Tutti i nodi vengono al pettine
Sapevano cosa dovevano fare. Avevano incontrato Silente tutti i giorni nei mesi che seguirono, saltando anche tutte le lezioni con l'ordine. A volte mancavano anche dalle lezioni scolastiche. Silente li portava nel passato facendogli vedere ricordi fondamentali.
La sera poi si ritrovavano soli a pensarci su, finché a uno dei due non veniva il mal di testa. Stavano trascurando tutti, perché la portata di quello che avevano scoperto nel ricordo di Lumacorno, era enorme. Entrambi sapevano che in realtà, volevano proteggere le persone che amavano, infatti più lontani stavano da loro e meglio era. Silente li aveva raccontato la storia dell'anello dei Guant, e quella del piccolo Tom Riddle e di come avesse appurato che l'anello era effettivamente un Horcrux. Sette parti. Erano quelle da rintracciare... sette parti dell'anima di Voldemort nascoste chissà dove e chissà e in che cosa.
A inquietarli maggiormente era che non avevano idea di dove iniziare a cercare. Il preside però non pareva preoccupato.
Il giorno era vicino, lo sapevano. Sapevano esattamente quando Draco avrebbe dovuto uccidere il preside; e quando Harry avrebbe dovuto nascondersi. Erano pronti, ma si poteva essere pronti a vedere morire qualcuno, consapevoli di esserne gli artefici? I due ragazzi non ne erano tanto sicuri. Ma andavano comunque avanti. Non avevano scelta.
***
Draco trascurava Blaise. Harry trascurava Ron. I due migliori amici si ritrovarono, infatti, a pensare al perché sparissero costantemente. Ma se Blaise in parte sapeva e quindi aveva mestamente accettato le condizioni; Ron era all'oscuro di tutto.
Le novità non le sapevano nessuno dei due. Silente aveva precisato a Draco ed Harry di tenersi quella storia per loro. 'Non è ancora il momento' aveva detto. I due avevano assentito senza discutere.
Harry poi non era ancora riuscito a parlare con Ginny, l'aveva vista sporadicamente durante i pasti, anche quelli frettolosi perché poi doveva fare subito ritorno nell'ufficio del preside. Sapeva che i suoi amici meritavamo una spiegazione, ma non poteva ancora darne.
Hermione lo aveva interrogato più volte. Arrabbiandosi perché non la metteva al corrente dei suoi incontri con Silente. Ogni volta aveva gli occhi lampeggianti e le guance rosse dalla rabbia. Harry faticava sempre di più a mentirle. Sperava solo che finisse tutta quella storia.
Draco dal canto suo era sempre nervoso, spostava rigidamente la mano tra i suoi capelli in continuazione; tanto da far temere a Blaise e Pansy che prima o poi se li sarebbe staccati. I due amici avevano provato a parlargli più volte, ma il biondo gli aveva sempre liquidati in malo modo, poi sentendosi in colpa. I due ci avevano rinunciato ormai.
Quando per l'ennesima volta Harry si alzò, senza nemmeno finire il piatto di patate al forno che aveva davanti, con Draco che lo seguì pochi minuti dopo, Blaise guardò Ron e tra i due scoccò una scintilla d'intesa.
Non si piacevano. Era chiaro. Ma i loro migliori amici sparivano insieme chissà dove. Tra i due era quindi nato una sorta di amichevole dialogo silenzioso. A Blaise Draco mancava, non lo avrebbe mai ammesso, ma era così. Ron orgoglioso com'era, non lo mostrava a nessuno, ma Harry era parte di lui più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Sconfortati, i due continuarono a mangiare le deliziose cibarie che si presentavano sul tavolo; senza degnarsi più di alcuna attenzione.
***
Ron ed Hermione continuavano a non parlarsi, c'era imbarazzo tra i due quando si sedevano al tavolo grifondoro per mangiare. Ma Ron si era stancato, quella lontananza era stupida e insensata; quindi quando Hermione era uscita dalla sala Grande a passo spedito per andare chissà dove, lui la seguì di corsa.
-Ora basta- aveva detto -sono stanco di questa situazione!- continuò poi, afferrandola per un braccio per fermare la sua corsa pazza.
Hermione aveva spalancato gli occhi stupita. Solo in quel momento parve accorgersi di quanto lei e Ron fossero vicini. Lui l'aveva bloccata al muro respirando a fatica.
Stava male, Hermione lo notava. Lo vedeva dal luccichio degli occhi; dal respiro irregolare e dalla mascella tesa. Non poteva essere certa che fosse a causa sua. Gli occhi castani di lui sembravano trapassarla e perdersi in pensieri che non le era concesso sapere.
-Hermione- sussurrò lui, accarezzandole una guancia. Hermione non si ritrasse, nonostante lo stupore provocato da quel gesto. Era una strana sensazione, come se fosse totalmente sbagliato, ma in quel momento ne avesse assolutamente bisogno.
-Hermione- ripeté Ron, inchiodando i suoi occhi in quelli ambra di lei. -Cosa mi succede?- le chiese.
La ragazza non sapeva cosa rispondergli. Continuava a sentire la spiacevole sensazione che Ron stesse male, ma non per causa sua.
-Perché non mi parli più Hermione? Mi manchi sai? Ma, certamente hai le tue buone ragioni. Io ho quasi ucciso Malfoy e ogni giorno da quel momento, il senso di colpa mi tormenta. Vorrei che mi perdonassi Hermione. L'ho fatto per pura gelosia, non sapevo cosa sarebbe successo. Se lo avessi saputo non lo avrei mai pronunciato quell'incantesimo; credimi!. È solo che non potevo sopportare l'idea che ti piacesse quell'essere spregevole, quando sono sempre stato perdutamente innamorato di te...- Ron sembrava parlare a ruota libera, se non le avesse confessato tutto in quel momento, non ce l'avrebbe più fatta. Hermione lo guardava esterrefatta, spalancando un po' di più gli occhi e trattenendo un verso di sorpresa.
-Ron, io non l'ho mai capito- disse con un filo di voce.
Ron rise amaramente.
-E come avresti potuto? Avevi altro a cui pensare. Io non te ne faccio una colpa. I sentimenti purtroppo non si manipolano, per quanto uno ci provi.- la mascella di lui si serrò ancora di più. Mentre le mani appoggiate ai lati della testa di lei si chiusero in pugni.
-Sono ancora innamorato di te Hermione? Perché io non lo so più...- Ron stava per continuare la sua tiritera, ma venne bruscamente interrotto dalla ragazza che era di fronte a lui. Hermione infatti senza pensarci un attimo, aveva annullato la distanza fra loro posandogli un delicato bacio sulle labbra. Dapprima un solo sfiorarsi, poi però diventò più intenso.
Ron rimase spiazzato con gli occhi spalancati, poi la strinse fra le braccia pensando a quante volte aveva desiderato che accadesse, eppure non si sentiva completo, non si sentiva bene. La sua mente volò subito ad una mora dagli occhi profondi come buchi neri. Il loro bacio era tornato,prepotente, a martoriargli la mente.
Hermione dal canto suo sentiva solo l'estraneità di quelle labbra. Sentiva il proprio corpo gridarle che non era giusto, che questa non era la soluzione. Per una frazione di secondo aveva immaginato di potersi lasciare Draco alle spalle, di poter andare avanti e magari di farlo proprio con Ron. Ma la brutalità della realtà la riportò immediatamente con i piedi per terra. Quasi come se si fossero messi d'accordo, entrambi si staccarono. Ron era pallido come un cencio; spaventato lui stesso da quello che aveva provato.
Ron la guardò con gli occhi spalancati.
-È stato...- disse, mentre anche la punta delle orecchie gli diventava rossa -come baciare mia sorella. Non capisco...- biascicò incredulo.
Hermione sorrise, accarezzandogli la guancia. Non era stupida, sapeva cosa stava succedendo a Ron ancor prima che lo percepisse lui.
-Questo perché non sei innamorato di me Ron- disse con voce gentile lei. Lo aveva capito dal bacio che le aveva lasciato, distratto come se la sua mente fosse stata a mille chilometri di distanza.
-Co...come?- balbettò lui.
Ma Hermione non ebbe il tempo di controbattere, perché una voce stridula le arrivò alle orecchie ancor prima che potesse scostare Ron da lei.
-Si Blaise ti assicuro che...- e Pansy si fermò, con ancora la bocca spalancata per pronunciare il resto della frase, che in un secondo solo le morì in gola.
Blaise la guardò stranito un attimo, non capendo perché si fosse fermata, poi volse lo sguardo davanti a se e capì.
Ron ed Hermione erano ancora vicini, troppo vicini. Le mani di lui la bloccavano ancora al muro, i loro visi erano a pochi centimetri di distanza, la mano di Hermione era ancora posata sulla guancia di lui. Si staccarono immediatamente e Ron lo fece così bruscamente da cadere quasi per terra. Gli occhi fissi nel nero di lei. Pansy aveva richiuso la bocca in una linea sottile e dura fulminando il rosso con lo sguardo.
-Abbiamo per caso interrotto qualcosa?- chiese Blaise gelido.
Hermione lo guardò, con occhi fermi e immobili.
-No- rispose senza scomporsi. In lei Blaise poteva scorgere lo spirito di un leone ardere con la stessa intensità di una stella.
-Io... devo... devo andare. Ci vediamo dopo Blaise- così dicendo Pansy Parkinson alzò i tacchi e se ne andò come una furia. Ron era ancora imbambolato a guardare il punto dove prima c'era la mora, un enorme vuoto stava iniziando ad allargarsi dentro il suo petto.
Hermione volse il suo sguardo verso l'amico. Lo aveva già intuito si intende. Agli incontri dell'ordine aveva fatto caso a come la cercasse con lo sguardo, come la seguisse in ogni angolo della stanza, a come faticasse a disprezzarla. Qualcosa era cambiato tra quei due; ma scegliere Pansy voleva dire saltare nel vuoto ed Hermione conosceva Ron talmente bene, da sapere che era terrorizzato, aveva bisogno di sicurezze, per questo si mascherava dietro il legame che c'era tra loro due. Il bacio che si erano dati ne era la conferma.
-Ronald Bilius Weasley quante Pansy Parkinson pensi che esistano a questo mondo? Smettila di avere quella faccia da idiota e va da lei!- esordì Hermione senza tanti giri di parole. Le guance le erano diventate rosse. Blaise guardava la scena stupito. Aveva, ovviamente notato un cambiamento piuttosto radicale in Pansy, visto che non si attaccava più a Draco come una sanguisuga, ma certo non si aspettava che fosse per quel pel di carota ottuso.
-Co...cosa?- balbettò Ron sconcertato guardando la sua amica.
Hermione sbuffò sonoramente.
-Ho detto va da lei! Non che mi piaccia la Parkinson, ma a te pare di si, perciò fermala! Bada che se non ci vai lo scoprirò- finì puntandogli un dito contro.
Era talmente minacciosa, che Ron annuì spaventato e in un turbinio di capelli rossi corse via dietro alla Serpeverde.
Blaise rimase ad osservare la scena con un certo interesse.
-Sei terribile- disse alla ragazza sorridendo.
Hermione si appoggiò pesantemente alla parete ignorandolo. Era sfinita. Possibile che Ron avesse una possibilità con la ragazza che gli piaceva e la buttasse così?. All'improvviso le lacrime prepotenti si insinuarono nei suoi occhi ambrati. Non ce la faceva più. Aveva ignorato Draco, che le lanciava delle occhiate così penetranti da credere di poterla denudare fino all'osso, per più di tre mesi. Eppure non una parola le aveva rivolto, era come se per lui non fosse mai successo nulla. Di conseguenza Hermione si era ripromessa di ignorarlo con più fervore; ma ora non ce la faceva più.
Si accasciò contro la parete, le mani stese lungo i fianchi, e lasciò libero sfogo alla sua frustrazione. Piangeva in silenzio, abbandonandosi completamente alle lacrime che le solcavano le guance, lasciandole una scia salata di ricordi amari.
Blaise si era già mosso, e la stava portando gentilmente a terra, facendola sedere. Il corridoio era deserto, meglio così. Lei si appoggiò alla parete con la schiena. I capelli scompigliati vertevano in ogni direzione. Blaise le si sedette di fronte, aspettando che si sfogasse in pace.
Dopo una decina di minuti, il respiro di Hermione tornò regolare, anche se gli occhi rossi e gonfi spiccavano come due fari accessi nella notte. Era dimagrita, si accorse Blaise, più di quanto avrebbe dovuto. I segni del dolore erano evidenti anche ai suoi occhi estranei.
-Granger- provò a dire Blaise. Ma la ragazza non rispose, continuando a tenere la testa all'indietro appoggiata alla parete e gli occhi chiusi volti al soffitto.
-Hermione- riprovò Blaise con dolcezza. Questa volta la grifondoro lo guardò.
Negli occhi di lei, Blaise vide un'enorme tristezza e una crescente disperazione; come se non sopportasse più la situazione. E forse era proprio così.
-Blaise non ce la faccio più- gli disse la ragazza, scossa.
Tra i due c'era un rapporto molto più stretto di quanto fossero disposti ad ammettere. Nel periodo in cui Draco era stato in coma; Hermione era stata l'unica spalla di Blaise e per la Grifondoro il Serpeverde si era rivelato un ottimo ascoltatore. Avevano sviluppato quel tipo di rapporto distaccato ma speciale che si creava con chi capisce il tuo dolore. Perché loro si erano capiti e si erano aiutati. Non era dunque strano per Blaise vedere Hermione piangere.
-Andrà tutto bene, vedrai si sistemerà tutto- ma nel momento esatto in cui ebbe pronunciato la frase, il Serpeverde capì di aver detto un'enorme cavolata.
-Lo credi davvero?- Hermione lo stava guardando scettica.
Blaise sospirò rassegnato. -No, non lo credo. Penso che, d'ora in poi, ci sarà poco che andrà davvero bene.- alzò le spalle in segno di scuse -Mi dispiace Hermione, volevo consolarti-
Lei annuì, sconfortata.
-Sai...- iniziò riappoggiando la testa alla parete e chiudendo gli occhi. -tre mesi fa...- e si fermò. Non sapeva se fosse o no una buona idea raccontare a Blaise quello che era successo. Ginny lo sapeva già e lei le aveva consigliato di evitarlo, perché, parole sue, 'era un bastardo idiota', anche se non sembrava molto convinta. Però Hermione le aveva dato ascolto, non trovando un motivo per non farlo. Aveva pensato che, magari, se lo avesse ignorato sarebbe riuscita, se non a dimenticarlo, almeno ad andare avanti. Ma non era successo. Anzi i suoi sentimenti erano sfuggiti al suo controllo talmente in fretta, da impedirle di reagire in qualsiasi altro modo. Lo amava e non riusciva a dimenticare. La spiacevole sensazione che ci fosse qualcosa sotto quello che Blaise le aveva detto, per giustificare il fatto che Draco non la calcolasse più, la teneva sveglia ogni notte. Le mezzelune nere sotto i suoi occhi, ne erano la prova.
Blaise la stava guardando, chiaramente in attesa che lei continuasse; ipotizzò Hermione; che inspirando bruscamente riprese il discorso. Aveva bisogno di sfogarsi; di buttare fuori tutto, ora che ne aveva la possibilità.
-Sai Blaise ti credevo- iniziò la riccia tranquilla. Gli occhi ancora chiusi, la testa ancora appoggiata all'indietro. Blaise non osava muoversi. -si, insomma, quando mi hai detto, che Draco non voleva più stare con una Mezzosangue come me-
Blaise la fissò in attesa. Aveva l'impressione che non sarebbe stato facile ascoltarla; ma in fondo sapeva di doverglielo.
-Poi ne ho parlato con Ginny, secondo lei mentivi. Ma io non volevo nutrire altre illusioni. Ho preferito credere a te.- si fermò un attimo guardandolo, in cerca di una qualche emozione, ma Blaise continuava a guardare ostinatamente verso il basso.
Allora Hermione riprese -Però anche se volevo dimenticarlo, andare avanti. C'era qualcosa che non tornava. Perché da un giorno all'altro Draco ha smesso di parlarmi? Me lo sono chiesta spesso. Allora ho iniziato a seguirlo. Sai dove va tutte le notti Blaise?-
Il moro alzò lo sguardo sostenendo quello di Hermione - Si, ma immagino che lo sappia anche tu giusto?-
-Si, e l'ho trovato strano. Così sono entrata anche io e l'ho visto... piangere, disperatamente. Non lo avevo mai visto in quello stato in sei anni di scuola- la voce le si spense un attimo, riprendendo un bel respiro, Hermione si sforzò di parlare ancora - era inginocchiato, si teneva le mani strette tra i capelli e urlava e si stava sfigurando qualcosa. Sul braccio sinistro. Credo che tu sappia di cosa parlo- si rivolse a Blaise.
Il ragazzo sussultò ma non poteva fare altro che annuire, Hermione sapeva, era un grosso problema. -Perché non lo hai denunciato?- le chiese curioso -Chiunque altro lo avrebbe fatto-
Hermione sorrise amaramente -Perché lo amo. E ho visto l'odio che provava per il Marchio Nero. Non lo avrei mai condannato- disse come se fosse ovvio.
-Quando mi ha vista... ha reagito come se non mi conoscesse, mi ha chiamata Mezzosangue Blaise. Ma ero talmente presa dal fatto che lui stava male che non ho più pensato a nulla e... l'ho baciato-
Blaise spalancò gli occhi. Un freddo terrore stava iniziando ad insinuarsi in lui. Se Draco avesse riacquistato i ricordi sarebbe stato in grave pericolo. Il bacio lo doveva aver confuso. Hermione ricordava tutto, ma lui no. Ed ora si spiegava perché aveva deciso di fare ciò che aveva fatto. Si spiega Silente e tutto il resto.
Hermione lo stava guardando con i suoi occhi ambrati in attesa. Una leonessa ferita, ecco cos'era. Si sentiva distrutta, abbattuta.
-Poi?- chiese Blaise con un filo di voce. Temeva che la ragazza avesse capito tutto.
La grifondoro alzò le spalle, quasi come se non le importasse e si costrinse a non pensare a quanto fosse falso quel gesto -Poi è corso via. Lasciandomi sola. E li ho deciso di ignorarlo. Di provare a dimenticarlo davvero. Li ho capito che probabilmente avevi davvero ragione tu.-
Blaise ricambiò il suo sguardo. Sentiva un misto di tristezza e trionfo. Hermione non sapeva. Ma la portata del segreto che aveva sulle spalle minacciava ogni giorno di sopraffarlo.
-Mi dispiace Hermione-
Lei lo guardò con rassegnazione e sospirò.
-Dispiace anche a me Blaise. Non sai quanto-
***
-PARKINSON!- Ron la stava chiamando mentre le correva dietro tutto trafelato.
-PARKINSON ASPETTA!- le gridò di nuovo. Ma la ragazza sembrò aumentare il passo ancora di più.
Ron l'aveva quasi raggiunta ancora un piccolo sforzo...
-Dannazione Parkinson fermati!- le disse appena riuscì ad afferrarle il braccio e a girarla verso di se.
-CHE VUOI!?- gli gridò lei di rimando.
Ron sentì le voci ancor prima di capire da che direzione arrivassero. Prese la Serpeverde in malo modo e la spinse in un aula vuota, tappandole la bocca per silenziare le sue proteste.
Appena furono dentro, chiuse la porta con un calcio e con la mano che non teneva premuta sulla bocca, fece un incantesimo di chiusura.
-Ti lascerò andare, solo se non urlerai- le sussurrò all'orecchio il rosso.
Pansy represse un brivido all'innaspettato calore del fiato di lui sul collo, e annuì.
Appena Ron spostò la mano Pansy lo fulminò girandosi verso di lui.
-TU! LURIDO IDIOTA!- iniziò sbraitandogli contro. Il rosso sapeva che non lo avrebbe ascoltato, e in fatti aveva insonorizzato la stanza per andare sul sicuro.
-Pensi di potermi seguire e rinchiudere in un aula.. DOPO QUELLO CHE HAI FATTO?!- iniziò minacciosa per poi urlargli contro, facendogli salire un terribile mal di testa. Ma doveva ammettere che il rossore che le stava imporporando le guance a contrasto con i capelli neri lucenti, era un vero spettacolo. Non poteva negare inoltre di essere un tantino spaventato.
-Per favore la smetti? Mi stai facendo venire mal di testa- le disse Ron guardandola storto. Pansy per poco non rise, ma facendo appello a tutti il contegno da Serpeverde che aveva parlò senza ridacchiare.
-Perché dovrei?- sibilò. -non ti devo nulla. Poi cosa ci fai qui? Non ti stavi sbaciucchiando con la tua Mezzosangue?- continuò con voce velenosa. Ron forse non se ne sarebbe accorto, ma lei si. Aveva visto come erano stati vicini e come lui avesse il fiatone, quando tre mesi prima l'aveva baciata era scarmigliato allo stesso modo. Non aveva fatto fatica a fare due più due; ma vedere la scena di persona l'aveva turbata. Aveva una voglia matta di saltare addosso alla Mezzosangue ed ucciderla. Poi aveva voglia di torturare quell'idiota dai capelli rossi lentamente, finché non l'avesse implorata di finirlo. Era arrabbiata, furiosa. Non aveva via di scampo e lo sapeva. Si maledisse per quanto era stata stupida a permettere a quel Weasley di conoscere un po' del suo cuore; dandogli così l'occasione di distruggerlo.
-Non chiamarla così!- tuonò Ron con una smorfia.
Pansy rise, una risata prova di qualsiasi divertimento.
-Dimmi allora preferisci che la chiami con altri nomi più coloriti? Visto che tre mesi prima baci me senza alcun riguardo e poi corri tra le braccia della tua amichetta da quattro soldi- replicò velenosa come una vipera.
Ron stava giusto assumendo tutte le tonalità di rosso possibili, sentiva la furia scorrere nelle vene incendiandolo.
-Pansy ora smettila, basta! Mi dispiace va bene? Mi dispiace!- disse lui esasperato.
La Serpeverde sentì un suono rotto all'interno del suo petto. L'aveva chiamata per nome, dopo mesi che non lo sentiva. Il suo nome sembrava strano pronunciato dal grifondoro. Immobile, guardò lui, che adesso sembrava innocuo, un ragazzo dolce, di quelli che non potrebbero farti mai del male; e invece...
-Ti dispiace? Ti dispiace!?- Pansy iniziava a respirare in modo affannoso tanto era arrabbiata -L'hai baciata?- chiese poi in un sussurro.
Ron la stava guardando negli occhi, come succedeva sempre il nero e il castano si incatenarono, facendo ancora più male alla mora.
-Io...- Ron sospirò rassegnato -...si, l'ho baciata-
Qualcosa si incrinò. Pansy riconobbe distintamente il frastuono di qualcosa che si stava rompendo. Le ronzava nelle orecchie, non le dava pace. La rabbia era scemata, per dare posto solo ad un'enorme delusione.
-Ma proprio perché l'ho fatto ho capito...- il rosso stava cercando di spiegarle, lei doveva capire. Ma era difficile spiegare a qualcuno, qualcosa che non comprendeva nemmeno lui.
Pansy lo interruppe bruscamente.
-Lascia perdere. Non deve riguardarmi. Ti auguro ogni male- così dicendo si avviò verso la porta.
Ron si mosse immediatamente, l'afferrò per il braccio, facendo in modo che lei si girasse e poi la premette gentilmente contro il muro per non farla scappare.
-Cosa fai replichi la scena con la Granger?- chiese Pansy senza fiato. Un po' per la sorpresa, un po' per la vicinanza di lui.
-Vuoi stare un attimo zitta?!- sbottò lui irritato.
-Mi dispiace! Miseriaccia! Mi dispiace per tutto. Mi dispiace per quello che ti ho detto quei maledetti tre mesi fa! Ora l'ho capito. Tu sei una rompiscatole, megera e insopportabile Serpeverde, ma non sarai mai un errore. Inoltre non sono innamorato di Hermione! Ora l'ho capito. So di non avere un gran tempismo, ma non posso più aspettare-
Pansy era rimasta senza fiato. Quel giorno quando lui l'aveva rincorsa all'interno del castello e l'aveva baciata, era stato terribilmente dolce. Pansy ci era cascata, si era fatta baciare. Poi però lui si era allontanato, guardandola come se fosse stato un reietto gettato sul ciglio di una strada.
"Tu non sei Hermione" le aveva detto. Lei si era arrabbiata così tanto, che gli aveva tirato un sonoro schiaffo sulla guancia. Lui era rimasto lì a fissarla, portandosi la mano sulla gota lesa, senza dire o fare nulla; allora lei se n'era andata lasciandolo in mezzo al corridoio.
Il ricordo le fece male, contro la sua volontà, gli occhi le si inumidirono.
Già lei non era la brillante Hermione Granger, nata babbana, che era migliore di tutti loro in qualsiasi cosa.
Quanto avrebbe voluto che la sua lingua tagliente l'aiutasse, ma proprio non ne voleva sapere; era come pietrificata davanti a quello che Ron le aveva confessato. Non aveva nessun insulto, nessuna battuta, nessuna forza di volontà di allontanarlo da se. Perché si rese conto, con orrore, che non voleva respingerlo. Era tutto nuovo; quel dolore lancinante che la inchiodava alla parete, come quella voglia di picchiare a sangue il ragazzo che aveva di fronte e nello stesso momento, baciarlo fino a che non le mancasse il respiro.
-Io non sono Hermione- sussurrò.
Lui spalancò gli occhi. Sapeva a cosa si riferisse. Da quel giorno Pansy lo aveva evitato come la morte, e lui ne aveva risentito più del dovuto. Gli era mancata come l'ossigeno manca all'uomo. Anche i suoi insulti con i quali almeno lo degnava di attenzione, erano spariti e lui non vedeva l'ora di sentire la sua voce stridula perforargli le orecchie, ma ogni giorno passava inesorabilmente nel silenzio. Lei non lo aveva additato nemmeno una volta, continuando la sua vita come se nulla fosse e lui si era tenuto quel piccolo dolore tutto per se, mascherandolo dietro all'indifferenza.
Era confuso. Credeva di amare Hermione da sempre e aveva dovuto fare chiarezza, capire... ma ovviamente la grifondoro già lo sapeva e lo aveva fatto assimilare anche a lui. Ed ora era ben deciso a non farsi sfuggire la Parkinson per nessuna ragione al mondo.
-No, non lo sei- le rispose. Lei non si era nemmeno accorta delle lacrime che silenziose le scendevano sulle gote arrossate. - Se tu fossi Hermione, probabilmente, non mi sarei innamorato di te- le disse dolcemente, mentre le asciugava le lacrime.
Lo schiaffo arrivò deciso e potente, e Ron non se ne era nemmeno accorto, mentre, incondizionatamente, portava la mano alla guancia lesa. Guardò Pansy, dai suoi occhi le scendevano ancora lente lacrime amare, ma sembrava perfettamente padrona di se; come se non fosse mai stata vulnerabile.
-Suppongo di essermelo meritato- gli disse lui inespressivo. La Serpeverde non riusciva a capire se fosse sorpreso deluso o solo arrabbiato; l'unica cosa che sapeva era che si. Se lo meritava eccome.
-Sei un idiota- le rispose Pansy con disprezzo.
Ron la guardò, un ghigno gli si stava dipingendo sul volto.
-Lo so- rispose, prima di baciarla.
***
Draco Malfoy era stanco, completamente sfinito, mentre si trascinava verso la torre grifondoro con Harry al seguito per fare un meritato riposo. La riunione con Silente era stata estenuante e Draco non vedeva l'ora di sprofondare nel suo letto.
Il preside lo aveva aiutato a completare l'incantesimo per l'armadio svanitore. E lui con una certa riluttanza lo aveva imparato. Ma ora si sentiva prosciugato. Se non avesse avuto Harry di fianco probabilmente si sarebbe addormentato sulle scale.
Arrivato davanti alla Signora Grassa, e ringraziando il cielo per non essere svenuto per la stanchezza prima, disse la parola d'ordine ed entrò.
La prima cosa che notò fu l'insolito buio che c'era in sala comune, la seconda cosa, invece, furono le due figure sul divano che stavamo parlando. Una delle due gesticolava animatamente. Draco fece un cenno ad Harry per dirgli di stare zitto, e senza farsi vedere arretrarono verso la parte più buia della stanza.
Harry gli lanciò un'occhiata interrogativa, ma lo seguì senza fiatare.
-Lo hai baciato?!- chiese quella seduta più vicino al camino spento.
-Si- rispose l'altra, che i due ragazzi riconobbero come Hermione.
Draco iniziò a sentire la tensione in ogni fibra del corpo. Tese l'orecchio, acquattandosi ancora di più verso il lato buio della sala comune. Le ragazze erano così prese che non si erano nemmeno accorte che i due grifoni erano entrati nella stanza. Draco immaginò che fosse molto tardi, non si era proprio reso conto dell'orario mentre era nell'ufficio del preside; e suppose fosse per questo che le due grifone erano lì, per avere più intimità.
-Mio fratello? Ron? Quel Ron?- era Ginny l'altra, che incredula aveva fatto la stessa domanda già venti volte, da quando Hermione le aveva raccontato l'accaduto.
Hermione infatti sbuffò.
-Si Ginny, quel Ron-
La ragazza spalancò i grandi occhi azzurri.
-Ma perché? Credevo che non ti piacesse-
Hermione alzò le spalle.
-Credevo di poter andare avanti. Ma non ci riesco Ginny è inutile. Merlino quanto sono stata stupida!- disse la riccia mettendosi le mani davanti agli occhi per reprimere le lacrime. Alcune scapparono al suo controllo, ma la maggior parte era riuscita a tenerle per se.
-Malfoy giusto?- le rispose la rossa che aveva già capito il problema.
Draco si irrigidì ed Harry gli strinse la
mano intorno al braccio, scuotendo appena la testa. Fu in quel momento che il biondo si accorse di aver fatto dei passi avanti; tornò, quindi, indietro nascosto di nuovo dalle tenebre.
Hermione la guardò con i suoi grandi occhi ambrati; dentro si poteva leggere una grande tristezza.
-Draco...- sussurrò per poi rimanere in silenzio, stringendosi le gambe al petto; come se potesse tenere stretti tutti i pezzi del suo essere e sentire meno dolore di quello che aveva dentro.
Draco sussultò nel sentire il suo nome pronunciato da lei con tanta confidenza, quando era certo che, a parte il bacio che avevano avuto nella stanza delle necessità, non ci fosse stato nulla di più. Certo, c'era stato quel piccolo episodio nel quale stava per morire e lei lo aveva sorretto, incurante del sangue che le inzuppava la divisa; ma non era quella l'intimità che aveva sentito. No. Era qualcosa di molto più strano e profondo, qualcosa che andava al di là del rapporto che si crea tra chi sta per morire e colei che assiste impotente. C'era una nota di vero affetto nel modo in cui aveva pronunciato il suo nome. Come se fosse una cosa che faceva tutti i giorni. Draco non capiva. Non riusciva a collegare il momento in cui poteva essere successo. Sbuffò sommessamente. Era stanco di non capire. Perché la Granger stava così male? E poi aveva baciato lenticchia?! Davvero!?.
A quel pensiero una rabbia potente si impossessò di lui, sentiva una voglia matta di andare a spaccare la faccia a quel pel di carota. Una rabbia che non si sapeva spiegare, se non che proprio in quel momento un piccolo flash fece capolino nella sua testa. Vide due persone abbracciate, una era chiaramente Weasley, l'altra non riusciva a distinguerne i lineamenti. Sentiva solo ardere, come fuoco, la gelosia che provava in quel momento.
-Lo so che non avrei dovuto baciare Ron, ma... speravo davvero di poter dimenticare- riprese Hermione, la voce le si era spenta. Nessuno, Apparte Ginny, l'aveva mai vista così, e lei odiava farsi vedere vulnerabile; ma della sua migliore amica si poteva fidare, sapeva che non l'avrebbe mai abbandonata.
Finito il flash il mal di testa di Draco si fece ancora più palpitante. Aveva sentito la voce di lei rotta. Fece per muoversi, perché inspiegabilmente aveva voglia di tenerla tra le braccia e dirle che andava tutto bene, (insieme all'istinto di uccidere Weasley con le sue stesse mani), ma questo lottava con il fatto che lui non l'aveva mai stretta né consolata, per quanto ne sapeva.
Harry prontamente lo trattenne mettendosi un dito sulle labbra in segno di silenzio. Draco gli scoccò uno sguardo assassino, ma non si mosse.
-Aspetta, ascolta- gli sussurrò Harry prima di tornare a guardare la scena seguito dal biondo.
-Non è stata la tua mossa migliore devo dire- le rispose Ginny - ma valeva la pena tentare, immagino-
Hermione sospirò rannicchiandosi ancora di più sul divano rosso sangue. Sembrava piccola e indifesa, ma per qualche ragione Draco sapeva che non lo era.
-Sono passati tre mesi... non so più cosa fare per levarmelo dalla testa- disse poi con voce sconfortata la riccia.
'Ma chi? Chi devi levarti dalla testa Granger!?' Si chiese Draco ansioso. Aveva un impellente bisogno di sapere chi fosse, mentre una piccola breccia della stessa travolgente gelosia lo colpì sorprendendolo impreparato. Era confuso, provava cose che non avevano un senso; cose che non aveva motivo di sentire.
- E tu? Con Harry?- continuò Hermione con una certa ansia nella voce. Draco comprese che voleva cambiare argomento; ma quello che aveva appena sentito gli si era impresso a fuoco nella mente. Avvertiva l'impellente bisogno di sapere di chi doveva scordarsi la Granger, poi la straziante gelosia verso il pel di carota; per di più ingiustificata, lo divorava. Stava lottando contro una parte che non sapeva di avere, dei sentimenti che non pensava di provare.
Quando Hermione fece la domanda a Ginny, Draco sentì dietro di se Harry trasalire e tendere le orecchie. Come se all'improvviso la conversazione, per lui, fosse diventata fondamentale.
Ginny sospirò.
-Mi evita.- disse secca.
-Oh Ginny, quanto sei cieca- le rispose l'amica spintonandole dolcemente una spalla.
Ginevra la ricambiò con un'occhiataccia.
- Non è divertente- rispose seria - io... io... credo... credo...- balbettò abbassando lo sguardo. Il respiro le si era accelerato tanto era nervosa. Nel silenzio della sala comune, Ginny poteva sentire il battito del suo cuore scalciare fin dentro le sue orecchie.
-Tranquilla e respira per favore- le disse Hermione che ora aveva abbandonato ogni sorta di tono scherzoso. Sapeva fin troppo bene che Ginevra Weasley non balbettava mai. La cosa era più seria del previsto.
Ginny si colorò di un'accesa sfumatura bordeaux, in quel momento sembrava talmente identica a Ron da lasciare di stucco Hermione; che tuttavia aveva appena capito il punto focale della discussione, facendo in modo che lo stupore la paralizzasse per qualche secondo.
Harry dietro a Draco stava iniziando a sudare freddo. Una nota persistente di risentimento nel sentire la rossa dire che l'evitava, quando in realtà accadeva il contrario, aveva fatto breccia dentro di lui. La mano posata sul braccio di Draco si strinse involontariamente. Il biondo gli lanciò un'occhiata, una domanda inespressa 'va tutto bene?' , 'no' avrebbe voluto dire Harry, ma si limitò ad annuire riportando la sua attenzione alle ragazze.
-Per la barba di Merlino! - esordì Hermione, con una tale spinta che quasi fece saltare di paura i due ragazzi nascosti nell'ombra - Non è solo una cotta! Tu lo ami... lo ami davvero!-
Ginny aveva, se possibile, le guance ancora più rosse, mentre incerta annuiva lentamente.
Dall'ombra un verso stupito si levò, alto e sicuro. Sorpresa e stordimento erano un tutt'uno nella testa di Harry Potter. Era pietrificato nel suo angolo buio e non si era nemmeno accorto di aver fatto rumore finché le due ragazze non tacquero di colpo.
Draco gli aveva scoccato un'occhiata assassina, insultandolo con qualche nome colorito. Ma ad Harry non importava più nulla. L'unica cosa che aveva sentito era Hermione che diceva che Ginny lo amava e lei che annuiva per confermarlo. La scena impressa nella mente non voleva lasciare spazio ad altro. In testa aveva solo lei... Ginevra.
Pensava a Ginny con i suoi capelli fuoco e la sua passione determinata. Ginny, un piccolo tornado dai capelli rossi. Ginny che gli sfiorava le labbra nella stanza delle necessità facendolo impazzire del tutto. Ginny che lo
Ignorava e l'enorme vuoto che sentiva nel petto. Ginny che stava con un altro e lui che la guardava da dietro le quinte, distrutto. Ginny e i suoi occhi limpidi come l'oceano e ardenti come fuoco. Ginny... Ginny... solo Ginny frullava nella sua testa. I suoni gli arrivavano ovattati. Non aveva nemmeno sentito l'intimazione di Hermione di uscire dal buio; ne la mano di Draco che si serrava sul suo braccio trascinandolo avanti.
C'era solo Ginevra, che ora era accanto ad Hermione con la bacchetta spianata e le guance leggermente rosse. Quando vide chi stava emergendo dall'ombra, non solo le guance, ma anche tutto il resto del viso le si infiammò prendendo una sfumatura bordeaux; che Harry trovò terribilmente sexy.
Rimasero così. Immobili a fissarsi. Ginny rossa come un pomodoro. Harry con gli occhi sgranati ed increduli.
Hermione fu la prima a riprendersi. La vista di Draco che sbucava dal buio affianco ad Harry, l'aveva sconvolta, ma stavolta non si sarebbe lasciata sopraffare.
-Da quanto siete lì?- chiese glaciale.
Draco la guardò. Impassibile all'apparenza; ma in realtà sentiva ancora rimbombargli nella testa le parole della Granger e questo non faceva che turbarlo.
- Allora Malfoy? Rispondimi.- gli disse di nuovo inchiodandolo con i suoi occhi ambrati.
Per un attimo, un solo attimo, Draco sentì una scarica elettrica attraversargli il corpo e una calda sensazione di famigliarità invadergli il petto.
Poi si riscosse dallo stato di trans in cui era caduto; raddrizzò le spalle cercando di riacquistare il pieno controllo di se.
Quella fessura da cui Hermione aveva potuto vedere un barlume di quel calore che c'era stato tra loro; era sparita. Le sembravano passati mille anni da quei momenti, eppure erano solo pochi mesi.
-Non vedo come questo ti possa interessare Granger. La sala comune non vi appartiene. Se non volevate essere sentite, avreste fatto bene ad andare altrove- tutto sommato era stato cordiale, nemmeno un insulto, il che pensò il biondo, per lui era insolito.
Ma la voce, la voce era un glaciale invito a non tornare sull'argomento. Invito che, ovviamente, Hermione non accettò.
Erano il ghiaccio e il fuoco che giocavano a chi si sarebbe distrutto per primo e la guerra, era appena iniziata.
-Invece mi interessa. Considerato che eravate nascosti nell'ombra ad origliare- ribbattè l'altra con rabbia. Aveva incrociato le braccia sotto al seno, sul viso un'espressione testarda mentre le guance iniziavano ad infiammarsi di un acceso rosso.
-Malfoy devo parlarti. Vieni con me. Ora.- continuò la ragazza senza neanche uno straccio di spiegazione; passando lo sguardo da Ginevra ad Harry, che ancora si stavano fissando, con un moto di impazienza.
Draco sollevò un sopracciglio sinceramente divertito di quella piccola grifondoro. Gli ricordava una leonessa con quella grinta e ferma determinazione. Gli venne da ridere, e quasi non si accorse che lo stava facendo davvero, sommessamente, ma stava ridacchiando di gusto.
Fu la cosa più sbagliata che potesse fare. Gli occhi di Hermione lampeggiarono. Si avvicinò con fare pericoloso al ragazzo, lo spirito di una leonessa che avvistava la preda la guidava nei movimenti. Si avvicinò così in fretta a lui che Draco riuscì solo ad emettere un leggero verso soffocato di sorpresa; prima di ritrovarsi la Granger davanti, con un'espressione di fuoco e la bacchetta direttamentamente piantata tra la giuntura del mento e la gola.
Rimase impassibile. Immobile come una statua, mentre sentiva il corpo di lei vicino. Il suo respiro sfiorargli la gola. Hermione era una testa buona più bassa di lui; ma in quel momento sembrava sovrastarlo.
Si era irrigidito, la sentiva per tutto il corpo quella tensione che gli legava i muscoli inchiodandoli ed impedendogli di contrarli.
Sentiva la pressione della bacchetta sulla carne. Gli occhi di lei fissi su di lui.
Harry e Ginny si erano finalmente ripresi e stavano guardando la scena con un certo allarme negli occhi.
-Ridi di me Malfoy- gli ringhiò contro lei.
Il petto le si alzava ed abbassava ad un ritmo irregolare. Non credeva di poter covare tanto risentimento nei confronti di Draco Malfoy; ma la realtà era ben diversa. Lo avrebbe ucciso se avesse potuto ignorare il battito del cuore di lui, fuorioso, sotto la leggera camicia bianca.
-Cosa c'è?- sibilò il biondo con un ghigno, ignorando il batticuore e il groppo che aveva in gola -non ce la fai vero?- le parole gli uscirono come veleno. Dentro di lui esplose come un fuoco d'artificio, una rabbia disumana, un risentimento dovuto a tutte le volte che si era sentito inferiore a lei. Tutte le volte che la sua sola presenza gli faceva ricordare quanto lei fosse intelligente, brillante e bella. Tutto l'odio che aveva provato per quella piccola leonessa. Tutto si stava riversando fuori come un fiume in piena; insieme alla frustrazione per il marchio nero, il piano di Silente e quello del Signore Oscuro. Altri sentimenti sconosciuti, poi, non facevano che peggiorare una situazione già critica.
Lei non rispose, la mano che teneva la bacchetta era ferma. Gli occhi due pugnali puntati dritti alla gola di lui, che ricambiava furente.
-Avanti. Fallo. So che ne hai una gran voglia- la provocò ancora, afferrandole il polso e spingendo, così che il legno premesse ancora più a fondo. Sentì il pizzico della punta che penetrava la carne. Li dove la bacchetta lo toccava, scendeva, lento, un rivolo di sangue caldo.
Se Hermione se n'era accorta e la vista della piccola ferita di lui la turbava; Draco non lo capì. Perché ancora una volta lei rimase impassibile. La rabbia, viva come la luna a mezzanotte, era l'unica emozione che riusciva a leggere sul viso della ragazza.
Draco si chiese, e non per la prima volta, perché mai la Granger tenesse tanto a lui. L'aveva sempre disprezzata; era una Mezzosangue e suo padre gli aveva insegnato che erano esseri inferiori. Indegni. Eppure lei era strana e diversa. Per lei provava cose, sentiva di provare sentimenti troppo forti, che non doveva sentire.
-Malfoy. Giuro su Godric che saresti un uomo morto. Se solo non ti amassi. Grandissimo pezzo di stronzo!- sbottò lei con il fiatone; la voce un misto di esasperazione e rabbia.
Draco spalancò la bocca, poi la richiuse di colpo. Ogni traccia di ostilità era scomparsa.
-oh Hermione...- fu Ginny a parlare. Lei ed Harry non avevano osato proferire parola, fino a quel momento. Ma adesso la rossa guardava la sua migliore amica, con un misto di preoccupazione e infinita comprensione. Voleva raggiungerla, abbracciarla, confortarla. Ma qualcosa, nella postura della riccia grifondoro, le suggeriva che non sarebbe stata una buona idea.
Hermione non dava segni di averla sentita. Continuava a fulminare Draco che ricambiava sgomento. Lentamente la pressione sulla sua gola diminuì. Finché la ragazza che gli era di fronte, non riportò la mano che teneva il legno, lungo il fianco.
Poi come un fulmine, come se si fosse resa conto di ciò che aveva appena detto; l'espressione di Hermione mutò. Spalancò gli occhi che le si inumidirono, mentre il viso le diventava mortalmente pallido.
Draco rimase immobile, troppo allibito per poter dire o fare qualsiasi cosa.
Portandosi una mano sulla bocca, la Grifondoro sparì attraverso il ritratto della Signora Grassa, schivando le braccia protese di Harry che cercavano di riafferarla e le grida di Ginny che la richiamavano indietro.
Nell'attimo in cui si era girata, Draco poteva giurare di averle visto una lacrima, brillante come una goccia di oro fuso, colarle giù dalla guancia.
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