parlare, volevo dirti che a scuola bisogna mettersi la divisa.» Dice per poi salire le scale e andare in bagno.
Mi affaccio dalla porta della cucina. «Aspetta, mi stai seriamente dicendo che ho speso mezz'ora nel scegliere i vestiti per nulla?!» Gli urlo.
«SI... e comunque vestita così non sei elegante, sembri solo una che frequenta un college dark che si vedono nei film deprimenti.»
«Ignorante è uno stile! Si chiama "Dark Academia"!» Ribatto offesa.
«Chiamalo "Sad Academia", mi fai venire la depressione!»
«Ma va a quel paese!»
Trovo la divisa in salotto e mi cambio lì senza farmi tanti problemi. Guardandomi nello specchio a figura intera in corridoio arriccio le labbra: la divisa è composta semplicemente da una gonna plissettata grigia, una maglia bianca a maniche corte col colletto. Chiudo i tre bottoni sullo scollo per allacciare al un fiocco azzurro. Onestamente preferivo come ero vestita prima.
Mark scende le scale peggio di un elefante, come se ci provasse gusto a pestare i talloni sul legno. Afferro la borsa che la scuola ha dato in dotazione con la divisa, è incredibilmente leggera visto che i libri devono ancora arrivare.
Vado all'ingresso dove ci mettiamo le scarpe, cioè mio fratello cerca di convincermi a mettermi i mocassini sempre fortini con la tenuta scolastica.
«No, te lo scordi che mi metta quei cosi da vecchia ai piedi! Sono più brutte delle ballerine!» Dico guardando schifata le scarpe.
«Ma se quella vestita da vecchia fino a cinque minuti fa eri te!»
«Te non sai niente di moda!»
Alla fine usciamo di casa solo quando Mark me la lascia vinta e mi fa mettere le Converse nere.
Durante il tragitto il Capitano dell'Inazuma mi racconta un po' della scuola e mi spiega come sono i vari professori e compagni di scuola.
«Ah un'altra cosa: mamma e papà il giovedì tornano a casa tardi, di solito dopo cena, quindi siamo completamente abbandonati a noi stessi.» Dice sorridendo.
«Oh okey, allora per pranzo potremmo andare a mangiare fuori, che ne dici?» Gli chiedo.
«Certo, non ci sono le attività del club questo pomeriggio. Sta sera invece possiamo invitare qualcuno, di solito io chiamo Axel perchè sa cucinare.»
«Onesto.» Commento l'ultima parte.
«Parlando di club: hai già deciso a quale ti iscriverai?» Mi chiede.
«Mi sembra ovvio.» Dico guardandolo e facendogli un sorrisetto.
Mark ricambia avendo capito a cosa sto pensando.
«Il club di musica, giusto?» Risponde tutto convinto.
Per poco non cado per terra, alla faccia del "legame telepatico tra gemelli."
«Scemo, stavo pensando al club di calcio!»
«Oooh... MA È FANTASTICO!» Urla facendo il suo classico ed iconico sorriso.
Arriviamo finalmente a scuola dove troviamo Axel, Jude, Shawn, Aiden, Silvia e Nelly che parlano tranquilli prima dell'inizio delle lezioni.
«Ciao a tutti!» Salutiamo io e Mark in coro.
«Buongiorno Celeste!» Mi salutano Axel e Shawn.
« "Buongiorno anche a te Mark". -il castano simula la loro voce- Oh, ciao ragazzi, buongiorno anche a voi. Non vi avevo notati.»
Iniziamo tutti a ridere ed entriamo a scuola per sapere in che classe sono stata messa. Fortunatamente è composta da quasi tutta la squadra di calcio, quindi non dovrò sforzarmi tanto a ricordare altri nomi.
Entriamo in classe e subito il professore di quell'ora mi presenta scrivendo anche il mio nome sulla lavagna.
«Ragazzi, da quest'anno avremo una nuova compagna, mi raccomando trattatela bene e fatela sentire la benvenuta.»
«Salve a tutti, mi chiamo Celeste Evans. Piacere di conoscervi!» Mi presento facendo poi un piccolo inchino in segno di educazione, era da un po' che non lo facevo e ammetto che mi sento in soggezione.
«Per caso lei è imparentata con Mark Evans?» Mi chiede chiede il prof.
«Si, siamo gemelli.»
L'uomo sposta il suo sguardo da me a Mark per qualche secondo.
«Davvero? Non si direbbe.»
«Lo dicono in molti.» Rispondiamo io e Mark in coro.
«Bene, può andare a sedersi vicino a Blaze.»
Annuisco e vado al mio posto: quarta fila, Axel ha il posto vicino alla finestra quindi mi metto alla sua destra.
«Ciao Axel.» Lo saluto sussurrando e sorridendo.
Il ragazzo mi risponde facendo solo un cenno con la testa, ma ricambia il sorriso.
Le prime tre ore, per fortuna passarono in un lampo. Devo dire che Axel è molto silenzioso e non fa molte battute, ma è un ottimo ascoltatore, il poveretto si è dovuto subire ogni cinque minuti un mio commento.
Scendendo in cortile, puntualmente sempre al fianco di Mark, ci uniamo alla squadra che aveva formato un grande gruppo. Appena arriviamo ci salutano tutti.
«Che ne dite di fare qualche passaggio? Celeste ti unisci anche tu?» Propone mio fratello per poi tirare da-io-non-so-dove un pallone da calcio.
«No grazie, vorrei finire di mangiare prima. Vi guardo da quel muretto.» Rispondo per poi indicare la bassa parete in pietra.
«Okey!» Se ne va raggiungendo gli altri.
Mi siedo senza problemi e guardando i ragazzi mangio il mio panino col salame.
Nel giro di pochi secondi mi raggiunge Silvia.
«Ei Celeste! Ti dispiace se mi siedo qui con te?» Mi chiede.
«Per niente, siediti pure!» Rispondo facendole spazio.
«Grazie mille!» Ringrazia accomodandosi.
Dopo qualche minuto ci raggiungono anche le altre e non so come ci ritroviamo a parlare di ragazzi. Ammetto che mi sto divertendo e il gossip è sempre stata una grande mie passione: non importa come, alla fine so sempre i cavoli di tutti.
«Sai Celeste, è da ieri che Shawn non la smette di guardarti.» Mi dice Suzette facendo un sorrisetto.
«Scusatemi, ma non avete notato come Axel non smetteva di guardarla in classe senza farsi vedere?» Interviene Celia.
Ridacchio. «Per me state correndo un po' troppo, infondo non mi conoscono neanche da un giorno.»
«Ma c'è da dire che sei una bella ragazza, è ovvio che i ragazzi si girano a guardarti.» Commenta Victoria e io mi imbarazzo, ma cerco di nasconderlo con una battuta.
«Meglio se non me lo dici un'altra volta o il mio ego si gonfierà più del solito... e poi metteremo anche te nella mia lista di spasimanti.» Concludo melodrammatica facendo ridere tutte quante.
Axel pov's
La ricreazione finisce, entro nella classe classe di musica dove prendo posto vicino a Jude e Mark.
Celeste è seduta difronte a me tra Shawn e Nathan. L'albino la continua a guardare e onestamente mi da un po' fastidio quello sguardo fisso su di lei.
Parlo con Jude del più e del meno per distrarmi da quella strana sensazione, decidendo non di darle il nome di gelosia, sarebbe troppo prematura.
La professoressa entra e noi ci zittiamo.
«Bene ragazzi, oggi ho deciso che canteremo un po'.» Spiega.
E dei versi di disapprovazione si alzano per tutta la classe.
«Oh no...» Sussurra Mark sbiancando, lui non è di certo un usignolo, ma nemmeno io.
«Silenzio, silenzio. Ho sentito dire che c'è una nuova studentessa.»
«Sono io.» Celeste alza la mano tranquilla.
«Bene cara, che scuola frequentavi prima di trasferirti qui?» Le chiede la prof, onestamente è stata l'unica a farle quella domanda: gli altri prof le chiedevano il nome, la parentela, dove era arrivata col programma scolastico e poi iniziavano la lezione.
Mi sporgo per ascoltare meglio, onestamente la vorrei conoscere di più.
«Talent Academy in Australia, ero lì grazie ad una borsa di studio.» Spiega.
«Vocazione?» Continua a chiedere la prof
«Nel suonare la chitarra, ma principalmente canto.»
«Ti andrebbe di farci sentire qualcosa?» Chiede la prof abbastanza euforica.
Solo in quel momento la bionda si irrigidisce perdendo la tranquillità di prima.
Celeste pov's
«Ho sentito veramente quello che ha detto? Devo proprio? Ho 0 voglia! Poi che canto?» Penso mentre mi alzo dal mio posto, senza rendermene conto sono davanti alla classe, con una chitarra acustica in mano e gli occhi di tutti puntati addosso.
Mi schiarisco la voce e accordo la chitarra, lo sguardo degli altri non mi turba molto: all'Academia facevamo ripetuti talent e recite proprio per superate l'ansia da prestazione e del pubblico.
La mia mente vaga come se fosse una playlist di Spotify per cercare il brano più adatto.
Alla fine riesco a decidere e inizio ad intonare le prima note di "How to Be a Heartbreaker " di Marina.
Come ogni canzone, appena arriva il ritornello mi faccio prendere dalla musica e divento sempre più spontanea e naturale.
Il pezzo finisce in un batter d'occhio, sento gli altri che applaudono e mi guardano a bocca aperta. La prof si complimenta con me.
«Ma siamo sicuri che sei mia sorella? No, perché io sono stonato peggio di una campana!» Commenta Mark facendo ridere tutti.
«Qualcuno doveva essere il talentuoso della famiglia.» Gli rispondo facendo continuare le risate.
🏫🏫🏫
Manca solo un'ora alla fine della scuola, adesso abbiamo matematica e io preferirei buttarmi giù dalla finestra. Ma penso che Axel mi prenderebbe al volo se solo ci provassi.
Mentre cerco di capire l'argomento su cui è basata la lezione, fallendo in partenza direi, mi arriva un bigliettino.
"Sei davvero brava a cantare, che ne dici di festeggiare il tuo ritorno in Giappone un giorno di questi? -Shawn"
Lo guardo con la coda dell'occhio visto che si trova dietro Axel.
Scrivo velocemente la risposta è senza farmi vedere gli rilancio il pezzo di carta.
"Grazie Shawn, dopo io e Mark pranziamo fuori, ti andrebbe di unirti?"
La risposta arriva subito: è positiva, Shawn mi ha chiesto se poteva venire anche Aiden. Senza passargli un'altra volta il pezzo di carta, alzo in aria il pollice. Avviso subito Mark, ma questa volta sul telefono, e lui mi comunica di aver invitato anche Jude e Axel. Chiamare tutta la squadra avremmo fatto prima. Mi giro verso la sua direzione e gli mimo un "Okey".
Finalmente la campanella suona e la scuola finisce, come quell'infernale ora di matematica.
Io, Mark, Axel, Jude, Shawn ed Aiden salutiamo gli altri e andiamo a mangiare.
«Preparati sorellina, perché ti sto portando in uno dei migliori ristoranti del Giappone!» Esclama Mark mentre camminiamo verso questo "famoso ristorante".
«Ma non stiamo andando da Hillman?» Chiede Jude.
«Appunto! Il miglior ristorante del Giappone ragazzi!» Risponde esaltato Mark
Finalmente arriviamo a destinazione, ci accomodiamo sul bancone, sono seduta tra Mark e Axel.
«Ciao ragazzi, niente allenamenti oggi?» Un signore dalla barba bianca e abbastanza robusto compare dalle cucine, ha un naso a patata e porta degli occhialini da sole rotondi.
«Ciao Hillman! Oggi no, perciò siamo venuti a mangiare da te così che mia sorella si possa rifare il palato giapponese.»
«"Palato Giapponese"?» Ripeto confusa l'ultima parte.
«Con tutte le porcherie che hai mangiato in Australia, ti devi riabituare alla nostra raffinata cucina!»
«Beh guarda che mangiavamo abbastanza bene.» Rispondo.
«Visto?» Mi indica appoggiando il suo indice sulla punta del mio naso. «"Abbastanza" e non "Si mangiava da Dio"!» Conclude orgoglioso di se come se avesse vinto un importante dialogo.
«Sorella?» Chiede il vecchio.
«Siamo gemelli.» Spiego senza giri di parole.
«E si, non ci assomigliamo.» Conclude Mark.
Dopo aver ordinato da mangiare i ragazzi mi spiegano che Hillman era il loro ex allenatore di calcio, ora c'è un certo Travis, non che padre di Camelia.
I piatti ci vengono serviti subito e nel giro di pochi minuti sono completamente vuoti, se non fossi così piena avrei ordinato un altro giro!
Un verso di puro godimento lascia le mie labbra e subito sento gli occhi di mio fratello addosso.
«Su dai, dillo.» Mi incita beffardo.
Sospiro. «Okey, hai ragione, il miglior ristornate in Giappone.»
«Io ho sempre ragione.» Ride pieno di se.
«E quale volta che hai messo la colla sui guantoni affermando che avresti fermato un mio tiro? Ma poi ti sei incollato al muro delle elementari e abbiamo dovuto aspettare nostra madre per staccarti?» Gli ricordo.
«Ma non faceva prima a togliersi i guantoni e lasciarli lì?» Chiede Jude.
«Eh no, li aveva appena ricevuti in regalo da papà.» Spiego. Gli altri ridacchiano.
«Ho detto che ho ragione, mica che ho buone idee.» Risponde rosso mio fratello.
Paghiamo e dopo aver salutato Hillman ce ne andiamo.
«E ora che facciamo?» Chiede Aiden con le mani incrociate dietro la testa mentre camminiamo per strada senza una meta precisa.
«Sorella, che ne dici se andiamo ad iscriverti al club?» Mi chiede Mark.
«Per me non ci sono problemi, ma non mi avevi detto che oggi non c'erano gli allenamenti?
«Di solito Trevis è sempre lì.» Spiega Jude.
«Bene, allora andiamo!» Esclama euforico mio fratello.
«Ma per entrare in squadra non bisogna superare una prova?» Interviene Axel.
«Vero. Magari farà giocare anche noi.» Dice Shawn.
«Ancora meglio!» Esulta il fissato.
«All'ora andiamo a casa, vorrei mettermi dei pantaloni se proprio devo giocare o altro.»
Gli altri mi danno ragione e ci incamminiamo verso casa mia e di Mark.
«Ci metto solo 5 minuti. Promesso!» Urlo dalle scale.
«Okey!» Mi rispondono tutti in coro andandosi a mettere in salotto.
Shawn pov's
Celeste va a cambiarsi e Mark va a prendere una cosa in camera sua.
«Che silenzio...» Commento, di solito è Mark quello che parla sempre.
«Parliamo.» Propone Aiden
«Wow che genio, e di cosa?» Commenta Jude.
Aiden ignora il suo commento e fa un sorrisetto furbo. «Di Celeste!» Proclama infine.
Per poco non mi strozzo con uno dei biscotti che la bionda in questione ci ha offerto mentre l'aspettiamo.
«Passo.» Parla subito Jude e giustamente ha anche ragione, la conosciamo da un giorno scarso
«No Jude, forse volevi dire: Smash!» Lo corregge mio fratello per poi battere il palmo sul tavolino ridendo da solo.
«Ma che dici?» Rimango sempre più sconvolto per la spavalderia che Aiden dimostra in ogni situazione.
«Beh è vero, non provare a negarlo. Tu che ne pensi Axel?» Chiede il Salmonato al Porcospino.
«La conosco solo da ieri, ma non è male come persona.»
«Senti, senti, il grande Bomber di fuoco che fa apprezzamenti su una ragazza!» Lo prende in giro il mio gemello.
«Io vi vorrei ricordare che il fratello della ragazza in questione è proprio qui e potrebbe sbattervi fuori casa.»
Io e Axel ci guardiamo congelati sul posto, Jude sospira e scuote la testa mentre Aiden si sbellica dalle risate.
🍜🍜🍜
Celeste pov's
La sede è vuota, come c'era da aspettarsi.
«Come mai qui ragazzi? Mi pareva che oggi non ci fossero gli allenamenti.» Un uomo dai capelli e barbetta viola arriva sistemando un paio di fogli.
«Si mister, ma mia sorella vorrebbe iscriversi al club.» Spiega Mark poggiandomi una mano al centro della schiena spingendomi poi in avanti.
«Giocatrice o manager?» Mi chiede semplicemente squadrandomi dalla testa ai piedi con occhio critico.
«Giocatrice, preferibilmente nel ruolo di attaccante.» Rispondo cercando di non mostrarmi insicura o troppo emozionata.
Non mostra la minima emozione. «Bene, venite con me.» Lo seguiamo fino al campo della scuola.
«Se riesci a superare Axel, Jude, Shawn ed Aiden e fare un goal allora sei dentro.» Mi spiega senza giri di parole.
«Okey!»
Mi posiziono con la palla a metà campo e appena sento il fischio avanzo con uno scatto. Il primo che mi trovo davanti è Jude, ma riesco a superarlo con facilità; poi è il turno di Shawn che usa la sua super tecnica "Difesa di ghiaccio".
Per poco non mi ruba la palla ma con un dribbling abbastanza repentino riesco a tenere il dominio del pallone e lo supero. Devo veramente dire a tutti che non mi sono persa neanche una loro partita, so come funzionano le loro tecniche.
Aiden invece entra in scivolata, supero anche lui semplicemente saltando con la palla bloccata tra i piedi.
Mi manca solo Axel, siamo faccia a faccia, scatta in avanti e in quel momento iniziano delle azioni per cercare di rubare quell'oggetto sferico di cuoio.
Dopo una lotta abbastanza contesa riesco a dribblarlo e mi ritrovo davanti a Mark.
«Pronto fratellone?» Gli chiedo facendo un sorrisetto.
«Fatti sotto!»
«Aurora Boreale.» Dico semplicemente.
La palla procede a gran velocità verso Mark, circondata da delle luci color verde acqua e viola.
«Mano del Colosso!» La tecnica riesce ad opporre un po' di resistenza, ma per fortuna il tiro entra in rete.
«Si!» Esulto alzando le mani al cielo.
«Brava, sei dentro.» Si complimenta con me Travis, ma sempre con un tono monocorde.
«Grazie mister!» Gli sorrido, non riuscendo a scalfirlo.
«In questi giorni comunica alle manager che misure preferisci per la tuta e la divisa, ti consiglio nulla di troppo grande, soprattutto per la divisa da gioco. Ti daranno loro tutto quello che ti serve. Ci vediamo domani agli allenamenti.» Spiega per poi andarsene con i suoi fogli stretti ancora in mano.
«A domani allenatore Travis!» Lo salutano gli altri.
«Ragazzi... partitella?» Propone Mark in tono innocente e noi accettiamo, anche perché se provassimo a dirgli di no proverebbe lo stesso a farci cambiare idea.
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